Clem Sacco

Clem Sacco
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenereRock and roll
Rock demenziale
Periodo di attività musicale1957 – 2007
EtichettaSmeraldo Records, Carisch, Durium, Clem Sacco Records, NET, Fonola, On Sale Music, Hate Records
Album pubblicati5
Studio1
Live1
Raccolte3

Clem Sacco, pseudonimo di Clemente Sacco (Il Cairo, 19 maggio 1933Tenerife, 9 marzo 2024), è stato un cantautore italiano, antesignano del rock demenziale.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1952 si trasferisce dal natio Egitto a Milano, dove studia canto alla scuola civica.

Nel 1958 vive sporadiche apparizioni dal vivo in alcuni locali milanesi, anno in cui abbandona per sempre la vena canora della musica lirica. Nel 1961 scrive la sua prima canzone boogie, Agnese Rock, fondando allo stesso tempo la C.S.R. (Clem Sacco Records), uno dei primissimi esempi di etichetta discografica indipendente in Italia, per sostenere la sua attività artistica.

Lo stesso anno ottiene un inatteso successo sui juke box con il brano demenziale O mama, voglio l'uovo a la coque...[2]. Nel 1961 partecipa al 1º Festival del Rock And Roll; dal 1961 al 1963 partecipa ai festival del Juke Box organizzati dal "Partito estremista dell'urlo" di Ghigo Agosti. Alla fine del '62 diventa voce solista nel gruppo dei Ribelli nel Clan Celentano. Ha poi la fortuna di essere ospite cantante twist nel film di Carlo Infascelli Canzoni, bulli e pupe. Nel 1962 fonda il complesso Clem Sacco ed i suoi Califfi con i chitarristi Gino Santercole e Gigi Rizzi ed il batterista Enrico Maria Papes dei Giganti[2]. A fine anni sessanta, con lo pseudonimo Clementina Gay, si esibisce all'Alexander, all'epoca noto locale musicale gay milanese. Sempre in quel periodo alcune canzoni demenziali, come Il deficiente e Baciami la vena varicosa, non ebbero successo e Clem Sacco sparì dalle scene[2].

Negli anni ottanta si allontana progressivamente dalla scena italiana per trasferirsi a Tenerife (Canarie), dove ha vissuto fino al suo decesso.

A riscoprirlo nel 2002 è il giornalista della Rai Michele Bovi che lo fa tornare in Italia per partecipare a una serie di programmi: "Eventi Pop" (Rai Due), "La Grande Notte" di Gene Gnocchi (Rai Due, 2003), Tg2 Dossier Storie sulle origini del rock con Renzo Arbore (2005), "I migliori anni" (Rai Uno, 2009). Nel 2010 partecipa a "Ciak... si canta!" (Rai Uno) e durante la puntata viene presentato il videoclip della sua canzone "Baciami la vena varicosa" diretto e sceneggiato da Asia Argento e Michele Civetta.

Il 13 marzo dello stesso anno si esibisce con successo al Live Club di Trezzo sull'Adda, cantando tutti i suoi cavalli di battaglia e segnando, così, il ritorno sul palcoscenico. Ad aiutarlo in quella occasione sono presenti il suo vecchio batterista poi divenuto leader de I Giganti Enrico Maria Papes, come anche l'autore originale del brano The African Cry, Gigi Rizzi.

A seguito del concerto rilascia un'intervista alla rivista Jamboree in cui ripercorre con precisione le tappe fondamentali della sua carriera.

Il 24 marzo 2012 si esibisce nuovamente, dopo 3 anni, al Live Club di Trezzo sull'Adda.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

Raccolte[modifica | modifica wikitesto]

  • 2005: Clem Sacco, il nonno del rock (Clem Sacco Records; raccolta di nuovi arrangiamenti)
  • 2007: Clem Sacco in action (On Sale Music; raccolta antologica di originali)
  • 2011: Twisted!!! (Hate Records HATE 40; edizione limitata 500 copie vinile nero: il meglio delle sue registrazioni fine '50/primi '60. Contiene anche brani mai ristampati prima; esiste anche edizione limitata 50 copie “primitive leopard underpants” edition : vinile rosso + mutanda leopardata primitiva)

EP[modifica | modifica wikitesto]

45 giri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Addio Clem Sacco, protodemenziale del rock italiano (di M. Bovi), su HuffPost Italia, 11 marzo 2024. URL consultato il 13 marzo 2024.
  2. ^ a b c Enrico Deregibus (a cura di), Dizionario completo della Canzone Italiana, Firenze, Giunti editore, 2010, ISBN 9788809756250.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Sterparelli (a cura di) "I maledetti del rock italiano, segni e suoni di strada da Clem sacco ai 99 Posse", Del Grifo Editore, 2008
  • Maurizio Maiotti (con la collaborazione di Armando Buscema), "1944-1963: i complessi musicali italiani", Maiotti Editore, 2010, alla voce “Clem Sacco e i Califfi”, pp. 152-157.
  • Clem Sacco "La lapide della mia tomba - Autobiografia di Clem Sacco", Maiotti editore, 2012
  • Enzo Giannelli, Clem Sacco, in Gli urlatori, tutti i figli italiani di Elvis, Roma, Armando Curcio Editore, 2012, pagg. 109-110
  • Enrico Deregibus (a cura di), Dizionario completo della Canzone Italiana, Firenze, Giunti editore, 2010, ISBN 9788809756250.

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