Stato monastico dei Cavalieri di Rodi

Stato sovrano dei Cavalieri di Rodi
Stato sovrano dei Cavalieri di Rodi – Bandiera
Stato sovrano dei Cavalieri di Rodi - Stemma
Motto: Pro fide - pro utilitate hominum
Stato sovrano dei Cavalieri di Rodi - Localizzazione
Stato sovrano dei Cavalieri di Rodi - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome ufficialeOrdine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi
Lingue ufficialiLatino
Lingue parlateGreco, dialetto locale
CapitaleRodi
Dipendente daStato Pontificio
DipendenzeSimi, Piscopi, Calchi, Coo, Lero, Nisiro, Limonia, Calamo
Politica
Forma di StatoTeocratico
Forma di governoMonarchia elettiva
(principato governato da un Gran maestro)
Capo di StatoGran maestri di Rodi
Nascita1305 con Foulques de Villaret
CausaOccupazione di Rodi dopo aver lasciato Cipro
Fine1522 con Philippe Villiers de L'Isle-Adam
CausaConquista dell'isola da parte dell'Impero ottomano:
i cavalieri si trasferiranno a Malta
Territorio e popolazione
Bacino geograficoEgeo Meridionale
Massima estensione1600 km² circa nel secolo XV
Popolazione7500 abitanti circa nel secolo XV
Economia
Valuta1319-1461
(gigliato, ducato d'oro, aspro)
RisorseAgricoltura, allevamento
Commerci conStati latini d'Oriente, Europa
Religione e società
Religione di StatoCattolicesimo
Classi socialiClero, nobiltà, contadini
Evoluzione storica
Preceduto da Impero bizantino
Succeduto da Impero ottomano

Lo Stato monastico dei Cavalieri di Rodi fu un'entità territoriale sovrana dei Cavalieri Ospitalieri che si insediarono nell'isola di Rodi rimanendovi per 217 anni (1305-1522). Provenivano dalla Palestina e da Cipro. Il primo Gran maestro di Rodi fu il francese Foulques de Villaret (1305-1319).[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La città di Rodi ai tempi dei Cavalieri

Quando San Giovanni d'Acri, ultima roccaforte dell'Ordine in Terrasanta, venne catturata nel 1291, i cavalieri ospitalieri cercarono rifugio presso il Regno di Cipro.

A causa di reiterati disaccordi con il re di Cipro Enrico II, e con la politica del regno, il gran maestro Guillaume de Villaret prese la decisione di trasferire l'Ordine nella non lontana isola di Rodi che si trovava sotto la formale autorità dell'imperatore bizantino Andronico II Paleologo.

La conquista di Rodi[modifica | modifica wikitesto]

Si recò dunque ad Avignone e a Parigi per chiedere aiuti e consenso al papa Clemente V e al re Filippo IV di Francia. Il pontefice approvò il progetto e, senza svelare il fine della missione, ordinò l'invio di nuovi crociati e nel settembre 1308 una flotta composta anche da navi genovesi e napoletane salpò da Brindisi. Il basileus bizantino aveva rifiutato la proposta di vassallaggio fattagli dal Villaret e inviò rinforzi per difendere l'isola.

Fu il suo successore Folco di Villaret a realizzare questa impresa: il 15 agosto 1309 l'isola di Rodi fu conquistata dai Cavalieri, che ottennero anche il controllo di diverse isole limitrofe e quello dei porti anatolici di Bodrum e Castelrosso, diventando così un baluardo europeo nel mar Egeo contro l'avanzata dei musulmani.[2]

Il successore del Villaret, Helion de Villeneuve (1319-1346), nel suo lungo magistero fece realizzare imponenti fortificazioni e nuovi edifici sull'isola: molti cristiani aderirono all'ordine e Rodi acquistò prestigio e rilevanza commerciale.

Stato ecclesiastico[modifica | modifica wikitesto]

Rodi era diventata uno Stato ecclesiastico con tutti i diritti e i benefici connessi, come la facoltà di battere moneta: fu aperta una zecca dove furono effettuate, dal 1319 al 1461, coniazioni in oro e argento durante i magisteri del Villaret, Pierre de Corneillan, Roger de Pins, Raymond Berenger, Antonio Fluvian de Riviere, Jean de Lastic e Jacques de Milly.[3]

Il 25 maggio 1480, sotto il Gran maestro Pierre d'Aubusson (1476-1503), i roditi dovettero sopportare un primo duro assedio da parte di un'armata navale e un esercito imponenti mandati dal sultano ottomano Maometto II: dopo tre mesi, però, i turchi furono costretti a ritirarsi.[4]

I Cavalieri ebbero, altresì, il merito di costruire castelli e sontuosi edifici all'interno della cittadella di Rodi, circondata da porte (come quella dell'Arsenale) e massicci bastioni. Il collachium riuniva le costruzioni usate dall'ordine: in primo luogo il palazzo del Gran Maestro in stile avignonese (sua sede e del governo), la cattedrale di San Giovanni (dove venivano tumulati i capi dello Stato), gli Alberghi o residenze delle sette Lingue, l'Ospedale nella medievale via dei Cavalieri. Il Gran Maestro veniva eletto tra i membri dell'ordine e la sua carica durava per tutta la vita.[5]

L'ultimo assedio del 1522[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Rodi (1522).

Nel 1522 il sultano Solimano I il Magnifico (1520-1566) volle impadronirsi di Rodi, difficilmente espugnabile, con un esercito di 100.000 militi e una flotta di 300 navi. I turchi penetrarono nel centro fortificato dal bastione difeso dalla Lingua spagnola, aiutati dal cavaliere d'Amaral, deluso dall'elezione magistrale di Philippe Villiers de L'Isle-Adam al suo posto[6]. Il pesante assedio durò dal 28 luglio al 22 dicembre 1522: i settemila abitanti dell'isola combatterono con fermezza insieme ai cinquecento cavalieri. La cittadella, però, fu occupata.

Venne concesso al Villiers e ai trecento cavalieri sopravvissuti di caricare le navi con tutti i loro beni mobili, allorché il primo gennaio del 1523 lasciarono l'isola di Rodi.

Il trasferimento a Malta[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stato monastico dei Cavalieri di Malta.

L’Ordine rimane senza un territorio per alcuni anni, fino a quando nel 1530 il Gran Maestro Fra’ Philippe de Villiers de l’Isle Adam prende possesso dell’isola di Malta, territorio del regno di Sicilia, ceduta all’Ordine, non come territorio sovrano, ma come feudo dall’Imperatore Carlo V con l’approvazione di Papa Clemente VII, che l'avrebbero lasciata solo nel caso, mai più verificatosi, avessero ripreso Rodi[7]. Lì rimasero fino al 1798, quando furono cacciati dai francesi che occuparono l'isola.

Gran maestri di Rodi (1305-1522)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gran maestri di Rodi.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Baglioni, p. 10
  2. ^ Baglioni, pp. 15-16
  3. ^ Poutiers, p. 37
  4. ^ Kollias, p. 25
  5. ^ Tsimbouki, p. 53
  6. ^ Trionfi, p. 87
  7. ^ Tsimbouki, p. 62

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessio Varisco Fides et Caritas. Il Beato Gherardo de' Saxo e i 900 anni dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta (con catalogo delle decorazioni e gradi del Sovrano Militare Ordine di Malta e dell'Ordine pro Merito Melitensi civile e militare), Arcidosso, Effigi, 2013
  • Franco Baglioni, I cavalieri di Rodi, SEI, Torino 1954.
  • Giulio Jacopi, Lo Spedale dei Cavalieri e il Museo Archeologico di Rodi, La Libreria dello Stato, Roma 1932.
  • Elias Kollias, I Cavalieri di Rodi. Il palazzo e la città, Ekdotike Athenon S.A., Atene 1991.
  • Anthony Lutrell, The town of Rhodes 1306-1356, Rodi 2003.
  • Vassilia Petzsa-Tzounakou, Rodi la città dei Cavalieri, Bonechi, Firenze 1996.
  • Jean-Christian Poutiers, Rhodes et ses chevaliers, ESTC, Araya 1989.
  • Carlo Trionfi, Il segno degli eroi. Storia dell'assedio di Rodi, Ceschina, Milano 1933.
  • Paulette Tsimbouki, Rodi l'isola dei fiori, Leonti, Pireo 1963.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]