Xenodochio

Lo xenodochio (in Latino: xenodochium, dal greco ξενοδοχεῖον - xenodochèion, da xénos, ospite, e dochèion, ricettacolo, da dèchomai ricevo) era una struttura di appoggio ai viaggi nel Medioevo, adibita a ospizio gratuito per pellegrini e forestieri.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Più piccolo di un hospitale era in genere posto sul percorso di una via di pellegrinaggio, come il cammino di Santiago di Compostela o la via Francigena e veniva gestito da monaci che offrivano alloggio e cibo.

In ambito urbano era un edificio delegato ad ospitare attività assistenziali presso le cattedrali di epoca tardo antica. Unito ad altri spazi con funzioni varie, portava alla costituzione del complesso episcopale.

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

La prima menzione nell'intero Occidente di un edificio chiamato xenodochio è in una epistola di san Girolamo del 397 scritta al senatore Pammachio in occasione della morte per parto della moglie Paolina (Audio te xenodochium in portu fecisse romano et virgam de arbore Abraham in Ausonia plantasse littore).[1]

Nell'Ottocento l'archeologo Giovanni Battista de Rossi propose l'identificazione dello xenodochio di Pammachio con i resti un grande edificio a pianta basilicale emersi nei pressi del porto di Traiano, ma tale proposta fu confutata da James Germain Février; maggior credito riceve l'ipotesi di Pasquale Testini che ha proposto di localizzare lo xenodochio nell'Isola Sacra, nei pressi del santuario di Sant'Ippolito di Porto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hier. Epist. LXVI, 11, in J.P. Migne, PL, vol. XXII (1877), col. 645.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]