Ippolito Gamba Ghiselli

Ippolito Gamba Ghiselli

Senatore del Regno d'Italia
Legislaturadalla VIII (nomina 31 maggio 1860)
Sito istituzionale

Durata mandato1859 –
?

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessionePossidente

Il Conte Ippolito Gamba Ghiselli (Ravenna, 18 marzo 1806Bagni di Lucca, 29 luglio 1890) è stato un patriota, nobile e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del conte Ruggero Gamba, giacobino e in seguito carbonaro costretto nel 1821 a dieci anni di esilio, consegue la laurea a Bologna. Partecipa ai falliti moti di Rimini del 1845 e non viene in seguito colpito dalla repressione pontificia, potendo così dedicarsi alla professione di avvocato e ad un moderato impegno politico di stampo conservatore. Sorvegliato dalla polizia pontificia, che lo considera poco affidabile come il padre, in questo periodo entra in contatto coi più importanti esponenti del liberalismo romagnolo come Luigi Carlo Farini e Marco Minghetti. Gonfaloniere di Ravenna nel 1848 si dimette all'avanzare delle forze popolari con la proclamazione della Repubblica Romana e l'omicidio di Pellegrino Rossi. Il successivo appoggio alla restaurazione pontificia, dovuta alla condizione di nobile e ricco possidente, gli vale un'accusa di tradimento degli ideali liberali da parte di Giuseppe Pasolini, successivamente giustificata con l'aiuto di Farini.

Caduta la repubblica ha fatto parte della delegazione che ha portato a Pio IX, rifugiato a Gaeta, la fedeltà e la devozione al pontefice della provincia di Ravenna.

Con l'avanzare dei successi bellici piemontesi sul fronte dell'unità italiana nel 1859 entra nella giunta provvisoria di governo della sua città, dipendente da quella centrale di Bologna cui proprio Gamba Ghiselli trasmette l'atto ufficiale di adesione. Di li a poco assume la guida della sezione Lavori Pubblici nel governo provvisorio formato da Massimo d'Azeglio nella sua qualità di "commissario straordinario militare per le Romagne". Rimasto in carica da luglio a dicembre del 1859, quando le Romagne sono inglobate nel "Governo delle Regie Provincie dell'Emilia", si occupa principalmente dello sviluppo delle prime linee ferroviarie della regione.

Il 28 agosto viene eletto membro dell'Assemblea nazionale delle Romagne, l'organo di governo che il 6 settembre 1859 vota all'unanimità la decadenza del potere temporale.

Dopo il plebiscito di annessione della Romagna al Regno d'Italia (11 marzo 1860) viene nominato senatore a vita per la XXI categoria (persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria), e si stabilisce a Parma con la carica di prefetto. In questa veste gestisce i primi appuntamenti elettorali e tiene a freno i fermenti estremistici dei garibaldini, ma deve anche gestire il rapporto con i clericali, in particolare col vescovo locale, oltremodo delicati per un ex suddito del papa. Da giugno a settembre 1862 è prefetto di Macerata, quindi entra a far parte della corte dei conti fino al 1877, quando si ritira da tutte le cariche per raggiunti limiti di età.

Organico alla destra liberale ne ha appoggiato tutti i governi fino al 1876, quando con l'avvento della sinistra passa all'opposizione e dirada la partecipazione alle sedute dell'assemblea.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàSBN MILV333131