Westwerk

Westwerk dell'Abbazia di Corvey.[1]

Il Westwerk, avant-corps o avancorpo è quella costruzione architettonica tipicamente medioevale di epoca carolingia che venne costruita a ridosso delle grandi chiese del Sacro Romano Impero. Westwerk (pl. Westwerke) è una parola tedesca che letteralmente significa opera occidentale, ma anche in altre lingue si usa sia il termine tedesco che il termine francese avant-corps (in inglese si trova anche westwork, avant-corps e forepart).

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una costruzione che, data la sua origine, è riscontrabile quasi esclusivamente al centro dell'Impero (Germania, Francia, Svizzera, Austria); quasi del tutto estranea all'architettura italiana, è ravvisabile in alcune abbazie fortemente legate col potere temporale, forse edificata proprio per significare tale legame, come l'Abbazia di Farfa, dove le modifiche successive hanno stravolto la chiesa carolingia, ma hanno risparmiato il corpo centrale, noto come "coro quadrato", integro ed ancora leggibile nelle sue strutture interne.

Altro esempio, ben più nitido ed evidente nella struttura della chiesa, per quanto di dimensioni meno monumentali è quello della basilica di San Salvatore ad Abbadia San Salvatore, in parte ripristinato, presenta una parziale scansione interna degli spazi e le tracce di quello che probabilmente era un balcone da cui, in determinate ricorrenze, si affacciava l'abate.

Il westwerk non è da confondere col westbau, edificio ovest delle chiese romaniche tedesche più generico e diffuso soprattutto in chiese parrocchiali non legate a una sede principesca.

Terminologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine “Westwerk” fu usato per la prima volta da Franz Falk nel 1869[2] per descrivere alcuni campanili (Reichenau e Duomo di Hildesheim). Venne poi utilizzato nella letteratura storico-edilizia da Johann Bernhard Nordhoff nel 1873 per il Westwerk di Minden e nel 1888 per il nucleo preromanico del Westwerk di Corvey. Alois Fuchs nel 1929 diede la prima definizione moderna del termine tuttora utilizzata nella letteratura del settore.[3]

Origini e struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il Westwerk si presenta come un grande corpo a più piani protetto ai fianchi da due alte torri (mascherate da campanili). Il complesso veniva aggiunto sul lato ovest di basiliche e cattedrali (spesso superandole in altezza) e fungeva esternamente da ingresso laterale e facciata. Generalmente era costruito a tre livelli: cripta sotterranea, vestibolo (o nartece) d'ingresso alla chiesa, e al livello superiore, non collegato con quelli inferiori, un ambiente a cui si accedeva solo dalle strette scalinate inserite nelle torri laterali. Questo ambiente era costituito da un appartamento, spesso da una cappella dedicata a san Michele (Michaelskapelle), e da un ampio balcone che si apriva per mezzo di arcate sull'interno vero e proprio della chiesa, e che permetteva di assistere alle funzioni senza scendere nella navata.

Questi ambienti, vere e proprie fortificazioni a causa degli angusti accessi, ospitavano l'imperatore e la sua famiglia durante gli spostamenti per l'Impero.

Si potrebbe collegare il Westwerk con la struttura stessa dell'impero medievale: le chiese a doppio coro (o a coro contrapposto), e il concetto di potere religioso / potere temporale.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carolingian Westwork and Civitas Corvey, su UNESCO World Heritage Centre, United Nations Educational, Scientific, and Cultural Organization. URL consultato il 17 settembre 2022.
  2. ^ Franz Falk: Zur älteren Glockenkunde. In: Der Katholik 49, NF 22, 1869, p. 589–602, 701–710, in particolare p. 602.
  3. ^ Uwe Lobbedey: "Westwerke" des 12. Jahrhunderts in Westfalen. In: Maike Kozok: Architektur, Struktur, Symbol. Petersberg 1999, p. 85.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Wilhelm Effmann: Centula. St. Riquier. Eine Untersuchung zur Geschichte der kirchlichen Baukunst in der Karolingerzeit (= Forschungen und Funde, Bd. 2). Aschendorff, Münster in Westf. 1912.
  • Alois Fuchs: Die karolingischen Westwerke und andere Fragen der karolingischen Baukunst. Paderborn 1929.
  • Felix Kreusch: Beobachtungen an der Westanlage der Klosterkirche zu Corvey. Böhlau, Köln 1963.
  • Friedrich Möbius: Westwerkstudien. Friedrich-Schiller-Universität, Jena 1968.
  • Dagmar von Schönfeld de Reyes: Westwerkprobleme. Zur Bedeutung der Westwerke in der kunsthistorischen Forschung. VDG, Verlag und Datenbank für Geisteswissenschaften, Weimar 1999, ISBN 3-89739-026-4.
  • Uwe Lobbedey: Romanik in Westfalen. Echter Verlag, Würzburg 1999.
  • Uwe Lobbedey: "Westwerke" des 12. Jahrhunderts in Westfalen, in: M. Kozok (Hrsg.): Architektur – Struktur – Symbol. Streifzüge durch die Architekturgeschichte von der Antike bis zur Gegenwart. Festschrift für Cord Meckseper zum 65. Geburtstag. Petersberg 1999, S. 85–100.
  • Clemens Kosch: Vorromanische Westwerke und ihre Veränderungen in der Stauferzeit. Das Beispiel St. Pantaleon, in: Colonia Romanica. Jahrbuch des Fördervereins Romanische Kirchen Köln e.V. 14 (1999), S. 79–102.
  • Uwe Lobbedey: Westwerke und Westchöre im Kirchenbau der Karolingerzeit, in: Am Vorabend der Kaiserkrönung: das Epos "Karolus Magnus et Leo papa" und der Papstbesuch in Paderborn 799 (hrsg. von Peter Godman u. a.) Akademie-Verlag, Berlin 2002, S. 163–191. ISBN 3-05-003497-1.
  • Heiko Seidel: Untersuchung zur Entwicklungsgeschichte sakraler Westbaulösungen des kernsächsischen Siedlungsraumes in romanischer Zeit dargestellt vornehmlich an den Beispielen der Klosterkirche Marienmünster und der Pfarrkirche St. Kilian zu Höxter. Dissertation Hannover 2003 (Digitalisat)

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