Macchi L.2

Macchi L.2
Descrizione
Tipoidrovolante da combattimento
Equipaggio2
ProgettistaCarlo Felice Buzio
CostruttoreBandiera dell'Italia Aeronautica Macchi
Data primo vologennaio 1916
Data entrata in servizioottobre 1916
Utilizzatore principaleBandiera dell'Italia Regia Marina
Esemplari17[1]
Sviluppato dalMacchi L.1
Dimensioni e pesi
Lunghezza10,60 m
Apertura alare16,20 m
Altezza3,16 m
Superficie alare48,0
Peso a vuoto950 kg
Peso carico1 400 kg
Propulsione
Motoreun Isotta Fraschini V.4B
Potenza160 CV (118 kW)
Prestazioni
Velocità max140 km/h
Velocità di salitaa 2 000 m in 19 min
Autonomia4 h
Tangenza2 500 m
Armamento
Mitragliatrici1 × Fiat Mod. 14 tipo Aviazione da 6,5 mm
Bombe4 leggere
Notedati riferiti al modello L.2

dati ricavati da Lohner (Macchi) L.1 e L.2 di Gregory Alegi.[2]

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Il Macchi L.2, all'epoca indicato anche come LC ("Lohner Corsa" o "Celere")[2], era un idrovolante da combattimento biplano a scafo centrale prodotto dall'azienda italiana Aeronautica Macchi negli anni dieci del XX secolo ed utilizzato durante la prima guerra mondiale dalla Regia Marina.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

L'L.2 viene sviluppato Carlo Felice Buzio dal precedente L.1 con lo scopo di risolvere i problemi di prestazioni del modello ricavato dal Lohner. Data l'indisponibilità di unità motrici di adeguata potenza Buzio intraprese la strada dell'alleggerimento strutturale, conservando le ali del precedente modello ma riducendo la controventatura da quattro a tre sole campate. Questo si tramutò in un risparmio di 250 kg sul peso a vuoto del velivolo ma a prezzo di una fragilità complessiva che ne limitò la produzione a solo 17[1] esemplari e che costrinse il progettista a sviluppare una nuova versione, il Macchi L.3.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Caratterizzato da un aspetto che poi diventerà tradizionale per la sua epoca, l'L.2 conservava l'aspetto del precedente L.1 e del Lohner L austro-ungarico catturato che ne fece da modello. Presentava uno scafo centrale realizzato in legno, dotato di un abitacolo aperto a due posti affiancati per il pilota ed il copilota osservatore. La configurazione alare era biplano-sequiplana, caratterizzata cioè dall'ala inferiore di dimensioni minori della superiore, entrambe a freccia, caratteristica ereditata dai modelli austriaci.

La radice alare dell'ala inferiore era montata alta sullo scafo ed era dotata di due galleggianti equilibratori applicati sulla parte inferiore tramite una struttura tubolare. Le due ali erano collegate, tra loro da una serie di montanti tubolari e tiranti in filo d'acciaio, ed allo scafo centrale tramite un'incastellatura dove era anche collocato il motore 6 cilindri in linea Isotta Fraschini V.4B in configurazione spingente abbinato ad un'elica bipala in legno a passo fisso. Lo scafo terminava posteriormente in una coda collegata alla parte finale dello scafo tramire una struttura tubolare e caratterizzata da un impennaggio classico cruciforme, monoderiva e dai piani orizzontali controventati.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

La 254ª Squadriglia ne possiede un esemplare al 1º gennaio 1918.[3]

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera dell'Italia Italia

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Gianfranco Garello. L'idroaviazione italiana nella Grande Guerra, pag. 14, in Storia Militare N.198 - Anno XVIII. Albertelli Edizioni Speciali, Parma. ISSN 1122-5289.
  2. ^ a b Gregory Alegi. Lohner (Macchi) L.1 e L.2. AERONAUTICA N. 4 - Aprile 2003.
  3. ^ Roberto Gentilli e Paolo Varriale 1999, pp. 375-377.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo De Risio. L'Aviazione di Marina, Ufficio Storico Marina Militare, Roma 1995.
  • Gregory Alegi. Lohner (Macchi) L.1 e L.2. AERONAUTICA N. 4 - Aprile 2003
  • (EN) Taylor, Michael J. H. (1989). Jane's Encyclopedia of Aviation. London: Studio Editions.
  • (EN) The Illustrated Encyclopedia of Aircraft (Part Work 1982-1985). Orbis Publishing, 2392.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]