Fabiano Blascovich

Fabiano Blascovich
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Macarsca (1777-1819 o 1820)
 
Nato14 maggio 1729 a Solta
Ordinato presbitero24 dicembre 1752
Nominato vescovo15 dicembre 1777 da papa Pio VI
Consacrato vescovo1778 dall'arcivescovo Giovanni Carsana
Deceduto1819 o 1820 a Macarsca
 

Fabiano Blascovich (in croato: Fabijan Blašković; Solta, 14 maggio 1729Macarsca, 1819 o 1820) è stato un vescovo cattolico dalmata, ultimo occupante della sede di Macarsca prima della sua soppressione.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque il 14 maggio 1729 sull'isola di Solta, allora parte della Repubblica di Venezia, da una povera famiglia di pescatori. Avviato alla carriera ecclesiastica, compì i suoi studi in Italia, laureandosi in filosofia e teologia a Loreto. Ricevuta l'ordinazione sacerdotale il 24 dicembre 1752, rientrò in Dalmazia e si stabilì a Macarsca, città della quale era vescovo suo zio Stefano Blascovich. Lì, dopo essere stato parroco della chiesa di san Giovanni Battista, entrò nel novero dei canonici del capitolo della cattedrale di San Marco, divenendo in seguito prima arcidiacono e poi vicario generale. A seguito della morte dello zio nel 1776, fu scelto dal Senato veneziano come nuovo vescovo macarschese il 9 agosto 1777,[1] nomina poi confermata da papa Pio VI il seguente 15 dicembre. Ricevette la consacrazione episcopale l'anno successivo dall'arcivescovo di Zara Giovanni Carsana.

Nel 1806, a seguito dell'occupazione napoleonica della Dalmazia e della sua inclusione nel Regno d'Italia, scrisse, su esortazione del provveditore generale Vincenzo Dandolo, una lettera pastorale nella quale invitava i fedeli e i presbiteri della sua diocesi a gioire della grazia ricevuta nell'essere diventati sudditi del "più grande dei Monarchi del mondo" e nell'avere per provveditore un uomo dotato di "grandi lumi" e "sublime talento".[2] Tuttavia nel 1807 si oppose inizialmente alla decisione del governatore Dandolo di convertire la scuola vescovile della diocesi in ginnasio pubblico.[3]

Nel 1815, quando Macarsca e la costa dalmata furono colpite da un'epidemia di peste, Blascovich, sebbene ormai molto anziano e impossibilitato a camminare, volle comunque essere vicino al suo popolo, sia celebrando i sacramenti nella cattedrale e dando l'assoluzione papale al popolo, sia visitando in prima persona il quartiere destinato alla quarantena dei malati.[4]

Morì a Macarsca tra la fine del 1819 e l'inizio del 1820. Nel suo testamento lasciò una parte dei suoi beni al seminario vescovile di Padova e al seminario minore di Spalato, da utilizzarsi per l'istituzione di un alunnato in favore dei giovani della sua diocesi.[5][6]

Dopo la sua morte la sede dalmata rimase a lungo vacante, per poi essere unita nel 1828 all'arcidiocesi di Spalato.

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luigi Cuccagni, Giornale ecclesiastico di Roma, vol. 13, Roma, 1798, p. 21.
  2. ^ Pastorale scritta da Fabiano Blascovich, vescovo di Macarsca, Narenta, Vergoraz e Imoschi ai curati e al popolo della sua diocesi, citata in Leonardo Vicidomini, Vincenzo Dandolo e la Dalmazia durante l'età napoleonica, 17 giugno 2011, pp. 36-37.
  3. ^ Pavissich 1897, pp. 3-4.
  4. ^ Luigi Cesare Pavissich, Memoria storica sulla peste di Macarsca del 1815, Vienna, Rodolfo Lechner, 1851, pp. 22, 40.
  5. ^ Chiara Traverso, Archivio Storico del Seminario vescovile di Padova - Inventario (PDF), Padova, Seminario vescovile di Padova, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, 2014-2015, pp. 33 e passim.
  6. ^ Pavissich 1897, pp. 73, 160.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Macarsca Successore
Stefano Blascovich 15 dicembre 17771819 o 1820 sede soppressa
Controllo di autoritàVIAF (EN88626838 · BAV 495/1565