Pogrom di Wąsosz

Il pogrom di Wąsosz fu l'evento avvenuto il 5 luglio 1941 che portò all'omicidio di massa degli ebrei residenti a Wąsosz, nella Polonia occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Il massacro fu compiuto dai residenti polacchi locali senza la partecipazione dei tedeschi.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Quando la Germania nazista invase la Polonia nel 1939, il villaggio di Wąsosz fu occupato dai tedeschi nella seconda settimana di guerra.[1] Alla fine di settembre, in conformità con il Trattato di frontiera tedesco-sovietico, l'area fu trasferita sotto la sovranità dell'Unione Sovietica.[1]

L'Unione Sovietica invase la Polonia da est due settimane prima, il 17 settembre 1939, in base al protocollo segreto del Patto Molotov-Ribbentrop. L'Armata Rossa occupò il 52,1% del territorio polacco con oltre 13.700.000 abitanti divisi in:[2] circa 5 milioni di polacchi etnici (38%),[2] 37% ucraini,[2] 14,5% bielorussi,[2] 8,4% ebrei,[2] 0,9% russi e 0,6% tedeschi.[2] In quel periodo si contarono anche 336.000 rifugiati, fuggiti nella Polonia orientale dalle aree già occupate dalla Germania, di cui la maggior parte ebrei polacchi, circa 198.000 persone.[2]

Dopo l'invasione nazista dell'Unione Sovietica, la Wehrmacht rientrò a Wąsosz il 22 giugno 1941:[1] gli ebrei della città, a quel tempo, rappresentarono il 40% della popolazione, circa 500 persone.[3]

Pogrom[modifica | modifica wikitesto]

Nella notte tra il 4 e il 5 luglio 1941, un piccolo gruppo di uomini, armati di asce e mazze di ferro, uccise diverse dozzine di ebrei, abitanti di Wąsosz: gli omicidi furono eseguiti in modo brutale, indipendentemente dall'età o dal sesso delle vittime;[4] i cadaveri furono poi gettati in una grande fossa comune scavata fuori città.[3]

Secondo l'indagine dell'Istituto della memoria nazionale (IPN), il numero delle vittime è di almeno 70 persone.[5][6] Il rapporto del 14 luglio 1941 della divisione di sicurezza tedesca 221/B riporta:"Dopo il ritiro russo, la popolazione polacca di Wąsosz riempì un fienile di ebrei e li uccise tutti prima che le forze tedesche entrassero [in città]".[3]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Menachem Finkielsztejn, residente a Radziłów, in una testimonianza del dopoguerra descrisse come i polacchi di Wąsosz arrivarono a Radziłów il 6 luglio:

«si è subito saputo che coloro che erano venuti avevano precedentemente ucciso in modo orribile, usando tubi metallici e coltelli, tutti gli ebrei del proprio paese, non risparmiando neppure le donne o i bambini»

I cittadini di Radziłów reagirono scacciando i polacchi ostili, anche se non evitarono il massacro del 7 giugno dove fu uccisa l'intera comunità ad eccezione di 18 sopravvissuti.[7][8][9] Secondo Andrzej Żbikowski, i cittadini di Radziłów scacciarono gli assassini di Wąsosz con lo scopo di poter uccidere e derubare le proprietà degli ebrei per proprio conto.[4]

Quindici ebrei sopravvissuti rimasero in città fino al 1º luglio 1942, quando furono trasferiti nella tenuta Milbo dove furono impiegati circa 500 ebrei in varie opere. Nel novembre 1942 i sopravvissuti furono trasferiti al campo di transito di Bogusze e da lì in poi al campo di sterminio di Treblinka e al campo di concentramento di Auschwitz.[1]

Nel 1951, Marian Rydzewski fu processata davanti a un tribunale comunista per aver partecipato al pogrom e poi assolta.[10][11][12]

Indagine[modifica | modifica wikitesto]

I crimini commessi a Wąsosz furono analizzati dall'Istituto per la memoria nazionale della Polonia,[13] sotto la direzione del procuratore dell'IPN Radosław Ignatiew che in precedenza indagò anche sulle atrocità a Jedwabne.[14]

Secondo quanto riferito nel 2014, i leader ebrei polacchi furono di diverse opinioni riguardo all'esumazione dei corpi delle vittime ebree: alcuni, come il rabbino capo della Polonia Michael Schudrich, si opposero per rispettare la dignità dei morti; altri, come Piotr Kadicik, Presidente dell'Unione delle comunità religiose ebraiche in Polonia, sostennero invece l'esumazione.[10][15]

Nel 2015, Ignatiew fu sostituito con Malgorzata Redos-Ciszewska. L'esumazione non fu eseguita e l'indagine chiusa nel 2016. L'IPN non identificò altri autori oltre a due uomini polacchi condannati per le loro azioni poco dopo la seconda guerra mondiale.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Abraham Wein (a cura di), Pinkas hakehillot Polin, Gerusalemme, Yad Vashem, 1989. URL consultato il 17 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  2. ^ a b c d e f g (PL) Elżbieta Trela-Mazur, Sowietyzacja oświaty w Małopolsce Wschodniej pod radziecką okupacją 1939-1941, a cura di Włodzimierz Bonusiak, Stanisław Jan Ciesielski, Zygmunt Mańkowski, Mikołaj Iwanow, Kielce, Wyższa Szkoła Pedagogiczna im. Jana Kochanowskiego, 1998 [1997], pp. 43, 294, ISBN 978-83-7133-100-8.. Anche in: Trela-Mazur, Wrocławskie Studia Wschodnie, Wrocław, 1997.
  3. ^ a b c Sara Bender, Not Only in Jedwabne: Accounts of the Annihilation of the Jewish Shtetlach in North-eastern Poland in the Summer of 1941, in Holocaust Studies, vol. 19, n. 1, 2013, pp. 1–38, DOI:10.1080/17504902.2013.11087369.
  4. ^ a b Andrzej Zbikowski, Shared History, Divided Memory: Jews and Others in Soviet-occupied Poland 1939-1941, a cura di Elazar Barkan, Elizabeth A. Cole, Kai Struve, Leipziger Universitätsverlag, pp. 349-350.
  5. ^ a b Polish Institute Stops Investigation Into WWII Murder of 70 Jews, in JPost (JTA), 14 marzo 2016.
  6. ^ Podlaskie: IPN umorzył śledztwo ws. mordu Żydów w Wąsoszu w 1941 r., su dzieje.pl.
  7. ^ Jewish Historical Commission, Testimony of Menachem Finkielsztejn, 27 giugno 1945, p. 72.
  8. ^ Norman Goda, The Holocaust: Europe, the World, and the Jews, 1918 - 1945.
  9. ^ Jan T. Gross, Fear: Anti-Semitism in Poland After Auschwitz, p. 42.
  10. ^ a b Wasosz Pogrom Mass Murder Investigation Sharply Divides Jewish Leaders, in NBC News, 5 ottobre 2014.
  11. ^ Sara Grosvald, Antisemitism: An Annotated Bibliography, p. 180.
  12. ^ Arnon Rubin, The Rise and Fall of Jewish Communities in Poland and Their Relics Today: District Bialystok, Tel Aviv University press, p. 224.
  13. ^ (PL) Sprostowanie do artykułu redaktor Anny Bikont] "Pięć lat po Jedwabnem" zamieszczonym w "Gazecie Wyborczej" z dnia 4-5.03.2006 r., su ipn.gov.pl (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2012).
  14. ^ (PL) Śledztwo w sprawie zbrodni na Żydach w Jedwabnem zostanie prawdopodobnie umorzone do końca marca, su bankier.pl, Informacyjna Agencja Radiowa, 21 gennaio 2003.
  15. ^ Polish Jews Split Over Plan to Exhume Victims of 1941 Massacre, in Haaretz (JTA), 18 settembre 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]