Zeri

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Zeri
comune
Zeri – Stemma
Zeri – Bandiera
Zeri – Veduta
Zeri – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Toscana
Provincia Massa-Carrara
Amministrazione
SindacoCristian Petacchi (lista civica) dal 12-6-2017
Territorio
Coordinate44°21′N 9°46′E / 44.35°N 9.766667°E44.35; 9.766667 (Zeri)
Altitudine708 m s.l.m.
Superficie73,66 km²
Abitanti955[2] (30-6-2022)
Densità12,96 ab./km²
FrazioniAdelano, Castello, Codolo, Coloretta, Montelama, Noce, Patigno, Paretola, Rossano, Villaggio degli Aracci
Comuni confinantiAlbareto (PR), Mulazzo, Pontremoli, Rocchetta di Vara (SP), Sesta Godano (SP), Zignago (SP)
Altre informazioni
Cod. postale54029
Prefisso0187
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT045017
Cod. catastaleM169
TargaMS
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Cl. climaticazona F, 3 136 GG[4]
Nome abitantizerasco, zeraschi[1]
Patronosan Lorenzo
Giorno festivo10 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Zeri
Zeri
Zeri – Mappa
Zeri – Mappa
Posizione del comune di Zeri all'interno della provincia di Massa-Carrara
Sito istituzionale

Zeri (Tsèri nel dialetto della Lunigiana) è un comune italiano sparso di 955 abitanti[2] della provincia di Massa-Carrara in Toscana.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

«Fra il Magra ed il Verde pel giogo apuano / Dal rapido Zeri all'irto Rossano / Un volgo concorde repente si desta / All'armi gridando con un suon di tempesta / Che assorda le valli, che abbrivida i cor»

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Zeri è il comune più occidentale della Regione Toscana e dell'intera Italia Centrale e si colloca in Lunigiana, sul crinale che divide la valle della Magra da quella del Vara. Nel passato è stato luogo di transito e di collegamento tra le colonie romane di Luni e di Velleia. La "Via Regia" o "Salaria", che ne attraversava il territorio, rimase via di rilevante interesse almeno fino al secolo XVIII.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del paese deriva dall'antico toponimo Castrum Cerri ("castello del bosco di cerri"), in dialetto Zéri.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

I primi abitanti del territorio di Zeri furono probabilmente i Liguri.
Già nell'età del bronzo queste zone dovevano essere abitate visto il ritrovamento in loco di urne contenenti ossa combuste, testimonianza di una pratica funeraria peraltro differente dalla cultura tipica di quest'area appenninica, che prevedeva invece il rito inumatorio. La frequentazione del luogo è anche testimoniata dalle modificazioni difensive che esistono nella Gretta.
Il rinvenimento di una statua stele e di ceramiche dell'età del ferro, assieme all'analisi di alcuni toponimi, avvalora inoltre la tesi che, sin dai tempi antichi, Zeri fu un importante nodo viario e venne abitato e percorso da svariate popolazioni.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Zeri si lega alle vicende che interessarono la vicina città di Pontremoli e il resto della Lunigiana. Alcune fonti attestano che un Diploma di Federico I del 1164 concesse ai Malaspina i privilegi su Zeri. In seguito il territorio passò a Pontremoli e ad esso legò i propri destini e vide succedersi il dominio di Castruccio Castracani, degli Scaligeri, dei Fieschi, degli Sforza e dei Visconti.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Zeri ebbe sempre una forte identità, con confini ben definiti che la portarono spesso a controversie territoriali. Nel 1502 iniziò una disputa con gli abitanti di Torpiana di Zignago, che si protrasse per molti anni e scaturì nel 1574 in un conflitto armato. Un'altra contesa, che durò secoli e vide il susseguirsi di scontri armati e momentanei accordi, fu quella sorta a partire dal 1526 tra Rossano (oggi frazione del Comune di Zeri) e Suvero (oggi frazione del comune di Rocchetta di Vara), che si risolse solo nel 1783 quando si stabilirono i confini definitivi. Zeri impugnò nuovamente le armi, questa volta contro Pontremoli, dopo la Battaglia di Pavia, perché rifiutava di concorrere alle spese di mantenimento delle truppe spagnole venute in Lunigiana.
Dopo un periodo di dominazione Spagnola, nel 1647 Pontremoli assieme a Zeri fu ceduta alla Repubblica di Genova, che tre anni dopo la rivendette al Granduca di Toscana.
Il dominio fiorentino durò sino alla fine del Settecento e costituì un periodo di grande sviluppo economico e mercantile grazie alle agevolazioni fiscali concesse dal Granduca ad alcune famiglie pontremolesi. Nel 1777 fu sciolto il consiglio generale del comune di Pontremoli e furono istituiti i comuni di Caprio e di Zeri.
Il 25 maggio 1799 la popolazione insorse contro un reparto Napoleonico di circa 300 soldati, affrontò il nemico e lo respinse fino a Borgotaro.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il Congresso di Vienna Pontremoli e Zeri tornarono sotto il Granducato di Toscana per poi essere annesse nel 1847 al Ducato di Parma in virtù del trattato di Firenze. Proprio alla vigilia di questa cessione i pontremolesi e gli zeraschi, che erano contrari, ripresero le armi strappate ai francesi più di cinquant'anni prima. L'agitazione e le diverse manifestazioni non produssero però i risultati sperati e di lì a poco, il 7 gennaio 1848, venne stipulato l'atto di cessione dei distretti di Pontremoli e Bagnone che costituirono la Provincia della Lunigiana Parmense.

Nel 1859 e con la fine della seconda guerra di indipendenza anche Zeri, come gli altri comuni lunigianesi, votò l'annessione al Regno di Sardegna. Il 27 dicembre 1859 un decreto del governo delle province dell'Emilia decretò la creazione della nuova provincia di Massa Carrara[5]. Due anni più tardi Zeri seguì le vicende del nuovo Regno d'Italia.

Nel corso della Resistenza italiana Zeri svolse un ruolo importante. Il maggiore britannico Gordon Lett scelse infatti Rossano di Zeri come base per formare il Battaglione Internazionale. Con il luglio del 1944 il Battaglione Internazionale entrò a far parte della I Divisione Liguria, il cui comando trovò sede ad Adelano, un punto di riferimento importante per il movimento partigiano dello spezzino e della Val di Magra.
Le valli zerasche vissero momenti drammatici durante l'occupazione nazista, in particolare in occasione dei rastrellamenti del 3 agosto 1944 e del 20 gennaio 1945, quando le truppe di occupazione si resero responsabili dell'uccisione di molti zeraschi e di una decina di partigiani spezzini, oltreché di stupri, di razzie di raccolti e di bestiame, dell'incendio di alcuni centri abitati e della distruzione dell'antico archivio comunale.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 6 aprile 1987.[6]

«Di rosso, al colle, fondato in punta, di tre cime, la centrale più alta, di verde, esso colle sostenente la montagna di tre cime, la centrale più alta, d'argento, la cima centrale del colle cimata dall'albero di verde, fustato al naturale, attraversante. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di rosso, il motto in lettere maiuscole d'argento, PRO LIBERTATE PUGNAVI. Ornamenti esteriori da Comune.»

Gli smalti dello scudo — rosso, argento e verde — richiamano i colori nazionali. L'albero di cerro, allude all'antico nome del paese. Il motto Pro libertate pugnavi ("ho lottato per la libertà") fa riferimento all'eroica partecipazione della popolazione alla lotta di Liberazione partigiana.

Il gonfalone è un drappo troncato di bianco e di rosso.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Il Comune di Zeri è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignito della medaglia di bronzo al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[7]:

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In uno dei periodi più bui della sua storia, la popolazione del comune di Zeri offerse generosamente tutta l'ospitalità di cui era capace a migliaia di persone, fra cui molti prigionieri alleati, la cui protezione costituiva un rischio mortale. In più occasioni non esitò ad impugnare le armi per difendere il proprio territorio dai nazi-fascisti e aiutare i partigiani della zona, subendo così violente rappresaglie, deportazioni e rovine, che non fecero che rinvigorire il suo anelito di riscossa e la speranza di libertà. Zeri, 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945.»
— 9 maggio 1994[8]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Lorenzo (Zeri).
  • Chiesa di San Lorenzo, nella frazione di Patigno.
  • Chiesa di Santa Maddalena, nella frazione di Adelano.
  • Chiesa San Medardo, nella frazione di Rossano.
  • Chiesa di San Pellegrino, nella frazione di Bosco di Rossano.
  • Chiesa di San Rocco, nella frazione di Coloretta.
  • Chiesa di Santa Felicita, nella frazione di Codolo.

Nel comune di Zeri ci sono complessivamente 19 chiese, censite dalla CEI, tra chiese parrocchiali e oratori.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[9]

Il lago Aracci, nei pressi di Zeri

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

La Strada Provinciale 37, attraverso il valico Foce di Rastello, collega Zeri a Sesta Godano.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1960 1985 Enzo Monali Partito Socialista Italiano Sindaco [10]
3 luglio 1985 31 maggio 1990 Mauro Ferrari Partito Comunista Italiano Sindaco [10]
31 maggio 1990 11 settembre 1993 Enzo Monali Partito Socialista Italiano Sindaco [10]
23 ottobre 1993 24 aprile 1995 Pier Luigi Ferrari Partito Socialista Italiano Sindaco [10]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Pier Luigi Ferrari centro-sinistra Sindaco [10]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Pier Luigi Ferrari centro-sinistra Sindaco [10]
14 giugno 2004 18 dicembre 2006 Egidio Enrico Pedrini lista civica Sindaco [10]
9 gennaio 2007 29 maggio 2007 Vita Scirè Comm. pref. [10]
29 maggio 2007 7 maggio 2012 Davide Filippelli Democrazia è Libertà - La Margherita Sindaco [10]
7 maggio 2012 11 giugno 2017 Egidio Enrico Pedrini lista civica Sindaco [10]
11 giugno 2017 in carica Cristian Petacchi lista civica Sindaco [10]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Sport invernali[modifica | modifica wikitesto]

In prossimità del Passo dei Due Santi, tra il monte Spiaggi e il monte Fabei, al confine tra Toscana ed Emilia, si trova la stazione sciistica di "Zum Zeri-Passo dei Due Santi", che comprende nove piste da sci, uno snowpark dedicato allo snowboard e tre impianti di risalita (una seggiovia, uno skilift) e un camposcuola. Le piste si snodano per circa 10 chilometri e raggiungono nel punto più alto i 1 600 metri. Il rifugio "Passo Faggio Crociato" presso il Passo dei due Santi situato a 1392 metri, è servito da un ristorante e un ostello.

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

Dalla stagione 2018-19 si riaffaccia, dopo più di due decenni di assenza, la squadra locale di calcio, che si chiama G.S.D. ValliZeri e gioca in Terza Categoria nello stadio "Tolaro" a Coloretta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron Editore, 1981, p. 636.
  2. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Decreto 27 dicembre 1859, n. 79
  6. ^ Zeri, su Archivio Centrale dello Stato.
  7. ^ Istituzioni decorate di medaglia di bronzo al valor militare, su istitutonastroazzurro.it.
  8. ^ GU Serie Generale n.295 del 19-12-1994
  9. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28 dicembre 2012.
  10. ^ a b c d e f g h i j k http://amministratori.interno.it/

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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