Ettore Ferrari

Ettore Ferrari

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXV, XVI, XVII
Sito istituzionale

Ettore Ferrari (Roma, 25 marzo 1845Roma, 19 agosto 1929) è stato uno scultore e politico italiano.

Figlio dello scultore Filippo Ferrari, fu uno dei protagonisti della celebrazione artistica del nuovo stato laico nato con l'Unità d'Italia.

Allievo dell'Accademia nazionale di San Luca, nella quale vinse una borsa di studio nel 1868 e si laureò nel 1872,[1] a lungo professore dell'Istituto superiore di belle arti, di convinta fede repubblicana, fu deputato al parlamento del Regno d'Italia per tre legislature, Gran maestro del Grande Oriente d'Italia e Sovrano gran commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato. Fu, inoltre, presidente onorario della Società operaia di mutuo soccorso di Lendinara dove eseguì la statua ad Alberto Mario e fondatore, nel 1901, dell'Università Popolare di Milano. Fece parte del gruppo di artisti denominato "i XXV della campagna romana", formatosi nel 1904.

Artista[modifica | modifica wikitesto]

Monumento a Giordano Bruno: particolare

Tra le numerose opere di Ferrari ricordiamo il monumento al poeta latino Ovidio, realizzato nel 1887 per la città di Costanza in Romania (l'antica Tomi dove il poeta fu relegato in esilio): il monumento, fuso da Alessandro Nelli,[2] venne replicato nel 1925 per la città di Sulmona in Abruzzo che a Ovidio diede i natali ("Sulmo mihi patria est").[3]

Il suo monumento a Giordano Bruno, posto in Campo de' Fiori a Roma, dopo un primo progetto del 1879, respinto perché giudicato troppo polemico nei confronti della Chiesa cattolica,[4] fu inaugurato il 9 giugno 1889. Il volto del filosofo nolano è significativamente rivolto in segno di ammonimento verso la basilica di San Pietro in Vaticano.

I protagonisti del Risorgimento furono tra i soggetti principali dell'artista. Oltre a realizzare nel 1887, per la città di Venezia, il monumento a Vittorio Emanuele II per il decennale dalla morte del primo re dell'Italia unita, Ferrari eseguì diverse statue di Giuseppe Garibaldi: la statua in marmo a Vicenza, in piazza Castello, del 1887; la statua bronzea del 1892, situata a Pisa; il monumento equestre nella piazza omonima di Rovigo, inaugurato nel 1896. L'artista, contrario alla monarchia, inserì sotto le staffe due corone rovesciate. Questo segno di fede repubblicana pare abbia fatto collocare a Rovigo questa pregevole opera inizialmente destinata alla capitale.[5]

Particolarmente lungo fu il completamento di una delle sue opere più note: il grande monumento a Giuseppe Mazzini sull'Aventino di Roma, monumento che, in appositi medaglioni, ricorda anche altri protagonisti del Risorgimento, tra cui Goffredo Mameli, Carlo Pisacane, Aurelio Saffi. Dopo aver ricevuto l'incarico nel 1902, Ferrari terminò il bozzetto nel 1905. Nel 1914 venne decisa la collocazione sul colle romano e dopo ben otto anni, nel 1922, iniziò la sua costruzione. Alla morte dell'artista, nel 1929, erano ormai terminate le opere scultoree, ma solo il 2 giugno 1949 avvenne l'inaugurazione del complesso nell'odierno piazzale Ugo La Malfa.[6][7]

Fece parte della commissione giudicatrice del concorso per il monumento a Dante di Trento.

Altri suoi monumenti:

Massone[modifica | modifica wikitesto]

Roma. Palazzo Giustiniani, sede del Grande Oriente d'Italia ai tempi di Ferrari

Ettore Ferrari ha aderito alla Massoneria entrando nell’estate del 1881 nella Loggia "Rienzi" di Roma, del Grande Oriente d'Italia, della quale fu maestro venerabile nel 1892. Quattro anni più tardi diventò Gran Segretario con i Gran Maestri Adriano Lemmi e poi Ernesto Nathan, al quale rimase sempre legato. Il 15 febbraio 1904 fu eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia subentrando a Nathan. Divenuto gran maestro e rimanendolo fino al 1917, impresse al Grande Oriente d'Italia un più netto orientamento di carattere radicale e anticlericale: nel suo discorso di insediamento così delineò il ruolo che l'obbedienza avrebbe dovuto ricoprire:

«la Massoneria non deve tenersi costantemente isolata e nell'ombra, ma scendere a contatto della vita, combattere alla luce del sole le sante battaglie dell'alta sua missione per la tutela della giustizia e per la grande educazione. Nuovi bisogni presentano nuovi problemi; nuovi problemi esigono nuove soluzioni; da nuovi doveri scaturiscono nuovi diritti. La Massoneria non può, non deve chiudere gli occhi alla nuova luce, ma fissarla, scrutarla e dirigerla».

Da convinto repubblicano, per esempio, Ferrari, oltre alla tradizionale difesa della laicità della scuola e ai consueti temi anticlericali, propugnava un maggior impegno sui temi attinenti alla legislazione sociale. Fu Sovrano gran commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato dal 1918 al 1929[8].

Ettore Ferrari, in quanto coerente difensore dei valori democratici, fu uno dei più coerenti oppositori del fascismo. Nel novembre 1926 Benito Mussolini promulgò una legge che vietava l'attività delle organizzazioni non fasciste, con la quale la Massoneria fu messa fuori legge. Poiché Ettore Ferrari non rinunciò alle sue convinzioni, fu posto sotto sorveglianza della polizia e la sua Loggia fu più volte devastata dai fascisti. La sua repressione culminò nel maggio 1929 con la sua incriminazione per aver tentato di riorganizzare la Massoneria. Subito dopo Ettore Ferrari cedette i suoi poteri di Sovrano gran commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato al suo luogotenente Giuseppe Leti[9], combattente antifascista emigrato in Francia[10]. Appena tre mesi dopo Ettore Ferrari si spense. È sepolto nel Cimitero del Verano, a Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ettore Ferrari (1845-1929) - Trova un monumento..., su it.findagrave.com. URL consultato il 20 febbraio 2022.
  2. ^ Paolo Coen, Il recupero del Rinascimento. Arte, politica e mercato nei primi decenni di Roma capitale (1870-1911), Cinisello Balsamo, Silvana, 2020, pp. 177-187.
  3. ^ Tristia, Liber IV.
  4. ^ Fonte: Monumento a Giordano Bruno Sito della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma.
  5. ^ Dettaglio Immagine - Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto, su bur.regione.veneto.it. URL consultato il 13 luglio 2020.
  6. ^ Fonte: Monumento a Giuseppe Mazzini Sito della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma.
  7. ^ La statua di Mazzini ai piedi dell'Aventino articolo apparso nella prima pagina del quotidiano Stampa Sera il 1º giugno 1949, in occasione dell'inaugurazione del monumento. Archivio Storico.
  8. ^ Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia del Supremo Consigli d'Italia del Rito Scozzese antico ed accettato. Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi., Foggia, Bastogi Ed., 2004, p. 65-73.
  9. ^ Giuseppe Leti, in: "Dizionario biografico", su www.treccani.it
  10. ^ Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia del Supremo Consigli d'Italia del Rito Scozzese antico ed accettato. Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi., Foggia, Bastogi Ed., 2004, p. 75-77.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Spadolini ed altri, Ettore Ferrari: uno dei XXV della campagna romana: Roma, Palazzo Carpegna, 24 marzo-19 aprile 1986, Roma, La forma della spada, 1986.
  • Bruno Mantura e Patrizia Rosazza Ferraris (a cura di), Ettore Ferrari: 1845-1929, Catalogo della mostra tenuta a Latina dal 10 dicembre 1988 al 30 gennaio 1989, Milano, A. Mondadori, 1988.
  • Ettore Passalalpi Ferrari, Ettore Ferrari: tra le muse e la politica, Città di Castello, Edimond, 2005.
  • Ettore Passalalpi Ferrari, Ettore Ferrari, la facile simbiosi dell'arte con l'ideale, Velletri, 1995.
  • Vincenzo Vicario, La scultura bresciana dell'Ottocento e del primo novecento, Grafica GM, 1995.

Per Ettore Ferrari Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia:

  • Elisabetta Cicciola, Ettore Ferrari Gran Maestro e artista fra Risorgimento e Antifascismo. Un viaggio nelle carte del Grande Oriente d'Italia, prefazione di Stefano Bisi, introduzione di Bernardino Fioravanti, Mimesis, Milano, 2021.
  • Anna Maria Isastia (a cura di), Il progetto liberal-democratico di Ettore Ferrari: un percorso tra politica e arte, Relazioni presentate a un convegno tenuto a Roma nel 1995, Milano, Franco Angeli, 1997.
  • Aldo Alessandro Mola, Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano, 1992.
  • Enrico Simoni, Bibliografia della Massoneria in Italia, in 5 volumi, Bastogi, Foggia, 1992-1993-1998-2006-2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Gran maestro del Grande Oriente d'Italia Successore
Ernesto Nathan 15 febbraio 1904 - 25 novembre 1917 Ernesto Nathan
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