Sukeban

Il termine sukeban (スケバン? , anche scrivibile 女番 e スケ番) indica le bande femminili in voga in Giappone negli anni settanta. È una crasi delle parole suke (?, ragazza) e banchō (番長?, capo),[1] e si riferisce solamente alle leader delle gang.[2]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il termine era inizialmente usato soltanto dalle componenti delle bande, ma dal 1972 è stato usato anche dalla popolazione giapponese.[2] La caratteristica principale delle sukeban sono i capelli vistosi, colorati o con la permanente, mentre come uniforme adottano il classico fuku alla marinara modificato, con calze colorate o la gonna allungata.[3]

Le sukeban erano dedite alla prostituzione, al furto e alla violenza, e si scontravano più volte tra di loro.[3] Solitamente erano ragazze emarginate o studentesse fallite che si riunivano in bande per contrapporsi in modo violento alla società giapponese.[4] Le armi utilizzate erano catene, taglierini e lamette.[4]

Il termine nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Il termine sukeban è stato utilizzato come titolo originale di molti anime, manga e film giapponesi. Nei manga è stato utilizzato soprattutto nei seinen, come Oira Sukeban, scritto e disegnato da Gō Nagai nel 1974, mentre manga come YajiKita Gakuen Douchuuki e Hana no Asuka-gumi hanno per protagoniste alcune sukeban.

Negli anni settanta esplose nel cinema giapponese il sottogenere cinematografico detto Pinky violence, avente per protagoniste molte sukeban, interpretate da Reiko Ike, Miki Sugimoto e da Reiko Oshida. Tra i titoli più importanti del genere vi sono Girl Boss Guerilla, il cui titolo originale è Sukeban gerira e Girl Boss Revenge: Sukeban (Sukeban), entrambi diretti da Norifumi Suzuki.[5] Nel 2006 Noboru Iguchi diresse la commedia erotica Sukeban Boy, tratta dal manga omonimo Oira Sukeban.

Dal 1990 il termine è stato soppiantato dalle enjo kōsai.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ What is Pinky Violence?, su pinky-violence.com. URL consultato il 1º agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009).
  2. ^ a b Akihiko Yonekawa, Beyond Polite Japanese: A Dictionary of Japanese Slang and Colloquialisms, 2001, pp.26-27, ISBN 978-4-7700-2773-3.
  3. ^ a b Cherry Kittredge, Christmas Cake Sweepstakes: Girlhood to Wedding in Womansword: What Japanese Words Say about Women, pp.51-52, ISBN 4-7700-1655-7.
  4. ^ a b c I generi dei manga - la commedia [collegamento interrotto], su sergionasta.it. URL consultato il 1º agosto 2009.
  5. ^ Autori vari, Suzuki Norifumi: di delizia e sevizia, in Dossier Nocturno numero 67. The incredible torture show. Guida al cinema della tortura, Milano, Nocturno Cinema, 2008, pp.60-61.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]