Wenceslas Cobergher

Ritratto di Wenceslas Cobergher

Wenceslas Cobergher noto anche come Vincenzo Coebberger, Wenzel Coebergher, o Coberger (Anversa, 1557[1] o 1561[2]Bruxelles, 23 novembre 1634[3]) è stato un pittore, incisore, architetto, ingegnere, numismatico, archeologo e scrittore fiammingo.

Versatile personaggio del Rinascimento, era dotato per le arti e le invenzioni tecniche e fu all'origine, nel 1619, del prosciugamento di Les Moëres, una palude situata a cavallo dell'attuale confine franco-belga.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Genio pratico di quelli che sembra essere stato in grado di produrre solo il Rinascimento, Wenceslas Cobergher era un personaggio multiforme: pittore, architetto e creativo ingegnere, era anche antiquario con la passione per la numismatica, ma si dedicava anche alla chimica (fabbricando saponi e tinture) e perfino alla riflessione sul pensiero politico.

Grande realizzatore di pale d'altare e scene bibliche di scarsa qualità, questo nativo di Anversa si era stabilito in Italia per sfuggire alle guerre di religione che devastavano il suo paese o, come dicevano le voci, per guarire una delusione in amore verso la figlia del suo maestro, Maarten de Vos (1532-1603). Tuttavia, lasciò la pittura una volta entrato al servizio degli arciduchi Alberto d'Austria e Isabella d'Asburgo, ai quali deve la sua fama. Figlio illegittimo di Catherine Raems, aveva da tempo ottenuto dal re una lettera di legittimazione che ne restaurava l'onore e la probità.

Come architetto-ingegnere presso la corte di Bruxelles (1605), lavorò regolarmente nei castelli ducali, sia a Bruxelles, palazzo del Coudenberg, sia a Tervuren, Castello di Tervuren, o Mariemont (Castello di Mariemont). Ansioso di compiacere la molto cattolica Isabella, prestò i suoi servizi alla costruzione di molti edifici religiosi dei quali ella sosteneva la fondazione. Dal convento dei Carmelitani di Bruxelles alla basilica di Nostra Signora di Montaigu (1609-1624) attraverso gli agostini di Anversa (1615-1618), egli fu il propagatore zelante dell'arte barocca italiana.

Gli abitanti di Dunkerque lo ricorderanno per essere riuscito a trasformare le zone umide in pascoli, a cavallo dell'attuale confine franco-belga, tra Veurne e Bergues. Il livello generale della palude, più basso di quello del mare, era la difficoltà principale incontrata dai suoi predecessori. Usando 32 chilometri di dighe circondate da un anello d'acqua, il "Ringslot", una fitta rete di canali e 23 mulini idrovori dotati di vite di Archimede in quercia, si riuscì a pompare e scaricare in mare l'acqua delle paludi. Escludendo studi e calcoli, il lavoro richiese sei anni per essere completato (1619-1625). Come ricompensa, Wenceslas ottenne la terra e la signoria di Saint-Antoine e Coberghe, nel mezzo delle Fiandre Occidentali.

Ansioso di combattere la rapacità degli usurai, Cobergher importò nei Paesi Bassi meridionali il concetto italiano di monte di pieta - letteralmente credito di pietà e non monte di Pietà - e sviluppò il monte dei pegni per i poveri, a basso tasso di interesse o libero, come era stato inventato da un francescano perugino, Michele Carcano (1462). Sotto la guida del Sovrintendente generale dei monasteri, nelle principali città del Paesi Bassi meridionali furono create non meno di 15 di queste istituzioni. La prima aprì le sue porte a Bruxelles, nel 1618, nell'ex hôtel de Beersel, all'angolo delle rue du Midi e du Lombard. Il monte di pietà è ancora attivo al giorno d'oggi, nei suoi locali rinnovati di rue Saint-Ghislain, costruito sulla proprietà di Mosselman.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Pittura[modifica | modifica wikitesto]

Ecce Homo
Musée des Augustins di Tolosa

Ingegneria[modifica | modifica wikitesto]

Prosciugò la palude Les Moëres nella regione di Dunkerque.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

La basilica Notre-Dame de Montaigu eretta su progetto di Wenceslas Cobergher.

Progettò diverse chiese: quella dei carmelitani di Bruxelles e degli agostiniani di Anversa oltre che la basilica Notre-Dame di Montaigu. Fu anche l'architetto della cappella di Saint-Hubert a Tervuren. Costruì 15 monti di pietà nei Paesi Bassi spagnoli, tra cui quelli di Anversa, Gand, Namur, Arras, Lilla, Cambrai, Douai, Tournai, Valenciennes e Bergues.

Progettò anche l'hôtel de ville di Ath, costruito dal 1614 al 1620.

Gli è stato anche attribuito il progetto della chiesa degli agostiniani di Bruxelles. Si tratta tuttavia di un progetto di Jacques Franquart e non suo[4].

Saggistica[modifica | modifica wikitesto]

Gli sono attribuite due opere in lingua olandese:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fonte: Léon Moreel
  2. ^ Fonte: Ingeo
  3. ^ « Wenceslas-Cobergher », (EN) Enciclopedia Britannica, online, accesso 5 aprile 2010, réf. del 2 novembre 2014. [www.britannica.com Britannica].
  4. ^ Annemie De Vos, Jacques Francart, Premier livre d'architecture (1617): studie van een Zuid-Nederlands modelboek met poortgebouwen, Koninklijke Academie voor Wetenschappen, Letteren en Schone Kunsten van België, 1998, p. 36
  5. ^ Johannes Godefridus Frederiks et Frans Josef van den Branden, Biographisch woordenboek der Noord- en Zuidnederlandsche letterkunde, Amsterdam, L.J. Veen, 1888-1891, p. 161.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (NL) Cornelis de Bie, Het Gulden Cabinet, 1662, p. 101
  • (NL) Blommaert, V. « Wenzel Cobergher, grondlegger van de barokbouwkunst in Brabant », Bulletin van de Antwerpse Vereniging voor Bodem- en Grotonderzoek, IV, 1986, p. 33–43.
  • (FR) Bodart, Didier. Les Peintres des Pays-Bas méridionaux et de la principauté de Liège à Rome au xviie siècle, Bruxelles-Roma, 1970, passim.
  • (DE) Fokker, Timon Henricus. Werke niederländischer Meister in den Kirchen Italiens, Roma, 1931, p. 19–20.
  • Martini (de), Vega. « Inediti cinquecenteschi in Irpinia », Bollettino d'Arte, XXIX, 1985, p. 101–104.
  • Giovanni Previtali. « Fiamminghi a Napoli alla fine del Cinquecento: Cornelis Smet, Pietro Torres, Wenzel Cobergher », Relations artistiques entre les Pays-Bas et l'Italie à la Renaissance : études dédiées à Suzanne Sulzberger, Bruxelles-Roma, 1980, p. 209–217.
  • Giovanni Previtali. La pittura del Cinquecento a Napoli e nel Vicereame, Torino, 1978, p. 110–112.
  • (FR) Paul Saintenoy. Les arts et les artistes à la cour de Bruxelles, III, Bruxelles, 1935, passim.
  • (FR) Paul Saintenoy. « Wenceslas Cobergher, peintre », Bulletin de l'Académie royale d'archéologie de Belgique, I, 1923, p. 218–256.
  • (FR) Le Siècle de Rubens dans les collections publiques françaises, cat. exp. Grand Palais, Parigi, 1977-1978, p. 56–58.
  • (NL) Soetaert, Paul. « Cobergher, Wensel », Nationaal Biografisch Woordenboek, VIII, 1979.

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