Storia dell'antico Egitto

Storia dell'Egitto
Storia dell'Egitto
Storia dell'Egitto
Egitto preistorico – >3900 a.C.
ANTICO EGITTO
Periodo Predinastico c. 3900 – 3150 a.C.
Periodo Protodinastico c. 3150 – 2686 a.C.
Antico Regno 2700 – 2192 a.C.
Primo periodo intermedio 2192 – 2055 a.C.
Medio Regno 2055 – 1650 a.C.
Secondo periodo intermedio 1650 – 1550 a.C.
Nuovo Regno 1550 – 1069 a.C.
Terzo periodo intermedio 1069 – 664 a.C.
Periodo tardo 664 – 332 a.C.
PERIODO GRECO ROMANO
Egitto tolemaico 332 – 30 a.C.
Egitto romano e bizantino 30 a.C. – 641 d.C.
EGITTO ARABO
Conquista islamica dell'Egitto 641 – 654
Periodo tulunide 868 – 904
Periodo ikhshidide 904 – 969
Periodo fatimide 969 – 1171
Periodo ayyubide 1171 – 1250
Periodo mamelucco 1250 – 1517
EGITTO OTTOMANO
Eyalet d'Egitto 1517 – 1867
Chedivato d'Egitto 1867 – 1914
EGITTO MODERNO
Sultanato d'Egitto (Protettorato britannico) 1914 – 1922
Regno d'Egitto 1922 – 1953
Repubblica Araba d'Egitto 1953–presente
Voce principale: Antico Egitto.

«Salute a te, o Nilo, che sei uscito dalla Terra e che sei venuto a far vivere l'Egitto. […] Prospero è il tuo venire, prospero è il tuo venire, o Nilo. Tu vieni per far vivere gli uomini e il bestiame. Prospero è il tuo venire, prospero è il tuo venire, o Nilo!»

La storia dell'antico Egitto (o storia egizia), ovvero della civiltà dell'Africa settentrionale sviluppatasi lungo le rive del fiume Nilo (dalle cateratte a sud e al confine con l'attuale Sudan[N 1] al delta del Nilo sul Mar Mediterraneo, per un'estensione totale di circa 1000 km), copre complessivamente poco meno di 4000 anni.

In realtà la delimitazione temporale del periodo storico indicato come antico Egitto è un problema dibattuto tra gli studiosi, con particolare riguardo ai suoi punti di inizio e di fine:

Il seguente articolo adotta la seconda delle tre opzioni appena presentate.

Varie culture si susseguirono nella valle nilotica dal 3900 a.C.; fin dal 3500 a.C., di pari passo con l'avvento dell'agricoltura (in particolare con la coltivazione del grano, dell'orzo e del lino), si ha contezza di insediamenti umani stabili lungo le rive del Nilo.[5] Le piene annuali del fiume favorivano la coltivazione anche con più di un raccolto annuo grazie ai sedimenti particolarmente fertili (limo) che il fiume, ritirandosi, lasciava sul terreno. Ciò comportò fin dai tempi più remoti la necessità di controllare, incanalare e conservare le acque onde garantire il costante approvvigionamento, sia per il sostentamento umano sia per quello del bestiame e delle piantagioni. Non è da escludersi, peraltro, che proprio la complessa necessità di far fronte alle esigenze connesse con la gestione dell'agricoltura, e segnatamente delle acque nilotiche, abbia favorito il formarsi delle prime comunità su territori parziali tuttavia ben differenziati e politicamente e geograficamente individuabili. Tali entità, normalmente individuate con il termine greco di nòmi (nomoi), ben presto si costituirono in due distinte entità geopolitiche più complesse: il Basso e l'Alto Egitto. Tale era l'importanza del Nilo che anche le denominazioni di tali due macro-aree fanno riferimento al fiume: considerando che le sorgenti del Nilo, benché all'epoca non note, dovevano essere a sud, tale sarà l'Alto Egitto, mentre di converso l'area del Delta, verso il Mediterraneo, sarà indicata come Basso Egitto.[2]

Un'entità embrionale di Stato può riconoscersi a partire dal 3200-3100 a.C., con la I dinastia e l'unificazione delle due macro-aree, che resteranno tuttavia sempre distinte tanto che, per tutta la storia del Paese, il sovrano - detto faraone - annovererà tra i suoi titoli anche quello di Signore delle Due Terre. Dal 3200 al 343 a.C. in Egitto si susseguirono trenta dinastie faraoniche, riconosciute archeo-storicamente; a queste debbono esserne aggiunte altre "di comodo", in quanto riferite a regnanti (almeno in origine) stranieri. Come detto sopra, l'ultima dinastia autoctona fu la XXX (380-343 a.C.), cui vanno aggiunte la XXXI (costituita dai sovrani persiani: 343-332 a.C.) la XXXII (macedone: 332-310 a.C.) e infine la XXXIII dinastia (tolemaica o lagide: 305-30 a.C.).

Cronologia generale[modifica | modifica wikitesto]

Mappa dell'antico Egitto, con il Nilo fino alla quinta cataratta, le maggiori città e siti del periodo dinastico (dal 3150 a.C. al 30 a.C. circa).

Ferma restando la difficoltà di dare concretezza a periodi risalenti alla preistoria, la cronologia egizia si basa principalmente su pochi punti fissi da cui si sono fatte derivare date conseguenti.[6]

Uno di questi fa riferimento alla levata eliaca di Sirio[N 2] che, grazie a un altro evento noto (la levata a Eliopoli il 21 luglio del 139 d.C. come indicata dal grammatico romano Censorino), può essere fissata con certezza:

Da tali date si è cercato perciò, facendo riferimento anche alle Liste Regali[7] e agli scritti di storici antichi,[8] di elaborare una cronologia egizia, a lungo alla base degli studi egittologici e che avrebbe ancora valore assoluto se non fossero intervenuti, in tempi relativamente recenti, altri metodi di datazione; primo fra tutti quello che si basa sul decadimento del radiocarbonio, il noto carbonio-14 (generalmente indicato con 14C).[N 4]

Avvalendosi di tale metodologia, sono stati esperiti accertamenti 14C su 211 esemplari di piante selezionate in contesti funerari egizi associabili con certezza ad altrettanto determinati contesti storico-dinastici, ottenendo i seguenti risultati:[9]

  • Antico Regno (~2700-2100 a.C.) corrisponde, in linea di massima, alla cronologia archeo-storica con un margine di errore di ± 76 anni;
  • Medio Regno (~2000-1700 a.C.) corrisponde con un errore di ± 53 anni;
  • Nuovo Regno (~1500-1100 a.C.) corrisponde con un errore di ± 24 anni.

Esiste tuttavia un vuoto cronologico tra il 1720 e il 1580 a.C., a causa della non certa provenienza di alcuni campioni relativi al Secondo periodo intermedio.[10][N 5]

Ai differenti periodi in cui la storia dell'antico Egitto viene suddivisa vengono associate 30 dinastie ricavate da un'opera del sacerdote egizio Manetone, perduta e nota solo per successive trascrizioni di altri autori più recenti (come Flavio Giuseppe, Sesto Giulio Africano ed Eusebio di Cesarea): gli Aigyptiakà (Αἰγυπτιακά in greco). La ripartizione manetoniana in 30 dinastie è oggi ancora ufficialmente utilizzata ed è alla base della moderna storiografia egizia.

Nel complesso, perciò, la cronologia egizia generalmente accettata, indipendentemente dagli scarti sopra indicati, può essere così compendiata:

Cronologia egizia (3900-343 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia egizia e delle relative dinastie
Periodo Dal Al Dinastie
Periodo Predinastico 3900 a.C. 3150 a.C. 00 - 0
Periodo Protodinastico 3150 a.C. 2700 a.C. I - II
Antico Regno 2700 a.C. 2160 a.C. III - VI
Primo periodo intermedio 2160 a.C. 2055 a.C. VII - X
Medio Regno 2055 a.C. 1790 a.C. XI - XII
Secondo periodo intermedio 1790 a.C. 1540 a.C. XIII - XVII
Nuovo Regno 1540 a.C. 1080 a.C. XVIII - XX
Terzo periodo intermedio 1080 a.C. 672 a.C. XXI - XXV
Periodo tardo 672 a.C. 343 a.C. XXVI - XXX

Prodromi: la Preistoria egizia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Egitto preistorico.

Preistoria (10.000-4000 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Oggetti risalenti al Periodo Predinastico.

Sul finire del paleolitico (circa 10.000 anni a.C.), di pari passo al ritiro dei ghiacci, il clima dell'Africa divenne più secco e l'enorme lago interno africano si ritirò gradatamente divenendo l'attuale Nilo.[11] Tale ritrarsi lasciò nell'area del deserto libico otto terrazzamenti; la lontananza dall'acqua fece sì che le popolazioni lentamente migrassero verso quanto restava del lago raggiungendo, in conclusione, le rive del fiume che si presentavano paludose, acquitrinose, ben fornite di pesce, ma anche abitate da fauna varia, anche predatoria, ugualmente spinta verso l'acqua dal costante ritrarsi delle acque.[N 6]

Le prime culture, considerando l'inospitalità dei luoghi, furono perciò di carattere nomade, specialmente per seguire la selvaggina, praticare la pesca e raccogliere radici commestibili, fino all'avvento di popolazioni provenienti, verosimilmente, dall'area siro-palestinese che introdussero tecniche agricole per la coltivazione del grano, dell'orzo e del lino.[12]

Di pari passo con l'acquisizione delle competenze agricole, agevolate anche dalla fertilità dei luoghi, aumentò la stanzialità di nuclei che si riunirono in villaggi. La produzione su vasta scala, oltre che dalla facilità di produzione agricola, ebbe ulteriore spinta dalla pari facilità con cui, grazie al clima secco, potevano essere immagazzinati i cereali prodotti. Si passò perciò, gradatamente, da una cultura nomade e semi-nomade a una stanziale e agricola che consentiva: la produzione del necessario, l'immagazzinamento del superfluo, la specializzazione degli artigiani, la creazione di mestieri aderenti al nuovo corso, l'addomesticamento del bestiame, la pianificazione del futuro e anche l'impiego del tempo libero. Conseguenza di tale stato fu un notevole incremento demografico e l'inizio anche dei primi lavori di imbrigliamento delle acque sia per la conservazione che, specialmente, per l'ampliamento delle zone coltivabili.

Ne conseguì l'acquisizione di una coscienza civile alla luce della quale ci si rese conto che il lavoro poteva essere maggiormente efficace attraverso la riunione e la collaborazione di più nuclei/villaggi; da questo derivò la naturale conseguenza di ricorrere a strutture di governo in grado di indirizzare l'operato della comunità[12]. Nacque così l'unificazione di parti del Paese sotto un unico capo e l'unione di nuclei più piccoli in aggregazioni a livello provinciale, che in epoca storica verranno chiamati nòmi.

Il Periodo Preistorico Antico vede perciò la struttura del Paese già embrionalmente bipartita tra Alto e Basso Egitto, in cui nascono e prosperano culture che riconoscono preminenza a località specifiche non ancora, tuttavia, individuabili come vere e proprie "capitali".[13]

Cronologia della Preistoria egizia (5600-4000 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Al neolitico si fa risalire, intorno al 4500-3900 a.C., il periodo Badariano.

Cronologia preistorica antica
Data (a.C.) Basso Egitto Alto Egitto Località Periodo
5600 Fayyum "A" Cultura tasiana Deir Tasa Neolitico
Fayyum Neolitico
Mostagedda
4000 Cultura di Merimde Cultura di Badari el-Badari, Merimde Calcolitico
Amraziano el-Amra, Naqada Predinastico Antico
Deir el-Ballas, Uhu
Abidos, Mahasna

Periodo Predinastico (4000-3200 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo Predinastico (Egitto).

Alle competenze acquisite nel periodo preistorico e provenienti dall'area siro-palestinese se ne aggiunsero, a partire dal 4000 a.C. altre di provenienza asiatica.[14] Benché si continuassero a utilizzare strumenti in selce per la lavorazione del vasellame in pietra, dell'avorio e per la mietitura dei raccolti, si sviluppò la lavorazione di utensili e armi in rame. Conseguenza fu la necessità di missioni e campagne di occupazione di territori nella Penisola del Sinai e nel deserto arabico per l'approvvigionamento del metallo.

Altre innovazioni pervennero in Egitto, in tale periodo, da genti verosimilmente di provenienza mesopotamica, anatolica o siriana: preparazione dei mattoni rettangolari crudi; nuovi schemi decorativi; uso di sigilli cilindrici per imprimere segni sull'argilla (di tipica derivazione mesopotamica); primi tentativi di scrittura pittografica.[15] A ciò si aggiunsero i primi contatti marittimi (anche con le isole egee), che apportarono innovazioni anche nella e dall'area mediterranea[N 7][16][17] tanto che si ritiene[18] che tali contatti possano aver favorito la quasi simultanea fioritura delle civiltà egizia e cretese nella sua fase iniziale.

La scarsità, in Egitto, di legname atto alla costruzione di navigli in grado di affrontare il mare, comportò peraltro rapporti anche con la costa siro-palestinese che disponeva dei litorali giusti per poter costituire basi di approdo navale.

Evidenze archeologiche del periodo[modifica | modifica wikitesto]

Naqada[modifica | modifica wikitesto]

Statuetta in terracotta, soprannominata Danzatrice di Brooklyn, risalente al Periodo Predinastico. Brooklyn Museum, New York.

Uno dei più grandi studiosi del periodo predinastico, ritenuto peraltro il fondatore della moderna egittologia, è da individuarsi in Flinders Petrie[19] il cui interesse precipuo era teso specialmente alla individuazione della provenienza della cultura egizia.

Dopo scavi nel Fayyum e nel Delta nilotico, nel 1894-1895,[20][21][22] Petrie indirizzò il suo lavoro nell'area di Naqada. Indipendentemente dall'area di ritrovamento, Petrie aveva infatti rilevato caratteristiche comuni specie nelle ceramiche, compendiate proprio nei manufatti della cultura di Naqada, verificando così la progressione della cultura da sud verso nord. A Naqada Petrie scoprì tre necropoli:

  • N[N 8], che comprendeva oltre 2.000 sepolture non riferibili o inquadrabili in un preciso momento storico poiché conseguenti all'andamento storico-demografico del vicino abitato;
  • T, che ospitava circa 70 tombe, risalente al periodo Naqada II, e che comprendeva sepolture più ricche riferite a un periodo di consistente ampliamento del villaggio;
  • B, la cosiddetta necropoli dei contadini, che comprendeva 144 sepolture.

A fattor comune, circa l'80% delle sepolture era di forma rettangolare, specie quelle delle classi più abbienti, mentre le più antiche erano di forma circolare ed ellissoidale. Si trattava di semplici fosse scavate nel deserto, delle dimensioni di circa 100x150 cm, con mummificazioni naturali dovute al clima secco e asciutto. L'orientamento delle sepolture era, generalmente, nord-sud ed erano sormontate da monticelli di terra o di pietre[N 9] a protezione dei corpi dall'aggressione di animali e come segnacolo delle sepolture stesse.

I corpi erano deposti sul fianco, in posizione fetale, come di persona addormentata a simboleggiare la possibilità di risveglio o di rinascita; la testa era posizionata a sud e il viso rivolto a est, verso il sole nascente.

Molti corpi presentavano mutilazioni scheletriche non dovute, tuttavia, a fattori traumatici o animali, ma all'usanza di ritornare alla tomba da parte dei sopravvissuti per prelevarne parti con intenti apotropaici; in tale occasione, peraltro, i corpi venivano colorati con pigmenti rossi.[N 10]

Dall'esame del vasellame presente nei corredi (non ancora lavorato al tornio), più o meno ricchi, Petrie individuò 700 tipi di ceramiche che raccolse in nove classi contrassegnate con lettere dell'alfabeto:

  • B (Black topped), a bocca nera;
  • P (polished Red), a ingobbiatura[N 11] rossa:
  • F a ingobbiatura nera;
  • C (white Cross), a ingobbiatura rossa, con semplici motivi geometrici dipinti di bianco;
  • '"R"' (Raw), ceramica grezza comune;
  • L (Late), ceramica tarda;
  • D (Dark), raffinata di colore marrone chiaro e motivi in ocra rossa;
  • W (Wavy), ad anse ondulate[N 12];
  • N, Nubiana, di colore marrone scuro con motivi geometrici incisi.

da queste fece derivare un sistema di catalogazione e datazione delle sepolture (non solo di Naqada in senso stretto) detto di datazione sequenziale (Sequence Date), che contrassegnò con la sigla SD, prevedendo quattro periodi all'interno dei quali è possibile reperire ceramiche appartenenti alle 9 classi:

  • SD 30-39 = Naqada I (o Amraziano);
  • SD 40-62 = Naqada II (o Gerzeano);
  • SD 63-72 = Naqada III (o Samainiano);
  • SD 77-88 = Inizio dinastico (oggi indicato come dinastia 0)

Ieracompoli[modifica | modifica wikitesto]

Pochi anni dopo i lavori di Flinders Petrie, nel 1897, James Edward Quibell e Frederick William Green[N 13] scoprirono la Necropoli di Nekhen (nota anche come Ieracompoli), un'area cimiteriale in cui fu possibile però notare già una netta bipartizione tra un'area destinata al ceto comune e un'altra destinata alla classe egemone. Ne derivò il concetto di una distinzione in classi, segno evidente dell'esistenza di una ben precisa struttura gerarchica e, conseguentemente, di sottoposizione a un'entità unica assimilabile a un re, condizione ancora non rilevabile nelle sepolture coeve del Basso Egitto.

Corpo di adulto mummificato naturalmente (S. 00293), tra il 3900 e il 3700 a.C., Periodo predinastico, Museo Egizio, Torino.

Le sepolture più povere erano costituite da fosse ovali in cui il corpo veniva posto in posizione fetale (vedi il corpo di adulto mummificato naturalmente del Museo Egizio di Torino) coperto da stuoie o materiale vegetale, con corredo ridotto di vasellame e poche suppellettili. Le tombe più ricche, di converso, erano rettangolari, presentavano fondamenta di pietra o roccia, pareti in mattoni crudi probabilmente dipinte all'interno, ed erano sormontate verosimilmente da costruzioni in legno di cui vennero rinvenute le tracce.[N 14]

Al 1897 risale il ritrovamento, nei pressi del tempio dedicato ad Horus, di una testa di mazza cerimoniale rappresentante un personaggio, che indossa la corona bianca dell'Alto Egitto, che impugna quella che è stata interpretata come una zappa o un aratro; un segno geroglifico all'altezza del viso, rappresentante uno scorpione, ha dato il nome a tale personaggio che appare, data la corona, come un re. Nonostante si tratti sostanzialmente di un'arma, il Re Scorpione, seguito da flabelliferi, è rappresentato verosimilmente nell'atto di scavare un solco da irrigazione, a voler evidentemente rappresentare l'aspetto politico e paternalistico della sua figura per il benessere del suo popolo. In alto, in un registro superiore, sono rappresentati stendardi probabilmente relativi a città sconfitte.

Nel 1898-1899 venne portata alla luce la tomba 100, già soggetta a saccheggi in antico, in cui venne altresì rinvenuto quello che si ritiene il più antico dipinto conosciuto dell'antico Egitto; i pochi resti del dipinto[N 15] sono oggi conservati presso il Museo Egizio del Cairo e le uniche rese della condizione originale sono desumibili da acquerelli eseguiti da Frederick W. Green all'atto della scoperta.[N 16]

Reperti musealizzati[modifica | modifica wikitesto]

Tra i molteplici reperti relativi al periodo Predinastico presso i musei, si segnalano:

Museo Egizio del Cairo:[23]

  • ciotola in argilla con applicazioni, forse da Gebelein, periodo Naqada I (cat. JE38284);[24]
  • coltello con lama in selce ed elsa in oro forse da Gebelein, periodo Naqada II (cat.JE34210);[25]

Ashmolean Museum, Oxford:

  • testa di mazza del Re Scorpione, da Ieracompoli (cat. AN1896-1908.E3632);[26]

Museo Egizio di Torino:

  • corpo di adulto mummificato, Naqada I (cat. S. 00293 RCGE 16550);[27]

Museo del Louvre, Parigi:

  • coltello di Gebel el-Arak con lama in selce ed elsa in avorio d'ippopotamo, Naqada I;[28]

Brooklyn Museum, New York:

  • Danzatrice di Brooklyn, statuetta femminile in terracotta, Naqada II.[29]


Politica del Predinastico[modifica | modifica wikitesto]

Sotto il profilo politico nel periodo del tardo predinastico (Gerzeano recente), intorno al 3400 a.C., appare evidente l'aumento dell'attività politica: le entità costituite dall'Alto e Basso Egitto appaiono ormai consolidate e in entrambe le regioni sono raggruppate attorno a una città principale, con un dio riconosciuto e sotto la guida di un capo autorevole. Secondo ipotesi accreditate,[30] mentre nel sud del Paese (Alto Egitto) la compagine socio-politica è più compatta, forse sia per il carattere prettamente rurale delle città/villaggio scarsamente autonome sia per la presenza di capi più incisivi, nel Basso Egitto (a nord) le città hanno un maggior grado di sviluppo e di autonomia, di cui sono particolarmente gelose, il che le rende più difficili da unificare. Prova di tale situazione più compatta dell'Alto Egitto sono alcuni manufatti sintomatici di un potere centralizzato, non riscontrabili nell'area del Delta, tra i quali si annovera la già citata testa di mazza da guerra del cosiddetto Re Scorpione, già ascritto a una dinastia 0 e che può, embrionalmente, essere identificato come l'iniziatore del processo che, con il successivo Periodo Arcaico, porterà all'unificazione delle Due Terre.

Cronologia del Periodo Predinastico (4000-3200 a.C.)[30][modifica | modifica wikitesto]

Per il Periodo Predinastico si individua, archeo-storicamente, la suddivisione in:

Cronologia preistorica recente
Data (a.C.) Basso Egitto Alto Egitto Località Periodo
3600 Maadiano Gerzeano Antico el- Gerza, el-Maadi Predinastico medio/tardo
3400 Gerzeano recente Gerzeano recente Ieracompoli
3200 Unificazione Alto e Basso Egitto Menfi, Abido Storico

Periodo arcaico (3150-2700 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo Protodinastico (Egitto).
La Pietra di Palermo nei registri riguardanti Khasekhemui

Le prime due dinastie vengono dette anche tinite, dal nome della città di Thinis di cui sarebbero state originarie. Di lì a poco, Thinis soppianterà in importanza Nekhen (Ieracompoli); da un punto di vista cronologico ciò può essere collocato tra il 3150 a.C. ed il 2700 a.C..

Il Periodo arcaico conclude, di fatto, la fase di formazione dello stato unitario nato dalla fusione di Alto e Basso Egitto. Se l'unione formale può dirsi tuttavia completata, le due componenti territoriali resteranno sempre ben distinte durante l'intera storia del Paese, tanto che il sovrano assumerà il titolo di Re delle Due Terre.

La scarsità di documenti contemporanei, e il fatto che la maggior parte delle liste reali a noi pervenute risalgono al Nuovo Regno, ossia a circa 1500 anni dopo, genera perplessità sulla sequenza dei sovrani. La maggior parte dei nomi Horo sono stati rinvenuti su stele, vasellame o graffiti dell'epoca. Alcuni sono anche riportati sulla Pietra di Palermo. La suddivisione in dinastie è quella riportata dal Canone Reale, conservato a Torino, e nell'opera Aegyptiaca, non giuntaci se non come riferimento di altri autori, di Manetone.

I dinastia (3150 - 2925 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: I dinastia egizia.

Nella cronologia della storia dell'antico Egitto, così come compendiata da Manetone con la suddivisione in trenta dinastie, la prima di queste inizia con l'unificazione dei due regni del Alto e Basso Egitto, formatisi nel periodo detto Periodo Predinastico dalla fusione di entità politiche più piccole di cui restò memoria nella successiva divisione dell'Egitto in distretti.

L'unificazione viene attribuita ad un sovrano chiamato Menes nella lista reale di Abido e nel Canone Reale, risalenti entrambi, tuttavia, a circa 1500 anni dopo l'unificazione dell'Egitto. Gli scavi archeologici ci hanno restituito una tavoletta in siltite, proveniente da Abido, in cui un sovrano, identificato invece come Narmer,[31] è raffigurato indossare le due corone rappresentanti le due parti dell'Egitto. Generalmente, si ritiene che Menes e Narmer siano la stessa persona. Alcuni studiosi hanno tuttavia avanzato ipotesi alternative sull'identità dell'unificatore dell'Egitto associandolo alla figura parzialmente mitica del Re Scorpione oppure ad Aha, di norma indicato come il successore di Narmer.

Statuetta di un anonimo faraone arcaico, in avorio. British Museum, Londra.

Anche la datazione della I dinastia è difficoltosa a causa della scarsità di dati. Anche se con variazioni che possono superare il secolo, è tuttavia possibile indicare il 3000 a.C. come data di riferimento. Sugli eventi storici inerenti all'arco di tempo coperto dalla dinastia, circa 250 anni, sappiamo poco in quanto le fonti scritte, scarse e frammentarie, riportano spesso solamente i nomi dei sovrani e poche altre notizie.

La Targhetta MacGregor, in avorio, raffigurante l'arcaico faraone Den che abbatte un nemico. British Museum, Londra.

Possiamo comunque supporre che si sia trattato di una fase di consolidamento dello stato unitario, stato la cui organizzazione si presume fosse fortemente teocratica con un sovrano/dio alla sommità. Le notizie di cui disponiamo riferiscono di vittorie sulle popolazioni confinanti con la valle del Nilo e principalmente con i beduini nomadi della Penisola del Sinai. Capitale della prima dinastia fu inizialmente Thinis, che in seguito cederà tale ruolo a Menfi.

II dinastia (2925 - 2700 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: II dinastia egizia.

Non sono noti i motivi che spinsero Manetone a suddividere la sequenza dei sovrani di questo periodo in due distinte dinastie; lo stesso Canone Reale elenca questi sovrani senza soluzione di continuità. Malgrado la scarsità di documentazione storica, l'analisi della titolatura dei sovrani (segnatamente del rispettivo nome di Horo) permette di formulare alcune ipotesi, sufficientemente fondate sugli avvenimenti del periodo.

Nella parte conclusiva della II dinastia probabilmente si verificò uno scontro tra i sovrani thiniti provenienti dall'Alto Egitto e il Basso Egitto. Traccia di ciò può desumersi dalla cancellazione del nome del re Peribsen, che sottolinea, verosimilmente, una damnatio memoriae, pratica spesso adottata nell'Egitto antico nei confronti di coloro che erano considerati usurpatori.

L'ipotesi di uno scontro tra le due componenti dello Stato egizio potrebbe essere derivata dalla scelta di Peribsen di sostituire Horus, divinità tutelare della regalità, trasferendone il rango a Seth, divinità proveniente dal Basso Egitto. Solo con Khasekhemui si assiste a una doppia titolatura che comprende le due divinità, Horus e Seth, unite. Esistono, inoltre, richiami alla pacificazione in altre parti della titolatura stessa, il che porta a pensare a un'azione di mediazione di questo sovrano che potrebbe aver riportato all'unità lo Stato, ponendo così le basi per la fase storica successiva: l'Antico Regno.

Antico Regno (2700-2160 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Antico Regno (Egitto).

L'Antico Regno è il periodo che va dalla III alla VI dinastia, indicativamente compreso tra il 2700 a.C. ed il 2192 a.C.[32] A questo periodo risalgono le costruzioni più famose ed imponenti della civiltà egizia: le piramidi.

III dinastia (2700-2620 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: III dinastia egizia.
Planimetria della necropoli di Saqqara

Malgrado alcuni sovrani della terza dinastia siano ben conosciuti, poche e confuse sono le informazioni sulle loro correlazioni, al punto che la stessa sequenza è oggetto di discussioni e tesi contrapposte. Anche sull'esistenza o meno di alcuni sovrani vi sono, tra gli studiosi, pareri contrastanti. Ne consegue l’impossibilità di definire una cronologia esatta dei singoli regni; il periodo coperto dalla dinastia si suppone vada dal 2700 a.C. al 2630 a.C.[33]

Architettonicamente, le costruzioni abitative, compreso il palazzo reale, erano ancora costruite con materiali deperibili e fragili, mentre particolare cura si pose nella realizzazione delle Case per l'eternità, ovvero le tombe dei re. Una prima innovazione appare con la struttura tombale: mentre le tombe del Periodo Arcaico, infatti, erano ipogee sovrastate da tronchi piramidali (le mastabe), e per i re si prevedevano due sepolture, ad Abido e Saqqara, a voler simboleggiare anche nella morte la signoria sulle Due Terre, le tombe della III dinastia acquistano invece valore monumentale e decade, almeno in apparenza, il concetto della doppia sepoltura.

Una prima innovazione voluta da Djoser, primo re della III dinastia,[34] fu infatti la coesistenza della doppia sepoltura nel medesimo luogo; a Saqqara si avranno nel medesimo recinto funerario, differenziate solo come orientamento geografico, la sepoltura principale a nord, e il cenotafio a sud.[35]

IV dinastia (2620-2500 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: IV dinastia egizia.

Il tratto forse saliente della quarta dinastia è che ai suoi sovrani sono legati i monumenti probabilmente più famosi dell'antica civiltà egizia: le piramidi di Giza e la grande Sfinge.

A Khufu, conosciuto con il nome greco di Kheops (Cheope) è dovuta la Grande Piramide, unico monumento giunto fino a noi delle sette meraviglie del mondo.

L'unica statuetta raffigurante Cheope (alta 7,5 centimetri). Museo egizio del Cairo.
Piramide di Cheope

Durante una campagna di scavi del 2011/2, l'archeologo francese Pierre Tallet della Sorbona di Parigi ha ritrovato un porto e grandi magazzini scavati nella roccia nella località di Wadi al-Jarf, sul Mar Rosso, databili alla IV dinastia. Tali ritrovamenti attesterebbero la capacità degli egiziani di intraprendere viaggi per mare non solo per lo sfruttamento delle miniere di rame della vicina costa della Penisola del Sinai ma anche verso luoghi più lontani e probabilmente fino al mitico Paese di Punt fin dal 2600 a.C.[36]

La sequenza dei sovrani della IV dinastia è abbastanza sicura tranne che per Bafra e Djedefptah, di cui non possediamo dati archeologici ma solamente la loro indicazione nella lista di Manetone. La dinastia si estende, approssimativamente, dal 2630 a.C. al 2510 a.C.[37]

Le Oche di Meidum
Le Oche di Meidum

V dinastia (2500-2340 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: V dinastia egizia.
I resti della piramide di Niuserra ad Abusir.

Durante questa dinastia (almeno fino al regno di Niuserra) si assiste all'affermarsi del culto solare di Ra, come si può ricavare dai resti dei templi solari di alcuni sovrani ed anche dalla presenza del termine teoforo ra in numerosi nomi. I complessi funerari dei sovrani di questa dinastia non raggiungono le dimensioni di alcuni della precedente dinastia.

Mentre non sembrano evidenziarsi rivolgimenti politici, giacché molti funzionari della precedente dinastia vennero confermati nei loro incarichi,[38] l'ideologia religiosa viene ulteriormente rafforzata dal Nome di Horus prescelto da Userkaf, il primo re: Iry-Maat, ovvero Colui che ristabilisce Maat.[39] Poche sono le notizie sul regno di Userkaf (forse durato 7 anni secondo il Canone di Torino), ma a lui si deve la prima testimonianza nota di rapporti con le isole egee.[N 17] Per quello che è dato a sapere, i rapporti commerciali con l'estero proseguono e si hanno notizie di importazione di legno di cedro da Byblos, di animali esotici dalla bassa Nubia e di rapporti commerciali con Punt, una stazione probabilmente posta sulla costa somala di cui non è ancora stato identificato il sito con sicurezza.

Verso la fine della dinastia inizia a notarsi un rafforzamento del potere provinciale (nomo) in contrasto con il potere centrale. La V dinastia si estende, approssimativamente, dal 2510 a.C. al 2350 a.C.[40]

VI dinastia (2340-2160 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: VI dinastia egizia.
Offertorio di Pepi I
Testi delle piramidi dalla tomba di Teti

È verosimile che la V dinastia si sia conclusa senza eredi maschi: al trono salirà Teti che acquisterà diritto al governo per aver sposato Iput, figlia di Unis. È altrettanto verosimile che la situazione di tipo feudale iniziata con la fine della dinastia precedente avesse innescato una minor adesione a quelle che erano le politiche centralizzate e in tal senso deve intendersi la scelta, come “Nome di Horus”, di Seheteptaui, ovvero “Colui che pacifica le Due Terre”[N 18] significativo del suo programma politico.[41]

Dopo il lungo regno di Pepi II, lo stato centrale entra in crisi e la regalità si disperde tra una miriade di sovrani locali che regnano contemporaneamente rivendicando ciascuno per sé il titolo di Signore delle Due Terre.

Anche le fonti, sia quelle archeologiche, che quelle storiche ed epigrafiche, si riducono a pochi accenni spesso contraddittori.

La VI dinastia si estende, approssimativamente, dal 2350 a.C. al 2192 a.C.[42]

Primo periodo intermedio (2160-2055 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Primo periodo intermedio.

«Il portinaio dice: "andiamo e devastiamo" [...] il lavandaio si rifiuta di portare il suo carico [...] gli uccellatori si sono disposti in ordine di battaglia [...] un uomo guarda suo figlio come suo nemico [...] il Nilo trabocca, ma non c'è chi ari per lui; ognuno dice: non sappiamo cosa sarà del Paese [...] le donne sono sterili [...] i poveri sono diventati padroni di ricchezze, chi non poteva farsi i sandali è ora padrone di tesori [...] le città sono distrutte e l'Alto Egitto è diventato arido e deserto [...] i coccodrilli sono satolli con ciò che hanno catturato e la gente va a loro volontariamente [...].»

Modello di abitazione rinvenuto in una tomba del Primo Periodo Intermedio

La situazione politica che si era delineata durante la V e la VI dinastia, aggravata dal lungo regno di Pepi II, dal sistema feudale instauratosi con la sempre maggiore autonomia dei governatori locali e da congiure di palazzo giunge al suo apice in un periodo di turbolenze e rivolte, noto come Primo periodo intermedio e che ben può essere compendiato dal testo delle Lamentazioni di Ipu-Wer,[44][45] a noi giunto in una trascrizione del Nuovo Regno ma che fa riferimento al periodo immediatamente successivo all'Antico Regno.

«Si sono prodotti degli avvenimenti che non erano mai esistiti dalla notte dei tempi: il re è stato rovesciato dalla plebe, colui che era stato sepolto dome Falco, è stato strappato dal sarcofago [...] siamo arrivati al punto che un pugno di persone, che non capivano nulla del modo di governare, ha spogliato il Paese della sua regalità»

Tuttavia è cronologicamente difficile individuare un momento di inizio del Primo periodo intermedio e stabilire se esso sia individuabile nella lenta decadenza dell'autorità regale iniziata durante il lungo regno di Pepi II o se sia imputabile alla disgregazione nel momento della successione di Nitocris. Secondo alcune teorie[47] potrebbe essersi trattato anche della concomitanza di eventi politici con un periodo climatico di tipo saheliano,[48] che avrebbe causato lunghe carestie aggravate dall'assenza di un'amministrazione centrale in grado di imporre ai governanti locali il mantenimento efficiente dei canali di irrigazione, indispensabili per la corretta distribuzione delle acque dell'inondazione nilotica. Tale ipotesi verrebbe confermata dal fatto che i maggiori disagi e disordini si sarebbero avuti proprio nella valle del Nilo, mentre città da esso lontane (come Balat e la sua necropoli, nell'oasi di Dakhla) non mostrano segni di interruzione della vita comune, né di aver subito distruzioni[49].

Non esiste, peraltro, traccia di contatti politici o commerciali con i Paesi viciniori e anzi si ha notizia, nell'VIII dinastia, di invasioni delle aree di confine da parte degli "abitanti delle sabbie"[50].

Difficile si presenta anche la stesura di un elenco dei re, poiché si ha sovrapposizione di dinastie instaurate, fondamentalmente, dai capi dei nomi locali che si autoproclamano re. Tale fu il disordine che nella sua opera Manetone riferirà, a proposito della VII e VIII dinastia, che si trattò di "70 re di Menfi che regnarono 70 giorni", a volerne sottolineare l'effimera durata.

VII e VIII dinastia (2150 - 2135 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: VII dinastia egizia e VIII dinastia egizia.

È difficile individuare i re della VII e VIII dinastia; unico di cui si ha traccia certa è Kakaura (Qakara Aba secondo il Canone di Torino), che avrebbe regnato due anni; la sua tomba si trova a Saqqara, non lontana dalla piramide di Pepi II.

L'area del Delta era intanto stata occupata da quelli che vengono indicati genericamente come "asiatici", quindi i re dell'VIII dinastia focalizzarono il proprio potere solo sulla città di Menfi. Nell'Alto Egitto, Tebe non era ancora la capitale, anche se i principi locali stavano gettando le basi per un futuro regno, mentre nel Medio Egitto, protetto dalle invasioni degli asiatici da nord e dei nubiani da sud, cominciava a farsi strada una dinastia di principi della città di Henet-Nesut (nota come Eracleopoli).[50]

Il fatto, tuttavia, che molti re abbiano scelto come nome Neferkara, ovvero il nome di incoronazione di Pepi II, ha fatto ipotizzare un legame parentale o ideologico con il vecchio sovrano, che è stato confermato soprattutto per Neferkara Pepiseneb, ritenuto nipote per il richiamo stesso, nel nome, al sovrano della VI dinastia.

Principali re della VII e VIII dinastia
Dinastia Principali re
- Netjerkara
- Menkara
- Neferkara II
- Neferkara Nebi
- Djedkara Shemai
- Neferkara Khendu
- Merenhor
- Neferkamin
- Nikara
- Neferkara Tereru
- Neferkahor
forse nipote di Pepi II Neferkara Pepiseneb
- Sneferka Aanu
VIII
(unico menzionato dal Canone di Torino)
Kakaura (Qakara Aba)
- Neferkaura
- Neferkauhor Khu Hepu
- Neferirkara

IX e X dinastia (2135 - 2040 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: IX dinastia egizia e X dinastia egizia.

Ancora più problematico sembra realizzare una tabella che compendi i re della IX e X dinastia che regnarono da Henet-Nesut (Eracleopoli), capitale del XX nomo dell'Alto Egitto giacché se ne hanno pochi o nulli riferimenti e notizie. I nomi dei primi re della IX dinastia, accreditata di circa trent'anni complessivi, dato l'evidente riferimento a Ra (Meryibre Kheti I, Neferkara VII e Nebkaura Kheti II) hanno fatto supporre che si sentissero ancora legati alle dinastie menfite,[51] il che sarebbe confermato dalle tombe di alcuni di loro nella necropoli di Saqqara.

La X dinastia, anch'essa eracleopolitana e la cui durata è stimata in circa 100 anni, venne fondata da Neferkara (Meryhathor) il cui nome ancora una volta richiama il culto del dio Ra. Verso la fine della X dinastia, tuttavia, la famiglia del visir Shemai iniziò una serie di alleanze con i principi tebani, che divenne particolarmente importante al momento del confronto tra Eracleopoli e Tebe.[N 20][52]

Principali re della IX e X dinastia
Dinastia Principali re
IX din. Meryibre Kheti I
IX din. Neferkara VII
IX din. Nebkaura Kheti II
IX din. Setut (Senenh)
IX din. Mery
IX din. Shed...
X din. Meryhathor
X din. Neferkare VIII
X din. Wahkare Khety
X din. Merykare

Medio Regno (2055-1790 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Medio Regno (Egitto).

Se difficile è individuare un momento iniziale del Primo periodo intermedio, altrettanto difficile è individuarne la fine che, al di là dell'ascesa al trono di Antef I come sovrano riconosciuto della XI dinastia, viene tuttavia accreditata al successore di costui, Mentuhotep II.[N 21][53] A conferma di tale stato di indecisione dinastica si consideri che secondo alcuni studiosi anche l'XI rientrerebbe tra le dinastie del Primo periodo intermedio poiché solo verso la fine, con Mentuhotep II, si giunge a una nuova unificazione del Paese che giustificherebbe l'assegnazione del titolo di re dell'Egitto.

XI dinastia (2160 - 1994 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XI dinastia egizia.
Statua osiriforme di Mentuhotep II. Museo egizio del Cairo.
Il tempio di Mentuhotep II a Deir el-Bahari.

La sovrapposizione delle date con la X dinastia deriva dalla contemporaneità di regno in aree diverse del paese non più unificato; la X è infatti una dinastia eracleopolitana, mentre la nascente XI dinastia è dell'area tebana.

Principali re della XI dinastia
Date (a.C.)[54] Principali re
2160 - 2123 Antef I e Mentuhotep I (principi tebani)
2123 - 2073 Antef II (principe tebano)
2073 - 2065 Antef III (principe tebano)
2065 - 2014 Mentuhotep II
(riunificazione delle Due Terre)
2014 - 2001 Mentuhotep III
2001 - 1994 Mentuhotep IV

Mentuhotep II e il Rinascimento egizio[modifica | modifica wikitesto]

Salito al trono intorno al 2065 a.C. come principe tebano, Mentuhotep II sceglie come nome di incoronazione "Colui che vivifica le Due Terre" (Seankhibtaui), ma il suo regno non comprende ancora l'intero Paese e si estende dalla Prima Cataratta del Nilo, ad Assuan al X nomo[N 22] mentre a nord regnano ancora i principi di Assiut.[N 23][55] A seguito di una campagna militare, Mentuhotep conquistò Assiut determinando così la caduta della dinastia eracleopolitana e ottenendo la proclamazione come re delle Due Terre anche se, effettivamente, anche in questo caso l'unione non era ancora completata; assunse intanto il nome di Nebhepetra e mantenne comunque il legame con la terra d'origine, l'Alto Egitto, giacché assunse come nome di Horus "Divina è la Corona Bianca" (Neceryheget). Ridusse Eracleopoli al rango di nomo, imponendo suoi controllori tebani, spostò la capitale a Tebe, istituì la carica di "Governatore del Nord" e proseguì la sua lunga azione riunificatrice, fino all'anno trentanovesimo di regno, quando, occupata anche l'area del Delta, assunse come nuovo nome di Horus "Colui che ha unificato le Due Terre" (Semataui).

In politica estera Mentuhotep II si ricollegò a quanto raggiunto in epoca menfita, conducendo spedizioni verso la Libia e nel Sinai; in Nubia, che tuttavia restò indipendente, ristabilì la posizione che l'Egitto aveva alla fine della VI dinastia, riprendendo lo sfruttamento delle miniere e garantendo la sicurezza delle vie carovaniere; furono così garantite le frontiere dell'Egitto e i confini del regno si spostarono ancora più a sud, fino alla Seconda Cataratta.[53]

Anche in campo edilizio la politica di Mentuhotep II comportò una notevole ripresa: terminò lavori di restauro intrapresi da Antef I nei templi di Hekaib e Satet a Elefantina; fece erigere costruzioni a Deir el-Ballas, Dendera, Nekheb; nel tempio di Hathor a Gebelein fece realizzare un rilievo rappresentante la sottomissione del Basso Egitto; ad Abido ampliò il tempio di Osiride e abbellì i templi di Montu (da cui derivava il suo nome teoforo) e altri a Tod ed Ermant. Ma il suo edificio più famoso e fastoso fu il tempio funerario nella piana di Deir el-Bahari, primo di una serie che verrà, nella XVIII dinastia, affiancato da quelli di Hatshepsut[N 24][N 25] e Thutmose III.[53] Tale fu la produzione edilizia a lui ascrivibile che il regno di Mentuhotep II è stato anche designato come del "Rinascimento egizio"[56].

Da Mentuhotep III alla fine della dinastia[modifica | modifica wikitesto]

L'attività edificatoria di Mentuhotep II venne proseguita dal secondogenito, Mentuhotep III, che gli succedette sul trono dopo 51 anni di regno. Nuovi edifici sacri sorsero a Tebe, Abido, Ermant, Tod, Elefantina, El-Khab. Sotto il profilo internazionale, Mentuhotep III rafforzò la posizione della dinastia tebana nel Basso Egitto e fece costruire un sistema di fortificazioni nell'area sinaitica, per proteggere il Paese dalle invasioni; al sud, verso la Nubia, inviò un contingente di 3.000 uomini che svolse attività militare e commerciale anche verso il Paese di Punt da cui furono riportati carichi di gomma arabica.[57] Nello stesso anno ottavo di regno[N 26] però si verificarono disordini e una carestia colpì l'area tebana. Alla morte di Mentuhotep III, nell'anno dodicesimo di regno, la situazione socio-politica doveva essere ancora confusa giacché il Canone di Torino indica "sette anni vuoti"[57] corrispondenti, di fatto, al regno di Mentuhotep IV le cui uniche tracce sono ricavabili da un graffito nello Uadi Hammamat, nel deserto orientale, ove inviò una missione di 1.000 uomini capeggiata dal visir Amenemhat, per estrarre sarcofagi e scavare pozzi.[58]

XII dinastia (1994 - 1785 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XII dinastia egizia.

L'XI dinastia si conclude con una situazione socio-politica confusa su cui si innesta, apparentemente senza traumi politici, la XII dinastia, che sostanzialmente proseguirà nella linea tracciata dai precedenti regnanti.

Principali re della XII dinastia
Date (a.C.)[54] Principali re
1994 - 1964 Amenemhat I
1974 - 1929 Sesostri I
1932 - 1898 Amenemhat II
1900 - 1881 Sesostri II
1881 - 1842 Sesostri III
1842 - 1794 Amenemhat III
1798 - 1785 Amenemhat IV
1785 - 1781 Nefrusobek

Amenemhat I e l'inizio della dinastia[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso piramidale di Amenemhat a Lisht

La XI dinastia si era conclusa con una spedizione ordinata da Mentuhotep IV e capeggiata dal visir Amenemhat; si ritiene che proprio costui possa essere il primo re della successiva XII dinastia, tesi avvalorata dal nome di Horus assunto da Amenemhat I, Colui che rinnova le nascite (Uhem-Setaui).[N 27][58] Si è tuttavia a conoscenza di altri due pretendenti al trono: Antef (di cui si hanno scarse notizie) e Sergeseni dalla Nubia, contro cui Amenemhat dovette lottare nei primi anni di regno. Sintomatici appaiono il nome di incoronazione scelto "Colui che rende soddisfatto il cuore di Ra" (Sehetepibra) che, affiancato al nome proprio, Amenemhat, ovvero "Amon è alla testa", sembrano un vero manifesto politico, giacché proprio sotto tale sovrano si avvierà il processo che si concluderà con la fusione sincretica delle due divinità nell'unica Amon-Ra.[58]

Che l'ascesa al trono di Amenemhat I non sia avvenuta per discendenza appare evidenziato dal ricorso, come era già avvenuto per la V dinastia (Papiro Westcar), a un espediente letterario che ne sancisce profeticamente il diritto al trono. Si tratta della Profezia di Neferti,[N 28] il cui racconto, proprio per ricollegarsi al precedente letterario, è ambientato alla Corte del re Snefru, fondatore della IV dinastia cui viene profetizzata la nascita di un re, Ameny (abbreviazione di Amenemhat) che, dopo un periodo cupo alla fine della XI dinastia, riporterà ordine e prosperità nel Paese.[59]

«(dopo aver evocato situazioni alquanto cupe del Paese, Neferti aggiunge)[...]Come sarà questo Paese? Il disco solare sarà coperto e non brillerà sicché gli uomini possano vedere [...] i fiumi d'Egitto saranno secchi e si potrà attraversare l'acqua a piedi [...] Un uccello straniero deporrà le uova nelle paludi del Delta [...] ma ecco che un re sorgerà nel sud, Ameny[N 29] giustificato[N 30], figlio di una donna di Taseti[N 31], un figlio di Khen-Nekhen[N 32], riceverà la corona bianca e porterà la corona rossa, unirà le due Potenti[N 33] e i due Signori[N 34] con ciò che desidera [...] rallegratevi uomini del suo tempo.»

.

In tal modo si legittimava anche il passaggio dei poteri da nord a sud, da una monarchia di Eliopoli a una di Tebe; ciononostante, non fu Tebe la città scelta come capitale del regno di nuovo riunito giacché, a circa 60 km dall'attuale Cairo, Amenemhat fondò la sua capitale Imenemhat-Ity-Tawy, ovvero "Amenemhat ha conquistato le Due Terre", l'attuale El-Lisht, ove costruì anche la sua piramide.[61]

Nell'anno ventesimo di regno Amenemhat avrebbe instaurato quella che doveva poi essere una costante in molti periodi dell'antico Egitto: innalzare al livello di co-reggenza il proprio successore. Nel caso si sarebbe trattato del figlio Sesostri,[61] anche se tale posizione sarebbe confutata almeno da un testo, Gli insegnamenti di Amenemhat a suo figlio Sesostri.[62]

Sesostri I e la letteratura del periodo[modifica | modifica wikitesto]

Scultura raffigurante il faraone Sesostri I
La cappella di Sesostri I ricostruita negli anni '20 del '900

Avendo ricevuto il comando dell'esercito, Sesostri avrebbe capeggiato almeno due campagne di guerra, nell'anno ventitreesimo e nell'anno ventinovesimo di regno del padre,[63] ma al ritorno da una di queste oltre lo Wādī al-Natrūn[N 35] nel Paese scoppiò una grave crisi. Intorno alla metà di febbraio del 1962 a.C., infatti, Amenemhat venne assassinato in un complotto ordito all'interno del suo harem; ne danno menzione Gli insegnamenti di Amenemhat a suo figlio Sesostri che, indirettamente, confutano l'ipotesi di una co-reggenza tra i due.[N 36]

«Vedi, l'assassinio è stato preparato quando ero senza di te, prima che la Corte apprendesse la notizia della tua investitura, prima che sedessimo insieme sul trono. Se potessi ancora sistemare le questioni che ti riguardano, ma non avevo preparato nulla; non mi aspettavo un simile evento.»

Un altro riferimento indiretto alla congiura che portò all'uccisione di Amenemhat proviene da quello che è forse il testo letterario più famoso dell'antico Egitto, trasmesso in centinaia di copie:[N 37] Il racconto di Sinuhe.[65][N 38] Sinuhe, funzionario dell'harem reale, si trova lontano dalla corte, al seguito di Sesostri per una campagna in Libia, quando giunge notizia dell'omicidio del re Amenemhat I. Sorpreso dall'evento e impaurito per un eventuale coinvolgimento nella congiura, Sinuhe fugge e raggiunge la Siria, ove viene accolto da un capo locale, che lo adotta come figlio e di cui diviene poi il successore. Prossimo alla fine della vita chiede al re d'Egitto, Sesostri I, di poter rivedere il proprio Paese, richiesta che viene accettata. Al di là del racconto in sé, comunque storicamente ritenuto una biografia autentica, anche in questo caso l'intento è propagandistico della benevolenza e della magnanimità del sovrano.[66]

«Ra ha fatto sì che il timore di Te regni in Egitto e il terrore di Te in ogni Paese straniero [...] perché il sole si leva secondo la Tua volontà, e si beve l'acqua dei fiumi solo quando Tu lo vuoi e l'aria del cielo si respira quando Tu lo dici»

La successione di Sesostri I avvenne comunque senza disordini e il suo lungo regno, durato 45 anni, fu tranquillo e prospero. Sotto il profilo edilizio, Sesostri proseguì nell'azione del padre:[68] suoi edifici vennero eretti in 35 siti; fece costruire la sua piramide a Lisht, nei pressi di quella paterna; ricostruì il tempio di Ra a Eliopoli ove, nell'anno trentesimo di regno, fece inoltre erigere una coppia di obelischi;[N 39] eresse una cappella a Karnak[N 40] e a lui si dovrebbe il nucleo originale del Complesso templare di Karnak dedicato al dio Amon.[N 41]

Grande fu la produzione letteraria del periodo: lingua e letteratura raggiunsero la perfezione[N 42] tanto che si fa riferimento al classicismo della XII dinastia. Oltre ai già citati Racconto di Sinuhe, Profezia di Neferti e Insegnamenti di Amenemhat, in questo periodo furono prodotti il racconto L'oasita eloquente, la Kemit (ossia "La Somma") raccolta di insegnamenti sapienziali che riecheggia nel titolo il nome stesso del Paese (Kemet), La satira dei mestieri composta dallo scriba Khety, figlio di Duauf (giuntoci in centinaia di esemplari), L'insegnamento lealista, Le istruzioni di un uomo al proprio figlio, Le istruzioni al visir, Il racconto del naufrago (ispirato alle spedizioni verso il Paese di Punt). È questo, inoltre, il periodo in cui nascono i principali racconti mitologici, come La leggenda della distruzione dell'Umanità da parte della dea Sekhmet, La disputa tra Horo e Seth e Il dialogo del disperato con la sua anima.[69]

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C'era un uomo, il cui nome era Khueninpu.[70]

Da Amenemhat II a Nefrusobek[modifica | modifica wikitesto]

Sfinge in granito rosa di Amenemhat II, poi usurpata da Merenptah (XX dinastia) e successivamente da Sheshonq I (XXII dinastia)
Statua in granito nero di Sesostri III

Dopo una breve coreggenza di due anni, Amenemhat II succedette a Sesostri I; il suo regno, pacifico e prospero, durò 30 anni e fu caratterizzato da una politica estera molto proficua. Presenza egizia è attestata a Ugarit, Qatna e Megiddo, nel Vicino Oriente, mentre nel deposito di fondazione[N 43] del tempio di Montu a Tod vennero rinvenute casse contenenti un tributo siriano in vasi d'argento[N 44] nonché amuleti e lapislazzuli dalla Mesopotamia; legami commerciali dovevano esistere anche con le isole egee, come attestato da ceramiche minoiche rinvenute a Illahun e ad Abido, mentre a Mallia, sull'isola di Creta, venne rinvenuta una sfinge in terracotta che, sebbene prodotta in loco, presenta caratteristiche proprie della civiltà egizia.[N 45][71] Altro manufatto sintomatico di un legame culturale tra area egizia e area minoica è un vaso in barbottina rappresentante un gatto,[N 46] il che ha fatto supporre che a Creta esistesse un culto riconducibile a quello egizio della dea Bastet.[72] Si è inoltre a conoscenza, ma non ne sono state ancora trovate tracce archeologiche, di un tempio edificato durante la XII dinastia dedicato al culto del re Snefru, della IV, nell'area dell'odierna Ankara in Turchia,[73] ed è inoltre noto, dai dipinti parietali della sua tomba a Beni Hasan, che Khnumhotep, nomarca dell'Orice,[N 47] abbia ricevuto una delegazione hyksos. Tale poi fu l'influenza egizia verso l'area di Byblos che quei capi si attribuirono, in questo periodo, titoli egizi e scrivevano testi in geroglifico.[73]

Dopo un periodo di coreggenza di circa cinque anni, salì al trono Sesostri II che intraprese la bonifica dell'area paludosa del Fayyum canalizzando il Bahr Yussef e costruendo una diga a Illahun.[74]

Amenemhat III con Corona bianca (AEIN 924), Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen.

Successore diretto di Sesostri II fu Sesostri III, considerato il più grande e potente re della XII dinastia, che proseguì l'azione dell'avo Sesostri I, mirante a limitare il potere dei nomarchi, abolendo la carica e sottoponendo l'intero Paese direttamente a un visir che si avvaleva di tre uaret, ovvero ministeri: uno per il Basso, uno per l'Alto Egitto e il terzo per la "Testa del sud", ovvero Elefantina e la Nubia. Ogni ministero era diretto da un responsabile affiancato da un consiglio (djadjat) che trasmetteva gli ordini ai funzionari i quali, a loro volta, li rendevano esecutivi mediante gli scribi. Ne conseguì la perdita d'influenza della nobiltà locale e l'ascesa della classe media.[75] In politica estera Sesostri III consolidò il potere dell'Egitto in Nubia[N 48] facendo inoltre costruire al confine, sulle sponde del Nilo, le fortezze contrapposte di Semna e Kumna (detta anche Semna orientale) che rinforzò con altri otto fortilizi scaglionati tra Semna e Buhen; si è a conoscenza di un'unica campagna nell'area siro-palestinese, verso Sichem e il fiume Litani in Libano, ma tramite vari testi di esecrazione si sono individuate anche altre popolazioni contro cui l'esercito egizio si confrontò tra cui, principalmente: Gerusalemme, Byblos, Sichem e Ascalona[76].

Salito al trono Amenemhat III, successore di Sesostri III, egli governò per circa 45 anni e portò a termine la bonifica del Fayyum iniziata da Sesostri II. Gli imponenti lavori costrinsero a spostare la necropoli voluta da Amenemhat II da Dashur a Illahun; onde garantire la necessaria manutenzione alle strutture e ai complessi funerari, qui sorse quello che viene considerato il primo insediamento urbano pianificato di cui si abbia storicamente conoscenza:[77] il villaggio operaio di Kahun.[N 49] L'ampliamento delle aree coltivabili, la prosperità, la forte attività economica, la consistente attività edilizia, la politica estera di cooperazione con i Paesi limitrofi comportarono, sotto Amenemhat III, notevole afflusso di manodopera straniera, specie orientale, formata da contadini, artigiani, soldati.[76]

I lunghi regni di Sesostri III e Amenemhat III lasciarono in eredità al successore di quest'ultimo, Amenemhat IV, un regno certamente prospero, ma gravato da quelle stesse situazioni di tensione e confusione che avevano caratterizzato la fine dell'Antico Regno e l'avvento del Primo periodo intermedio. Il regno di Amnemhat IV durerà forse meno di dieci anni; gli succederà, come peraltro avvenuto con la VI dinastia, la regina Nefrusobek (Bellezza di Sobek), forse sorella e sposa del re, che per prima assumerà il titolo di "faraone femmina".[56] Il suo regno, conclusosi forse in maniera violenta (ma non esistono prove certe), durò meno di tre anni e al trono salì Sekhemra-Khutawy,[56] che però il Canone di Torino accredita come sedicesimo re della XIII dinastia, la cui successione sembra essere avvenuta in maniera non traumatica, forse per discendenza o matrimonio.

Secondo Periodo Intermedio (1790-1540 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo periodo intermedio.
Tavola di offerte del funzionario Sempi, da Abido (XIV dinastia)

Con la fine della XII dinastia si delinea una situazione che sembra riecheggiare quella già vista alla fine della VI: i lunghi regni di Sesostri III e Amenemhat III, il breve regno di Amenemhat IV con la brevissima parentesi di Nefrusobek (per un complessivo di oltre 100 anni), il continuo, costante e pacifico afflusso di manodopera dalle aree asiatiche (specie sotto Amenemhat III) fecero sì che, nel nord del Paese, si fossero stabilite popolazioni dal Vicino Oriente (noti come hyksos), che in seguito si unirono instaurando governi locali di tipo feudale; ne conseguì un indebolimento del potere centrale e un nuovo frazionamento del paese in cui il potere reale si concentrò specialmente nell'Alto Egitto.[78]

Come già per il Primo, è difficile individuare un momento esatto di inizio del Secondo periodo intermedio: solo come data di comodo viene indicata la caduta di Nefrusobek e la fine della XII dinastia. La XIII dinastia governerà da sola il Paese per un certo periodo prima di entrare in contrasto con i principi di Sais e Avaris (entrambe nel Delta), che costituiranno le concomitanti XV e XVI dinastia dette "dinastie hyksos". In tale situazione di caos politico, nel nord del Paese si impone una XIV dinastia, verosimilmente parallela alla XIII, alla quale sopravvisse.

XIII e XIV dinastia (1785-1630 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XIII dinastia egizia e XIV dinastia egizia.

Primo sovrano della XIII dinastia, nel 1785 a.C. circa, potrebbe essere stato Sekhemra-Khutawy[79] (che però il canone di Torino indica come sedicesimo re della dinastia), ma l'ordine di successione è tutt'altro che chiaro. Le liste indicano per questa dinastia più di 50 re per un periodo complessivo di circa 150 anni, tanto che si è ritenuto[80] che si trattasse di una carica elettiva. L'attività reale gravitò specialmente nell'area tebana, ma la capitale restò a Imenemhat-Ity-Tawy, nel I nomo del Basso Egitto, a poca distanza da Menfi, fino almeno al 1674 a.C.[80] Durante tale dinastia non sembrano potersi evidenziare situazioni di instabilità interna del Paese e l'Egitto mantenne il suo prestigio nelle relazioni internazionali: tra le rovine dell'antica città siriana di Ebla, negli anni 1960 fu rinvenuta una mazza da guerra intestata a Hotepibre Hornedjehiryotef sa Kemau (ovvero Hotepibre Figlio dell'Asiatico).[N 50][81]

Contemporaneamente e parallelamente alla XIII dinastia avrebbe regnato una XIV dinastia originaria del Basso Egitto,[N 51] che si sarebbe sostituita alla XIII intorno al 1635 a.C. e che le sarebbe sopravvissuta per un paio di generazioni.[82] Contestualmente alla scomparsa della XIII, nel 1633 a.C., regnante Wadjekha-Dedumesiu I, da un suo ramo sarebbe stata fondata una dinastia di principi tebani che successivamente si trasformerà poi nella XVII dinastia.[83]

XV e XVI dinastia (hyksos: 1650-1550 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XV dinastia egizia e XVI dinastia egizia.

Il lento, costante e pacifico afflusso di manodopera straniera nell'area del Delta comportò la nascita di territori autonomi dal governo egizio. Tali popolazioni vennero indicate con il termine Heqau-Khasut, ovvero "Capi dei paesi stranieri", successivamente grecizzato in hyksos. Tale terminologia, tuttavia, in origine non indicava un'etnia particolare o una provenienza specifica giacché, fin dall'Antico Regno, con tale termine venivano indicati genericamente tutti gli stranieri, provenissero dalla Nubia o dall'area siro-palestinese.[83] Nella moderna egittologia, comunque, con il termine hyksos si identificano quelle popolazioni di provenienza asiatica con cui l'Egitto si era più volte scontrato nel corso della storia (indicate come Aamu, Secetiu, Menciu e Retenu).[83] Non si hanno evidenze storiche o archeologiche di invasioni nel senso militare del termine e il loro progressivo installarsi nelle aree del nord sembra invece essere stato, almeno nelle fasi iniziali, bene accetto dalle popolazioni locali.[N 52] Prima città e successivamente capitale delle dinastie hyksos nel Delta fu Khutwaret, la greca Avaris, l'odierna Tell el-Dab'a.

Nel complesso la XV e la XVI dinastia hyksos governeranno l'area del Basso Egitto per un periodo di circa 150-200 anni;[N 53] a dimostrazione della pacifica occupazione dei posti di potere reale nel Basso Egitto si consideri che i re hyksos adottarono la scrittura geroglifica per la trascrizione dei loro nomi, mantennero la titolatura regale egizia completa (compreso il titolo Sa-Ra, "figlio di Ra"), si avvalsero di funzionari egizi già al servizio nei nomi sotto il loro dominio, adorarono gli stessi dei locali prescegliendo come dio dinastico Seth[N 54] e inserendo nel pantheon egizio il culto di due divinità cananee: Anat[N 55] e Astarte.

Sotto il profilo storiografico e di valutazione delle prove archeo-storiche, la presenza hyksos fu quindi meno nefasta di quanto suggerito dai testi delle dinastie successive, in particolare della XVIII,[84] interessata a porre in cattiva luce i predecessori contro cui aveva combattuto per raggiungere l'unificazione del Paese; sotto il profilo politico, culturale e religioso, molti saranno i lasciti hyksos che verranno acquisiti e fatti propri dai re del Nuovo Regno mentre, anche nel campo della guerra, la principale innovazione fu l'impiego del cavallo come animale da tiro[N 56] e quindi l'avvento del carro da guerra, il cui primo utilizzo è attestato proprio durante la "guerra di liberazione" intrapresa dalla XVII dinastia sotto Senekhtenra Ahmose e proseguita da Kamose poi.

Durante il regno di Salitis-Sheshi-Sharek, della XV dinastia, che governava molto probabilmente un'area compresa tra il delta e la valle del Nilo fino a Gebelein[84] nel Medio Egitto, egli delegò una parte del suo potere a un ramo vassallo degli hyksos dando così vita a quella che, impropriamente, Manetone indicò come XVI dinastia;[84] tale stato di cose proseguì fino al regno di Apophis I, ovvero per circa 50 anni dal 1675 al 1630 a.C.

Nel sud del Paese, intanto, intorno al 1650 a.C. e ai tempi del re Wadjekha-Dedumesiu I, da un ramo locale della XIII nasceva a Tebe, fondata da Rahotep, la XVII dinastia.

XVII dinastia [1650 (1710) - 1570 (1553) a.C.][modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XVII dinastia egizia.

Per la XVII dinastia, il canone di Torino elenca quindici re, la Tavola degli antenati di Karnak nove, a Tebe sono state ritrovate le tombe di sette di tali re, mentre un'ottava fa riferimento a un re non presente in alcuna delle liste.[85] È tuttavia da tenere presente che si tratta pur sempre di una dinastia che per gran parte degli oltre 60 anni di regno governò solo sui primi otto nomoi dell'Alto Egitto.[86]

Nomoi dell'Alto Egitto governati dalla XVII dinastia[modifica | modifica wikitesto]

numero nome capitale (nome egizio) capitale (nome greco) capitale (nome attuale) principali divinità
1
Aa32t
N16

t3 sty
Terra degli archi
Abu Suene Elefantina/Syene Assuan Khnum
2
U39G5 t

wṯst ḥr
-Trono di Horo
Djebat Apollinopoli Magna Edfu Horo
3 ḫr nḫny
- Fortezza piumata
Nekhen-Nekheb Ieracompoli-Eleitiiaspoli Kom el-Ahmar - el-Khab Nekhbet
4
R19
R12

w3s
Scettro
Ermonti Ermonti/Diospoli Magna/Tebe Luxor Montu, Amon
5
G5 G5
R12

b3wy nṯrwy
I due falchi
Gebtu Copto Qift Min
6
I3
R12

ỉḳr
Coccodrillo
Iunet Dendera Dandara Hathor
7
Y8
R12
b3t
Sistro
Het-sekhem Diospoli Parva Hiw Hathor, Bat
8 Apt (Grande Terra) Tanit/Abdu Tini/Abido Girga Onuris

I re della XVII dinastia presentano numero e denominazioni differenti, anche a seconda della fonte, storica o archeologica, utilizzata per la redazione di una lista; nel caso specifico, si è privilegiato Nicolas Grimal (2002), op. cit., p. 244.

Principali re della XVII dinastia
Date (a.C.)[54] Principali re
1650 Rahotep
Nebukheperra (Antef V)
Sobekemsaf II
Sekhemra-Sementawy Djeuti
1633 Mentuhotep VII
Nebirau I
Sekhemra-heruhermaat (Antef VII)
Senekhtenra Ta'a I "il Vecchio"
Seqenenra Djehuty-aa Ta'o II "il Valoroso"
1578 Kamose
1570 (1553) inizia la XVIII dinastia

Scarse erano le risorse economiche a disposizione della XVII dinastia non potendo accedere alle miniere e alle cave di pietra né ai porti che consentivano i contatti con le isole egee;[N 57] essa poteva però contare, come risorse religiose, letterarie e artistiche, sui monumenti e sui lasciti più importanti della XI e XII dinastia denominate a suo tempo, dopo la parentesi del Primo periodo intermedio, della "rinascita egizia".[85] Risale a tale periodo il Papiro Prisse che contiene una versione di due dei testi sapienziali più famosi dell'antico Egitto: le Massime di Ptahhotep e gli Ammaestramenti di Kagemni.

Sotto Rahotep, primo regnante della dinastia, e i suoi tre successori Nebukheperra (Antef V), Sobekemsaf II, Sekhemra-Sementawy Djeuti, i rapporti con le dinastie hyksos del Basso Egitto sembrano essere stati di ottimo livello e reciproca collaborazione.[85] Durante il regno di Sobekemsaf II, che durò circa 16 anni, intorno al 1635/1633, cessò intanto di esistere la XIII dinastia, in qualche modo sostituita dalla XIV, per un breve periodo (forse due o tre generazioni).[82] Allo stesso periodo si fa inoltre risalire un'alleanza degli hyksos con il re nubiano Negeh che regnò da Elefantina a Kerma e stabilì la capitale a Buhen,[82] regno che resisterà fino a che Kamose non si impadronì della capitale.

Dopo il regno di Sobekemsaf II si succedettero regni di durata alquanto effimera: quello di Djeuti, che durò forse un anno, quello di Mentuhotep VII, altrettanto breve, e quello di Nebirau I che ci è noto solo per il suo nome rinvenuto su una stele a Karnak.[82]

Seguì, nella XVII dinastia, il regno di Sekhemra-heruhermaat, più noto come Antef VII e contemporaneo del re hyksos Apophis I, cui il canone di Torino assegna 40 anni di regno. Antef VII eresse costruzioni a Copto, Abido, Karnak, Elkab e le relazioni con i governanti hyksos furono ancora improntate a pacifica convivenza e a rapporti costanti; prova ne sarebbe la presenza, in territorio hyksos, di una copia del cosiddetto papiro matematico, ricavato da un testo sicuramente tebano, il che ha spinto alcuni studiosi a ipotizzare una vera e propria alleanza (forse anche matrimoniale) tra le due potenze.[87][N 58]

Seqenenra Ta'a e la disputa con Apofi I[modifica | modifica wikitesto]

Fino alla fine del regno di Antef VII la situazione dovette essere di stallo, se non del tutto pacifica, ma ciò cambiò con l'avvento sul trono di Senekhtenra Ahmose che, da Tebe, iniziò le ostilità con il regno hyksos del nord. La sua sposa, Tetisheri, venne successivamente venerata come ava di Ahmose I, fondatore della XVIII dinastia.

Successore di Senekhtenra Ta'a I "il Vecchio" fu Seqenenra Djehuty-aa Ta'o "il Valoroso", la cui mummia[N 59] presenta ferite mortali al capo compatibili con un combattimento.[N 60] Dello scontro tra Apofi e Seqenenra ci restano altre due testimonianze: un racconto romanzato oggi noto come Disputa di Apofi e Seqenenra, di cui si conosce però solo l'inizio in una copia della XIX dinastia (durante il regno di Merenptah) e un resoconto ufficiale datato nell'anno 3 di Kamose pervenutoci su due stele frammentarie, ma che si completano a vicenda.[88] L'inizio della Disputa, pur nella sua quasi comicità, è tuttavia emblematico di una situazione di tensione in cui si ricorreva a ogni pretesto per intervenire o per sollevare un combattimento o uno scontro: il re Apofi si lamenta con Seqenenra perché gli ippopotami disturbano il suo sonno, ma è bene tener presente che il lago citato si trova a circa 800 km dalla capitale hyksos.

«Fa che si lasci il lago degli ippopotami che è a ovest della Città Meridionale, poiché essi non permettono che venga a me il sonno né di giorno, né di notte»

Khamose e la riunificazione[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Seqenenra Ta'a salì al trono suo figlio Kamose, che adottò una titolatura di certo bellicosa che prevedeva tre nomi di Horus: Colui che è stato incoronato sul suo Trono (Khay-her-nesetef), "Horus perfetto che soggioga le Due Terre" (Hornefer-Khab-Taui), Colui che nutre le Due Signore (Segefa-taui). A questi affiancò inoltre il titolo "Le Due Signore", "Colui che rinnova le fortezze" (Uhem-menu)[90]. La ripresa delle ostilità contro gli hyksos viene descritta in un testo oggi noto come Tavoletta Carnarvon:[N 61]

«Come posso riconoscere il mio potere? Un capo è in Avaris, un altro è in Kush, e io siedo insieme con un asiatico e un nubiano, e ognuno ha un suo pezzo di Egitto»

Sia la Tavoletta Carnarvon sia una stele rinvenuta a Karnak nel 1954 trattano lo stesso argomento: benché entrambe mutile, ci informano di una spedizione navale allestita da Kamose contro i possedimenti hyksos nel Medio Egitto; forse Kamose porta i combattimenti fino al XIV nomo del Basso Egitto (Mesent) e alle porte di Avaris[92] interrompendo anche l'alleanza del re hyksos con il re di Nubia, avendo intercettato un messaggio di richiesta d'aiuto del primo al secondo.

«[...] era una lettera nella quale trovai scritto, dalla mano del sovrano di Avaris: "Auserra, il figlio di Ra, Apophis, saluta suo figlio il sovrano di Kush [...] Kamose -possa essere egli dotato di vita- mi sta attaccando nei miei possedimenti [...] vieni! Non aver paura! In questo momento è qui e non vi è dunque nessuno che ti aspetta [...]»

Si ritiene che l'impresa di Kamose si concluse con il suo rientro a Tebe, avendo spezzato l'alleanza tra gli hyksos e la Nubia ed essendosi assicurato il controllo delle vie carovaniere. Non è dato conoscere la durata del suo regno, mentre si è a conoscenza di una successione hyksos da Apophis I ad Apophis II Aaqenienra il cui nome, tuttavia, non compare al di sotto del XVIII nomo del Basso Egitto con capitale Bubastis.[94]

Le Due Terre non erano ancora completamente liberate e alla morte di Kamose salirà al trono Ahmose I, forse suo fratello, considerato il fondatore della XVIII dinastia, che proseguirà nell'attività bellica contro gli hyksos e nella linea politica avente come scopo la riunificazione delle Due Terre.

Nuovo Regno (1540-1180 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Nuovo Regno (Egitto).

Superata la parentesi del Secondo periodo intermedio con la definitiva cacciata degli hyksos, inizia per l'Egitto uno dei periodi più floridi e, almeno apparentemente, più conosciuti della sua storia. Benché siano note gran parte delle date che lo caratterizzano, infatti, non esiste certezza delle medesime: ciò è dovuto alla differente interpretazione della data posta alla base dei calcoli archeo-storici. Il calcolo, infatti, si basa sulla data della levata eliaca della stella Sirio nell'anno nono di regno del re Amenofi I. Poiché tuttavia è ignota la località ove la rilevazione fu eseguita, vi è uno scarto di vent'anni a seconda che si sia trattato di Menfi o di Tebe (800 km più a sud); molte delle date sono perciò riportate, nei testi moderni, con doppia indicazione.

Il Nuovo Regno comprende tre dinastie: XVIII, XIX e XX, tutte caratterizzate da personaggi o episodi particolarmente significativi nella storia dell'Egitto. Nella XVIII dinastia viene consolidata l'unificazione del Paese, viene prescelta la Valle dei Re presso Tebe come sede delle sepolture reali, il Paese raggiunge la massima estensione e si verifica la breve parentesi dell'eresia amarniana; la XIX è caratterizzata dalla presenza di uno dei più celebri e longevi tra i faraoni, Ramses II; la XX, infine, vedrà susseguirsi nove Ramses, dal III all'XI, e la necessità di difendersi dalle scorrerie dei Popoli del Mare.

XVIII dinastia (1550-1291 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XVIII dinastia egizia.

Ahmose I e la compiuta riunificazione del Paese[modifica | modifica wikitesto]

Con l'assunzione del trono da parte di Ahmose I ha inizio la XVIII dinastia. Egli era forse fratello minore di Khamose,[N 62] figlio di Seqerenra Ta'o e della regina Ahhotep I,[N 63] la quale assunse la coreggenza a causa della giovane età di Ahmose.

L'unificazione delle Due Terre era tutt'altro che compiuta; la mancanza di riferimenti cronologici certi sul regno di Khamose e incertezze nell'identificazione del re nelle liste manetoniane[N 64] fanno sì che anche il regno di Ahmose sia di difficile inquadramento temporale: secondo calcoli astronomici basati sulla levata eliaca di Sirio, l'assunzione del trono potrebbe essere avvenuta intorno al 1560 (o nel 1551) a.C. e la fine del regno intorno al 1546 (o 1537/1527) a.C.[94]

Intorno all'anno undicesimo di regno, Ahmose riprese le mai sopite ostilità con gli hyksos, gestite personalmente dalla regina Ahhotep, tanto che nella sua tomba venne rinvenuta una "mosca d'oro",[N 65] ritenuta la massima onorificenza di tipo militare dell'antico Egitto.[N 66] Le ostilità proseguirono per molti anni, fino all'occupazione egiziana di Menfi prima e Avaris poi.[94] La vittoria definitiva risale a un periodo compreso tra l'undicesimo e il sedicesimo anno di Ahmose con la conquista della piazzaforte palestinese di Sharuhen, divenuta base operativa degli hyksos dopo l'occupazione di Avaris.[94]

«Si pose l'assedio davanti ad Avaris e feci mostra del mio valore alla presenza di Sua Maestà -che sia in vita, salute e forza-. Fui allora assegnato alla nave Gloria in Menfi; ci si batté sull'acqua nei pressi di Avaris (?): catturai un nemico e riportai una mano[N 67]. [...] Ricevetti l'oro al valore. [...] Si combatté, presi un prigioniero e riportai una mano. Ricevetti di nuovo l'oro al valore. [...] Poi si saccheggiò Avaris e io ne riportai bottino: un uomo e tre donne. Sua Maestà me li donò come schiavi. [...] Poi si pose l'assedio davanti a Sharuhen per tre anni, Sua Maestà la saccheggiò e io ne riportai bottino: due donne e una mano. Ricevetti l'oro del valore.»

A causa delle lotte e della guerra non è chiara neppure la cronologia degli ultimi due re hyksos che potrebbero essere posizionati tra gli anni decimo e quindicesimo di Ahmose: Aazehra dovrebbe essere stato l'ultimo della XV dinastia, mentre Apophis III l'ultimo della XVI.

Non essendo più gli hyksos un pericolo per il nord del Paese, Ahmose poté dedicarsi più compiutamente all'azione unificatoria indirizzando i suoi interventi verso la Nubia, dove intervenne per sedare una rivolta capeggiata dal re Aata, forse successore di Negeh, già alleato degli hyksos.

«Aata venne dal sud; il suo destino era di essere distrutto: gli Dei e le Dee dell'Alto Egitto lo afferrarono. Sua Maestà lo incontrò a Tentaa, lo prese prigioniero con tutte le sue truppe come bottino. Io catturai due giovani [...] allora mi furono donate cinque persone e cinque arourai di terra nella mia città.»

Poco dopo, ancora in Nubia, si verificò una nuova sollevazione capeggiata da Tetian, verosimilmente un egizio che tentò di opporsi al nuovo potere tebano. Anche in questo caso, come riportato nella biografia di Ahmes figlio di Abana, l'intervento di Ahmose fu risoluto.

«Venne questo vile chiamato Tetian che aveva riunito intorno a lui i ribelli. Sua Maestà lo massacrò e annientò le sue truppe.»

Re della XVIII dinastia[97]
Date (a.C.)[54] Principali re
1551 (1560)[N 69] Ahmose I
1526 (1537) Amenofi I
1506 (1526) Thutmose I
1493 (1512) Thutmose II
1479 (1504) Thutmose III
1478 (1503) Hatshepsut
1458 (1482) Thutmose III
1425 (1450) Amenofi II
1401 (1425) Thutmose IV
1390 (1417) Amenofi III
1352 (1378) Amenofi IV/Akhenaton
1348 (1374) Akhenaton/Amenofi IV
1338 (1354) Smenkhara
1336 Tutankhaton/Tutankhamon
1327 Ay
1323 Horemheb

Da Amenofi I a Hatshepsut[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Amhose I, dopo venticinque anni di regno, gli subentrò il figlio avuto dalla regina Ahmose Nefertari: Amenofi I, che darà inizio a quella che viene definita anche la dinastia dei "Thutmosidi". L'Egitto era ormai liberato e unificato e le relazioni internazionali erano tornate ai livelli della fine del Medio Regno. Benché la XVIII dinastia sia forse la più conosciuta archeo-storicamente, esistono tuttavia difficoltà di cronologia dovute al fatto che questa si fa derivare dalla levata eliaca di Sirio così come riportato nel Papiro Ebers;[98] ciò che non è noto, è la località ove l'osservazione sia avvenuta talché, se si trattasse di Menfi sarebbe da assumersi come data di partenza dei calcoli il 1546 a.C., mentre se la rilevazione fosse invece avvenuta a Tebe (800 km più a sud) dovrebbero sottrarsi 20 anni, collocando perciò la base di calcolo nel 1526 a.C. e l'assunzione del trono da parte di Amenofi I al 1517 a.C.

«Nono anno di regno sotto la maestà del re dell'Alto e Basso Egitto Djeserkhara (Amenofi I) - possa egli vivere in eterno - Festa dell'anno nuovo, terzo mese dell'estate, nono giorno, levarsi di Sirio»

Il manifesto politico di Amenofi I appare chiaro già nella sua titolatura; egli infatti sceglierà, come nome di Horus, "Toro che soggioga i Paesi" (Kha-uaf-tau), e come titolo le Due Signore "Che incute grande terrore" (Aa-neru). Il suo, tuttavia, fu un regno abbastanza pacifico giacché la Nubia, ove Amenofi nominò un viceré nella persona di Turi, era ormai pacificata; si ha notizia, dalla biografia di Ahmes figlio di Abana e da quella di un altro militare, Pennekhbet, solo di un paio di campagne nella terra di Kush.[97] La situazione era pacifica anche nell'area vicino-orientale, anche se qui tra i nemici dell'Egitto comincia a essere nominato il regno di Mitanni (in egizio Naharina); infine, per la gestione della frontiera occidentale con la Libia viene nominato un "Principe governatore (haty-a) delle oasi".[99]

Dopo un regno di circa 20 anni, essendo nel frattempo morto l'erede designato al trono (il principe Amenemhat)[100] salì al trono il discendente di un ramo collaterale, Thutmose I, che sanzionò il proprio diritto al trono sposando Ahmes, sorella del defunto re. Dal matrimonio nacquero una femmina, Hatshepsut, e un maschio, Amenemes, che però non giunse a regnare[100][N 70]

Hatshepsut sposò un fratellastro che il padre aveva avuto dalla regina minore Mutnofret: il futuro Thutmose II. Da questa unione nacque una femmina, Neferura, che, verosimilmente, sposò poi il futuro Thutmose III, figlio di Thutmose II e della regina minore Iset. Alla morte di Thutmose II, dopo circa 14 anni di regno, salì al trono il giovanissimo Thutmose III per il quale assunse la reggenza la matrigna Hatshepsut.

«Egli (Thutmose II) salì al cielo e si unì agli dei. Suo figlio prese il suo posto come Re delle Due Terre e fu sovrano [...]. Sua sorella, la sposa divina Hatshepsut, si occupava degli affari del Paese: le Due Terre erano sotto il suo governo e le si pagavano le imposte»

Dopo due anni di reggenza in nome di Thutmose III, che risultava perciò ad ogni effetto re del Paese (di qui la doppia datazione riportata in tabella "R"), Hatshepsut si fece incoronare faraone con titolatura completa dei cinque nomi relegando, di fatto, il figliastro al rango di coreggente.

Titolatura e regno di Hatshepsut[modifica | modifica wikitesto]

[102]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
wsrst
D28
D28
D28
wsr.t k3w Useretkau Colma di Ka
G16
nbty (nebti) Le due Signore
M13tM4M4M4
w3ḏ.t rnp.wt Uadjetreneput Fiorente di Anni
G8
ḥr nbw Horo d'oro
R8t
r
V13
N28
D36
G43
nṯr.t ḫˁw Netjeretkhau Divina nell'Apparizione
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5C10D28
m3ˁt k3 rˁ Maatkara Maat è il Ka di Ra
cioè
La Verità è l'Anima di Ra
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
imn
n
W9F4A51
ẖnm.t Jmn h3t šps.wt Henemetamon-Hatshepsut Amata da Amon-Prima tra le Nobili Dame

Per rafforzare il diritto al trono, supportato comunque dai sacerdoti di Amon, Hatshepsut non esitò a mettere da parte il defunto fratello e sposo, Thutmose II, rivendicando un inesistente periodo di coreggenza con il proprio padre Thutmose I[103] e facendo riportare, sulle mura del Tempio di Milioni di Anni fatto erigere a Deir el-Bahari, la leggenda della teogamia: Hatshepsut sarebbe stata generata non dalla regina Ahmes e Thutmose I, bensì dall'unione di Ahmes con il dio Amon.

Il regno di Hatshepsut, che durò circa 22 anni fino al 1458 a.C. (o 1482), fu sostanzialmente pacifico; si ha notizia di almeno sei spedizioni militari[N 72] (a tre delle quali partecipò Thutmose III), ma si trattò fondamentalmente di vaste operazioni di sicurezza in Nubia e nell'area siro-palestinese per sedare periodici tentativi di rivolta, che si verificavano soprattutto specie al momento dell'assunzione del regno da parte di un nuovo sovrano. Il regno di Hatshepsut sarà infatti ricordato, grazie anche ai rilievi del tempio funebre di Deir el-Bahari, soprattutto per le missioni commerciali e diplomatiche, prima fra tutte, nell'anno nono di regno[104] quella verso il Paese di Punt capeggiata dal cancelliere Nehesy. Tale missione va interpretata come deliberato ritorno alla tradizione del Medio Regno, preso a modello di buon governo, dopo la parentesi costituita dal Primo periodo intermedio.[104]

Nello stesso solco di ritorno alla magnificenza del Medio Regno, deve intendersi la scelta di Deir el-Bahari per l'erezione del monumento più importante del regno di Hatshepsut: il suo tempio funerario (denominato: "Santo dei santi è Amon"), non a caso costruito a ridosso del complesso a suo tempo eretto da Mentuhotep II,[104] cui architettonicamente si rifà. A lei si deve anche l'erezione di due obelischi nel Complesso templare di Karnak, alti circa 30 m.[N 73]

«[...]Ella fece per suo padre Amon, Signore di Tebe [...] due grandi obelischi di granito provenienti dal sud; le loro sommità sono del migliore elettro e sono visibili da entrambi i lati del fiume [...] La Mia Maestà ordinò che si lavorasse a loro dall'anno quindicesimo di regno, il primo giorno del sesto mese, all'anno sedicesimo, ultimo del dodicesimo mese, ovvero sette mesi di estrazione dalla montagna.»

A lei, ancora, si dovrebbe la realizzazione di un terzo monolite, oggi noto come Obelisco incompiuto di Assuan giacché ancora giace, in posizione orizzontale, nella cava da cui doveva essere estratto e ove fu abbandonato.[N 75][N 76]

Sotto il profilo religioso, nel periodo di regno di Hatshepsut, anche sotto la spinta dell'appoggio fornito dai relativi sacerdoti alla regina nel momento in cui aveva deciso di assumere direttamente il trono, prende vigore e si consolida il culto di quello che, fino ad allora, era considerato un dio minore: Amon, in origine parte di un'ogdoade tebana.[N 77] Tra i più fidi consiglieri della regina, oltre all'architetto Senenmut,[N 78] realizzatore del tempio di Deir el-Bahari, vanno annoverati Hapuseneb, Primo profeta di Amon a Karnak, il tesoriere Djeuthy,[N 79] il cancelliere Nehesi (che capeggiò la missione nel Paese di Punt), il veterano e capo maggiordomo di palazzo Amenofi[N 80] (incaricato delle operazioni necessarie per l'estrazione e l'innalzamento dei due obelischi di Karnak).[104]

Thutmose III e l'Impero[modifica | modifica wikitesto]

L'Obelisco lateranense a Roma
L'Obelisco di Teodosio a Istanbul

Intorno al 1458 a.C. (1482) Hatshepsut scomparve dalla scena politica dell'Egitto[106] e il trono venne compiutamente assunto da quello che, per i ventidue anni di regno della regina, era stato il suo coreggente: il suo figliastro Thutmose III.[N 82][107] La sepoltura della regina si trova nella Valle dei Re, tomba KV20, ma si conosce anche un'altra tomba a lei destinata precedentemente all'assunzione del trono, in Wadi Sikket Taqa el-Zaide (ad ovest della Valle dei Re) contrassegnata dalla sigla WA D.[N 83]

Il primo atto del nuovo re, in linea con quanto era ormai consuetudine al cambio di titolarità, fu un intervento militare per sedare la rivolta, nell'area siro-palestinese, di una coalizione di principi asiatici capeggiati dal principe di Qadeš e protetta dal re di Mitanni.[N 84] Fu questa la prima di una lunga serie di campagne militari[N 85][108] portate a compimento da Thutmose III, di cui cinque nell'area mitannica.[N 86][109]

Abbastanza tranquilla era invece la situazione con la Nubia da cui pervennero, documentati a far data dal trentunesimo anno di regno, regolari tributi;[110] l'unica campagna verso il sud, nell'anno cinquantesimo di regno, sarà finalizzata a estendere l'influenza dell'Egitto fino alla Quarta cataratta del Nilo. Data l'estensione territoriale raggiunta, da questa cataratta a sud fino all'area mesopotamica di Qatna a est,[110] l'Egitto di Thutmose III raggiunse la sua massima estensione, tanto che si è parlato di "impero egiziano": la supremazia egizia era ormai riconosciuta in tutto il Vicino Oriente e cordiali erano le relazioni anche con le isole Egee.[111]

Durante il suo regno Thutmose III condannò all'oblio la defunta Hatshepsut, facendone scalpellare il nominativo dai rilievi e datando il proprio regno dalla fine non di quello del suo predecessore (come era consuetudine), bensì di quello di suo padre Thutmose II. Si ritiene inoltre che, originariamente, il corpo di Thutmose I, padre di Hatshepsut e nonno di Thutmose III, fosse stato sepolto nella tomba della figlia e che Thutmose III lo abbia poi successivamente fatto traslare nella KV38.[112][N 87]

Sotto il profilo religioso ed edificatorio, Thutmose III realizzò vaste opere di ampliamento nel Complesso di Amon a Karnak, di cui si dimostrò fervente adoratore, ultimando le opere già iniziate da suo nonno Thutmose I e facendo realizzare l'Akh-Menu in cui, oltre gli annali relativi alle sue campagne militari, fece rappresentare, nel cosiddetto "orto botanico", la flora caratteristica di ognuna delle terre e delle città da lui conquistate. Sue costruzioni si trovano in Nubia, a Buhen, Sai, Faras, Kuban, Semna, Gebel Barkal, Kôm Ombo, Ermant,Tod, nel Tempio di Montu a Medamud, Esna, Dendera, Eliopoli e in altri centri minori della valle del Nilo e nel delta.[113] Quanto agli obelischi eretti, ancora una volta si deve ritornare a quello "Incompiuto di Assuan"; tale monolite, infatti, non venne estratto a causa di una fessurazione longitudinale che ne avrebbe reso impossibile l'estrazione. Purtuttavia, si tentò di sfruttare ugualmente il lavoro già svolto, cercando di ricavarne un obelisco più piccolo (tentativo ugualmente fallito): le misure del tentativo di recupero sono pressoché simili all'obelisco di Thutmose III oggi innalzato in piazza di San Giovanni in Laterano a Roma,[114] originariamente eretto nel tempio di Amon a Karnak.

Tentativo di recupero dall'"Incompiuto di Assuan" e "Lateranense"[modifica | modifica wikitesto]

Obelisco (misure in m) base base del pyramidion altezza del pyramidion altezza totale peso in t
Assuan (tentativo di recupero) 3,13 2,01 5,30 32,00 512
Lateranense 2,98 1,88 4,51 32,18 471

Questo particolare, unito a un'esplicita dichiarazione dello stesso Thutmose III di aver eretto per la prima volta un singolo obelisco anziché la consueta coppia, ha fatto supporre che il tentativo di recupero fosse proprio il secondo obelisco non ultimato.[115]

Un secondo obelisco di Thutmose, ridotto in altezza di circa 13 m, si trova oggi a Istanbul nella centrale Sultanahmet Meydan (l'antico ippodromo di Costantinopoli), di fronte alla Moschea Blu, ed è noto come Obelisco di Teodosio o, in turco, Dikilitas.[N 88]

Alla sua morte Thutmose venne sepolto nella Valle dei Re (KV34) ma il suo corpo venne rinvenuto nel 1881, pesantemente danneggiato, nel deposito DB320 di Deir el-Bahari.[116]

Da Amenofi II ad Amenofi III[modifica | modifica wikitesto]

Secondo l'uso ormai invalso, poco prima (forse due anni) di morire Thutmose III associò al trono il successore designato, Amenofi II, figlio della regina Merira-Hatshepsut.[113] Se il regno di Thutmose III fu caratterizzato da numerose e vittoriose imprese belliche, ma anche da attenzione per l'arte e la cultura in generale,[117] quello di Amenofi II, ugualmente prospero, fu imperniato sul desiderio di mantenere lo stato politico-militare raggiunto dal predecessore e la dimensione "imperiale" dell'Egitto. Anche nel suo caso, all'assunzione del trono il primo impegno fu di carattere militare, per sedare una rivolta in area siriana capeggiata dal re di Mitanni: il problema non fu risolto con la prima campagna, quindi ne seguirono altre due (negli anni settimo e nono di regno) per arginare altre rivolte nel medesimo territorio capeggiate dal re di Karkemiš. Particolarmente importante fu la terza spedizione, che vide per l'Egitto un cospicuo bottino in materiali e prigionieri ma anche la perdita dell'area compresa tra l'Oronte e l'Eufrate; tra i prigionieri si annoverano 3.600 Apiru, popolazione in cui molti studi identificano gli ebrei.[118]

La tomba di Amenofi II (KV35) è particolarmente interessante, giacché all'atto della scoperta[N 89] risultò una sorta di deposito per mummie regali, per metterle al riparo da eventuali saccheggiatori di tombe; conteneva infatti, oltre il corpo del titolare, altre dieci mummie di cui nove certamente appartenenti ad altrettanti re,[N 90] nonché almeno altri sette corpi sconosciuti o solo di ipotizzabile identificazione.[N 91][119]

Alla morte di Amenofi II gli succedette sul trono Thutmose IV, che probabilmente fu destinato al trono per la prematura scomparsa dell'erede designato, forse un suo fratello maggiore.[120][N 92]

«[...] guardami, volgi gli occhi su di me, o figlio mio Tuthmose! Io sono tuo padre Harmakis-Khepri-Atum. Io ti concedo la mia regalità sulla terra, a capo dei viventi [...] Vedi lo stato in cui sono e come il mio corpo è dolorante, io che sono il signore dell'altopiano di Giza! [...] io so che tu sei mio figlio, il mio protettore [...]»

Il regno di Thutmose IV durò solo nove anni:[122] egli venne sepolto nella Valle dei Re (KV43), ma il suo corpo venne rinvenuto nella tomba KV35 del suo predecessore.

Intorno al 1387 a.C. gli succedette Amenofi III, figlio di Thutmose IV e della regina minore Mutemuia, che salì al trono all'età di forse 12 anni e che, verosimilmente nel secondo anno di regno, sposò Tiy, fanciulla di origini non regali, figlia del funzionario Yuya originario di Akhmim[N 93] e sorella di Ay, futuro successore di Tutankhamon.

Se il regno di Thutmose IV, nonostante la brevità, fu caratterizzato da uno dei punti più alti della produzione pittorica egizia, quello di Amenofi III, grazie ad aperture verso le aree asiatiche ed egee,[N 94] pervenne a un grado di raffinatezza ineguagliato nella storia dell'Egitto.[123] Si è a conoscenza di una sola campagna di guerra di Amenofi III (nell'anno quinto di regno), mentre maggior impegno venne posto nei rapporti diplomatico-commerciali con l'area asiatica e con il bacino del Mediterraneo; tracce di Amenofi III e della regina Tiy sono infatti attestate a Creta,[N 95] Micene,[N 96] Etolia, Anatolia, Yemen, Babilonia, Assur. Il regno di Amenofi III è degno di nota anche dal punto di vista edificatorio: suo è il tempio funerario a Kom-el-Hettan, nei pressi di Luxor e a breve distanza dalla Valle dei Re, uno dei complessi funerari più grandi di cui si abbia notizia; con i suoi oltre 350.000 m2 superava in dimensioni lo stesso complesso dedicato ad Amon a Karnak (circa 300.000 m2). Uniche vestigia ancora visibili dell'enorme complesso, denominato anche Malkata,[N 97] sono i Colossi di Memnone originariamente prospicienti il pilone di accesso.

Importanti, per lo studio dell'estensione dei possedimenti egizi in tale periodo, sono cinque piedistalli di statue di Amenofi III, di cui restano solo i piedi, nella cosiddetta Corte Solare.[N 98][124] Queste sono state catalogate con sigle da An a En[125][N 99][126] e recano ovali merlati (simili a cartigli ma evidentemente rappresentanti città fortificate) sovrapposti a prigionieri con le braccia legate. Si tratta di liste di toponimi che elencano popoli sotto la giurisdizione dell'Egitto[127].

Liste di Kom el-Hettan[modifica | modifica wikitesto]

Lista Area Toponimi identificati
An Siria Babilonia (Sangar), Mitanni (Naharina), Karkemiš, Ḫattuša, Arzawa, Assur
Bn Siro-Palestina città stato minori tra cui Damasco
Cn (molto danneggiata) forse Fenicia
Dn (area non identificata) Aram, Ashur, Babilonia
En cosiddetto Lista Egea[N 100] Amnisos, Festo, Cidonia, Micene, Tebe beotica, Messenia, Nauplia,
Kythera, Eleia[N 101][128], Cnosso, Amnisos[N 102], Lyktos

A dimostrazione dell'importanza del riferimento di cui sopra, è bene precisare che mai prima o dopo Amenofi III sono stati stilati (o ritrovati) elenchi così completi e complessi delle aree in qualche modo in rapporto con l'Egitto. La differenza tra le basi e la Lista egea, comunque, porta a far ritenere che nonostante la rappresentazione sia identica (i prigionieri con le mani legate) di fatto con l'Egeo si intrattenessero rapporti di alleanza e non di sudditanza. Varie furono anche le alleanze matrimoniali di Amenofi III con i popoli vicini: nell'anno undicesimo sposò, infatti, Gilukhipa, figlia di Shuttarna II di Mitanni; successivamente, dopo un colpo di Stato durante il quale l'intervento egizio fu risolutivo per riportare sul trono mitannita il legittimo successore Tushratta, ne sposò anche la figlia Tadukhipa. Anche sul fronte babilonese l'alleanza fu sancita da matrimoni: prima con la figlia e poi con la sorella del re Kadashman-Enlil I.[129] All'orizzonte, intanto, si profilava una nuova potenza, quella degli ittiti, che impegnerà militarmente e politicamente l'Egitto per lunghi secoli.

Intorno all'anno trentasettesimo di regno, le condizioni di salute di Amenofi III, minate già dall'anno trentaquattresimo, si aggravarono: il re consacrò 600 statue a Sekhmet (dea della guerra, ma anche delle guarigioni)[130] e Tushratta di Mitanni, poco prima che il re sposasse Tadukhipa, gli inviò un'immagine miracolosa della dea Ištar. Amenofi III morì nell'anno trentanovesimo di regno come testimoniato da alcune giare di vino datate rinvenute nella tomba KV62 (tomba di Tutankhamon). Venne sepolto nella tomba KV22 della Valle dei Re, ma il suo corpo venne rinvenuto nella tomba KV35 del suo predecessore Amenofi II.

Se alla politica in generale, e a quella estera in particolare, prese attivamente parte la stessa regina Tiy sia durante il regno del marito sia (almeno) nei primi anni di quello del figlio Amenofi IV,[131] a lei si dovrebbe anche l'ispirazione embrionale del nuovo dogma atoniano che, iniziato sotto Amenofi III con l'allontanamento del Palazzo reale da Karnak e dai sacerdoti di Amon, proseguirà in maniera più drastica e dirompente durante il regno del suo successore.[131]

Akhenaton: l'"eresia amarniana"[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Akhenaton, Nefertiti, Atonismo e Arte amarniana.

Alla morte di Amenofi III, dopo 39 anni di regno, la successione viene forse falsata dalla morte dell'erede designato (verosimilmente un Thutmose[123]); dopo un periodo di coreggenza con il figlio[N 103] salì al trono Amenofi IV che, come caratteristica immediata, assume nomi della titolatura (salvo il nome proprio) che non fanno riferimento al dio Amon e anzi si riallacciano alla religione eliopolitana di Ra[132] e denotano una precisa volontà di allontanarsi, almeno nominalmente, da Tebe, al punto che il riferimento a tale centro viene sostituito, nel Nome di Horus d'Oro, dalla dizione "Eliopoli meridionale".[133]

Amenofi IV
Nome Horo
E1
D40
N29A28S9

Kanakht-kai-Shuti

"Forte Toro delle Due Piume"

Nome Nebty
wr
r
swt
n
iimit
p
Q1t
Z2

Uer-nesut-em-Ipet-swt

"Grande di Regalità in Karnak"

Nome Horo d'oro
U39Y1N28
Z2ss
mO28W24
O49
M27

Uetjes-khau-em-Iunu-Shemay

"Incoronato nell'Eliopoli meridionale" (Tebe)

Praenomen o nome del trono
ranfrxprZ3ra
wa
n

Neferkheperura-Uaenra

"Belle sono le Manifestazioni di Ra, l'Unico di Ra"

Nomen o nome di nascita
imn
n
HtpR8S38R19

Amenhotep Netjerhekauaset

"Amenofi (Amenhotep), Dio Signore di Tebe"

Nei primi anni di regno Amenofi IV sposò Nefertiti[N 104] che, come già Tiy prima di lei, compare nelle rappresentazioni ufficiali sempre al fianco del marito,[134] a testimoniare il legame sia nell'impegno politico sia nella vita privata che, per la prima volta nell'arte egizia, viene ora apertamente rappresentata in un canone artistico dettato direttamente dal re.[N 105] La coppia generò sei figlie; essendone noti gli anni di nascita, sulla presenza e sul numero delle fanciulle nelle rappresentazioni si basa la datazione di alcuni rilievi e, conseguentemente, di alcuni eventi.[N 106]

Nell'anno secondo di regno, Amenofi IV assegnò ad Aton una posizione di preminenza nel pantheon egizio sostituendone il culto, come dio dinastico, a quello di Amon.[134] La scelta di distanziarsi dal culto di Amon e da Karnak si concretizzò inoltre nell'idea di spostare la capitale da Luxor a un altro centro che non fosse posto sotto la protezione di alcuna divinità; per tale motivo, nell'anno quarto, Amenofi e Nefertiti raggiunsero una località a circa 250 km da Luxor, ove fu costruita la nuova città di Akhetaton, nei pressi della moderna città di Amarna.[135] Amenofi fece innalzare nell'area, delimitata da un vasto circolo naturale di alture, 14 steli confinarie per delimitare il territorio; i lavori di edificazione iniziarono nell'anno quinto di regno quando, contemporaneamente, mutò la titolatura regale e anche il suo nome, divenendo Akhenaton, ovvero "Gradito ad Aton".

Nomi di Amenofi IV / Akhenaton[modifica | modifica wikitesto]

Amenofi IV[132] Akhenaton
Nome Horo
E1
D40
N29A28S9

Kanakht-kai-Shuti

"Forte Toro delle Due Piume"

it
n
N5
mr

Meriaton

"Forte Toro, Amato da Aton"

Nome Nebty
wr
r
swt
n
iimit
p
Q1t
Z2

Uer-nesut-em-Ipet-swt

"Grande di Regalità in Karnak"

wr
r
swiiAa15
N27
it
n
N5

Uer-nesut-em-Akhetaton

"Grande di Regalità in Akhetaton"

Nome Horo d'oro
U39Y1N28
Z2ss
mO28W24
O49
M27

Uetjes-khau-em-Iunu-Shemay

"Incoronato nell'Eliopoli meridionale" (Tebe)

U39r
n
V10
n
it
n
N5

Uetjes-ren-en-Aton

"Esaltatore del Nome di Aton"

Praenomen o nome del trono
ranfrxprZ3ra
wa
n

Neferkheperura-Uaenra

"Belle sono le Manifestazioni di Ra, l'Unico di Ra"

ranfrxprZ3ra
wa
n

Neferkheperura-Uaenra

"Belle sono le Manifestazioni di Ra, l'Unico di Ra"

Nomen o nome di nascita
imn
n
HtpR8S38R19

Amenhotep Netjerhekauaset

"Amenofi (Amenhotep), Dio Signore di Tebe"

it
n
ra
G25x
n

Akhenaton

"Utile ad Aton"

Molto si è discusso sulla "nuova religione" dell'atonismo (anche detto "eresia amarniana", dal nome della moderna città presso Akhetaton): in passato alcuni vi avevano ravvisato una forma di monoteismo, ma si tratterebbe più precisamente di enoteismo, in cui il culto venne accentrato su una divinità specifica con preminenza sulle altre. Esso era, peraltro, una continuazione ed estremizzazione di tendenze già viste nel Medio Regno e proseguite poi nel Secondo periodo intermedio con la "solarizzazione" dei principali dei dell'Egitto, tra cui Amon, che proprio in quel periodo assunse la forma sincretica di Amon-Ra con l'intento di concentrare su Ra il momento della creazione e il mantenimento della vita.[135]

Akhenaton scelse di inserire il nome dell'Aton nei cartigli come se si trattasse di un sovrano, facendone così un alter ego del faraone nel mondo delle divinità: come il dio regnava nei cieli, il re governava sulla terra. Aton fu perciò, a dimostrazione della coesistenza anche degli altri dei, "Ra-Horakhti apparso nell'orizzonte", Nel suo nome di Shu che è nel disco solare.[136] Al contrario di Amon ("il Nascosto") Aton era ben visibile, una manifestazione tangibile del potere divino che poteva fare a meno anche di un clero dedicato, poiché lo stesso Akhenaton, il "bel figlio del Dio", fungeva da intermediario obbligatorio tra la terra e il cielo.[136]

Nonostante questi apparenti rivolgimenti, e forse paradossalmente, l'innovazione atoniana non ebbe comunque grandi risvolti sul sentimento religioso della maggioranza del popolo: il trasferimento della corte ad Akhetaton non diede possibilità di comprendere appieno il nuovo culto, il quale non influenzò la tradizionale religione che il popolo stesso continuò a seguire.[137][N 107] Le ripercussioni più tangibili si ebbero invece soprattutto in campo economico ed artistico. Nel primo caso, Akhenaton fece chiudere alcuni templi (oppure ne limitò l'attività), incamerandone i beni tra quelli della corona, eliminando così l'anello di produzione e redistribuzione del reddito costituito dalle strutture templari locali. Ciò comportò necessariamente la centralizzazione dell'attività amministrativa e il potenziamento del braccio esecutivo costituito dall'esercito.[138] Sotto il profilo delle arti, se non vi furono grandi innovazioni in campo letterario,[N 108] ve ne furono invece nei testi ufficiali, ancora legati all'egizio classico del Medio Regno, in cui venne invece imposto l'uso del linguaggio parlato.[138]

Le innovazioni più palesi, e durature nonostante il brevissimo periodo di sviluppo, si ebbero nel campo delle arti figurative in cui si realizzò una vera riforma artistica: l'arte amarniana sostituì alla ieraticità, compostezza e idealizzazione delle precedenti rappresentazioni, specie dei sovrani, un naturalismo più sensuale che non esitava a rappresentare ed accentuare le forme del corpo anche nei loro difetti, fino a limiti che sono parsi caricaturali.[139] Per la prima volta, inoltre, alle scene ufficiali si affiancarono rappresentazioni di vita familiare del re, della regina, delle figlie e dell'entourage reale.

Nell'anno dodicesimo di regno ad Akhetaton si svolsero festeggiamenti con la consegna di tributi da parte dei popoli sottomessi all'Egitto; in questa occasione, la regina madre Tiy raggiunse il figlio nella nuova capitale, ove rimase fino alla morte;[140] nello stesso anno (o forse l'anno successivo) morì la secondogenita Maketaton[N 109][141] e Nefertiti sembra aver ricoperto un ruolo di minore importanza essendo sostituita, nei rilievi delle cerimonie ufficiali, dalla figlia Meritaton. Si ritiene[142] possa essere morta nell'anno quattordicesimo giacché non se ne ha più traccia nei rilievi.

Gli ultimi tre anni di regno di Akhenaton furono alquanto turbolenti, per via di una sorta di radicalizzazione del culto di Aton in aperto scontro con Amon, il cui tempio di Karnak venne chiuso e il cui nome venne scalpellato dai monumenti e, in alcuni casi, dai rilievi recanti il nome di predecessori che vi facevano riferimento, nella parte teofora del nome.[143] La presenza in alcuni rilievi di un altro re accanto ad Akhetaton, Smenkhara,[144] ha fatto supporre vi sia stato un periodo di coreggenza,[145] ma poche o nulle tracce di tale re sono state ad oggi rinvenute; il suo corpo è stato, per lungo tempo, identificato nell'occupante della tomba KV55. Secondo un'ipotesi[146] legata ai nomi completi di Nefertiti e di Smenkhara (Neferneferuaton Nefertiti Meri Uaen-ra per la prima e Neferneferuaton Smenkhara Meri Uaen-ra per il secondo), la scomparsa dalla scena politica della regina sarebbe da porsi in relazione con un cambio di denominazione della stessa, che avrebbe regnato con il nome di Smenkhara come coreggente di Akhetaton[147] e, dopo la morte di lui nel diciassettesimo anno di regno, forse anche in autonomia[148] per meno di un anno, prima che il trono passasse al giovanissimo Tutankhaton.

Tutankhamon: la restaurazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tutankhamon e Tomba di Tutankhamon.

Alla scomparsa di Akhenaton assunse forse il trono, per un brevissimo tempo, un effimero re, Smenkhara, di cui si hanno poche tracce archeo-storiche. Ma se poche sono le tracce circa la genealogia di Smenkhara, altrettanto lo sono quelle del suo successore, il giovanissimo Tutankhaton[149] ("Immagine vivente di Aton"), che, all'atto dell'assunzione del trono, doveva contare 9-10 anni. Nato verosimilmente ad Akhetaton, forse dall'unione tra Akhenaton con una regina minore, Kiya,[N 110][150] o con la propria figlia Maketaton, Tutankhaton sposò nel 1º o 2º anno di regno Ankhesepaaton ("Che ella possa vivere per Aton"), terza figlia di Akhenaton e Nefertiti, nata verosimilmente nell'anno 5° o 6° di regno del padre,[151] di 12-13 anni. Data la giovane età e la necessità di procedere non solo all'ordinaria amministrazione dello Stato, ma anche alle funzioni religiose e militari, il giovanissimo re fu affiancato da un consiglio di reggenza, costituito da Ay, "Padre Divino",[N 111] Maya, sovrintendente reale e poi sovrintendente della Valle dei Re, e Horemheb, comandante dell'esercito.[N 112]

Al momento dell'ascesa al trono, il giovane re assunse come Nome di Horus "Toro possente, che è l'immagine di Amon", mentre anche nel titolo Le Due Signore, Perfetto nelle leggi, che pacifica le Due Terre e nel nome di Horus d'Oro, "Che indossa le corone e soddisfa gli Dei" già si esprimeva l'ideologia pacificatoria, volta a sanare la situazione di indecisione creatasi con l'eresia amarniana. L'Egitto era infatti provato dall'esperienza atoniana sia sotto il profilo interno che nei rapporti internazionali; grave si presentava anche la situazione economica.[N 113][152] Era quindi necessario rompere con il passato regime voluto da Akhenaton: poco dopo la salita al trono del nuovo sovrano l'intera corte abbandonò la capitale Akhetaton per spostarsi prima a Menfi e poi a Tebe.[N 114] Prima di tale trasferimento, i due giovani sovrani mutarono i propri nomi rispettivamente in Tutankhamon e Ankhesenamon; per avvalorare il ritorno alle antiche pratiche e preparare la restaurazione degli antichi dei, la cerimonia di incoronazione, già svoltasi ad Akhetaton sotto il patrocinio del dio Aton, venne ripetuta a Karnak sotto l'egida di Amon.

In tale quadro di incertezza politico-religiosa si inquadra la produzione, nell'anno sesto di regno, della Stele della restaurazione[N 115] da intendersi, oltre che come dichiarazione di ritorno agli antichi culti, anche, e specialmente, come azione pubblica, in qualche modo risarcitoria nei confronti del clero di Amon.[153] Ad ogni modo, non fu abbandonata l'idea di limitare in qualche modo lo strapotere di Amon e del suo clero: è interessante notare come in tutte le iscrizioni del periodo in cui compare il nome dei dio Amon questo non viene mai indicato come Amon-Ra-sonter ("Amon-Ra re di tutti gli dei"), ma semplicemente come Amon-Ra;[154] medesimo principio si ravisa nella presenza quasi costante di una triade divina in cui Amon veniva affiancato da Ptah e Ra, divinità in origine molto più antiche e importanti del primo.[155]

Il breve regno di Tutankhamon si concluse senza eredi[N 116][156] dopo circa 10 anni, con la morte del sovrano diciannovenne per cause ad oggi non ancora esattamente individuate; oltre alla restaurazione del culto amoniano e degli antichi dei dopo l'esperienza atoniana, Tutankhamon è celeberrimo per la sua tomba nella Valle dei Re, KV62, rinvenuta pressoché intatta nel 1922 dall'archeologo britannico Howard Carter.[N 117]

La "Regina vedova" e la successione[modifica | modifica wikitesto]

Morto senza eredi, Tutankhamon lasciava un Paese da poco tornato alle antiche usanze e al culto degli antichi dei e non ancora politicamente consolidato sia all'interno sia nei rapporti esteri. In tale contesto si inquadrerebbe una missiva, di cui non si hanno tracce negli archivi egizi di Amarna[N 118][157] e attestata invece dagli archivi reali ittiti di Ḫattuša, capitale dell'Impero ittita (l'odierna Boğazkale in Turchia).[158] Dalle Gesta di Šuppiluliuma I narrate da suo figlio Mursilis II[159][160] si ha infatti notizia della missiva con cui una "Regina vedova" egizia si rivolge al re ittita Šuppiluliuma perché al più presto le invii un suo figlio da far sedere sul trono d'Egitto.

«Mio marito è morto e io non ho un figlio. Dicono che tu hai molti figli; mandamene uno e io lo farò mio marito»

Dato anche lo stato di guerra tra il due Paesi, Šuppiluliuma I evidentemente non si fidò dell'offerta e inviò presso la corte egizia un suo funzionario, Hattusha-Zitish; per la seconda volta, la "Regina vedova" scrisse al re ittita, facendo accompagnare il funzionario da un proprio emissario, Hani, precisando che non intendeva sposare un servo.

«Ti avrei forse scritto se avessi un figlio che potrei sposare? Mio marito è morto e io non intendo sposare un mio servo. Mandami tuo figlio e io lo farò re.»

Convinto stavolta della veridicità della richiesta, Šuppiluliuma I inviò uno dei suoi figli, Zannanzash, che però non raggiunse mai l'Egitto poiché venne assassinato, verosimilmente da truppe egizie, alla frontiera settentrionale del Paese.[162]

Vi è una diatriba sull'identità della "Regina vedova"; la stragrande maggioranza degli studiosi[N 119] ritiene che l'individuazione più plausibile sia quella di Ankhesenamon dopo la morte di Tutankhamon; altri ritengono, invece, possa trattarsi di Nefertiti alla morte di Akhenaton. Nel caso si volesse individuare Ankhesenamon, appare chiaro che lo scambio epistolare e la visita dell'ambasciatore ittita siano dovuti avvenire nei settanta/novanta giorni durante i quali si svolsero le operazioni per il seppellimento della mummia di Tutankhamon.[163] Ne conseguirebbe che l'assassinio del principe Zannanzash non avrebbe dato possibilità di reiterare la richiesta, e che quindi Ankhesenamon sia stata costretta a sposare un non appartenente alla famiglia regale.

Si è ipotizzato che la scelta possa essere ricaduta su Ay che, sposando Ankhesenamon, figlia di Akhetaton e vedova di Tutankhamon, sarebbe stato legittimato al trono; però Ay, già sposato con Tey fin da Amarna, avrebbe poi esautorato Ankhesenamon subito dopo l'incoronazione.[164][165][N 120] Una seconda incongruenza riguarda, infine, il termine dispregiativo usato dalla "regina vedova" che fa riferimento a un "servo"; termine, che, qualora riferito ad Ay, alto funzionario e fratello della regina Tiy, sposa principale di Amenofi III, sarebbe stato ingiustificato. Si azzarda[166] che il riferimento potesse essere rivolto a Horemheb, figlio, per quanto è dato di sapere, di un oscuro funzionario di provincia[N 121].

Ay[modifica | modifica wikitesto]

A Tutankhamon succedette Ay[N 122] che, verosimilmente, ne sposò la vedova Ankhesenamon.[164] Si trattò di un regno alquanto breve, di quattro anni;[N 123] da un lato si proseguì la politica di restaurazione dopo l'esperienza amarniana, dall'altro l'atonismo continuò a far sentire i suoi effetti (seppur grandemente stemperati). Una delle versioni più complete del Grande Inno ad Aton, composto da Akhenaton, si trovava nella tomba già predisposta per Ay ad Akhetaton;[164] l'appartenenza di Ay a un ramo collaterale della famiglia regale consente di escludere che gli si possa addebitare uno strappo totale con la precedente ideologia, il che avverrà solo alla sua morte con il successore Horemheb, ultimo re della XVIII dinastia.

Ay venne sepolto nella tomba KV23,[N 124] che si ritiene non fosse stata in origine preparata per lui, ma per un altro faraone (Akhenaton, Smenkhara o probabilmente Tutankhamon).[168] Nell'area di Medinet Habu, inoltre, iniziò la costruzione di un grande tempio del milione di anni che venne ultimato dal suo successore Horemheb[169].

Horemheb[modifica | modifica wikitesto]

Considerato il vero artefice della restaurazione amoniana fu il capo dell'esercito,[170] il generale Horemheb.[N 125] Con l'incarico di portavoce del re per la politica estera[169] Horemheb fu inviato in missione diplomatica in Nubia[N 126] e guidò una campagna militare al fianco di Tutankhamon nell'area siro-palestinese a seguito di una violazione di confini degli ittiti che avevano occupato Amqa in Libano, territorio sotto protettorato egizio. Come rappresaglia gli egizi occuparono la città di Qadeš,[N 127] ove fu quindi attestata la frontiera egizia verso l'area siro-palestinese.[169]

Figlio di un oscuro funzionario di provincia,[171] Horemheb proveniva forse da Henet Nesut, la greca Eracleopoli; benché designato già quale principe ereditario durante il regno di Tutankhamon,[172] Horemheb giunse al trono solo dopo il regno di Ay sposandone, per legittimare il suo diritto, la figlia Mutnodjemet.

Nella scelta della titolatura regale indicò la sua fermezza nel voler raggiungere la piena restaurazione:[169] egli scelse, infatti, come Nome di Horus Toro possente dalla sagge decisioni, come nome di Horus d'Oro Con lui gioisce la Maat e crescono le Due Terre e come titolo nebty, ovvero Le Due Signore, Grande di bellezza in Karnak a voler confermare la propria devozione al dio Amon e al suo clero grazie al quale, molto verosimilmente, era assurto al trono.[169][173]

Titolatura di Horemheb[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
E1
D44
O24sAa1
r
Y1
Z2
k3 nḫt spd ḫrw Ka-nekhet seped kheru
Toro possente, che si eleva in altezza
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G36
r
U16
t Z2
mip
t
Q1Q1Q1
wr bj3wt m ipt swt
Grande di bellezza in Karnak
G8
ḥr nbw Horo d'oro
O4
r
Y1
D2 Z1
C10sL1N17
N17
hrw hr m3՚t sḫpr t3wy Heru hor maat sheper tawy
Sotto di lui la Maat è contenta e le Due Terre rinascono
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5
D45
L1
Z2
N5U21
N35
dsr ḫprw r՚ stp n r՚ Djeserkheperura Setepenra Divine sono le manifestazioni di Ra, prescelto da Ra.
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
M17Y5
N35
U7
G5S3Aa13
W3
[174]
ḥr-m-ḥb mr-imn Horemheb meriamon Horo è in festa, amato da Amon.

Drastica fu quindi l'opera di damnatio memoriae che Horemheb intraprese contro Akhenaton e i suoi immediati successori Smenkhara, Tutankhamon e Ay,[N 128] tanto da dichiararsi discendente diretto di Amenofi III e inglobando nei propri anni di regno anche quelli dei predecessori (tanto che il suo regno, di fatto durato 27 anni, fu conteggiato di circa 60).[175] Tale opera di cancellazione del passato amarniano, tuttavia, portò notevoli vantaggi in campo archeologico; a lui si deve, infatti, l'iniziale smantellamento della città di Akhetaton, nonché del tempio dedicato ad Aton fatto costruire nei pressi del tempio di Amon a Karnak. Da tali costruzioni recuperò molteplici talatat, i mattoni di piccole dimensioni utilizzati per realizzare più velocemente la città, che reimpiegò come materiale di riempimento di due piloni, il IX e il X, del tempio di Karnak dedicato ad Amon.[176][177] L'enorme quantità di talatat recuperate (oltre 600.000) consentirà, negli anni 1970,[N 129] di ricostruire molte parti sia del tempio di Aton sia della città, che venne ulteriormente depredata per trarne materiale di reimpiego fino al regno di Ramses II.

Il regno di Horemheb è degno di nota anche in campo edificatorio: oltre ai già citati piloni di Karnak, ne costruì anche un terzo, nonché l'ampliamento e il completamento sia del tempio del milione di anni iniziato da Ay a Medinet Habu sia di due speos, ovvero templi rupestri, dedicati ad Amon (nel Gebel Silsila) e al dio Thot (nel Gebel Adda). Nel tempio di Karnak iniziò la costruzione della sala ipostila, proseguita poi da Seti I e ultimata da Ramses II. Proseguendo un'opera iniziata sotto Tutankhamon, congiunse il tempio di Amon con quello di Mut attraverso un viale di criosfingi e si appropriò della Stele della restaurazione di Tutankhamon.[169]

In campo legislativo e amministrativo abolì la centralizzazione voluta da Akhenaton, reintroducendo le istanze religiose locali e nominando giudici e tribunali su base regionale; ripartì il potere giuridico-amministrativo tra Alto e Basso Egitto istituendo le figure del visir di Tebe e di Menfi e ristrutturò l'esercito in due circoscrizioni del nord e del sud del Paese.[178]

Horemheb morì nel suo ventisettesimo anno di regno effettivo e venne sepolto nella tomba KV57. Si chiudeva senza eredi maschi[N 130] la XVIII dinastia; il trono passò a un altro generale, Ramses I, che darà inizio alle due dinastie dei ramessidi, la XIX e la XX.[178]

XIX dinastia (1291-1185 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XIX dinastia egizia.

La XVIII dinastia si chiuse senza eredi maschi; il successore di Horemheb sarà, perciò, un altro militare: Pramessu (o Ramessu), generale originario del Delta, molto probabilmente associato al trono da Horemheb prima di morire.[179] Fu costui Ramses I e nella titolatura espresse palesemente la volontà di proseguire nella linea tracciata dal suo predecessore: come Nome di Horus scelse, infatti, Colui che conferma la Maat sulle Due Terre e come Nome di intronizzazione scelse Menpehtyra, ovvero Stabile è la potenza di Ra, confermando il suo rapporto privilegiato con il dio di Eliopoli già insito nel suo nome proprio: Ramses, ovvero Generato da Ra. A conferma della scelta eliopolitana, e dello spostamento quindi dell'asse religioso da Tebe a Menfi e al conseguente allontanamento dal clero amoniano, venne anche il titolo Nebty (Le Due Signore) Colui che è stato incoronato re, l'eletto di Atum.[178] Il suo regno, durato due anni, fu particolarmente breve e venne sepolto nella Valle dei Re, tomba KV16.

Re della XIX dinastia[180]
Date (a.C.)[54] Principali re
1291 - 1289 Ramses I
1289 (1291) - 1278 Seti I
1279 - 1212 Ramses II
1212 - 1202 Merenptah
1202 - 1199 Amenmesse
1199 - 1193 Seti II
1193 - 1187 Siptah
1193 - 1185 Tausert

A Ramses I succedette il figlio Seti I, che egli aveva associato forse poco dopo l'assunzione del trono[N 131] e che aveva contestualmente ricoperto l'incarico di visir e comandante dell'esercito.[N 132][181] A legittimare la sua ascesa al trono, nel tempio di Abido la cui costruzione era stata iniziata dal padre, Seti fece scolpire una lista comprendente i suoi predecessori sul trono dell'Egitto (per un totale di 76 sovrani, da Menes a Seti stesso).[N 133] Pur gravitando sia politicamente sia religiosamente nell'area del Basso Egitto, Seti non sminuì il ruolo di Tebe, che mantenne lo status di capitale del Paese e, in tal senso, la scelta dei nomi della titolatura regale fu adeguatamente diplomatica: Nome di Horus Toro possente incoronato a Tebe che vivifica le Due Terre; praenomen Menmaatra seguito dall'epiteto Sovrano di Tebe e Sovrano di Eliopoli, nome proprio Seti I, seguito dalle frasi Amato da Amon e Amato da Ptah.[182] Nel titolo nebty, inoltre, rimarcò quella che sarà una caratteristica particolare del suo regno, ovvero la proiezione del Paese verso l'estero: Colui dal forte braccio che rinnova le nascite e respinge i Nove Archi.[N 134]

Sono note quattro sue campagne di guerra di cui la prima, nel suo primo anno di regno, verso l'area siro-palestinese per recuperare il possesso di alcuni pozzi che fiancheggiavano la strada che conduceva alle fortezze egizie di Beth-San, Reheb e Megiddo; durante questa campagna catturò le città di Tiro, Acri e Pella. Nella campagna successiva, nel secondo anno di regno, raggiunse Qadeš; quindi, stabilizzata la frontiera vicino-orientale, portò la terza campagna contro i libici. Si rese necessaria nell'area palestinese una quarta campagna, contro gli ittiti, con la quale l'Egitto si assicurò il controllo sulla Siria; il confine si fermò a sud di Qadeš dopo un trattato di pace stilato con il re ittita Muwatalli II.[183]

Anche sotto il profilo edificatorio, benché marcatamente proteso verso il nord, mantenne equa distanza tra le due aree del Paese: valorizzò il dio Seth, di cui recava il nome, facendogli erigere un tempio nell'area di Avaris (l'antica capitale hyksos),[N 135] proseguì i lavori iniziati da Horemheb per la sala ipostila del tempio di Amon a Karnak e fece costruire, nell'anno undicesimo, un'altra sala ipostila in Nubia nel tempio di Gebel Barkal dedicato ad Amon.

Alla sua morte, avvenuta dopo undici anni di regno, venne sepolto nella tomba KV17 della Valle dei Re, nota anche come Tomba Belzoni dal nome dell'esploratore italiano Giovanni Battista Belzoni che la scoprì nel 1817, forse la più decorata della Valle, tanto da meritare l'epiteto di Cappella Sistina egizia.[N 136]

Ramses II[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Seti I, nel 1304 a.C. circa,[N 137] salì al trono il figlio ventenne Ramses II. Il suo regno, durato oltre 67 anni, fu probabilmente il più longevo dell'antico Egitto, ed ebbe ripercussioni tali nella storia anche di altri Paesi dell'area medio-orientale da meritargli l'appellativo di Ramses il Grande,[184] ritenuto forse il più celebre e grande dei faraoni.

Titolatura di Ramses II[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
E1
D44
C10mr
kA-nxt-mr-mAat Toro Possente Amato da Maat
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G45f
Z7
D44N25t
Z2
mk-kmt-waf-HAswt Protettore d'Egitto, Dominatore dei Paesi Stranieri
G8
ḥr nbw Horo d'oro
wsrsM4M4M4O29
D44
Z2
wsr-rnpwt-aA-nxtw Ricco di anni, Grande di Vittorie
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
rawsrmAatra
stp
n
wsr-mAat-ra-stp-n-ra User Maat-Ra Setepenra Potente è la Maat di Ra, L'eletto di Ra
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
C2 C12
N36
F31S29M23
Ra-ms-sw-mr-jmn Ramessu Meri Amon Ra lo ha generato, amato da Amon

Con il titolo nebty, Protettore dell'Egitto e Dominatore dei Paesi stranieri, si manifesta l'ideologia guerriera del re che già nel secondo anno di regno dovette affrontare la minaccia costituita dalle incursioni piratesche degli Shardana,[N 138] che sconfisse in una battaglia navale e che, in seguito, apprezzandone il valore, inglobò nel suo esercito facendone la sua guardia personale.[184]

Lo scontro e il trattato con gli ittiti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Qadeš e Trattato di Qadeš.

Nell'anno quarto iniziò lo scontro che, protrattosi per lungo tempo, avrebbe caratterizzato l'intero regno di Ramses II, quello con l'Impero ittita. Una prima campagna portò l'esercito egizio prima a Tiro, quindi a Biblo e nel Regno di Amurru, che venne sottomesso. L'anno successivo Ramses organizzò una seconda campagna nell'area siro-palestinese, ancora una volta contro gli ittiti; questa volta la partenza della spedizione avvenne da Pi-Ramses, la nuova capitale appositamente fatta costruire da Ramses nei pressi dell'antica Avaris, e si diresse verso il Giordano; oltrepassato il Lago di Tiberiade e risalita la Valle della Beqa', raggiunse Qadeš nella cui pianura si svolse la battaglia più famosa del regno di Ramses e, per quanto noto, della storia egizia.[185] Sostanzialmente lo scontro si risolse con un nulla di fatto per entrambe le parti in campo,[186][187][188] ma Ramses la propagandò come una grande vittoria, non esitando a mettere in cattiva luce il suo stesso esercito ed esaltando le sue gesta personali.

«Non c'è un principe con me, non c'è auriga, non c'è un soldato, non un ufficiale. Mi ha lasciato il mio esercito, la mia cavalleria si è in ritirata davanti a loro, non si è fermato uno di loro per combattere»

.

Ne fece scolpire le fasi sui suoi monumenti più importanti: sul muro di cinta del tempio di Abido costruito dai suoi predecessori, su tre pareti del tempio di Amon a Karnak,[N 139] due volte a Luxor[N 140] e sul muro nord dell'interno del tempio di Abu Simbel. Ne lasciò traccia in uno scritto su papiro, il poema di Pentaur, dal nome dello scriba che lo redasse,[N 141] nonché in altre redazioni su papiro (Raifé, oggi al Louvre, Sallier III e Chester Beatty II, quest'ultimo molto frammentato, al British Museum), nonché in bollettini di guerra e rappresentazioni grafiche per un totale di ben tredici versioni.[190]

«Divenni come Monthu: lanciai frecce a destra, catturai prigionieri a sinistra; ero come Seth nella sua ora, davanti a loro. Le duemilacinquecento pariglie in mezzo alle quali mi trovavo, erano ammucchiate davanti ai miei cavalli. Non uno trovava fra loro coraggio per combattere. I loro animi erano sciolti nel loro corpo, le loro braccia deboli, e non riuscivano a lanciar frecce. Non trovavano il coraggio per impugnare le loro lance. Li feci allora cadere nell'acqua come cadono i coccodrilli, uno sull'altro. Feci strage fra loro a mio piacere.»

Anche nei resoconti di questa battaglia vengono menzionati espressamente gli Shardana.

«Sua Maestà aveva preparato il suo esercito, la sua cavalleria, gli Sherdan... forniti di tutti i loro attrezzi di guerra»

Altre campagne nell'area siro-palestinese, dove nel frattempo gli ittiti avevano dato vita a una coalizione anti-egiziana, furono portate da Ramses II nell'anno settimo, nell'ottavo e nel nono,[191] durante la quale gli egizi superarono i monti della Galilea e occuparono Acri garantendosi la fedeltà di Tiro, Sidone, Biblo, Irqata, Dapur e Tunip. La situazione così creatasi suscitò disordini nell'Impero ittita, con colpi di stato che videro alternarsi sul trono vari rappresentanti della famiglia reale e di rami collaterali della stessa; infine, nell'anno diciottesimo di regno, il re ittita fuggiasco Uri-Teshub, precedentemente salito al trono con il nome di Muršili III, si rifugiò in Egitto per sfuggire a Hattušili III che ne chiese l'estradizione, negata dall'Egitto che, anzi, iniziò nuove campagne di guerra che si protrassero per altri tre anni.[192]

Nell'anno ventunesimo di regno di Ramses, orientativamente nel 1259 a.C., si giunse al trattato di Qadeš tra egizi e ittiti, generalmente ritenuto il più antico trattato internazionale di cui si abbia conoscenza; l'accordo era volto anche a contrastare una nuova comune minaccia in ascesa, ovvero la potenza dell'Assiria.[192] Trascrizioni del trattato sono state rinvenute in entrambi i paesi: in Egitto su due stele, una a Karnak e l'altra nel Ramesseum, in Turchia, nella capitale ittita Ḫattuša.[N 142] Tra le altre clausole, particolarmente importanti appaiono quelle che regolano le alleanze tra le due entità sovrane nonché l'istituto giudiziario dell'estradizione, che viene sottoposto a particolari vincoli per reati politici o d'opinione, come avviene ancora nei trattati moderni,

«[…] Il grande principe di Kheta non attraverserà la (frontiera) del paese dell'Egitto, mai mai, per impadronirvisi di qualcosa; allo stesso modo, Usermaatra Setepenra non attraverserà (la frontiera) del paese di Kheta, mai mai, per impadronirvisi di qualcosa. […] Se un altro nemico verrà fino al paese di Usermaatra Setepenra, il grande principe dell'Egitto, e questi si rivolgerà al grande principe di Kheta dicendo: Vieni con me come alleato contro di lui, il grande principe di Kheta [si unirà a lui] e ucciderà i nemici (dell'alleato). […] Se un uomo o due fuggiranno dall'Egitto, o anche tre uomini, e si rifugeranno dal principe di Kheta, questi non li prenderà e saranno inviati indietro a Usermaatra Setepenra, il grande principe dell'Egitto; l'uomo che sarà in tal modo riportato a Ramses Meriamon, il grande principe dell'Egitto, non gli sarà contestato questo crimine, non sarà fatto danno alla sua casa, a sua moglie o ai suoi figli, non sarà ucciso, non sarà accecato né gli saranno tagliate le orecchie o gli saranno mutilate le gambe. Non gli sarà contestato nessun crimine.[N 143]»

Dopo tale trattato, i rapporti tra le due grandi potenze dell'epoca si stabilizzarono al punto che, nell'anno trentatreesimo di Ramses II, questi sposò una principessa ittita; una seconda principessa, quale sposa di Ramses, raggiungerà l'Egitto nell'anno quarantaquattresimo del suo regno; nell'anno trentaseiesimo si ha notizia di una visita diplomatica in Egitto dell'erede al trono ittita, il futuro Tudhaliya IV, seguito, nell'anno quarantesimo, da una visita dello stesso re Hattušili III.

Attività edificatoria[modifica | modifica wikitesto]

Giacché la situazione politico-militare alle altre frontiere era tranquilla[N 144] Ramses II poté dedicarsi a consolidare la restaurazione iniziata con Tutankhamon e proseguita con Horemheb e i suoi immediati successori, eliminando ogni traccia superstite dell'esperienza amarniana e facendo demolire sistematicamente la città di Akhetaton[N 145] utilizzandone il materiale per ingrandire la vicina Ermopoli.[193] In Nubia, onde rafforzare il proprio potere, fece costruire sette templi nell'area compresa tra la seconda e la terza cateratta;[194][N 146] nel trentesimo anno di regno fece realizzare un tempio rupestre a Derr (nei pressi di Amada), la Casa di Ramses-Meriamon nella Casa di Ra, dedicato a Ra e ad Amon-Ra di Karnak[195].

Altre costruzioni, con intento sia politico sia religioso, furono da lui erette in Uadi es-Sebua, Amara (al confine con il Sudan).[196][N 147] L'estensione dell'Egitto, dalla quinta cateratta alla Siria settentrionale, ben può giustificare l'epiteto di "impero" assegnatogli dagli storiografi e giustifica la necessità di spostamento della capitale da Tebe a una città appositamente fatta costruire sul Delta, Pi-Ramses.[N 148] La scelta di tale città come capitale (durata, con ampliamenti successivi, fino alla XXII dinastia), oltre a motivazioni di ordine strategico-politico, confermava la decisione di allontanare la Corte del clero tebano di Amon, rafforzando al contempo i legami che univano la famiglia reale a Eliopoli e Menfi.[197]

Morte e problemi di successione[modifica | modifica wikitesto]

Come attestato peraltro dalla mummia,[N 149] Ramses morì a quasi novant'anni di età, dopo oltre 67 di regno; fu sepolto in KV7.

Ramses lasciava un Egitto all'apogeo del potere, ma la sua successione si presentò alquanto complessa giacché, benché gli fossero accreditati più di 100 figli, nel corso dei decenni erano successivamente mancati i principi designati a succedergli;[N 150] salì così al trono il tredicesimo figlio, Merenptah, di oltre 60 anni.[198]

Da Merenptah a Tausert[modifica | modifica wikitesto]

Tredicesimo figlio di Ramses e della regina Isinofret, Merenptah salì al trono intorno ai 60 anni e regnò per circa 10, generando Seti-Merenptah, il futuro Seti II. L'impero, ormai stabilizzato, non creò particolari problemi politici interni al nuovo sovrano che, pur mantenendo la capitale a Pi-Ramses, in campo edilizio provvide ad accrescere l'importanza di Menfi ampliando il tempio dedicato a Ptah, di cui recava il nome, e facendovi costruire un suo palazzo reale e un tempio a lui dedicato; nell'area di Tebe, fece erigere un altro tempio dedicato al suo culto utilizzando materiali ricavati dal Tempio funerario di Amenofi III[199].

In politica estera Merenptah proseguì nella linea tracciata dal predecessore ed è noto, sulla scorta del trattato di pace firmato nell'anno ventunesimo di Ramses II, un invio di grano in un periodo di carestia nel paese ittita che, tuttavia, il faraone non supportò militarmente in occasione di un'aggressione da parte della nascente potenza assira capeggiata dal re Tukulti-Ninurta I. Nell'anno quinto di regno (1208-1209 a.C. circa), Merenptah inviò spedizioni punitive nell'area libica e nell'area siro-palestinese contro Askalon e Gezer, fatti narrati in una stele nota come Stele d'Israele giacché tra i paesi menzionati in geroglifico, risulta la dizione Ysrỉr affiancata dal determinativo[N 151] che indica una popolazione, e non un territorio o una città, interpretata come riferimento alla popolazione nomade di Israele[199]. Quanto alla spedizione in Libia e contro i Popoli del Mare dell'anno quinto, si trattò dapprima di una situazione di stallo che venne poi recuperata con la grande vittoria, decantata nella stele di cui sopra, che avrebbe portato all'uccisione di 6.000 nemici, e alla cattura di oltre 9.000 prigionieri[200].

Alla morte di Merenptah, dopo circa dieci anni di regno (sepoltura nella tomba KV8 della Valle dei Re), si ripropose, ancora come ripercussione del lunghissimo regno di Ramses II, il problema della successione. Le uniche tracce degli ultimi 15 anni della XIX dinastia appaiono nebulose, tanto che non è certa neppure la successione dei vari re sul trono; se ne hanno poche tracce, principalmente derivanti da resoconti risalenti ai regni di Sethnakht e Ramses IV della XX dinastia:[200] si presume ci sia stato uno scontro tra rami collaterali della famiglia regnante con l'assunzione del trono da parte di Amenmesse, secondo alcuni figlio di Merenptah, ma più probabilmente figlio di una figlia di Ramses II (e perciò nipote di Merenptah).[201] Costui viene tuttavia considerato un usurpatore che avrebbe regnato solo 5 anni, e se ne avrebbero perciò poche tracce; un'altra prova sarebbe il fatto che, avendo egli usurpato molti monumenti preesistenti, il suo nome venne a sua volta scalpellato dal successore Seti II figlio di Merenptah.[200] Intorno alla figura di Amenmesse, sulla sua tomba KV10, ma ancor più sulle fasi conclusive della XIX dinastia e sull'evoluzione della situazione politica in Egitto, molti studi sono stati eseguiti in particolare negli anni 1990 a cura dell'Università di Memphis specie a cura dell'egittologo Otto John Schaden[202].

Alla morte di Amenmesse salì al trono Seti II che, complicando ancora le possibilità di successione all'interno della XIX dinastia, contrasse tre matrimoni: sposò Takhat (ma la posizione di quest'ultima nella famiglia reale è in dubbio[203]); Tausert, che avrebbe generato Seti-Merenptah (forse morto prima del padre) e una terza regina, Shoteraja, madre di Ramses-Siptah che salì al trono in giovanissima età e, per questo, venne affiancato dalla matrigna, Tausert a sua volta coadiuvata dal cancelliere Bay.[204][N 152] Morto in giovane età (forse diciottenne) Siptah (tomba KV47), Tausert si autoproclamò re assegnandosi il completo protocollo reale: Nome di Horus Toro possente amata da Maat (Kha-nekhet Merimaat); titolo nebty (Le Due Signore) Fondatore dell'Egitto, che vince le terre straniere, nome di incoronazione Figlia di Ra, amata da Amon (Satra Meriamon); titolo Sa-Ra (figlio di Ra) La potente, scelta da Mut (Tausert Seteptenmut). Si ritiene che Tausert abbia regnato per altri due anni autonomamente venendo sepolta nella tomba KV14 della Valle dei Re, tomba che sarà poi usurpata dal suo successore Sethnakht, primo faraone della XX dinastia.

A rendere ancora più complessa la situazione che si andava delineando con il cambio di dinastia, è bene tener presente che, dopo oltre un secolo, Merenptah aveva riassegnato al Primo Profeta di Amon a Karnak il titolo di Capo dei profeti di tutti gli dei dell'Egitto ripristinando così, di fatto, una situazione di sudditanza verso il clero amoniano che Amenofi III prima, in maniera alquanto blanda, e Akhenaton poi, in maniera più traumatica, avevano in qualche modo cercato di allontanare e che, nel prosieguo della storia egizia, porterà a ulteriori frazionamenti territoriali e ad un nuovo smembramento dell'unitarietà del Paese.

I faraoni dell'Esodo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Faraoni nella Bibbia.

Benché nella letteratura egizia a noi giunta non esistano tracce dell'Esodo biblico[205] né siano state rilevate tracce archeo-storiche certe a conferma dell'evento, altrettanto vasta e approfondita è stata nel tempo la ricerca del periodo storico in cui sarebbe avvenuto l'episodio stesso, giungendo in taluni casi, di contro, a negarne l'esistenza.[206]

Per tentare una datazione, particolare attenzione è stata posta sul racconto biblico delle dieci piaghe d'Egitto e segnatamente sulle tenebre (Es10,21-29[207]) che si ritiene possano essere derivate dall'eruzione minoica dell'isola greca di Thera (Santorini). La datazione archeo-storica posiziona l'eruzione intorno al 1520 a.C.,[208] mentre la datazione 14C sposta la data indietro di 100 anni, nel 1627-1600 a.C.[209] Tale seconda data è stata confermata dalla dendrocronologia di piante e alberi dell'isola e, in particolare, da una pianta di olivo sepolta viva, in posizione verticale, nella tefra di Santorini: la pianta ha proseguito nella sua crescita nonostante la copertura di pomice e cenere confermando (al 95%) la datazione del 1627-1600 a.C.[210]

Prendendo tali date come possibili indicatori, si potrebbero individuare i faraoni dell'Esodo come regnanti nel Secondo periodo intermedio (1790-1540 a.C., dinastie da XIII a XVII), nel caso del 1627-1600 a.C., o nel Nuovo Regno (1540-1080 a.C., dinastie da XVIII a XX), nel caso del 1520 a.C.

Oltre a questi studi più recenti, per lungo tempo si è tradizionalmente identificato il faraone dell'esodo nello stesso Rasmes II,[211][212] anche per il preciso riferimento (1,1-15,21[213]) ai lavori posti in essere da Israele per la costruzione delle città-deposito di Pitom (da Pi-Atum, città di Atum) e Ramses (identificata con Pi-Ramses, città di Ramses, la nuova capitale costruita sul Delta);[N 153][214] maggior credito ottenne, tuttavia, agli inizi del '900, l'individuazione di Merenptah,[215] anche a causa della presunta morte del suo primogenito (Es12,29-30[216]) e, specialmente, per la presenza di tracce di sale rinvenute sulla sua mummia, messe in relazione con un suo possibile annegamento nel Mar Rosso,[217] e non con l'usuale immersione del corpo nel natron prevista per la mummificazione.

XX dinastia (1188 - 1069 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XX dinastia egizia.

Gli ultimi quindici anni della XIX dinastia sono noti solo da testimonianze risalenti ai regni di Sethnakht e Ramses IV, in base alle quali non è certa neppure la successione dei vari faraoni. Ultimo sovrano della XIX dinastia fu la regina Tausert, alla quale si oppose Sethnakht, molto verosimilmente in una guerra civile.[218] Quest'ultimo molto probabilmente regnò in concorrenza alla regina e, alla morte di lei, ne decretò la damnatio memoriae, rilevabile nella sovrapposizione di cartigli operata all'interno della tomba KV14, che usurpò per sé stesso. Si ritiene, inoltre, che Sethnakht[219][220] abbia fatto traslare il corpo di Seti II da KV14 (ove era ospitato) a KV15, distruggendo nel processo i resti di Tausert.

Iniziava in tal modo la XX dinastia, la seconda ramesside e l'ultima del Nuovo Regno.

Re della XX dinastia[221]
Date (a.C.)[54] Principali re
1188 - 1186 Sethnakht
1186 - 1154 Ramses III
1154 - 1148 Ramses IV
1148 - 1144 Ramses V
1144 - 1136 Ramses VI
1136 - 1128 Ramses VII
1128 - 1125 Ramses VIII
1125 - 1107 Ramses IX
1107 - 1098 Ramses X
1098 - 1069 Ramses XI

Ramses III e i Popoli del Mare[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Sethnakht e considerato l'ultimo grande re del Nuovo Regno,[222] Ramses III salì al trono intorno al 1186 a.C. elevando a suo modello politico il predecessore Ramses II e spingendo la volontà di assimilazione dalla titolatura reale alla costruzione di un tempio sul modello del Ramesseo.

Titolatura di Ramses III[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
E1
D43
O29M23iit
Z2s
k3 nḫt ՚3 nsyt Ka-nekhet Aanesit Toro possente, con grande maestà
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G36
r
O23Z3W19A52
wr hḫbw se mj t3 tnn
Grande nella Heb Sed come Ptah-Tatenen
G8
ḥr nbw Horo d'oro
wsrM4M4M4W19C17
wsr rpwt mi imn Ricco di anni come Amon
(Ramses II = Ricco di anni, Grande di Vittorie)
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5wsrC10N36im&n
wsr m3՚t r՚ mr imn Usermaatra meriamon Potente è la Maat di Ra, amato da Amon
(Ramses II = Potente è la Maat di Ra, L'eletto di Ra)
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
C2F31O34
O34
S38X7O28
r՚ ms sw hq3 jwnw Ramessu heka Iunu Nato da Ra, signore di Iunu
(Ramses II = Ra lo ha generato, amato da Amon)

Anche Ramses III nel suo anno quinto, come già Merenptah nell'anno quinto, dovette affrontare i libici che premevano sul confine occidentale del Delta; li sconfisse e, come già Ramses II con gli Shardana, ne incorporò le truppe nel suo esercito sperando di garantire maggiore stabilità alla frontiera occidentale.[222] Tale idea era però costretta a non essere risolutiva giacché, nell'anno undicesimo, una nuova ondata libica si riversò sull'Egitto, anche se gli invasori vennero di nuovo sconfitti, stavolta pesantemente: i prigionieri vennero marchiati a fuoco, i loro beni confiscati e assegnati al clero di Amon,[N 154] le loro famiglie deportate in schiavitù in Egitto, gli uomini impiegati come mercenari nel Fayyum.[223] Si ricreò in tal modo, tuttavia, la situazione già verificatasi con gli hyksos alla fine del Medio Regno: le popolazioni così deportate, cui si aggiungeranno nei decenni altri coloni giunti dalle terre libiche, con il passar del tempo assumeranno caratteri egittizzanti pur mantenendo una loro identità ben distinta; ciò portera il Paese verso la nuova situazione di disordine e di caos interno che sfocerà, al termine della XX dinastia, nel Terzo periodo intermedio.[224]

Tra le due guerre libiche, nell'anno ottavo, Ramses III aveva dovuto affrontare i Popoli del Mare che, alleatisi con i Filistei, premevano sul confine orientale del Delta. Lo scontro finale di questa prima guerra, che vide la vittoria degli egizi, si ebbe sul mare ed è narrato sulle pareti del tempio funerario che Ramses III si fece costruire a Demy[N 155] (l'attuale Medinet Habu),[N 156][225] strutturato sul modello del Ramesseum.

Pur non eguagliando il suo modello in campo edilizio, oltre che a Medinet Habu, Ramses III intervenne nel tempio di Luxor e a Karnak dove iniziò la costruzione di un tempio dedicato a Khonsu.[N 157] Suoi interventi edilizi si ebbero anche a Pi-Ramses, Eliopoli, Menfi, Atribi, Ermopoli, Assiut, This, Abido, Copto, Naqada, in Nubia e in Siria[226][227].

Lo sciopero degli operai e la congiura dell'harem[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Congiura dell'harem.

«Anno ventinovesimo, mese secondo dell'Inverno, giorno 10 [...] oltrepassati i cinque recinti da parte della squadra, dicendo: Noi abbiamo fame e 18 giorni sono già entrati nel mese, si sono seduti sul retro del tempio di Men-Kheper-Ra[N 158] [...] gli operai dissero loro: Siamo arrivati a ciò per inizio di fame e inizio di sete. Non vi sono vesti, non vi sono unguenti, non vi sono pesci e non vi sono ortaggi. Fate rapporto al Faraone, vita, salute e e gloria, il nostro Buon Signore [...][N 159][...] Anno ventinovesimo, mese terzo dell'inverno, giorno [...] Disse Mes, figlio di Aa-Nekhtu: Come è vero che dura Amon e come è vero che dura il Governatore, vita, forza e salute, la cui potenza è più della morte, se io sarò portato via da qui, oggi, che egli (il Governatore) possa trascorrere la notte a maledire le tombe![...]»

Il regno di Ramses III fu attraversato da momenti di disordine dovuti, in special modo, alla corruzione della classe amministrativa; così nell'anno ventinovesimo del suo regno si verificò il primo sciopero della storia di cui si abbia notizia,[229] il cui evolversi è narrato nel Papiro dello sciopero di Torino[230] con veri e propri sit-in ante litteram, posti in essere dagli operai del villaggio operaio di Deir el-Medina dediti ai lavori di scavo e manutenzione delle tombe della Valle dei Re, che venivano pagati con notevole ritardo o non venivano pagati affatto.[231]

Oltre che in campo edilizio, Ramses III emulò il suo modello Ramses II, anche nella longevità e nei problemi di successione. Vivrà infatti circa 65 anni e gli premoriranno tutti gli eredi al trono figli della regina Iside, figlia di Habagilat (forse di origine siriana):[229] Pareheruenemef (tomba QV42); Khaemuaset (tomba QV44); Amonherkhepshef (tomba QV55) e un Ramses di cui non si hanno ulteriori notizie.[229] Alla scomparsa della grande sposa reale Iside, tuttavia, nessun'altra regina verrà elevata a tale rango e ciò comporterà difficoltà concrete nell'individuazione dell'erede designato talché, nell'anno trentaduesimo di regno, maturò in seno all'harem reale, e segnatamente a cura della regina minore Tiy, una congiura per assassinare il re[232][233] e porre sul trono suo figlio Pentauret.

Gli atti del procedimento intentato contro i cospiratori - 28 tra donne dell'harem, militari (tra cui un comandante delle truppe di Kush e un generale) e funzionari di corte tra cui un maggiordomo e il siniscalco - ci sono pervenuti in varie stesure, la più completa delle quali è riportata anch'essa nel Papiro giuridico di Torino, nonché nei papiri Lee e Rollin.[234] È interessante notare che, durante il procedimento, i nomi stessi dei congiurati vengono a volte travisati con pseudonimi infamanti destinati a stigmatizzare per l'eternità il loro misfatto:[229] così, ad esempio, il capo dipartimento Pay-Bak-Amon (Servo di Amon) viene indicato come Pay-Bak-Kamen (Servo cieco), mentre il sovrintendente dell'harem, Pa, viene indicato come Pa-Nuk, ove nuk è un nomignolo dispregiativo per indicare il malvagio serpente Apopi.[235] Quasi tutti i nomi vengono preceduti, inoltre, dall'epiteto grande nemico.[N 160] Durante il processo, inoltre anche cinque giudici su dodici vennero arrestati per collusione.[N 161][232]

Il fatto che il testo del procedimento sia scritto in prima persona, come fosse Ramses III a narrare, ha fatto a lungo credere che il complotto non avesse avuto successo,[232] finché nel 2012 un'équipe guidata da Albert Zink dell'Istituto per lo studio delle mummie e composta da egittologi, esperti in biologia molecolare e paleopatologia ha sottoposto la mummia di Ramses III a esami. Le analisi, e in particolare la TAC condotta sulla mummia, hanno rivelato che la gola del faraone (morto a 65 anni) presenta una profonda ferita probabilmente causata da un coltello molto affilato. All'interno della ferita venne inserito un amuleto, l'occhio di Horus, molto probabilmente con intento apotropaico, dai sacerdoti e dagli imbalsamatori.[236]

Anche la morte di Ramses III non fu scevra da problematiche connesse allo scavo della sua tomba nella Valle dei Re; si ritiene che originariamente per lui fosse stata predisposta la KV3 che recava in origine tracce di cartigli a lui intestati ma venne poi verosimilmente adeguata come sepoltura per un principe.[N 162][237] Per la sepoltura di Ramses III, forse a causa dell'inattesa scomparsa a seguito del complotto ai suoi danni, venne quindi adattata la KV11 originariamente scavata per Sethnakht e i cui lavori erano stati interrotti per l'imprevista invasione della vicina tomba di Amenemes, KV10.[N 163] Trasferito successivamente nella cosiddetta cachette di Deir el-Bahari (DB320), il corpo fu rinvenuto nel 1881 dall'egittologo Émile Brugsch.[232]

Da Ramses IV a Ramses X[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Ramses III dopo trentadue anni di regno, intorno al 1154 a.C., si iniziò una disputa per il potere tra la sua discendenza diretta e rami paralleli della famiglia facenti capo a fratelli e nipoti,[238] che si protrarrà per poco meno di un secolo, fino alla fine della XX dinastia. Nell'immediatezza salì al trono forse un suo figlio quarantenne, Ramses IV, che processò i congiurati e iniziò la costruzione di un enorme tempio funerario nell'area di Deir el-Bahari. La morte, dopo sei anni di regno, non consentì che tale progetto fosse portato a conclusione, anche se il suo nome venne iscritto in vari monumenti del Paese e suoi scarabei iscritti sono stati rinvenuti nell'area palestinese. Sua fu, inoltre, la decisione di potenziare la comunità operaia di Deir el-Medina, che portò a 120 uomini per un complessivo, comprese le famiglia, di circa 1200 unità.[239]

Alla sua morte, intorno al 1148 a.C., assunse il trono suo figlio Ramses V-Amonherkhepeshef che riaprì le cave di Gebel el-Silsila e le miniere del Sinai. A lui[238] (ma l'attribuzione è incerta e viene invece assegnato a suo padre Ramses IV[240]) si deve il papiro 1887, oggi al Museo egizio di Torino, che fa riferimento a uno scandalo finanziario in cui erano implicati sacerdoti di Elefantina e che è sintomatico della situazione di considerevole corruzione del periodo: Pen-Anqet, detto Sed, capo dei sacerdoti del tempio di Khnum a Elefantina, e alcuni altri sacerdoti suoi complici, vendettero i bovini sacri al dio.

«[…] la vacca nera che era in suo possesso aveva partorito 5 torelli neri di Mnevis. Egli li aveva portati via […] tagliò loro la coda, li portò verso sud e li dette in vendita […] il grande torello Mnevis che era in suo possesso, egli tagliò la sua coda, lo dette per poco a dei poliziotti della fortezza di Bigge e ricevette una caparra da essi […]»

Successivamente a tale furto sacrilego, il sacerdote violentò due donne sposate durante un viaggio a Tebe.

«[…] rapporto concernente la violenza carnale che egli fece alla cittadina Mut-nemehu, figlia di Pa-sekhet, ella era moglie del pescatore Gehuty. […] violenza carnale che egli fece a Ta-besa, figlia di Shuyu, moglie di Ahauty […]»

Ancora, si appropriò di oggetti di valore proprietà del tempio, giungendo a malmenare, tagliare le orecchie, cavare gli occhi, sostituire i collaboratori che non approvavano tale comportamento.[243] Non si è a conoscenza dell'esito del procedimento.

Morto Ramses V (verosimilmente di vaiolo) dopo soli quattro anni di regno, gli succedette Ramses VI-Amonherkhepeshef II, probabilmente figlio di Ramses III e, quindi, zio del suo predecessore.[238] Al contrario di Ramses IV, egli riportò la forza lavoro di Deir el-Medina a 60 uomini, usurpò la tomba KV9, che il suo predecessore si era fatto allestire nella Valle dei Re, e fece iscrivere il suo nome, che non figurava, nell'elenco dei figli di Ramses III nel tempio di Medinet Habu.[238] Si assiste, di fatto, a una sorta di faida interna alla famiglia cui corrisponde un collaterale aumento di potere dei sacerdoti di Amon non solo a Tebe, ma anche nel resto del Paese.[238] Fu l'ultimo sovrano del Nuovo Regno il cui nome sarà rinvenuto nell'area sinaitica.[238]

Dopo otto anni di regno, nel 1136 a.C. circa, gli succedette suo figlio Ramses VII, sotto di cui la situazione economica dell'Egitto peggiorò.[244][245] Poche sono le tracce di Ramses VII a Menfi, Karnak, Elkab, Tell el-Yahudiyeh, prima della sua morte dopo circa otto anni di regno. Gli succedette Ramses VIII-Sutekhherkhepeshef, uno dei figli superstiti di Ramses III, che regnò, però, solo un anno.

All'ottavo Ramses succedette Ramses IX, che regnò diciotto anni e che ebbe così tempo per avviare notevoli attività edilizie specie a Eliopoli confermando la proiezione della famiglia verso il nord del Paese, ma non facendo venir meno il proprio appoggio al clero tebano di Amon. Qui, anzi, iniziò un'azione di risalita del potere da parte del Primo Profeta Ramsesnakht che, mediante matrimoni tra i membri della propria famiglia, intrecciò legami tali da comprendere il Secondo, Terzo e Quarto profeta di Amon, il Sindaco di Tebe e altri funzionari e notabili della città[244] il che gli consentì, in breve tempo, di acquisire un potere tale da poter tramandare la carica al proprio figlio Nesamon che, nell'anno decimo di Ramses IX, la trasferì al proprio fratello Amenofi.[244] Durante il sedicesimo anno di regno di Ramses IX, si verificò la prima delle grandi ruberie nella Valle dei Re come risulta dai diari di lavoro del villaggio operaio di Deir el-Medina e da papiri giuridici relativi ai procedimenti penali contro i responsabili.[246][247] È questo il periodo in cui si procede, peraltro, a ispezioni delle tombe della Valle e alla traslazione di alcuni sovrani per sottrarli allo scempio dovuto alle incursioni ladresche.

Alla morte di Ramses IX sale al trono Ramses X-Amonherkhepeshef, la cui durata di regno è incerta (gli si attribuiscono dai tre ai nove anni di regno), che fu l'ultimo re egizio di cui è attestata la sovranità sulla Nubia.[248]

Ramses XI e l'ascesa dei sacerdoti di Amon[modifica | modifica wikitesto]

Suo successore fu Ramses XI con un regno di ventisette anni di cui, però, solo diciannove di potere effettivo.[248] La situazione economica del Paese, unita al clima di insicurezza generale, rendeva ormai particolarmente critica la politica interna, con disordini e saccheggi ricorrenti anche a seguito di una forte carestia nel nord.[248] A tale situazione si affiancavano le agitazioni del clero amoniano, che sempre più si arrogava prerogative regali tendenti a elevare il primo profeta a livello dello stesso faraone.[248][N 164] Anche a seguito di nuove ruberie nella Valle dei Re, di cui in qualche modo era supervisore proprio il primo profeta di Amon, Ramses XI rimosse dal suo incarico Amenofi, il quale scatenò una vera guerra civile che costrinse il viceré di Nubia, Panehesy, a intervenire a Tebe e a nord fino al diciassettesimo nomo dell'Alto Egitto.[248] Nell'anno diciannovesimo di Ramses XI, la carica di Primo Profeta di Amon venne assunta da Herihor, uomo dalla forte personalità, forse di origine libica, che registrò la sua ascesa politica sulle pareti stesse del tempio di Khonsu a Karnak ove giunse ad assegnarsi una titolatura che, per quanto non completa come quella dei re, era comunque sintomatica di un vero e proprio strapotere in contrasto a quello declinante del faraone.[248]

Nel complesso, all'epoca il potere in Egitto si basò, almeno dapprincipio, sull'equilibrio fra tre uomini: Ramses XI, che di fatto non aveva più alcun potere[249] tanto che, alla sua morte (intorno al 1069 a.C.), per lui non era pronta neppure una tomba nella Valle dei Re;[N 165][250] Smendes, un funzionario amministrativo che gestiva il nord del Paese sostanzialmente agli ordini del clero di Amon e che molto probabilmente aveva sposato una figlia di Ramses XI; Herihor, primo profeta di Amon che cumulava in sé cariche spirituali e temporali tra cui il comando dell'esercito dell'Alto Egitto e della Nubia. Tale ultima carica provocò la rivolta del viceré Nehesy e la secessione della Nubia, riducendo il controllo dell'Egitto all'area compresa tra Assuan e il Mediterraneo.

Alla morte di Ramses XI, si ricreò la frattura tra Basso e Alto Egitto: a nord, Smendes I fondò una nuova dinastia, la XXI, che scelse come capitale Tanis non esitando a smantellare Pi-Ramses per abbellire la nuova corte; a sud, i sacerdoti di Amon si elevarono al rango reale fondando una vera e propria teocrazia che vedeva il potere di Amon come unico depositario della storia e del mito egizi, grazie anche alle immense ricchezze accumulate proprio sotto la dinastia che si stava concludendo.[251]

Terzo periodo intermedio (1080-672 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Terzo periodo intermedio.

Con la fine, alquanto traumatica, della XX dinastia si delinea una situazione di frazionamento del Paese che riecheggia quelle del Primo e Secondo periodo intermedio: se nel Primo causa principale del frazionamento fu da imputarsi al potere sempre maggiore acquisito dai nomarchi in una situazione di tipo feudale e nel Secondo l'ascesa degli hyksos diede ancora adito alla nascita di più entità politiche autonome, nel Terzo periodo intermedio l'elemento scatenante di rottura sarà costituito dalla presenza e dal rinnovato potere del clero tebano di Amon, il cui patrimonio economico giungerà a eguagliare, se non superare, quello dell'intero Paese.[251]

Nel nord del Paese Smendes I si era proclamato re rifacendosi, tuttavia, alle dinastie ramessidi quanto meno nella scelta del nome di Horus: Toro possente amato da Ra, il cui braccio Amon ha reso forte perché esalti la Maat.[252] Mentre sono improbabili legami di parentela con il Primo Profeta di Amon Herihor (nel frattempo sostituito nell'incarico dal genero Piankh, cui appare tuttavia legato politicamente), sembra certo che la sua legittimazione al trono derivasse dall'aver sposato una figlia di Ramses XI.[252] Benché dichiaratosi re della parte settentrionale dell'Egitto, Smendes venne tuttavia incoronato a Tebe ove fece eseguire consistenti lavori edilizi nel tempio di Amon a Karnak, e in quello di Luxor. A Smendes si deve la ristrutturazione e l'ingrandimento della capitale Tanis, anche se tenne corte pure a Menfi; i lavori edilizi a Tebe hanno fatto supporre che tale città sia stata scelta come sede reale provvisoria proprio durante i lavori di riattamento di Tanis, ove Smendes si fece seppellire dopo la sua morte, nell'anno venticinquesimo di regno.[252]

XXI dinastia (1075-945 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: XXI dinastia egizia.

La situazione particolare, creatasi con la nascita del regno settentrionale, e lo strapotere clericale a sud, comporta la compilazione di una cronologia dei regnanti più complessa, in cui ai re si affiancano i primi profeti di Amon, in alcuni casi divenuti re a tutti gli effetti.

Re della XXI dinastia[253]
Date (a.C.)[54] Principali re Primi profeti di Amon
1098 - 1069 Ramses XI (XX dinastia) Amenofi
1080 Ramses XI (XX dinastia) Herihor (forse di origine libica)
1074 - 1070 Ramses XI (XX dinastia) Piankh (forse genero di Herihor)
1070 - 1055 Pinedjem I (figlio di Piankh)
1069 - 1043 Smendes I Pinedjem I
1054 - 1032 Pinedjem I
1054 - 1046 Pinedjem I Masaharta (figlio di Pinedjem I)
1043 - 1039 Amenemnesut Menkheperra (figlio di Pinedjem I)
1045 - 992 Menkheperra
1040 - 993 Psusennes I
993 - 984 Amenemope
992 - 990 Smendes
990 - 969 Pinedjem II
984 - 978 Osorkon il Vecchio
978 - 959 Siamon
969 - 945 Psusennes
959 - 945 Psusennes II Psusennes II

Anche la trattazione a livello testuale di tale periodo si presenta particolarmente complessa giacché non chiare sono, sia storicamente che interpretativamente, le posizioni reciproche dei due attori principali: la casa regnante e il clero tebano e questo comporta il dover trattare l'argomento su più piani paralleli e, talvolta, coincidenti o sovrapposti.

Intorno al 1070 a.C., ancora regnante Ramses XI, il ruolo di Primo Profeta di Amon, ma anche di Comandante dell'esercito dell'Alto Egitto, era passato da Herihor a Piankh, forse suo genero,[254] che tentò senza successo di riconquistare la Nubia dopo la secessione di Panehesy.[N 166] Piankh venne sostituito nei ruoli sopra indicati dal figlio Pinedjem I che riconobbe la sovranità di Smendes I[N 167] fino all'anno sedicesimo, quando assunse una titolatura reale praticamente completa che prevedeva il nome proprio inserito nel cartiglio[N 168] e recava, nel nome di Horus, l'indicazione chiara della provenienza divina del suo potere: Toro possente incoronato in Tebe e amato da Amon.[254] Pinedjem I, tuttavia, pur assumendo tutte le caratteristiche reali e lasciando l'incarico di Primo Profeta al figlio Masaharta e successivamente a un altro figlio, Menkheperra, non si proclamò mai re continuando a riconoscere il potere di Smendes almeno fino a quando costui regnò nel nord.[255]

Tale strano comportamento trova ragion d'essere nella complessa situazione religiosa e politica venutasi a creare dalla XVIII dinastia in poi con una sorta di allontanamento della famiglia regnante dal potere temporale.[N 169] In tale situazione si era inserito il clero amoniano, e segnatamente Herihor, che individuò la famiglia reale come equivalente terreno della famiglia divina allontanandola ancor più dal potere temporale che acquisì per se stesso e per la carica sacerdotale, e militare, che ricopriva:[256] in sostanza, il clero tebano sosteneva il potere del faraone che era, però, sottomesso alla volontà di Amon.

Titolatura di Pinedjem I (Primo Profeta di Amon)[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
E1
D43
imn
n
N36
k3 nḫt mr imn Ka-nekhet meriamom Toro possente, amato da Amon
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G8
ḥr nbw Horo d'oro
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5L1N28C12U21
n
ḫpr ḫ՚w r՚ stp.n imn Kheperkara setepenamon Lo spirito di Ra si è manifestato, scelto da Amon
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
imn
n
mrG40M29Z4
p3 ndm mr imn Pinedjem Meriamon Che dimora presso l'amabile Uno, amato da Amon

Per convalidare in qualche modo la sua posizione, Pinedjem I sposò Henuttay, di sangue reale (forse figlia o sorella di Smendes). Da questa ebbe tre figli maschi: Masaharta e Menkheperra, successori e Primi Profeti di Amon a loro volta, Psusennes I, che diverrà faraone, e una femmina, Maatkhara che riunirà in sé le due cariche di Divina Sposa di Amon e di Superiora delle Recluse di Amon con il titolo di Divina Adoratrice di Amon con la prerogativa di adottare chi avrebbe dovuto succederle nella carica.[N 170][257] Alla morte di Smendes salì al trono, con titolatura completa, il figlio di Pinedjem, Psusennes. I[N 171] Nel periodo di interregno tra Smendes e Psusennes I, l'Egitto sarebbe di fatto stato diviso tra il primo profeta di Amon e il faraone, con il primo che avrebbe manifestato la volontà di Amon delegando il potere al secondo.[258][N 172]

Al contempo il primo profeta di Amon Menkeheperra, figlio di Pinidjem, si trovò a dover fronteggiare le ultime scintille della guerra civile nell'area tebana, a seguito della quale esiliò alcuni oppositori nelle oasi in area libica salvo poi amnistiarli a seguito di un oracolo di Amon[259] e su richiesta del potere reale che, in cambio, concesse sempre più vantaggi e ricchezze alle grandi famiglie del clero tebano, indignate dal fatto che la discendenza libica di Herihor stava acquisendo sempre maggiori prerogative.[260]

Titolatura di Psusennes I[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua titolatura reale, un vero e proprio manifesto di intenti politico-religiosi, Psusennes I realizzò la sintesi dei due poteri, temporale e divino. Per consolidare ancor più i legami con il clero di Amon, oltre a grandi lavori nei templi di Karnak e di Luxor,[N 173] Psusennes diede in sposa la propria figlia, Asetemkheb, a Menkheperra Primo Profeta, e assunse direttamente il pontificato di Amon a Tanis, facendovi erigere un tempio consacrato alla triade tebana: Amon, Mut e Khonsu.[261]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
E1
D43
mD37
D37
imn
n
wsrf
F39
Z7
sN28
D36
mR19t
O49
k3 nḫt m dd imn wsr f3w sḫ՚j m w3st Ka-nekhet-emdedamon Userfau sekhaemuaset Toro possente, ?, che appare in Tebe
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G36
r
mn
n
W24W24W24mip
t
Q1Z2
O49
nbF9F9G45f
N19
N21N21V29 t M23N5mW19p t
N1
wr mnw m ipt swt
nb phtj wˁf tawy
w3h nsyt mi rˁ m pt
Grande e imponente a Karnak
signore potente protettore e re delle Due Terre
come Ra signore del cielo
G8
ḥr nbw Horo d'oro
F36L1
Z2
D46
r
D43
T10