Spahis

Gli Spahis furono truppe coloniali montate a cavallo[1] del Regno d'Italia in Libia, e della Francia in Marocco e Algeria.

Spahis italiani[modifica | modifica wikitesto]

Spahis italiani in Libia negli anni '30

Dopo il 1912 l'Italia ottenne la Libia dall'Impero ottomano. Per la gestione coloniale della Libia italiana furono creati squadroni di cavalleria, arruolando i locali Spahi della Libia ottomana.

Questi Spahis operarono tra il 1912 ed il 1935 nei Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania e della Cirenaica, poi dal 1935 al 1942 nel Regio corpo truppe coloniali della Libia unificato. Differivano dai loro corrispondenti francesi in quanto il loro ruolo principale era quello di polizia montata: furono usati principalmente per compiti di esplorazione, scorta e soprattutto e per controllare i confini e le zone del deserto sahariano libico.

Pur essendo diretti da ufficiali nazionali del Regio Esercito, tra i quali si distinse Federico Ferrari-Orsi, gli Spahis sono stati organizzati in una forma locale tipicamente libica, con equipaggiamento, organizzazione e tattiche proprie, a differenza dei reggimenti libici di cavalleria di linea coloniale italiana (detti Savari).

«Gli Spahis erano cavalieri reclutati in Libia ed adibiti, come Cavalleria Leggera, per esplorazione, scorte e servizi di vigilanza dei confini... I Savari (Cavalieri nella lingua libica) erano cavalieri indigeni reclutati in Libia e rappresentavano la cavalleria tradizionale.... la differenza tra Savari e Spahis risiedeva in particolare nel fatto che per i primi veniva arruolato solo l'uomo, mentre per i secondi veniva arruolato anche il cavallo con le loro tradizionali bardature[2]»

Gli Spahis hanno indossato un vestito pittoresco, modellato su quello delle tribù berbere ed arabe del deserto dalle quali sono stati reclutati. Spesso in guerra indossavano un "burnus" bianco.

Gli Spahis di Amedeo Guillet[modifica | modifica wikitesto]

Un famoso gruppo di Spahis italiani fu quello di Amedeo Guillet. Nel 1935 il "comandante Diavolo" (come fu in seguito soprannominato Guillet) ottenne il trasferimento in Libia presso un reparto di Spahis. Nell'ottobre di quell'anno partecipò, come comandante di plotone degli Spahis di Libia, alle prime azioni della guerra di Etiopia. Il 24 dicembre dello stesso anno venne ferito gravemente alla mano sinistra durante la battaglia di Selaclaclà, dove si distinsero i suoi duecento Spahis. Al termine delle ostilità, il 5 maggio del 1936, venne decorato a Tripoli dal maresciallo d'Italia Italo Balbo per il suo esemplare e coraggioso comportamento in combattimento. Il mese successivo sfilò a Roma, in occasione del primo anniversario dell'Impero, alla testa delle unità Spahis.

Spahis dell'Algeria francese in parata nel Belgio (1916)
Ufficiali Spahis dell'Algeria francese

Spahis francesi[modifica | modifica wikitesto]

La Francia ebbe numerose brigate di Spahis, principalmente in Algeria e Marocco, che si distinsero nelle due guerre mondiali. Alcuni Spahis francesi attaccarono la Libia italiana durante la seconda guerra mondiale, occupando il Fezzan nel 1943.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Video di Spahis libici, su archivioluce.com. URL consultato il 7 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ Museo Storico dell'Arma di Cavalleria di Pinerolo: Spahis e Savari (con immagini)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonicelli, Franco. Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945. Mondadori. Torino, 1961.
  • Crociani, Piero. Le Uniformi Coloniali Libiche 1912-1942 La Roccia editore. Roma, 1980
  • Guillaume, Charles Auguste de Champeaux. À travers les oasis sahariennes. Les Spahis sahariens Paris, 1903

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]