Viale della Gloria

Viale della Gloria
Il viale intorno agli anni 1940.
Altri nomiViale Armando Diaz
Viale Duca d'Aosta
Viale Luigi Cadorna
Via Giuseppe Borri
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàBusto Arsizio
in parte Castellanza
Codice postale21052
Informazioni generali
Tipostrada carrabile
Lunghezza4,5 km
Collegamenti
InizioCinque Ponti
(SS 33 del Sempione)
FineCastellanza, piazzale Emilio Bozzi
Intersezioni

SS 33 del Sempione

  • via Goffredo Mameli
  • corso XX settembre
  • viale Ippolito Nievo
  • viale Piemonte
Luoghi d'interesse
Mappa

Viale della Gloria era il nome di un tratto di una strada di Busto Arsizio che congiunge tuttora, con diverse denominazioni, la zona dei Cinque Ponti alla zona nordoccidentale del comune di Castellanza.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il viale della Gloria prima degli anni 1920
I binari e la villa del Cotonificio Dell'Acqua-Lissoni-Castiglioni affacciata sull'allora via G. Verdi, divenuta anch'essa viale della Gloria

Fin dal 1860[2] il tracciato del viale della Gloria era occupato dalla sede dei binari della ferrovia Domodossola-Milano e dalla vecchia stazione, oggi demolita, che sorgeva dove l'attuale viale incrocia corso XX Settembre.

Lungo la sede della ferrovia sorsero diversi stabilimenti, oggi tutti dismessi, come il calzaturificio Giuseppe Borri, il cotonificio Dell'Acqua-Lissoni-Castiglioni, la manifattura Tosi & C., i molini Marzoli Massari, la ditta Pio Garavaglia, la tintoria Giovanni Garavaglia.

Nel 1905 iniziarono i lavori di realizzazione del nuovo tracciato ferroviario che oggi taglia la città di Busto Arsizio circa 900 m più a nord-est rispetto alla linea precedente.[3] La stazione fu demolita e sostituita dall'attuale stazione di Busto Arsizio, inaugurata da Benito Mussolini il 26 ottobre 1924.[4] Il vecchio tracciato ferroviario fu smantellato e successivamente considerato come nuovo viale dal Piano Regolatore e suddiviso in tre tronchi in quanto a denominazione e numerazione civica. Nel 1929, il tratto dall'attuale largo degli Alpini (Cinque Ponti) a via Gavinana fu denominato viale Armando Diaz, il successivo viale della Gloria e il terzo viale Luigi Cadorna. Ma nel 1934 “ritenuto che è stato più volte e da diverse persone osservato che la denominazione la Gloria [...] non rappresenta alcun avvenimento, né si riferisce ad alcun determinato fatto [...] si stabilisce di sostituire la denominazione viale della Gloria con viale Duca d'Aosta”. Dal 1953 il tracciato di viale Cadorna si arresta al sorpasso della ferrovia Nord-Milano e da quel punto fino al confine del territorio di Busto Arsizio viene intitolato a Giuseppe Borri[5].

Edifici notevoli[modifica | modifica wikitesto]

Sull'ex viale della Gloria prospettano diversi edifici degni di nota dal punto di vista storico e architettonico. Tra questi, sicuramente di rilievo sono le architetture industriali che erano strettamente collegate all'antico tracciato ferroviario. Tra questi i Molini Marzoli Massari e l'ex calzaturificio Giuseppe Borri.

Sempre affacciati sull'ex tracciato delle FS partendo dalla località Cinque Ponti troviamo il tribunale civile e penale di Busto Arsizio, Palazzo Gilardoni, sorto come Ospedale di san Giuseppe[6] e trasformato in palazzo municipale a partire dal 1922 e, in territorio del comune di Castellanza, l'Istituto Statale di Istruzione Superiore Cipriano Facchinetti, progettato tra il 1962 e il 1965 dall'architetto Richino Castiglioni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Busto, viale della Gloria “luogo del cuore Fai”. Lo propone il quartiere Borri, su malpensa24.it. URL consultato il 24 agosto 2020.
  2. ^ Sergio Zaninelli, Le ferrovie in Lombardia tra Ottocento e Novecento, Milano, Il polifilo, 1995, p. 129.
  3. ^ Nodo ferroviario di Busto, raccordo X a un passo dal completamento, su varesenews.it. URL consultato il 16 maggio 2015.
  4. ^ Rogora, Bellotti, Ferrario. Sommario di storia bustese, pp. 166-167.
  5. ^ Giampiero Magugliani (a cura di), Busto Arsizio - Storia di una città attraverso le sue vie e le sue piazze, Busto Arsizio, Comune di Busto Arsizio, 1985.
  6. ^ La storia degli ospedali, su univa.va.it. URL consultato il 30 aprile 2014.

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