Egisto Corradi

Egisto Corradi

Egisto Corradi (Parma, 22 maggio 1914Milano, 25 maggio 1990[1]) è stato un giornalista, scrittore e militare italiano.

Nato in una famiglia di origini contadine, dopo il diploma da ragioniere si laureò in economia e commercio e si avvicinò ancora giovanissimo al giornalismo. Come inviato speciale del Corriere della Sera nel dopoguerra è stato corrispondente e acuto osservatore della realtà nelle principali zone del mondo interessate da eventi bellici. Amava dire che il vero giornalismo è quello che si pratica con la suola delle scarpe[senza fonte]. Ettore Mo lo apostrofò simpaticamente: «Tu sei re Artù e io il cavaliere della tua tavola rotonda» .

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Egisto Corradi iniziò il mestiere di giornalista come correttore di bozze alla Gazzetta di Parma (lo stesso giornale per cui lavorò anche Giovanni Guareschi).

Chiamato alle armi come sottotenente degli alpini per combattere nell'esercito durante la Seconda guerra mondiale, partecipò alla sfortunata Campagna di Grecia. Dopo il rimpatrio, fu inquadrato nella Divisione Alpina Julia, insieme alla Cuneense e alla Tridentina parte dell'ARMIR, con la quale partecipò alla campagna di Russia. Corradi fu decorato con la medaglia d'argento al Valor Militare. Narrò nel saggio storico-autobiografico La ritirata di Russia[2] il ritiro dei soldati italiani nel gennaio 1943 nel disperato tentativo di uscire dalla sacca nella gelida steppa sovietica in cui l'esercito di Stalin li aveva rinchiusi.

Nell'immediato dopoguerra passò al Corriere della Sera, testata per la quale svolse a lungo attività di inviato. Tra il dicembre 1950 e il febbraio 1951 documentò per il quotidiano milanese il Rally transafricano "Algeri-Città del Capo" a bordo di un autocarro Lancia Beta carrozzato per l'occasione dalla Viberti. Nel 1954 era a Trieste, che ritornava dopo lunghi anni all'Italia :

«Il grande urlo si sentì mentre pioveva furiosamente e la bora tirava raffiche violente: volavano manifesti, tricolori, ombrelli. I rumori erano di grida e di bora. Trieste ronzava come una chitarra esposta al vento»

Fu uno dei pochi testimoni oculari della rivoluzione ungherese del 1956Dalle 15 di oggi non si transita più sulla strada Nichelsdorf-Budapest. Un certo numero di carri armati sovietici ha preso oggi posizione sulla strada Virana-Budapest, una decina di chilometri dentro il territorio ungherese e ha bloccato le comunicazioni che da qualche giorno si erano stabilite fra Ungheria e Occidente...», scriverà per il suo giornale il 2 novembre di quell'anno [4]) e descrisse gli eventi che negli anni successivi sconvolsero il Congo, il Vietnam (dove si recò per dieci anni) e, nel 1968, l'allora Cecoslovacchia attraversata dalla primavera di Praga, fino agli ultimi reportage dall'Afghanistan al fianco di un'altra grande inviata speciale, la scrittrice fiorentina Oriana Fallaci. Pochi anni prima, in Africa, nel 1964, aveva scritto una delle sue corrispondenze più intense: le suore e i missionari fucilati e sgozzati sulle sponde del Congo e le piroghe trascinate dalla forte corrente del fiume color fango sotto una pioggia di proiettili.[5]

Non gli riuscì tuttavia, nel 1964, di entrare - assieme ad un nutrito gruppo di inviati - nell'allora Unione Sovietica per sviluppare un'inchiesta sul PCUS .

In Italia fu testimone anche di altri grandi eventi, come il disastro del Vajont e il terremoto del Belice, un disastro che segnò profondamente l'Italia degli anni sessanta e del quale restituì puntuali resoconti centrati sullo stato di assoluta precarietà in cui si svolsero i soccorsi nei giorni successivi il verificarsi del sisma.

Insieme ad altri autori ha condotto inchieste su città italiane sedi di stabilimenti Italsider, ricche di informazioni sulla loro urbanistica e architettura, raccolte nel volume Le città del ferro (Genova, Sigla Effe, 1966). Nel 1974 lasciò il Corriere per seguire Indro Montanelli nella fondazione de Il Giornale Nuovo.

A Corradi sono stati assegnati diversi premi giornalistici[6] per la sua lunga e intensa carriera e al suo nome è stato intitolato un ulteriore premio.

La sua città natale, Parma, gli ha dedicato una via.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Egisto Corradi, Africa a cronometro, cronaca della Mille Miglia nera, Milano, Garzanti, 1952.
  • Egisto Corradi, La ritirata di Russia, Milano, Longanesi, 1964.
  • Egisto Corradi, L'avvocato, Vallecchi, 1966
  • Egisto Corradi, Dalle zone calde, Società Europea di Edizioni, Milano, 1981. Presentazione di Indro Montanelli, a cura di Marcello Staglieno
  • Egisto Corradi, Africa a cronometro, cronaca della «Mille Miglia Nera», Milano, Corbaccio, 2015. Nuova edizione ampliata a cura di Paolo Dal Chiele e Paolo Giusti, con un ricordo di Indro Montanelli.
  • Egisto Corradi, Reportages (1945-1974), (a cura di Franco Contorbia), Fondazione Corriere della Sera, Milano, 2015, ISBN 9788896820292

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Corradi Egisto di Ferdinando e di Belletti Dina, da Parma, classe 1914, tenente complemento, quartiere generale della divisione "Julia" “Addetto al comando di divisione alpina, dava più volte prova di iniziativa, risolutezza e freddo coraggio - Incaricato di recapitare ordini di vitale importanza in contingenze particolarmente delicate e in condizioni atmosferiche proibitive, assolveva il suo compito dopo otto ore di estenuanti ricerche attraversando ripetutamente zone battute da fuoco di mortai ed armi automatiche e controllate da pattuglie avversarie. Attaccato il comando di grande unità, alla testa di un reparto di formazione, si lanciava arditamente al contrassalto all'arma bianca contribuendo con l'audace suo intervento a ricacciare l'avversario. Successivamente, in lunghi giorni di sanguinose lotte, sopportando eccezionali disagi e privazioni, riusciva a rompere l'accerchiamento e a rientrare nelle nostre linee coi superstiti del suo reparto.”»
— Fronte russo, 17-18-19 dicembre 1942 – 19-20 gennaio 1943.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Guido Vergani, Inviato speciale sui fronti di guerra, su la Repubblica, 26 maggio 1990.
  2. ^ Fu pubblicato da Longanesi nel 1964, quindi una ventina di anni dopo lo svolgersi degli eventi.
  3. ^ Citato in una recensione di Luisa Bonesio Geofilosofia.it
  4. ^ Citato in 1956: Budapest e Suez Archiviato il 25 febbraio 2014 in Internet Archive. di Sergio Romano, Radio3 - Rai.it
  5. ^ Bernardo Valli, Egisto Corradi, quando la cronaca è romanzo, L'Espresso, 16 giugno 2016.
  6. ^ Fra gli altri: Premio S.Ilario 1988, Archiviato il 18 dicembre 2006 in Internet Archive., Premio Marzotto (giornalismo) 1965, Premio Saint Vincent di giornalismo 1965 Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive. e 1976 Archiviato il 15 luglio 2007 in Internet Archive. e Premio Max David alla memoria
  7. ^ I grandi uomini della Sezione di Milano, in I Quaderni di "Veci e Bocia", Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Milano, maggio 2015, p. 23.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Eugenio Marcucci, Giornalisti grandi firme - L'età del mito, Catanzaro, Rubbettino Editore, 2005, ISBN 88-498-1071-7.
  • Bernardo Valli, Egisto Corradi,quando la cronaca è romanzo, L'Espresso, 16 giugno 2016, p. 106

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN93819304 · ISNI (EN0000 0000 7891 5738 · SBN CFIV052592 · LCCN (ENn79021809 · GND (DE112555052X · J9U (ENHE987007260112905171 · CONOR.SI (SL185370723 · WorldCat Identities (ENlccn-n79021809