Une visite

Une visite
Titolo originaleUne visite
Paese di produzioneFrancia
Anno1955
Durata19 min (7 min 40" secondo altre fonti)
Dati tecniciB/N
film muto
RegiaFrançois Truffaut
SoggettoFrançois Truffaut
SceneggiaturaFrançois Truffaut
ProduttoreRobert Lachenay
FotografiaJacques Rivette
MontaggioAlain Resnais
Interpreti e personaggi

Une visite (in italiano: Una visita) è un cortometraggio del 1955 diretto da François Truffaut.

È stato girato in 16 millimetri e in bianco e nero nell'appartamento di Jacques Doniol-Valcroze a Parigi. È il tentativo del giovane critico di misurarsi finalmente con il cinema fino ad allora praticato solo come spettatore.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Un ragazzo cerca una camera tramite annunci di giornale. Telefona e poi arriva, con una valigia, in un appartamento occupato da una ragazza. Nel corridoio inciampa e cade facendo ridere la ragazza. Questa ha un fratello che va a casa sua per lasciarle in custodia la figlioletta di cinque anni.

Lavorazione e sorte del film[modifica | modifica wikitesto]

Une visite è un'esperienza quasi casalinga fatta da Truffaut insieme ai suoi amici dei Cahiers du cinéma: Jacques Rivette, operatore e addetto alla fotografia, Alain Resnais, montaggio[1] e Jean-José Richer, all'epoca redattore dei Cahiers e poi assistente di Truffaut in Baci rubati e La mia droga si chiama Julie, oltre che direttore di produzione e attore in L'ultimo metrò. Anche la bambina che compare nel film, Florence Doniol-Valcroze, altri non è che la figlia di Jacques Doniol-Valcroze, uno dei fondatori dei Cahiers. Robert Lachenay, amico d'infanzia di Truffaut che all'epoca lavorava in fabbrica, è aiuto regista e tuttofare e, avendo comprato la pellicola, figura come produttore del film.

Truffaut in seguito sarà molto critico nei confronti di questa sua prima pellicola che definirà "un brutto cortometraggio in 16 millimetri". Per reazione ai film amatoriali del tempo, pieni di sangue, dirà di aver voluto girare un film "nel quale tutto fosse molto bianco e molto chiaro, perché potesse assomigliare ad una commedia di Cukor. Era assurdo: volevo fare un film di dialoghi, dal momento che non c'era il sonoro!"

Il film venne considerato perduto[1] fino alla comparsa dell'unica copia che Lachenay aveva regalato a Truffaut all'inizio degli anni ottanta e che il regista ha fatto riversare in 35 millimetri.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Il primo montaggio fu eseguito dallo stesso Truffaut e solo in seguito Resnais, a cui Truffaut aveva manifestato la propria delusione per l'esito, gli chiese il permesso di rimontarlo con un risultato, a detta dello stesso Truffaut, migliore. Questo spiegherebbe le notevoli discordanze riguardanti la durata del film che si trovano sulle varie fonti bibliografiche. Si veda Gillian, pp. 51-52.
  2. ^ Lahenay, p. 19 e Richer, p.102.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Spécial François Truffaut, Le dernier métro, Court-métrage: Une visite, in L'Avant-scène cinéma, n. 303-304, marzo 1983.
  • Robert Lahenay, Una giovinezza, in Il romanzo di François Truffaut, Milano, Ubulibri, 1994, ISBN 978-88-7748-052-1.
  • Jean-José Richer, Le risate dietro la port, in Il romanzo di François Truffaut, Milano, Ubulibri, 1994, ISBN 978-88-7748-052-1.
  • Paola Malanga, Tutto il cinema di Truffaut, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2008, ISBN 978-88-6073-233-0.
  • Anne Gillain (a cura di), Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, Roma, Gremese Editore, 2009, ISBN 978-88-8440-589-0.
  • Alberto Barbera, Umberto Mosca, François Truffaut, Milano, Il Castoro, 2002, ISBN 978-88-8033-032-5.
  • Oreste De Fornari, I film di F. Truffaut, Roma, Gremese Editore, 1986, ISBN 978-88-7605-227-9.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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