Tetramorfo

Il tetramorfo secondo la tradizione cristiana, su una copertina cluniacense, con i quattro esseri che circondano Cristo racchiuso al centro in una mandorla.[1]

Il tetramorfo (dal greco antico τετρα, tetra, "quattro", e μορφή, morfé, "forma") è una raffigurazione iconografica composta da quattro elementi[2] risalente a una simbologia di origine mediorientale.[3]

Nella tradizione cristiana, oltre che nella storia dell'arte, il termine viene normalmente utilizzato per indicare l'immagine biblica composta dai quattro simboli degli evangelisti, mutuata da una visione veterotestamentaria del profeta Ezechiele, riproposta nella descrizione neotestamentaria dei "quattro esseri viventi" contenuta nell'Apocalisse.[4] Questi quattro simboli sono:

Ebraismo[modifica | modifica wikitesto]

I quattro cherubini tetramorfi della visione di Ezechiele, illustrazione del 1702.

La rappresentazione più conosciuta di essere tetramorfo risale all'Antico Testamento, in cui il profeta ebraico Ezechiele descrive una visione (Ezechiele 1, 10[5]) avuta durante la deportazione a Babilonia nel 593 a.C.[6]

Gli apparve «una grande nube, tutta circondata da bagliori» (Ez 1, 4[7]); nel mezzo della nube quattro esseri viventi dotati di quattro ali[8] e quattro facce con il volto di uomo, leone, vitello e aquila, identificati successivamente con cherubini (Ez 10, 14[9]). Gli esseri tetramorfi erano posti alla base di una volta su cui poggiava il Trono di Dio (del cui movimento sembrano occuparsi). «Guardando gli esseri viventi, vidi a fianco di ognuno una specie di ruota che toccava la terra…» (Ez 1, 15[10]).

Al di là delle differenze di descrizione, quindi, la loro funzione simbolica non sembra molto diversa da quella dei lamassu neo-assiri: segnalano l'ingresso del "palazzo reale". I lamassu o aladlammû (=spirito protettore) erano monumentali statue di toro col volto d'uomo, perlopiù, ma non sempre, dotate di ali.[11][12] Due lamassu, per esempio, erano posti ai lati dell'ingresso dei palazzi reali di Ninive e di Khorsabad.[13]

Le quattro facce del tetramorfo potrebbero semplicemente indicare il dominio divino su tutto il creato: sull'umanità, sugli animali domestici, su quelli selvatici e sugli uccelli.[14]

La visione di Ezechiele ebbe luogo agli inizi della sua missione profetica: la visione del Trono di Dio è preliminare e funzionale alla consegna di un libro e all'incarico di predicare (Ez 3, 4[15]). Il racconto, cioè, sottolinea che il profeta ha ricevuto un mandato e non è libero di adattare il messaggio al proprio o altrui volere.

Una descrizione del tetramorfo molto simile a quella di Ezechiele compare nel cap. XVIII dell'Apocalisse di Abramo, uno scritto giudaico apocrifo del I secolo.

Cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

Tetramorfo nel Libro di Kells, VIII secolo.
Portale della cattedrale di Burgos, Spagna.

Gli "esseri viventi" dell'Apocalisse[modifica | modifica wikitesto]

Anche nel Libro dell'Apocalisse nel Nuovo Testamento è presente una descrizione di quattro esseri viventi con caratteristiche simili a quelli del libro di Ezechiele (Ap 4, 7[16]). In questo caso, però ogni essere ha le fattezze di uno solo animale e le ali sono sei[8] come quelle dei serafini descritti in Isaia 6, 3[17]. Entrambe le visioni (di Ezechiele e di Isaia) contemplano il trono divino e sono preliminari all'investitura profetica. L'autore dell'Apocalisse, trovandosi in una situazione analoga, ha fatto ricorso ad una contaminazione del linguaggio simbolico di due fra i maggiori profeti dell'Antico Testamento in modo da inserire nel proprio simbolismo un rimando ad entrambe le visioni.

Il Vangelo quadriforme[modifica | modifica wikitesto]

Ireneo di Lione nel suo Trattato contro le Eresie scritto verso l'anno 180 si oppose a Marcione che intendeva abolire tutti i vangeli, tranne quello di Luca, privato per giunta di alcune parti. Per giustificare, però, il rifiuto dei vangeli gnostici, fra cui il vangelo di Tommaso, scrisse che nei quattro vangeli oggi detti canonici soffia un unico spirito e che perciò si tratta di un unico vangelo tetramorfo[18] e che di vangeli non ne occorrevano più di quattro, né vangeli diversi dai quattro tradizionali. Per rafforzare questa affermazione introdusse per primo un confronto fra i tetramorfi biblici, il vangelo quadriforme e quattro caratteristiche del Cristo (regale come il Leone, vittima sacrificale e sacerdote, come il vitello sacrificato nello Yom Kippur dal sommo sacerdote, uomo perché nato da donna e aquila perché dal cielo effonde sulla chiesa il suo Spirito Santo).[19]

L'idea venne ripresa e modificata da Gerolamo: «secondo san Girolamo il tetramorfo sintetizza la totalità del mistero cristiano: Incarnazione (l'uomo alato), Passione (il bue), Resurrezione (il leone) e Ascensione (l'aquila)»;[20] dunque simboleggia le quattro fasi della vita di Cristo: nato come uomo, morì come un vitello sacrificale, fu leone nel risorgere e aquila nell'ascendere (fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo).[21]

L'abbinamento fra vangeli e volti del tetramorfo[modifica | modifica wikitesto]

Ireneo, inoltre, associò per primo uno specifico vangelo ai quattro esseri zoomorfi dell'Apocalisse. La proposta di Ireneo, però, venne modificata da Gerolamo, la cui proposta è quella oggi utilizzata nell'iconografia religiosa. Ireneo, infatti, associò il vangelo di Giovanni al leone e quello di Marco all'aquila. Oggi, invece, si considera il modo con cui i vangeli iniziano il proprio racconto:[22]

  • Il Vangelo secondo Matteo è rappresentato con un uomo (simile ad un angelo: tutte le figure sono infatti alate): esso, infatti, esordisce con l'ascendenza terrena di Gesù e, in seguito, narra l'infanzia del "Figlio dell'Uomo", sottolineandone quindi il suo lato umano.
  • Il Vangelo secondo Marco è raffigurato con un leone. L'inizio del racconto è dedicato a Giovanni Battista, la cui Vox clamantis in deserto "si eleva simile a un ruggito" di leone nel deserto.
  • Il Vangelo secondo Luca è simboleggiato con un bue ovvero con un vitello, simbolo del sacrificio di Zaccaria che apre il vangelo.
  • Il Vangelo secondo Giovanni è raffigurato con un'aquila, dato che Giovanni ha una visione maggiormente spirituale e teologica, rivolta verso l'Assoluto, motivo per cui il testo inizia con un Prologo di natura teologica.

La corrispondenza fra vangeli e volti del tetramorfo determina l'ordine con cui i vangeli si trovano nei codici antichi e nelle bibbie a stampa odierne. L'ordine seguito, infatti, è quello di Ezechiele: uomo (Matteo), leone (Marco), bue (Luca), aquila (Giovanni). Fra i codici antichi più importanti solo il Codex Bezæ, proveniente da Lione non rispetta quest'ordine: Lione infatti è la città di Ireneo e quindi nel codice la posizione di Marco e di Giovanni è scambiata.

Nell'arte[modifica | modifica wikitesto]

Il tetramorfo come insieme dei quattro simboli evangelici è comune soprattutto nella scultura romanica ed in particolare del repertorio iconografico che caratterizza, soprattutto in Italia, i pulpiti, da dove in effetti viene fatta la lettura del Nuovo Testamento e nei portali delle cattedrali in cui "i quattro viventi" attorniano la figura del Cristo, soprattutto in Francia. Gli evangelisti accompagnati dai loro animali, o gli animali soli, sono anche comunissimi dal Rinascimento in poi come soggetti dei quattro affreschi che solitamente riempiono i pennacchi che sovrastano i pilastri che sorreggono una cupola.

In epoca attuale, i quattro simboli del tetramorfo sono presenti nella basilica della Sagrada Familia in costruzione a Barcellona, sotto forma di quattro statue, in cima alle quattro torri degli evangelisti all'altezza di 135 metri. Le statue del leone, del toro, dell'uomo e dell'aquila, alte ciascuna 4,5 metri, realizzate dallo scultore spagnolo Xavier Medina-Campeny, sono state poste in cima alle torri nel corso dell'anno 2023, rappresenando uno dei passaggi più significativi nella progressione dei lavori di costruzione della basilica[23].

Ermetismo[modifica | modifica wikitesto]

Il Mondo nei tarocchi di Marsiglia.

Secondo Adrian Snodgrass: «Nelle dottrine ermetiche le quattro creature viventi erano associate ai quattro elementi: il Toro alla Terra, l'Uomo all'Acqua, il Leone al Fuoco e l'Aquila all'Aria».[24] Questa associazione, elaborata nel corso del Medioevo e del Rinascimento, determina una correlazione con la tetrade pitagorica.[25]

I quattro simboli del tetramorfo compaiono anche in alcune carte di Arcani maggiori dei tarocchi. Nel caso della carta del Mondo, la correlazione è ovvia: il Mondo, infatti, è composto dai quattro elementi.

Origine astronomica nell'era zodiacale del Toro[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Era astrologica.

I quattro volti del tetramorfo sono stati associati già dall'esegesi rabbinica ai quattro punti cardinali.[26] Diversi studiosi, perciò, hanno cercato di far corrispondere gli elementi che compongono il tetramorfo con quattro costellazioni dello zodiaco, poste circa a 90º l'una dall'altra, nelle quali sorgeva il Sole nei giorni degli equinozi e dei solstizi. Non c'è però unanimità di interpretazione e le due possibili varianti sono discusse nel seguito.

Il Toro e il Leone, in effetti, sono due note costellazioni zodiacali poste circa a 90° fra loro. Nella cultura mesopotamica, l'inizio dello zodiaco veniva posto proprio nel Toro, la costellazione in cui si trovava il Sole all'equinozio di primavera nella cosiddetta "era zodiacale del Toro", un periodo, che corrisponde approssimativamente al IV e III millennio prima di Cristo.[27][28] Solo nel periodo ellenistico l'inizio dello zodiaco fu posto in Ariete, per tener conto della precessione degli equinozi. L'antica tradizione mesopotamica compare ancora nel I secolo a.C. nel papiro 4Q318 di Qumran.

Le altre due costellazioni corrispondenti a direzioni cardinali nell'era del Toro dovrebbero essere l'Aquario e lo Scorpione. Non c'è consenso, però, su quali facce del tetramorfo possano essere associate a queste due costellazioni e, per esempio, le due possibili alternative sono scelte nel Dizionario dei Simboli Cristiani di Edouard Urech e in Simboli e Allegorie di Matilde Battistini.

Poco sopra l'Aquario, ma sempre nella fascia zodiacale, si trova la costellazione dell'Aquila, cioè proprio il terzo volto del tetramorfo. A Babilonia l'Aquila poteva essere utilizzata al posto dell'Aquario[29] La costellazione zodiacale adiacente allo Scorpione, infine, è quella del Sagittario. Quando all'equinozio di primavera il Sole sorgeva nelle prime stelle del Toro (cioè circa 6000 anni fa), esso sorgeva all'equinozio d'autunno nelle ultime del Sagittario. Ecco perciò che il volto d'uomo del tetramorfo potrebbe essere quello del Sagittario.[30]

Secondo Matilde Battistini, invece, il tetramorfo «rappresenta la suddivisione quaternaria della superficie terrestre nei punti cardinali e la quadripartizione della volta celeste nelle costellazioni del Toro, del Leone, dell'Aquila-Scorpione e dell'Aquario (corrispondenti alle antiche posizioni del Sole nei solstizi e negli equinozi).»[28] L'interpretazione di Battistini, che è comune anche ad altri studiosi,[31] si scontra col fatto che Aquila e Scorpione sono due costellazioni diverse e abbastanza distanti fra loro, ma viene giustificata col fatto che Aquila è un paranatellon di Scorpione. Nella tradizione ermetica, infatti, resta difficile non associare l'acqua, cui l'Uomo è associato, alla costellazione dell'Aquario e perciò l'Aquila deve essere identificata in qualche modo con lo Scorpione.

Se il tetramorfo è in qualche modo collegato all'era del Toro, terminata circa 1500 anni prima che il testo di Ezechiele fosse scritto, l'associazione fra direzioni cardinali e costellazioni "cardinali" dell'era del Toro dovrebbe essere stata sviluppata agli albori dell'astronomia e dell'astrologia ed essersi radicata profondamente nella cultura iconografica dell'Antico Vicino Oriente. Altre combinazioni iconografiche simili, quindi, dovrebbero essere interpretate in questa stessa prospettiva di archeo-astronomia.

Gustave Moreau, Edipo e la Sfinge (1864), New York, Metropolitan Museum of Art.

Altre chimere mitologiche[modifica | modifica wikitesto]

La mitologia abbonda di "chimere", cioè di animali immaginari costituiti da pezzi di esseri viventi (animali o uomini) eterogenei. Un esempio zodiacale è il pesce-capra, oggi detto Capricorno.

Guardiano del portale della città di Nimrud, Londra, British Museum.

Presso molti popoli mesopotamici e in Egitto, erano comuni raffigurazioni di figure mostruose zoomorfe. Un primo esempio è l'uccello grifone (corpo di leone, testa e ali d'aquila) degli Ittiti, simile ad una ieracosfinge egizia. Esso combina le costellazioni solstiziali dell'era del Toro. Altre sculture dei popoli mesopotamici sembrano combinare più elementi appartenenti alle quattro costellazioni dell'era del Toro. Ad esempio l'aggiunta di un volto umano dà origine alle sfingi egizie e ai leoni alati mesopotamici: non è chiaro, però, se si intendeva rappresentare un essere trimorfo o se il volto e le ali servano solo per caratterizzare il leone come una divinità (il volto) celeste (le ali).

Esistono prove archeologiche che nell'antichità gli uomini dividessero in quattro parti l'orizzonte,[32] lo spazio ed in generale alcuni luoghi, come un tempio, ed assegnassero peculiari caratteristiche e qualità spirituali a ciascun quarto. Gli elementi che identificavano ciascun quarto potrebbero quindi essere stati riassemblati in creature mitiche come i kâribu babilonesi, caratterizzati dalle zampe di toro.[33]

L'origine delle rappresentazioni tetramorfe, quindi, si troverebbe in Mesopotamia dove gli Assiri realizzarono dei kâribu: esseri dalla testa umana, corpo di leone, zampe di toro e ali d'aquila, le cui statue erano poste all'ingresso e sembra a custodia dei templi (i lamassu e gli shedu erano invece posti a custodia dei palazzi).[34]

La funzione di queste rappresentazioni può essere ipotizzata sulla base di due elementi:

  1. In accadico "karābu" significa[35] "benedire"[36] e "pregare, orare".[37] Le figure devono quindi avere uno scopo benaugurale oppure segnalare la fama dell'insigne proprietario dell'edificio;
  2. I kâribu, inoltre, sembrano indirizzare il loro augurio (o diffondere la fama del principe) "ai quattro venti", cioè in tutte le direzioni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Coperchio di un cofano di avorio d'elefante raffigurante la rappresentazione del Cristo in Maestà tra i quattro evangelisti. Colonia, prima metà del XIII secolo.
  2. ^ Cf. Tetramorfo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 27 giugno 2020.
    Tetramorfo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 27 giugno 2020.
  3. ^ Cf. (EN) Pierre Grelot, Anteprima parziale, in The language of symbolism. Biblical theology, semantics, and exegesis, Hendrickson Publishers, 2006, p. 73, ISBN 1-56563-989-8, ISBN 978-15-656-3989-8.
  4. ^ Cf. Michel Feuillet, Tetramorfo, in Lessico dei simboli cristiani, Roma, Arkeios, 2007, p. 118, ISBN 88-86495-88-9.
  5. ^ Ez 1, 10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ Cf. Jan Laarhoven, Tetramorfo, in Storia dell'arte cristiana, Milano, Bruno Mondadori, 1999, p. 36, ISBN 88-424-9369-4.
  7. ^ Ez 1, 4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  8. ^ a b Cf. Louis Charbonneau-Lassay, Le Ali degli animali del Tetramorfo, in Il Bestiario del Cristo, Roma, Arkeios, 1993, pp. 265ss, ISBN 88-864-9502-1, ISBN 978-88-864-9551-6.
  9. ^ Ez 10, 14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  10. ^ Ez 1, 15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  11. ^ L'identificazione di queste statue con Lamassu fu proposta in: É. Dhorme, Les Chérubins. I: Le Nom, in Revue Biblique, n. 35, 1926, pp. 328-39.
  12. ^ D. Foxvog, W. Heimpel e D. Kilmer, Lamma/Lamassu A. I. Mesopotamien. Philologisch, in RlA, n. 6, 1980–1983, pp. 446–453.
  13. ^ Cfr. la voce lamassu, su Copia archiviata, Livius.org. URL consultato il 27 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 24 agosto 2011). Si osservi, inoltre, che nella cultura mesopotamica il primo mese dell'anno era quello in cui il Sole si trovava nella costellazione del Toro. Anche temporalmente il Toro segnava un ingresso.
  14. ^ Alice Wood, cit., pp. 135-140.
  15. ^ Ez 3, 4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  16. ^ Ap 4, 7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  17. ^ Is 6, 3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  18. ^ (LA) "quadriforme evangelium, quod uno Spiritu continetur", Adversus Haereses libri quinque, III, 11, 8.
  19. ^ Ibidem, "tetramorfa gar tà zoa, tetramorfon kai tò euangélion kai e pragmateia kurìou" ossia "Quadriformia autem animalia et quadriforme Evangelium et quadriformis dispositio Domini".
  20. ^ Angela Cerinotti, Atlante della storia della Chiesa. Santi e beati di ieri e di oggi. Vita di uomini e donne consacrati al prossimo, Colognola ai Colli, Giunti Demetra, 1999, p. 25. ISBN 88-440-1316-9; ISBN 978-88-440-1316-5. Anteprima disponibile su books.google.it.
  21. ^ Carlo Luigi Golino, Italian quarterly, Volumi 40-41, 2003, p. 48. Anteprima disponibile su books.google.it.
  22. ^ Cf. Guillaume Durand de Mende, Anteprima disponibile, in Manuale per comprendere il significato simbolico delle cattedrali e delle chiese, 2ª ed., Roma, Arkeios, 1999, pp. 60s., ISBN 88-864-9548-X, ISBN 978-88-864-9548-6.
  23. ^ La Sagrada Família corona le torri degli evangelisti Matteo e Giovanni, su catalunyareligio.cat.
  24. ^ Adrian Snodgrass, Architettura, Tempo, Eternità, Milano, 2008, pp. 283-284.
  25. ^ (EN) S. K. Heninger, The Cosmographical Glass. Renaissance Diagrams of the Universe, San Marino (California), Huntington Library, 1977.
  26. ^ Pirke de-Rabbi Eliezer, 24.
  27. ^ Adottando la tarda suddivisione dello zodiaco in archi di 30° di ascensione retta, nominalmente assegnati ad una costellazione, l'"era del toro" è durata dal 4480 al 2320 a.C. Il confine, però, fra le costellazioni del Toro e dell'Ariete non è astronomicamente ben definito e venne oltrepassato circa fra il 2000 a. C., quando il punto gamma lasciò l'ultima stella del Toro (omicron Tauri) e il 1800 a.C., quando entrò pienamente nell'Ariete.
  28. ^ a b M. Battistini, Simboli e Allegorie, Milano, Electa, 2002, p. 168, ISBN 88-435-8174-0, ISBN 978-88-435-8174-0.
  29. ^ Si veda il calendario mensile nell'Astrolabio B in Giovanni Pettinato, La scrittura celeste, Milano, 2001, p. 121.
  30. ^ Edouard Urech, Tetramorfo, in Dizionario dei simboli cristiani, p. 246.
  31. ^ Per esempio: Adrian Snodgrass, Architettura, Tempo, Eternità, Milano 2008, pp. 279 e 283.
  32. ^ (EN) Cf. Clive L.N. Ruggles, Cardinal Directions, in Ancient astronomy. An encyclopedia of cosmologies and myth, ABC-CLIO, 2005, pp. 68-69, ISBN 1-85109-477-6.
  33. ^ (EN) Cf. Emmeline M. Plunket, The Median Calendar and The Constellation Taurus, in Calendars and Constellations of the Ancient World, Cosimo, Inc., 2005 [1897], ISBN 1-59605-414-X.
  34. ^ Cf. Marcel Leibovici, Geni, angeli, demoni, traduzione di Livia Pietrantoni, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1994, pp. 85-87, ISBN 88-272-1025-3.
  35. ^ (EN) Cf. Alice Wood, Anteprima disponibile, in Of wings and wheels: a synthetic study of the biblical cherubim, Berlino, Walter de Gruyter, 2008, p. 143, ISBN 3-11-020528-9.
  36. ^ Cf. Ernst Fuchs, Ernst Fuchs, a cura di Francesca Fuchs, Alan Bonicatti, Milano, Electa, 1984, p. 14.
  37. ^ Cf. etimo di cherubino, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 27 giugno 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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