Capponi (famiglia)

Capponi
POST TENEBRAS LUX
Trinciato di nero e d'argento.
StatoBandiera dell'Italia Italia
FondatoreCappone Capponi
Data di fondazioneXIII secolo
Lo stemma dei Capponi sul palazzo di via Gino Capponi: arme trinciato diviso diagonalmente in due parti, nera e argento; il motto è legato allo stemma e recita Post tenebra lux

I Capponi sono un'antica famiglia di Firenze.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Provenienti forse dal contado Senese, furono presenti a Firenze almeno dalla prima metà del XIII secolo: la prima menzione d'archivio è di un certo Cappone Capponi, immatricolato nell'Arte della Seta nel 1210. Peraltro, in una pergamena dell'Abbazia di Passignano del 1056, conservata presso l'Archivio di Stato di Firenze, viene menzionato un Uguccio dicto Capponio, il che confermerebbe la provenienza dei Capponi dal meridione della Toscana.

Statua di Pier Capponi, nel loggiato degli Uffizi

Furono all'inizio della loro ascesa sociale mercanti soprattutto di lana e seta e politicamente abbracciarono la fede guelfa. Presto la famiglia si divise in cinque rami dai cinque figli di Buonamico Capponi (?-1310), che vissero uniti dalla cooperazione, oltre che dalla parentela. Non tardò ad arrivare, al pari delle altre famiglie maggiorenti fiorentine, anche un banco, una compagnia d'affari, che aveva sedi anche a Milano, a Bologna, a Lione e in Oriente. Le cariche politiche furono quasi una conseguenza della ricchezza e del prestigio acquisito, per cui la famiglià contò ben dieci gonfalonieri di giustizia e cinquantasette priori tra i suoi membri.

Tra il 1342 e il 1343 furono tra le famiglie che si mobilitarono per cacciare il tiranno Gualtieri VI di Brienne, Duca di Atene. Con la salita alla ribalta di Cosimo de' Medici i Capponi tennero una posizione di equilibrata distanza tra le parti in causa, anzi, Neri Capponi fu tra coloro che cercarono di quietare gli animi tra Medici e Albizi. Dopo il rientro di Cosimo dall'esilio e la presa de facto del potere cittadino Neri divenne un suo alleato, prendendo l'incarico di commissario dello stato di Firenze in occasione della battaglia di Anghiari, che lo vide vittorioso. Neri garantì una sorta di equilibrio tra le varie forze in gioco a Firenze, frenando sia le ambizioni di Cosimo che dei suoi avversari. Dopo la sua morte (1457) prese il suo posto quel Luca Pitti che sarà congiurato alla morte di Cosimo contro i Medici stessi, cercando di eliminare senza successo Piero il Gottoso figlio di Cosimo.

Grande figura e celeberrima fu quella di Pier Capponi, ambasciatore e condottiero che nel 1494 tenne testa al re Carlo VIII di Francia disceso in Italia con un esercito alla conquista di Napoli. Alle minacce di attacco dei francesi a fronte di pesanti richieste finanziarie è rimasta celebre la sua risposta:

«E se voi suonerete le vostre trombe noi daremo alle nostre campane!»

Sottintendeva al fatto di essere pronto a chiamare il popolo fiorentino a combattere nelle strette vie cittadine nel caso l'esercito francese avesse messo mano alle armi. L'inadeguatezza di Piero di Lorenzo de' Medici detto il Fatuo si era rivelata nella viltà con cui aveva concesso al re di Francia libero il passo consegnandogli le fortezze di Sarzana, Pietrasanta, Motrone e Ripafratta senza alcuna autorizzazione da parte della Signoria: una leggerezza che gli costò l'esilio dalla città. Ora l'esercito francese era all'interno della città e Carlo VIII sosteneva di averne preso legittimamente possesso come di città conquistata pretendendo di dettare gravosissime condizioni. L'eroico gesto del Capponi che strappò di mano all'araldo del re il foglio da cui stava leggendo le odiose richieste, la sua risposta minacciosa, la paura dei Francesi di essere costretti ad un combattimento non in campo aperto spinsero Carlo VIII a più miti consigli.

Nel 1513 Agostino Capponi fu uno dei pochi membri familiari a schierarsi apertamente contro i Medici, ordendo una congiura contro il cardinale Giovanni de' Medici, scoperta e punita con la morte per lui e il suo complice Pietro Paolo Boscoli.

Agnolo Bronzino, Ritratto di Lodovico Capponi

Nel 1527, durante l'ultima cacciata dei Medici, Niccolò Capponi fu gonfaloniere di giustizia: stretto tra la morsa di papa Clemente VII e Carlo V deliberò, come ai tempi di Savonarola, di mettere la città nelle mani di Cristo Re, cosa che però non servì ad evitare l'assedio di Firenze e la sua riconquista da parte dei Medici.

Con l'instaurazione del ducato di Alessandro de' Medici ecco però che molte ricche e nobili famiglie fiorentine, sebbene avessero difeso a spada tratta la Repubblica e le sue istituzioni, per convenienza mutarono rapidamente faccia (siamo negli anni 1530-1537) ed entrarono a far parte del senato che doveva ratificare le decisioni del nuovo padrone di Firenze. I Capponi furono in buona compagnia con gli Antinori, i Corsini, i Salviati, i Guicciardini, i Rucellai, gli Strozzi, i Tornabuoni, ecc. Tutte famiglie che si assicurarono così ricchezza e gloria nei secoli a venire, mentre altre, come i Soderini, gli Altoviti, vennero costrette all'esilio permanente. Visse in quel periodo il cardinale Luigi Capponi.

Lodovico Capponi seniore fu committente del capolavoro di Jacopo Pontormo, la Cappella Capponi in Santa Felicita, mentre suo figlio Lodovico Capponi juniore fu il soggetto di un famoso ritratto di Agnolo Bronzino. Egli fu in quegli anni anche protagonista di una famosa storia d'amore a lieto fine con Maddalena Vettori, già promessa sposa a un altro e poi rinchiusa in un convento, prima di poter sposare il suo amato per intercessione della granduchessa Eleonora di Toledo.

Gli anni del Granducato per i Capponi furono un periodo di rinnovata solidità patrimoniale, politica e familiare, con gli interessi economici ormai votati ai terreni, come tante altre famiglie fiorentine, piuttosto che ai commerci ormai ristagnanti nella tranquilla Toscana tra Sei e Settecento. Con gli acquisti fondiari non tardò ad arrivare un titolo nobiliare, quello di conte.

Risalgono soprattutto a questo periodo i vari palazzi Capponi sparsi in vari punti di Firenze, ad ospitare i tanti rami familiari: Palazzo Capponi alle Rovinate, Palazzo Capponi-Covoni e il cosiddetto Palazzo di Gino Capponi, solo per elencare i principali. Il palazzo in via Gino Capponi precede di circa un secolo lo statista al quale è dedicata la strada, e fu eretto per Alessandro Capponi su progetto di Carlo Fontana.

Gino Capponi viene talvolta indicato come l'ultimo discendente della famiglia: in realtà con lui si estinse solo uno dei rami, ma i conti Capponi esistono tutt'oggi ed abitano sempre in uno dei loro antichi palazzi, Palazzo Capponi alle Rovinate, in via de'Bardi, non lontano da Ponte Vecchio. Se il grande statista e letterato fu una delle figure chiave del Risorgimento italiano, tanto da venire sepolto nella basilica di Santa Croce accanto ai grandi italiani di tutti i tempi, la casata ha ancora la propria cappella e le proprietà fondiarie a Greve in Chianti.

Luoghi e architetture[modifica | modifica wikitesto]

Palazzi
Ville

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Newton Compton Editori, 2006 ISBN 88-8289-531-9
  • Pompeo Litta, Capponi di Firenze, collana Famiglie celebri italiane, Milano, 1870.

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