Classis Mauretanica

Classis Mauretanica
Le provincie romane di Mauritania, con il porto di Iol Caesarea (sede della Classis Alexandirna) a nord della mappa.
Descrizione generale
AttivaCaligola/Claudio - inizi del V secolo
NazioneImpero romano
Impero bizantino
ServizioMarina militare romana
TipoFlotta provinciale
RuoloDifesa navale
Dimensionealcune migliaia di classiarii
Guarnigione/QGMauritanie
Battaglie/guerreInvasioni barbariche
Guerra vandalica
Comandanti
Comandante attualePraefectus classis
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

La Classis Mauretanica fu una flotta provincialis, istituita da Claudio. Aveva il compito di pattugliare le coste dell'Oceano Atlantico fino allo stretto di Gibilterra,[1] oltre alle coste del Mediterraneo sud-occidentale della Mauretania stessa e della Spagna meridionale. Era un distaccamento della Classis Alexandrina (con comando speciale). La sua comparsa si fa risalire al 40 circa, al tempo dell'imperatore Caligola, o più probabilmente a Claudio dopo la costituzione in provincia (abbiamo informazioni di classiarii al tempo di Traiano,[2] probabilmente come vexillationes di altre flotte permanenti), anche se divenne flotta permanente dopo il 176 con Marco Aurelio.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Flotta romana.

Con la messa a morte da parte di Caligola, del figlio di Giuba II, Tolomeo, nel 40 la Mauretania passò sotto il controllo diretto di Roma.[4] Due anni più tardi, nel 42, le popolazioni della Mauretania appena annessa si ribellarono, ed il nuovo imperatore, Claudio, fu costretto ad inviare nella nuova provincia, il generale Gaio Svetonio Paolino, per porre fine alla rivolta.[5] Claudio poté istituire due nuove province sottoposte a due governatori di rango equestre:[6] la Mauretania Cesariens (Mauretania Caesariensis), con capitale Iol-Caesarea (Cherchell), che comprendeva l'Algeria occidentale e centrale, fino all'attuale Cabilia, e la Mauretania Tingitana (Mauretania Tingitana), con capitale prima, probabilmente Volubilis e quindi Tingis (Tangeri).

La flotta fu probabilmente impiegata anche quando tribù maure, che si trovavano a sud del medio Atlante, tornarono a premere lungo i confini della Tingitana ed a incunearsi tra le due province, fino a compiere scorrerie marittime lungo le coste della Betica durante il principato di Antonino Pio. E sebbene quest'ultimo fosse stato in grado di respingere i Mauri, costringendoli a chieder pace[7] attraverso il generale Sesto Flavio Quieto[8] e numerose vexillationes provinciali[9] guidate anche dal prefetto degli auxilia spagnoli Tito Vario Clemente[10] (145-148 d.C.), nuove incursioni si presentarono durante il regno di Marco Aurelio, proprio mentre l'imperatore filosofo era impegnato lungo il fronte settentrionale nella guerra contro Marcomanni, Quadi e Iazigi. I Mauri, che stavano compiendo saccheggi in tutta la Spagna e si erano spinti profondamente nella Betica fino ad Italica e ponendo sotto assedio la città di Singilia Barba,[11] furono respinti dai suoi legati imperiali.[12][13] Tra questi vi era anche l'amico fraterno di Marco, Aufidio Vittorino, accompagnato da forze speciali (vexillationes di altre province[14]), ed il governatore della Tingitana, Vallio Massimiano. L'area a sud dell'Atlante fu quindi sottoposta ad un controllo diretto più efficace (172-177 circa), mentre al figlio del capotribù degli Zegrensi, un certo Giuliano il giovane, fu concessa la cittadinanza romana insieme alla moglie Faggura.[15][16] E proprio in questo periodo fu creata la Classis Mauretanica.

Anche il figlio Commodo, durante il suo regno (180-192), fu costretto a combattere queste genti attraverso i suoi generali, riuscendo a vincerli.[17] Nuovi coinvolgimenti della flotta accaddero anche sotto Settimio Severo, quando l'allora legato pro praetore della Hispania Citerior, Tiberio Claudio Candido, fu costretto a combattere per terra e per mare alcune popolazioni ribelli, che il Mommsen non esclude possano essere stati della Mauretania.[18][19]

Durante il principato di Gallieno, nel mezzo dell'anarchia militare, il governatore di Numidia, un certo Saturnino, sembra riuscì a respingere una nuova incursione di Mauri.[20] Ancora sul finire del III secolo (nel 297) l'augusto Massimiano, partito per la Mauretania, riuscì a debellare una tribù della zona, i Quinquegentiani, che erano penetrati anche in Numidia. L'anno successivo (298) rinforzò le difese della frontiera africana dalle Mauritanie alla provincia d'Africa.[21]

I romani abbandonarono gran parte della Mauretania Tingitana già alla fine del III secolo, compresa la città di Volubilis, per ragioni ancora poco chiare.[22] Poi la Mauretania fu occupata dai Vandali agli inizi del V secolo.

Porti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Mauretania (provincia romana) e Limes africano.

Sua base principale si trovava a Iol-Cesarea Mauretaniae (l'attuale Cherchell in Algeria).[23] Nel 44, dopo quattro anni di rivolte, l'Imperatore Claudio divise il regno di Mauretania in due province. Caesarea divenne la capitale della Mauretania Caesariensis, una delle due province. Claudio diede poi alla città due nomi: la capitale Caesariensis e la città, colonia romana con il secondo nome di Colonia Claudia Caesarea. La città ebbe, quindi un porto, dove fu insediato un distaccamento della Classis Alexandrina[24] ed anche di quella di Miseno,[25] che in seguito divenne la Classis Mauretanica. Fu quindi luogo di nascita dell'Imperatore Macrino, succeduto a Caracalla.[26] Poi nel V secolo fu assediata e distrutta dai Vandali, per poi essere rioccupata dall'Imperatore bizantino Giustiniano I, che la restaurò e la riportò al suo antico splendore.

«Lungo questa costa c'è una città chiamata Iol, che Giuba II, padre di Tolomeo di Mauretania, ricostruì, cambiando il suo nome in Caesareia; aveva un porto e pure, di fronte al porto c'era una piccola isola.»

Tipologia di imbarcazioni[modifica | modifica wikitesto]

Di questa grande flotta ci sono pervenuti, grazie ad alcune epigrafi i nomi di alcune imbarcazioni:

Il corpo di truppa[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Praefectus classis e Classiarius.

Anche per la flotta delle provinciale delle due Mauretanie il numero degli effettivi si aggirava intorno a qualche migliaia di ausiliari. Erano acquartierati a Iol-Caesarea.

Il comandante della flotta era il Praefectus classis ovvero il comandante di parte del mar Mediterraneo occidentale, proveniente dall'ordine equestre. A sua volta il diretto subordinato del praefectus era un sub praefectus, a sua volta affiancato da una serie di praepositi, ufficiali posti a capo di ogni pattuglia per singola località.

Altri ufficiali erano poi il Navarchus princeps,[28] che corrisponderebbe al grado di contrammiraglio di oggi. Nel III secolo fu poi creato il Tribunus classis con le funzioni del Navarchus princeps, più tardi tribunus liburnarum.

La singola imbarcazione era poi comandata da un trierarchus (ufficiale), dai rematori e da una centuria di marinai-combattenti (manipulares / milites liburnarii). Il personale della flotta (Classiari o Classici) era perciò diviso in due gruppi: gli addetti alla navigazione ed i soldati. Il servizio durava 26 anni[29] (contro i 20 dei legionari ed i 25 degli auxilia). Dal III secolo fu aumentato fino a 28 anni di ferma. Al momento del congedo (Honesta missio) ai marinai era data una liquidazione, dei terreni e di solito anche la cittadinanza concessa, essendo gli stessi nella condizione di peregrini al momento dell'arruolamento.[30] Il matrimonio era invece permesso loro, solo al termine del servizio attivo permanente.[30] Ricordiamo alcuni suoi praefecti classis:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ CIL VIII, 21032.
  2. ^ CIL XVI, 56.
  3. ^ AE 2002, 175.
  4. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIX, 25.
  5. ^ Cassio Dione, Storia romana, LX, 9, 1.
  6. ^ Cassio Dione, Storia romana, LX, 9, 5.
  7. ^ Historia Augusta, Antoninus Pius, 5, 4.
  8. ^ AE 1960, 28.
  9. ^ RMD-V, 405; RMM 32; CIL XVI, 99.
  10. ^ CIL III, 5212; CIL III, 5215.
  11. ^ ILS 1354 e 1354a.
  12. ^ Historia Augusta, Vita Marci Antonini philosophi, 21, 1.
  13. ^ Historia Augusta, Severus, 2, 4.
  14. ^ AE 1987, 795; CIL III, 5211.
  15. ^ AE 1971, 534.
  16. ^ A.Birley, Marco Aurelio, Milano 1986, pp.255-256.
  17. ^ Historia Augusta, Commodus Antoninus, 13, 5.
  18. ^ CIL II, 4114.
  19. ^ T.Mommsen, L'Impero di Roma, vol.3, Milano Dall'Oglio Editore, p.230.
  20. ^ Historia Augusta, Quadrigae Tyrannorum, 9, 5.
  21. ^ Grant, p.274.
  22. ^ Christopher Wickham, Framing The Early Middle Ages - Europe And The Mediterranean, 400-800, Oxford University Press, 2005, p.18.
  23. ^ AE 1976, 744, AE 1995, 1798, AE 1995, 1798, CIL XVI, 56; CIL VIII, 9562.
  24. ^ a b CIL VIII, 21025.
  25. ^ CIL VIII, 21000; AE 1949, 141.
  26. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXXIX, 11.1.
  27. ^ CIL VIII, 9379 (p 1983).
  28. ^ CIL XI, 86.
  29. ^ AEA 2009, 19.
  30. ^ a b CIL XVI, 1.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • E. Abranson J.P. Colbus, La vita dei legionari ai tempi della guerra di Gallia, Milano, 1979.
  • Giovanni Brizzi, Scipione e Annibale. La guerra per salvare Roma, Bari-Roma, 2007, ISBN 978-88-420-8332-0.
  • Domenico Carro, Classica, appendici marittime, in Supplemento alla Rivista Marittima, n. 12, dicembre 2002.
  • Giuseppe Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini, Il Cerchio, 2008.
  • Giuseppe Cascarino, Carlo Sansilvestri, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. III - Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente, Rimini, Il Cerchio, 2009.
  • Filippo Coarelli, La colonna Traiana, Roma, 1999. ISBN 88-86359-34-9.
  • Peter Connolly, L'esercito romano, Milano, Mondadori, 1976.
  • Peter Connolly, Greece and Rome at war, Londra, Greenhill Books, 1998, ISBN 1-85367-303-X.
  • Adrian Goldsworthy, The Fall of Carthage: The Punic Wars 265–146 BC, 2000, ISBN 0-304-36642-0.
  • Erich S. Gruen, The Hellenistic World and the Coming of Rome: Volume II, University of California Press, 1984, ISBN 0-520-04569-6.
  • L. Keppie, The Making of the Roman Army, from Republic to Empire, Londra, 1998.
  • M.J. Klein, Traiano e Magonza. La capitale della provincia della Germania superior, Milano, nel catalogo della mostra Traiano ai confini dell'Impero di Ancona presso Mole Vanvitelliana, a cura di Grigore Arbore Popescu, 1998, ISBN 88-435-6676-8.
  • John Leach, Pompeo, il rivale di Cesare, Milano, 1983.
  • Archibald Ross Lewis, Runyan, Timothy J., European Naval and Maritime History, 300-1500, Indiana University Press, 1985, ISBN 0-253-20573-5.
  • Yann Le Bohec, L'esercito romano. Le armi imperiali da Augusto alla fine del III secolo, Roma, Carocci, 1993.
  • Yann Le Bohec, Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma, Carocci, 2008, ISBN 978-88-430-4677-5.
  • Penny MacGeorge, Appendix: Naval Power in the Fifth Century, in Late Roman Warlords, Oxford University Press, 2002, ISBN 978-0-19-925244-2.
  • V.A.Maxfield, L'Europa continentale, cap.VIII, in Il mondo di Roma imperiale: la formazione, a cura di J.Wacher, Bari-Roma 1989.
  • Fik Meijer, A History of Seafaring in the Classical World, Routledge, 1986, ISBN 978-0-7099-3565-0.
  • Alessandro Milan, Le forze armate nella storia di Roma Antica, Roma, Jouvence, 1993.
  • André Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano, 1989.
  • David Potter, The Roman Army and Navy, in The Cambridge Companion to the Roman Republic, Cambridge University Press, 2004, ISBN 978-0-521-00390-2.
  • Reddé, Michael, Mare nostrum, Parigi 1986.
  • D.B. Saddington, Classes. The Evolution of the Roman Imperial Fleets, in A Companion to the Roman Army, Blackwell Publishing Ltd., 2007, ISBN 978-1-4051-2153-8.
  • Chester G. Starr, The Roman Imperial Navy: 31 B.C.-A.D. 324 (2nd Edition), Cornell University Press, 1960.
  • Chester G. Starr, The Influence of Sea Power on Ancient History, Oxford University Press US, 1989, ISBN 978-0-19-505667-9.
  • Warren T. Treadgold, A History of the Byzantine State and Society, Stanford University Press, 1997, ISBN 0-8047-2630-2.
  • John Warry, Warfare in the Classical World, Salamander Books Ltd., 2004, ISBN 0-8061-2794-5.