Tempio di Matidia

Tempio di Matidia
Denario di Salonina Matidia divinizzata dal genero Adriano nel 119
Civiltàromana
UtilizzoTempio
Stileantonino
EpocaII secolo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneRoma
Amministrazione
PatrimonioCentro storico di Roma
VisitabileIl Senato organizza visite guidate in via sperimentale
Mappa di localizzazione
Map

Il tempio di Matidia (in latino Templum Matidiae), era un tempio romano ubicato nel Campo Marzio a Roma, nei pressi dell'attuale Piazza Colonna e del Tempio di Adriano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia degli Antonini.
Busto in marmo di Salonina Matidia, a cui fu dedicato il tempio (Musei Capitolini, Roma)

Il tempio rappresenta l'unico esempio in cui un imperatore romano, Publio Elio Traiano Adriano, abbia divinizzato la suocera, Salonina Matidia, madre della moglie Vibia Sabina. Alla sua morte, avvenuta nel 119, Adriano ne pronunciò l'orazione funebre e la divinizzò.[1] La divinizzazione della suocera fu certamente dovuta al fatto che Adriano voleva mettere in risalto la sua discendenza dinastica, attraverso la moglie, con la famiglia degli Ulpii Traiani e dell'imperatore Traiano. In seguito a completamento del tempio e delle due basiliche adiacenti,[2] il successore di Adriano, Antonino Pio, fece costruire e dedicare al padre adottivo un tempio allo stesso dedicato.[3]

Solo nel 2005[4] il templum è stato ritrovato in piazza Capranica, cinque metri sotto il livello stradale, grazie al restauro dell'antico Ospizio degli Orfani o Collegio Salviati (XVI secolo), annesso alla chiesa di Santa Maria in Aquiro, che era stato preso in affitto dal Senato per ospitare uffici e servizi. Durante i lavori di consolidamento delle fondamenta sono emersi una gradinata e sei colonne, probabilmente i resti del Porticus Matidiae, la parte frontale del tempio[5].

Dopo un lungo restauro - realizzato in collaborazione con la Soprintendenza speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma - nei sotterranei del palazzo di Santa Maria in Aquiro è oggi possibile ammirare uno scorcio di quella monumentale costruzione, con le grandi basi delle colonne e la scalinata del tempio, nonché parte del peristilio e della pavimentazione originale, che ha conservato tracce degli antichi colori. A un piano ancora inferiore si trova una piattaforma di palafitte datata tra il 50 a.C. e il 70 d.C.[5]

Topografia[modifica | modifica wikitesto]


Lo stesso argomento in dettaglio: Campo Marzio (antichità).

Secondo i Cataloghi regionari il tempio si trovava nella Regio IX, nel Campo Marzio. Era posto a fianco del Tempio di Adriano secondo quanto scoperto su una fistola acquaria tra la Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio e il Collegio Germanico-Ungarico, sulla quale è scritto «templo Matidiae».[6] Ciò permette di fissarne la sua posizione nei pressi di Piazza Capranica.[3]

Una moneta poi del 120 ne mostra poi l'aspetto.[7] Al centro l'imponente tempio, a fianco due portici che dovevano costituire le basiliche di Matidia e di Ulpia Marciana (sorella dell'imperatore Traiano e madre di Matidia). La prima delle due basiliche sorgeva molto probabilmente sotto la Chiesa di Santa Maria in Aquiro, la seconda invece sotto gli edifici attorno a via dei Pastini.[3]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Arte dei primi Antonini.

In passato vennero osservate cinque grandi colonne in marmo cipollino, due delle quali sono state inglobate nella casa al numero civico 76 di piazza Capranica. La base invece di una terza colonna è invece visibile in Vicolo della spada d'Orlando. Quest'ultima colonna ha una base molto ampia, pari a circa 1,7 metri, che secondo il Coarelli lascerebbe supporre un'altezza ipotetica della stessa pari a non meno di 17 metri.[3] Si tratterebbe di un tempio imponente periptero ottastilo (con 8 colonne frontali), lungo circa 36 metri.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Filippo Coarelli, Roma, Ed. Guide archeologiche Mondadori, Milano 1997, p. 287.
  2. ^ Hülsen in OJ 1912, 136‑142; Christian Hülsen, Le Chiese di Roma nel Medio Evo, pubblicato da Leo S. Olschki, Firenze 1927, 485 [1].
  3. ^ a b c d Filippo Coarelli, Roma, Ed. Guide archeologiche Mondadori, Milano 1997, p. 288.
  4. ^ patrimonio sos: in difesa dei beni culturali e ambientali, su patrimoniosos.it. URL consultato il 30 maggio 2017.
  5. ^ a b Rinasce il Tempio di Matidia - la Repubblica.it, in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 maggio 2017.
  6. ^ CIL XV, 7248.
  7. ^ Dressel, in Corolla Numismatica, Oxford, 1906, 16 ss.; Francesco Gnecchi, I Medaglioni Romani, vol. II, pag. 5, n. 25, tav. 39, n. 5: DIVAE MATIDIAE SOCRVI; Cohen, II, Adrien, 550, p. 152 Archiviato il 23 marzo 2014 in Internet Archive.
  8. ^ Samuel Ball Platner (completato da Thomas Ashby), A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Ed. Oxford University Press, London 1929.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Planimetria del Campo Marzio centrale


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