Cinema a Napoli

Voce principale: Napoli.

«Naples played a prominent role in the rise of another industry of movement: the motion picture industry»

Sophia Loren, cresciuta a Pozzuoli, è considerata una delle attrici più celebri della storia del cinema
Antonio de Curtis, in arte Totò, il "principe della risata": un'altra grande maschera napoletana

La storia del cinema a Napoli inizia alla fine del XIX secolo e nel tempo ha registrato opere cinematografiche, case di produzione e cineasti di rilievo. Nel corso dei decenni inoltre il capoluogo partenopeo è stato sfruttato come set cinematografico per molte opere, oltre 600 secondo il sito Internet Movie Database, il primo dei quali sarebbe Panorama of Naples Harbour del 1901[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

XIX° secolo[modifica | modifica wikitesto]

Étienne-Jules Marey a Napoli

Durante il suo soggiorno a Napoli nel 1888 l'inventore francese Étienne-Jules Marey, con il suo cronofotografo, imprime su pellicola un breve filmato dei Faraglioni intitolato Vague, baie de Naples[3]. Il cinema a Napoli arrivò tre mesi dopo la sua invenzione ad opera dei Fratelli Lumiere, (anche se nel capoluogo partenopeo Menotti Cattaneo aveva brevettato una macchina somigliante[4]): il 30 marzo 1896 al Salone Margherita ci fu la prima proiezione dei lavori dei fratelli francesi[3]. Nel 1896 l'impresa Lumiere gira nella provincia napoletana alcuni filmati, tra cui nel capoluogo, Levée de filets de peche, Via Marina e Santa Lucia[5], rendendola di fatto una delle città con la testimonianza cinematografica più antica.

Nel maggio 1898 il padovano Mario Recanati, considerato il primo in Italia a distribuire e commerciare film, aprì la prima sala cinematografica in Galleria Umberto I al civico 90[4]; in quell'anno la nuova invenzione viene utilizzata anche a scopi pubblicitari ottenendo un successo tale da preoccupare la Questura di Napoli[6].

XX° secolo[modifica | modifica wikitesto]

Dall'inizio del secolo alla prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Nei primi anni del Novecento sorse proprio in città, nel quartiere Vomero, la prima casa cinematografica italiana, ossia la Titanus (originariamente Monopolio Lombardo)[7]. Fondata da Gustavo Lombardo nel 1904, è la più grande e probabilmente celebre casa cinematografica del paese[8].

Il primo cortometraggio si deve a Roberto Troncone che girò nel 1900 Il ritorno delle carrozze da Montevergine; filmò con grande successo popolare l'eruzione del Vesuvio e proiettò nel 1907 nella Sala Elgè di via Poerio Il delitto delle Fontanelle, considerato il primo film prodotto a Napoli[9].

Nel 1906 i quotidiani cittadini, di fronte al successo del cinema, testimoniato dalle ventisette sale cinematografiche, parlano di "epidemia"[10]: l'inaugurazione del Cinema Internazionale provocò disordini sedati dalla polizia e si pensò di allargare Piazza Carità per risolvere i problemi della circolazione provocati dalla presenza di tale sala[11]. Nel 1908 sei delle sette riviste cinematografiche pubblicate in Italia erano partenopee[12] e la rivista «Lux» di Gustavo Lombardo era diffusa anche all'estero[13].

Francesca Bertini in Assunta Spina, da lei codiretto

Nel 1907, con La dea del mare di Salvatore di Giacomo[14], debutta al cinema Francesca Bertini[15], definita da Melania G. Mazzucco «Regina incontrastata del cinema muto italiano»[16]: toscana di nascita ma di padre napoletano[14] si trasferisce nel capoluogo partenopeo da piccola[16] imparandone la lingua[14]: viene considerata la prima diva del cinema e all'epoca la sua fama era tale che la corrispondenza le arrivava specificando solo la città dove abitava[17]; fu anche sceneggiatrice[16] con lo pseudonimo di Frank Bert.

Intorno al 1913 venne fondata ufficialmente la Polifilms di Giuseppe Di Luggo[18]. A differenza delle altre, definite

«per la maggior parte di piccole dimensioni, impostate e gestite con criteri familiari»

essa costituì un «salto di qualità»[19]. Essendo in difficoltà economiche, la casa produttrice, con sede in via Cimarosa[20], cedette nel 1919 i suoi impianti e teatri di posa a Gustavo Lombardo[20]: questi, oltre al lavoro nell'editoria del settore, alla distribuzione all'estero di pellicole e alla fondazione della Titanus, portò in Italia i primi film di Charlie Chaplin nel 1915 ed Intolerance di D.W. Griffith nel 1916[21]. Gian Piero Brunetta lo definisce un'eccezione laddove

«mancano nella storia economica del cinema italiano delle origini delle figure di tycoons paragonabili a quelle hollywoodiane dei Mayer, Fox, Goldwyn, o dei fratelli Warner»

Intorno al 1909 nasce la Film Dora, successivamente diventata Dora Film, con Elvira Notari al lavoro come regista, sceneggiatrice e produttrice, del cui lavoro la Library of Congress conserva alcune copie di A Piedigrotta[23][24], aprendo nel 1925 a New York la Dora Film of America, per il pubblico costituito dagli emigranti[25] che li potranno vedere con i titoli di Mary the Crazy Woman, Blood and Duty, The Orphan of Naples e From Piave to Trieste[22]. Brunetta definisce i suoi film

«vicende ispirate a canzoni di successo, o tratte da sceneggiate, storie di scugnizzi e «piccerille» che si perdono»

Casa di produzione a conduzione familiare, dopo aver iniziato a colorare le pellicole passa a produrre, con Elvira Notari alla conduzione, film tratti da drammi di Federico Stella e Crescenzo Di Maio, puntando, secondo il ricordo del figlio Eduardo, a fare «'o cinema de' napulitane»[26]

Il periodo tra le due guerre[modifica | modifica wikitesto]

«Persino nell'epoca fascista, ben poco incline al folclore dialettale, nascono film "locali", alcuni di spessore»

Nel biennio 1924-1925 un terzo delle pellicole italiane era girato nel capoluogo partenopeo, in un capannone sito all'angolo tra via Cimarosa e via Aniello Falcone[20]. Nel 1934 debuttano come attori cinematografici Eduardo e Peppino De Filippo ne Il cappello a tre punte mentre Napoli d'altri tempi, del 1938, vede Vittorio De Sica come attore[27]; nel 1937, con Fermo con le mani! di Gero Zambuto, debutta come attore cinematografico Totò[27].

Negli anni Trenta tuttavia la produzione cinematografica si sposta a Roma, secondo Goffredo Lombardo perché il padre Gustavo voleva «cambiare il sistema di produzione e la qualità dei film»[28]; secondo però lo storico Daniela Manetti perché una disposizione dell'Ufficio censura per il cinema del 1928 già costituì «Una gravissima limitazione al genere partenopeo che Lombardo ha fatto apprezzare anche fuori dai confini regionali e una seria ipoteca per Napoli come città del cinema»[29].

Dal dopoguerra alla fine del secolo[modifica | modifica wikitesto]

Sequenza d'apertura de Le mani sulla città: in alto, si può intravedere il Castel Sant'Elmo

I primi anni del dopoguerra a Napoli vengono portati al cinema da Roberto Rossellini che ambienta a Napoli il secondo episodio del film Paisà, candidato all'Oscar[30]. Anche Le quattro giornate di Napoli, di Nanni Loy, del 1962, viene candidato all'Oscar[31]; mentre il napoletano Francesco Rosi gira nel 1963 Le mani sulla città[32]: il film, premiato con il Leone d'oro al Festival di Venezia dello stesso anno[32], viene definito un «impietoso ritratto di una Napoli frastornata e devastata dalla selvaggia ed asfissiante speculazione edilizia posta in essere a partire dagli anni '50»[33].

Due film tratti da sceneggiate e dirette da Raffaello Matarazzo, nel 1949 Catene e nel 1951 I figli di nessuno, diventano «trionfi cinematografici»[34]: il primo è stato inserito tra i 100 film italiani da salvare[35][36], superando all'epoca il miliardo di lire di incasso[37].

Nel 1981 Massimo Troisi debutta come attore e regista in Ricomincio da tre: il film incassa 14 miliardi di lire a fronte di una spesa di 450 milioni, restando in cartellone in una sala cinematografica romana per seicento giorni[38], vincendo tra l'altro due premi David di Donatello, come miglior film e miglior attore protagonista[39].

Attori e registi napoletani premiati almeno a livello internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Tra gli attori napoletani, Sophia Loren ha vinto l'Oscar nel 1960 per La ciociara e l'Oscar alla carriera nel 1991, nonché il Leone d'oro in occasione della Mostra del cinema di Venezia, sette anni dopo[40] mentre Totò viene definito dalla Treccani un «Comico di grande forza e mimo eccezionale»[41]. Massimo Troisi, anche regista il cui film Il postino ricevette due candidature all'Oscar, viene definito dalla Treccani «Attore dalla comicità coinvolgente basata soprattutto su monologhi virtuosistici»[42].

Eduardo De Filippo in una scena de I sette peccati capitali

Tra i registi, Vittorio De Sica, che s'identificava come napoletano[43], è stato premiato quattro volte con l'Oscar.

Napoli è inoltre stata ampiamente rappresentata nella cinematografia nazionale e internazionale: grandi registi si sono succeduti negli anni, a partire dai Fratelli Lumiere che nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime riprese sul lungomare di Napoli[44], passando attraverso gli anni sessanta e settanta con i film di Mario Monicelli[45], Roberto Rossellini con Paisà, Pier Paolo Pasolini[46], Ettore Scola[47], Nanni Loy[31], Dino Risi con Operazione San Gennaro e tanti altri, fino ad arrivare ai giorni nostri con Giuseppe Tornatore[48], Gabriele Salvatores[49], Matteo Garrone[50], John Turturro[51] e Ferzan Özpetek con Napoli velata.

Film ambientati a Napoli premiati almeno a livello internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stabilimento della Vesuvio Films a Poggioreale nel 1912.

I film ambientati a Napoli sono pellicole cinematografiche prodotte nella città partenopea che includono fiction, soap opera, videoclip musicali, documentari, cortometraggi, film d'animazione, programmi televisivi, pubblicità e cronofotografie.

Tra i più importanti film ambientati a Napoli vi sono: Paisà (vincitore al Nastro d'argento)[52], L'oro di Napoli (vincitore di due Nastri d'argento nel 1955[53]), Ricomincio da tre[39], Matrimonio all'italiana (David di Donatello come Migliore attore protagonista a Marcello Mastroianni, Migliore attrice protagonista a Sophia Loren, Migliore produttore a Carlo Ponti e Migliore regista a Vittorio De Sica nel 1965[54]), Ieri, oggi, domani (vincitore dell'Oscar per il film straniero[55]) e Carosello napoletano, vincitore del Prix International 1954 al festival di Cannes[56].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il centro antico, la costa e l'entroterra di Napoli sono la testimonianza cinematografica più antica del cinema italiano. I Fratelli Lumière effettuarono, infatti, sulla Riviera di Chiaia, in Via Toledo, sulla Funicolare del Vesuvio ed in altre zone della città, alcune riprese nel 1898. Nella Galleria Umberto I era allora già attiva dal 1897 la sala Recanati, la prima sala cinematografica d'Italia creata dal veneto Mario Recanati[57].

Da quest'esperienza, all'inizio del Novecento, la città divenne uno dei poli della nascente industria cinematografica italiana, assieme a Roma e Torino: nel quartiere Vomero sorsero alcune tra le prime case di produzione cinematografica italiane, come la Partenope Film dei Fratelli Troncone nel 1906 in via Francesco Solimena e la Polifilms di Giuseppe Di Luggo nel 1915 in via Domenico Cimarosa, la quale fu rilevata ed assorbita nel 1918 dalla Lombardo Film di Gustavo Lombardo, che diventerà poi la Titanus nel 1928[58]. Famosa fu l'attività di Elvira Notari con la sua Dora Film (situata in Via Roma, 91) e di molti altri registi, produttori, attori e maestranze, che in seguito si trasferirono la maggior parte nella Capitale, quando il Regime Fascista decise di centralizzare la produzione cinematografica a Cinecittà. A Napoli, la Notari fondò anche una Scuola d'arte cinematografica (in Via Leonardo di Capua, 15).[59][60][61] A via Purgatorio, in zona Poggioreale, venne fondata da Augusto Turchi nel 1909 la Vesuvio Films, una delle prime manifatture cinematografiche d'Italia che produsse oltre una cinquantina di pellicole fino al 1914[62].

Come già avviene in altre città europee ed americane, per la presenza così assidua e diffusa della realtà cinematografica nella città di Napoli e nei suoi dintorni, si è sviluppato anche qui il cosiddetto turismo cinematografico, che offre la possibilità di visitare i luoghi immortalati dai più grandi registi cinematografici (come De Sica o Rossellini) nelle loro pellicole, organizzando dei veri e propri itinerari e visite guidate alle location dei film più celebri.[63]

I tempi pioneristici dell'industria cinematografica napoletana presero termine durante il Ventennio fascista: l'enfasi posta sullo sviluppo di Roma e l'abbassamento dei costi dovuti alla centralizzazione fecero sì che la produzione dei film italiani venne trasferita sulle sponde del Tevere, dove vennero costruiti gli stabilimenti di Cinecittà[64].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ David Clarke, The Cinematic City, Routledge, pag. 49 books.google.it
  2. ^ Latest Titles With Location Matching "Naples, Campania, Italy" imdb.com
  3. ^ a b Barbagallo, op. cit., pagina 139
  4. ^ a b Generoso Picone, I napoletani, Editori Laterza
  5. ^ Barbagallo, op. cit., pagina 140
  6. ^ Barbagallo, op. cit., pagina 141
  7. ^ Repubblica.it
  8. ^ Titanus, su titanus.it. URL consultato il 24 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2021).
  9. ^ Prima di Cinecitta' Le Origini del Cinema a Napoli napolinelcinema.it
  10. ^ Barbagallo, op. cit., pagina 142
  11. ^ Barbagallo, op. cit., pagina 143
  12. ^ Barbagallo, op. cit., pagina 144
  13. ^ Vittoria Ferrandino e Maria Rosaria Napolitano, op.cit., pag. 271 books.google.it
  14. ^ a b c Agnese Palumbo, 101 donne che hanno fatto grande Napoli, Newton Compton Editori
  15. ^ Francesca Bertini imdb.com
  16. ^ a b c BERTINI, Francesca treccani.it
  17. ^ Sergio Lori il romanzo del cinema italiano, citato in "Forse non tutti sanno che a Napoli..." di Maurizio Ponticello, Newton Compton Editori
  18. ^ Vittoria Ferrandino e Maria Rosaria Napolitano, op.cit., pag. 273 books.google.it
  19. ^ a b Il cinema Grande storia illustrata, Istituto geografico De Agostini - Novara, volume nove, pag. 46
  20. ^ a b c LA STORIA DELLA PRIMA CINECITTÀ ITALIANA AL VOMERO vomeromagazine.net
  21. ^ LOMBARDO, Gustavo treccani.it
  22. ^ a b c Brunetta, op.cit., volume uno, pag. 32
  23. ^ Elvira Notari. Quando il cinema era Donna Archiviato il 2 marzo 2021 in Internet Archive. briganti.info
  24. ^ Giuliana Bruno, Streetwalking on a Ruined Map: Cultural Theory and the City Films of Elvira Notari, Princeton University Press, pagina 402
  25. ^ NOTARI, Elvira treccani.it
  26. ^ Il cinema Grande storia illustrata, Istituto geografico De Agostini - Novara, volume nove, pag. 198
  27. ^ a b c Martini, p.218.
  28. ^ Vittoria Ferrandino e Maria Rosaria Napolitano, op.cit., pag. 278 books.google.it
  29. ^ Vittoria Ferrandino e Maria Rosaria Napolitano, op.cit., pag. 277 books.google.it
  30. ^ THE 22ND ACADEMY AWARDS | 1950 oscars.org
  31. ^ a b Ugo Maria Olivieri, Mario Rovinello e Paolo Speranza, L'onda della libertà Le Quattro Giornate di Napoli tra storia, letteratura e cinema, Edizioni Scientifiche Italiane, pagina 1
  32. ^ a b Le mani sulla città treccani.it
  33. ^ Gaetano Fusco, Le mani sullo schermo: il cinema secondo Achille Lauro, Liguori Editore, pagina 73
  34. ^ Emiliano Morreale, op.cit, pag. 107
  35. ^ Cento film e un'Italia da non dimenticare
  36. ^ Ecco i cento film italiani da salvare, su corriere.it, 8 febbraio 2008. URL consultato il 7 marzo 2016.
  37. ^ Roberto Poppi, I registi, Gremese Editore, pag. 279
  38. ^ Eduardo Cocciardo, L'applauso interrotto. Poesia e periferia nell'opera di Massimo Troisi, NonSoloParole Edizioni, 2005, p. 68, ISBN 88-88850-31-7.
  39. ^ a b La stampa, 5 giugno 1981, pag. 19 archiviolastampa.it
  40. ^ Lòren, Sophia treccani.it
  41. ^ Totò treccani.it
  42. ^ Troisi, Massimo treccani.it
  43. ^ Sergio Lambiase, Foto e lettere inedite di De Sica, il ciociaro cosmopolita che voleva essere napoletano, in "Corriere del Mezzogiorno", 20 Febbraio 2013. URL consultato il 22-6-2016.
  44. ^ Corrieredelmezzogiorno.corriere.it
  45. ^ Comune.napoli.it
  46. ^ Ricerca.repubblica.it
  47. ^ Napoli.itineraridellacampania.it
  48. ^ Video.repubblica.it
  49. ^ Napoli.repubblica.it
  50. ^ Informaonline.com
  51. ^ Video. La passione napoletana firmata John Turturro vesuviolive.it
  52. ^ Paisà cinematografo.it
  53. ^ Premi del cinema 1955 Archiviato il 20 febbraio 2017 in Internet Archive. mymovies.it
  54. ^ Matrimonio all'italiana cinematografo.it
  55. ^ The 37th Academy Awards (1965) Nominees and Winners, su oscars.org, Academy of Motion Picture Arts and Sciences. URL consultato il 5 novembre 2011.
  56. ^ CAROSELLO NAPOLETANO festival-cannes.com
  57. ^ Drusiana Vetrano, Napoli ex Capitale anche del Cinema. Così il fascismo distrusse la Cinecittà napoletana, su identitainsorgenti.com, Identità Insorgenti. URL consultato il 2 settembre 2018.
  58. ^ Giulia Verruti, La prima casa cinematografica d'Italia è nata a Napoli!, in Grande Napoli, 20 febbraio 2017. URL consultato il 2 settembre 2018.
  59. ^ Sui rapporti fra Napoli e le prime esperienze cinematografiche, cfr. "Napoli ed il cinema degli albori", su La Voce della Campania Archiviato il 27 settembre 2012 in Internet Archive., n. 6, giugno 2006.
  60. ^ Elvira Notari - Napoli nel Cinema, su Napoli nel Cinema. URL consultato il 6 febbraio 2018.
  61. ^ Elvira Notari, in enciclopedia delle donne. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  62. ^ Un'altra Italia : Pour une histoire du cinéma italien, Cinémathèque française, 1998, ISBN 2900596254, OCLC 43439536. URL consultato il 2 settembre 2018.
  63. ^ Cfr. ad esempio l'attività dell'associazione FilmapArt ed il suo progetto "Campania Movietour" Archiviato il 12 settembre 2018 in Internet Archive.
  64. ^ Vittorio Paliotti e Enzo Grano, Napoli nel cinema, Azienda autonoma soggiorno cura e turismo, 1969, p. 167.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Barbagallo, Napoli, Belle Époque, Editori Laterza, ISBN 978-88-581-2105-4.
  • Giulio Martini, I luoghi del cinema, Touring Club Italiano, ISBN 88-365-3442-2.
  • Gian Piero Brunetta, Cent'anni di cinema italiano, Economica Laterza, ISBN 88-365-3442-2.
  • Storia d’impresa e imprese storiche. Una visione diacronica, a cura di Vittoria Ferrandino e Maria Rosaria Napolitano, Franco Angeli
  • Emiliano Morreale, Così piangevano: il cinema melò nell'Italia degli anni Cinquanta, Donzelli Editore.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]