Lusciano

Lusciano
comune
Lusciano – Stemma
Lusciano – Bandiera
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Caserta
Amministrazione
SindacoGiuseppe Mariniello (lista civica) dal 20-5-2023
Data di istituzione1946
Territorio
Coordinate40°58′11.88″N 14°11′33.55″E / 40.969967°N 14.192652°E40.969967; 14.192652 (Lusciano)
Altitudine44 m s.l.m.
Superficie4,56 km²
Abitanti15 763[1] (31-3-2022)
Densità3 456,8 ab./km²
Comuni confinantiAversa, Giugliano in Campania (NA), Parete, Trentola Ducenta
Altre informazioni
Cod. postale81030
Prefisso081
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT061046
Cod. catastaleE754
TargaCE
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona C, 1 129 GG[3]
Nome abitantiluscianesi
Patronosan Luciano di Antiochia
Giorno festivo7 gennaio e III domenica di settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Lusciano
Lusciano
Lusciano – Mappa
Lusciano – Mappa
Posizione del comune di Lusciano nella provincia di Caserta
Sito istituzionale

Lusciano è un comune italiano di 15 763 abitanti della provincia di Caserta in Campania. Dal 1929 al 1946 fece parte del comune di Aversa. La località è famosa per la produzione di pesche e fragole, uva da vino (asprinio) e foraggi.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio municipale di Lusciano, inserito nell'agro aversano e nella conurbazione napoletana, confina a nord e est con Aversa; a nord e ovest con Trentola Ducenta; a ovest con Parete; a sud con Giugliano in Campania e Parete.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo ha subìto una lunga evoluzione. Nel V secolo si parlava di Rusiano o Rosciano, nel VIII e il X secolo Ruczano e Rizzano, nel XIII in poi in volgare Luxanis e dunque Lusciano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I Donnorso divennero proprietari del feudo di Lusciano in epoca contemporanea: Giovanni Francesco Mollo lasciò il Ducato di Lusciano alla contessa Maddalena Donnorso nel 1819.

Prima del fascismo il comune comprendeva anche Ducenta e il suo nome era Lusciano e Ducenta. Durante il regime fascista Lusciano divenne una frazione di Aversa (1929-1946), mentre Ducenta una frazione di Trentola, diventando così Trentola Ducenta, comune tutt'oggi esistente. Caduto il regime, Lusciano divenne nuovamente autonoma, separandosi da Aversa. Nel 1990 la cittadina venne attraversata da Papa Giovanni Paolo II durante la Visita pastorale ad Aversa.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa parrocchiale di Maria Santissima Assunta in Cielo (chiesa Madre)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo (Lusciano).

In piazza San Giovanni Paolo II, dell'originaria struttura trecentesca non rimane quasi più niente. La facciata si articola in due ordini architettonici sovrapposti, divisi da una trabeazione. Il livello inferiore è o da quattro coppie binate di colonne di ordine ionico, addossati alla parete che delimitano tre classici portali: quello centrale più imponente ed alto; quelli laterali sormontati da lunette a tutto sesto.

L'ordine superiore, o attico, si raccorda col livello sottostante con due volute, mentre la zona centrale forma un preciso quadrato, racchiuso da due paraste. Qui è situata un'edicola finemente decorata in cui è collocata la statua della Madonna dell'Assunta, con putti alati poggianti su nuvole. Il corpo quadrato è sormontato da un classicheggiante timpano triangolare. Sul lato destro della chiesa in corrispondenza del presbiterio, si erge l'alto campanile, costituito da cinque livelli (di cui l'ultimo ottagonale) che si conclude con una piccola cupola a pera.

L'interno della chiesa di forma basilicale, priva di transetto, è diviso in tre navate con tre absidi semicircolari. La navata centrale, illuminata da alti finestroni, costituisce suo il nucleo più antico, di stile romanico, mentre le navate laterali da archi e volte a crociera a sesto acuto, sono del XIV secolo. Le pareti interne della chiesa sono state affrescate da Luigi Torelli nel 1942. Significativi sono gli altari marmorei e la decorazione della seconda cappella delle reliquie del XVII secolo, in cui si conservano statue e busti lignei, e soprattutto la statua e la reliquia del santo protettore San Luciano.

Convento e casa di riposo Sacro Cuore di Gesù[modifica | modifica wikitesto]

Fra i molti meriti del vescovo Settimio Caracciolo è stato anche quello nel 1909 di mandare le suore del Sacro Cuore a Lusciano ove dimorarono accanto alla chiesa parrocchiale e curarono il primo asilo infantile del comune. Nel 1952 l'allora parroco don Emilio Graziano acquistò un vasto terreno in via Perla e vi edificò un grande edificio e affidandolo alle suore vittime espiatrici di Gesù Sacramentato, circondato da un esteso giardino e una cappella dedicata al "Sacro Cuore" e le afidò alle suore. Negli anni cinquanta serviva per ospitare i tanti orfani di guerra, oggi è una casa di riposo per anziani, nella sua cappella si celebrano funzioni liturgiche per il paese. Nel 2015 l'istituto ha accolto per alcuni giorni l'urna con le spoglie mortali di santa Maria Cristina Brando la fondatrice dell'ordine appunto di queste suore che vi dimorano.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Ducale dei Donnorso[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo Ducale fu edificato nel XIV secolo abitato dalla nobile famiglia napoletana dei Donnorso . Il loro stemma è raffigurato sull'ingresso del Palazzo ed è il simbolo un orso. Il palazzo risale all'inizio del Rinascimento quando l'intera struttura si sviluppò attorno alla torre sorta tra "Largo Torre" e "strada Torre" e "Strada Mezzo". Di proprietà privata era denominato Palazzo Baronale. Il riferimento più antico è compreso in un atto in vendita del 1632; il secondo atto del 1668 con cui il feudo di Lusciano veniva venduto dal magnifico Filippo Lucarelli a Francesco Mollo. Nel 1732 il Palazzo Ducale comprendeva tre edifici: il palazzo baronale, il palazzo di mezzo e il palazzo macedonia.

Il primo nucleo di questo palazzo era "la torretta" attorno ai quali sorsero i tre corpi di fabbrica che fu abbattuta nel 1983. Oggi della Torretta resta solo una rudere a forma di cono. Nel 1819 il Ducato di Lusciano fu ereditato dai Donnorso. Il 16 gennaio il duca Ettore Donnorso e sua moglie Maddalena fecero testamento a favore del figlio Antonio e del nipote Ettore jr. Successivamente il Palazzo fu acquistato dal sig. Mungiguerra e dal sig. Nicola di Franco. Oggi il Palazzo Ducale accoglie sedute del Consiglio Comunale, spettacoli teatrali e proiezioni.

Villa Martino[modifica | modifica wikitesto]

Sorto alla metà del Settecento ha subito varie ristrutturazioni effettuate a metà dell Ottocento. La famiglia Martino possedeva il fabbricato all'inizio dell'Ottocento. Nonostante sia stata sottoposta a tutte le disposizioni di tutela dalla Soprintendenza dei beni architettonici di Caserta, e dichiarato monumento di particolare interesse storico-culturale dal Ministero dei Beni ed attività culturali. Successivamente agli '70 è stato abbandonato fino a subire nel corso del tempo un lento ed inarrestabile degrado. La scala, in condizioni statiche deteriorate conserva il rivestimento delle pedate in pietra, e sul terrazzo un'altana, un tempo usata per avvistamento o per la piacevole vista sul belvedere.

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

  • Parco Liborio Carpentiero (Cangemi)
  • Parco "Raffaele Numeroso"
  • Parco Emini "Pasquale Grimaldi"

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[4]

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

Festa di San Luciano[modifica | modifica wikitesto]

Il Santo patrono, Luciano di Antiochia viene festeggiato tre volte l'anno: la prima è quella del 7 gennaio, festa liturgica di San Luciano e la venerazione del Santo avviene con funzioni religiose alle quali i cittadini partecipano in massa. La seconda è il 6 febbraio, festa del patrocinio del santo o definita anche con l'appellativo popolare di festa di "San Luciano 'o puveriello", questo poiché non sono previsti festeggiamenti di tipo folcloristico. La terza e la più importante è prevista a partire dalla terza domenica di settembre, con festeggiamenti di tipo religioso e folcloristico che durano svariati giorni in cui il santo viene portato in festa tra le vie del paese fra doni e folclore popolare. Le origini del culto di San Luciano, probabilmente si diffusero nella cittadina dell'antica terra di Liburia a partire dal XVI secolo come attestano fonti storiche; inoltre nella chiesa dell'"Assunta in Cielo" è custodito il cranio del santo di Antiochia, arrivato in dono nel XVII secolo insieme ad altre reliquie del santo; questo contribuisce a rendere Lusciano fulcro della venerazione di San Luciano.

Inoltre nel 2012 è stato celebrato il 17º centenario del martirio del santo (312-2012),i cui festeggiamenti si sono protratti per l'intero mese di settembre fra processioni, cerimonie liturgiche e manifestazioni di piazza e ha visto anche la partecipazione del cardinale Crescenzio Sepe.

La festa a Santa Maria a Cubito (Villa Literno)[modifica | modifica wikitesto]

La cappella di Santa Maria a Cubito, sita in territorio di Villa Literno, non lontano dalla "Traversa d'Ischitella" è un immobile appartenente alla chiesa dell'Assunta in Lusciano. I luscianesi ogni 15 agosto nello spiazzo antistante la cappella si svolgeva la festa del "'O cuollo e papero". La gara consisteva di prendere un'oca e troncarle la testa con un colpo secco. Alla gara partecipavano giovani dei paesi dell'Agro aversano armati di un robusto bastone. Se il colpo all'oca finiva sul collo difficilmente la testa si staccava, il vincitore portava a casa una o più oche. Oggi la gara del " O cuollo e papero" non si tiene più, ma ogni 15 agosto i luscianesi si recano alla cappella e si celebra la santa messa dal parroco di Lusciano locale.

La cappella di San Rocco e la festa del Carminiello[modifica | modifica wikitesto]

La cappella di San Rocco dista un chilometro dalla chiesa madre. Questo tempietto fu eretto nel XVI secolo, costruito da mura stabili e rettangolari impreziosito dall'effigie della Madonna e da un finestrino rotondo. In prospettiva a un piccolo altare si erge un'icona dipinta su tela, un'antica immagine della Madonna del Carmine, San Rocco e San Sebastiano con le anime del Purgatorio; inoltre è presente anche una statuetta di San Rocco in cartapesta aggiunta in seguito dagli appestati. Sulla facciata della cappella è murato un marmetto; una lapide su cui è scritto: "peste perempti requiescunt" 1656. In questo periodo infatti si abbatté un terribile morbo e in questa cittadina nel giro di poco tempo morirono più di duecento persone; contagiati gli altri con gran timore di morire, in tal miserevole calamità accorrevano nel sacro tempio con processione di penitenza. Da quel giorno con stupendo miracolo, non ne morì né si contagiò più nessuno». Per grazia ricevuta e a perpetua memoria delle 109 persone sepolte nella cappella al centro si nota una botola che attesta l'esistenza del sotterraneo, il tempietto fu dedicato a San Rocco. Così ora, dopo il restauro, potrà riprendere la processione del lunedì in Albis e del 16 luglio, in ricorrenza della festa della Madonna del Carmine detta " del Carminiello". Una processione che muove proprio dalla Chiesa San Rocco.

Da qualche anno, tale chiesa è stata inglobata nell'area nota come "Emini 2", l'abbandono conseguente e l'interruzione delle celebrazioni religiose ha decretato uno stato di avanzato degrado.

Altre manifestazioni religiose[modifica | modifica wikitesto]

  • Sfilate di quadri e fujenti della Madonna dell'Arco, Lunedì in Albis e Domenica in Albis;
  • Processione della Madonna Addolorata e del Cristo Morto la V domenica di Quaresima (2 domeniche prima di Pasqua);
  • Via Crucis Cittadina il Venerdì santo;
  • Processione del Corpus Domini;
  • Processione della Madonna Assunta, il 15 agosto;

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca comunale è situata in via Costanzo all'interno del Municipio[5].

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

La località è servita dalle autolinee in servizio pubblico gestite da CTP.

Il paese è attraversato dalla superstrada SP 335 ex SS 265 dei Ponti della Valle (Giugliano - Marcianise).

In passato era presente una relazione su ferro, la ferrovia Alifana "bassa", in esercizio fra il 1913 e il 1976, che a Lusciano disponeva di una stazione.[6]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1989 1991 Luigi Cristofaro PSI Sindaco
1991 1992 Rosario De Cristofaro DC Sindaco
1992 1995 Della Cioppa-Fedele-Vasco Commissione straordinaria
1995 1999 Antonio Granieri PDS Sindaco
1999 2004 Francesco Pirozzi Lista civica (DS) Sindaco
2004 2007 Isidoro Verolla Lista civica (FI) Sindaco
2008 2009 Commissione straordinaria [7]
2009 2012 Luciano Fattore Lista civica Sindaco
2012 2013 Mauro Passerotti Commissione straordinaria
2013 2023 Nicola Esposito Lista civica Sindaco
2023 in carica Giuseppe Mariniello Lista civica Sindaco

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  5. ^ Dettaglio Biblioteca, su anagrafe.iccu.sbn.it.
  6. ^ Lestradeferrate.it - L'Alifana bassa - Stazione di Lusciano, su www.lestradeferrate.it. URL consultato il 27 novembre 2023.
  7. ^ Lusciano, Maroni proroga commissariamento di altri sei mesi, su pupia.tv.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Scellini, Lusciano fra storia e tradizione, 2003.
  • Luciano Orabona San Luciano di Antiochia Patrono di Lusciano, Lusciano 2011.
  • Clemente Cipresso, " Il venditore di uova rotte", Algra Edizioni, 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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