Sfalerite

Sfalerite
Classificazione Strunz2.CB.05.a
Formula chimica(Zn,Fe)S
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinomonometrico
Sistema cristallinocubico
Gruppo puntuale4 3m
Gruppo spazialeF43m
Proprietà fisiche
Densitàda 3,9 a 4,2 g/cm³
Durezza (Mohs)da 3,5 a 4
Sfaldaturaeccellente secondo {110}, perfettamente rombododecaedrica
Fratturaconcoide, scheggiosa
Coloreda bruno chiaro a bruno scuro, anche giallo, rosso, verde, giallo-verde, bianco e nero
Lucentezzaadamantina sui piani di sfaldatura, semi-metallica, vitrea, resinosa
Opacitàtrasparente, da translucida a opaca
Strisciobianca con minerale chiaro, bruno-chiara quando scuro
Diffusionecomune, abbondante
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Sfalerite

La sfalerite o blenda (nome usato nel settore minerario) è il minerale da cui si estrae industrialmente lo zinco e, come sottoprodotti, anche il cadmio, il gallio e l’indio[1]. Viene abbreviata con la sigla: “Sp”[2].

Etimologia e storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome deriva dal greco σφαλερός (sfalerós, ingannatore) poiché anticamente il minerale era ritenuto ingannevole per i minatori. L'elevato peso specifico ed il fatto di trovare la sfalerite associata con altri minerali metalliferi, tra cui la galena, faceva ritenere il minerale adatto per estrarre metalli utili ma nessuno riusciva poi ad ottenerli. Lo zinco venne scoperto dai cinesi e, grazie alla scienza degli arabi, il metodo di estrazione dello zinco arrivò infine nel medioevo in Europa. Lo Zinco è volatile e, quindi, evapora con il riscaldamento del minerale grezzo. Il problema venne risolto con l'inserimento di una storta di distillazione per raccogliere, dopo il raffreddamento, il metallo puro.[1]

Abito cristallino[modifica | modifica wikitesto]

Spesso non ben cristallizzato. I rari cristalli sono tetraedrici o pseudoottaedrici (un tetraedro diretto ed uno inverso) facilmente sfaldabili o raramente tria cis esaedrici, spesso geminati[1]. Alcuni tra i migliori cristalli tetraedrici si trovano ancora oggi al cantiere Falcacci (Elba)[3]. I bordi dei cristalli sono spesso arrotondati. Le facce dei cristalli sono spesso striate. I cristalli geminati, parzialmente raggiati o granulari sono frequenti. Una delle possibili strutture a doppio reticolo cubico a facce centrate interpenetrato prende il nome da questo minerale (struttura a blenda di zinco). Le sfaleriti trasparenti di colore rosso-arancio possono essere tagliate come pietre preziose. Possedendo un elevato indice di rifrazione, questi cristalli hanno un elevato grado di dispersione della luce quasi analogo a quello dei diamanti; però la sfalerite è tenera e non si riesce a incastonarla come gioiello.

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

Nei giacimenti metalliferi sedimentari e depositi metamorfici derivati che si formano per sostituzione chimica a bassa e alta temperatura (skarn). Genesi idrotermale, pegmatitica, pneumatolitica, sedimentaria. Si può rinvenire associata a galena, pirite, pirrotina, marcasite, calcite, barite, argentite, fluorite, calcopirite e greenockite.[4].

Forma in cui si presenta in natura[modifica | modifica wikitesto]

Cristalli, aggregati terrosi, granulari o massivi, a volte associata a Wurtzite o Galena.[5]. Il colore del minerale è vario, andando dal bruno al nero ebano (varietà marmatite) o al giallo-colofonia. Altri colori sono il bianco (varietà cleiofane), il verdiccio, il rosso, a volte con toni brillanti. Il colore variabile dipende dalle impurezze drogando il minerale come avviene nei semiconduttori, drogaggio provocato dalla presenza di cadmio.[1]

Località di ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

Splendidi cristalli si trovano nei giacimenti di Trepča (Kosovo), Příbram (Repubblica Ceca), Erma Reka (Bulgaria), Banská Stiavnica (Slovenia), Kapnik (Ungheria), Alston Moor, Derbyshire e Durham (Inghilterra), Picos de Europa presso Santander (Spagna), Rüdersdorf, Marburg e Wiesloch (Germania)[6], Joplin (Missouri, U.S.A.). Cristalli piccoli si trovano anche in Svizzera e nel marmo di Carrara. Altri giacimenti di sfalerite sono i seguenti: Capnic e Baia Sprie in Romania, Neudorf nell'Harz e Schauinsland nella Foresta Nera in Germania.[1] Cristalli di sfalerite brunarossastra si rinvengono in Cina nella miniera di Taolin, Linxiang Co. a Yueyang nella regione dello Hunan (fonte Mindat). I giacimenti più significativi al mondo si trovano negli Stati Uniti, in Canada, in Australia; in Kosovo, in Austria e in Italia.

I giacimenti italiani più produttivi sono quelli della Sardegna, in particolare Montevecchio nel Medio Campidano, Monteponi nell'Iglesiente e "Sos Enattos" di Lula (Nuoro); un grande giacimento è quello Raibl (Alpi Orientali); un altro importante giacimento è quello di Gorno in provincia di Bergamo.[5].

Proprietà chimiche[modifica | modifica wikitesto]

La sfalerite è un solfuro di zinco, ZnS, con impurezze di altri metalli. Solubile in acido nitrico ed acido cloridrico[1], emette vapori di acido solfidrico H2S. Le varietà ad alto tenore di manganese presentano triboluminescenza. Altre forme, quelle più chiare, sono fluorescenti alla luce ultravioletta. Le varietà ad alto tenore di ferro sono più stabili all’attacco degli acidi. La Wurtzite è una forma polimorfa molto rara che si forma ad alta temperatura, oltre i 1200 °C.[7].

Varietà[modifica | modifica wikitesto]

La matraite è una varietà di sfalerite che si presenta come geminati colonnari densi.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Minerale di interesse industriale: lo zinco è uno dei componenti dell’ottone ed è utilizzato nella galvanizzazione del ferro. I cristalli hanno interesse scientifico e collezionistico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Carlo Maria Gramaccioli, Blenda, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z volume I, Milano, Alberto Peruzzo Editore, 1988, p. 71-74.
  2. ^ Donna L. Whitney, Bernard W. Evans, Abbreviations for names of rock-forming minerals (PDF), in American Mineralogist, vol. 95, 2010, pp. 185-187. URL consultato il 22 febbraio 2014.
  3. ^ [1]
  4. ^ “A. Mottana, R.Crespi, G. Liborio, Minerali e rocce, Mondadori, 2009”
  5. ^ a b ”A. Mottana, R. Crespi, G. Liborio, Minerali e rocce, Mondadori, 2009”
  6. ^ ”R. Hochleitner, Guida ai minerali, Ricca editore, Roma, 2017”
  7. ^ ”A. Mottana, R. Crespi, G.Liborio, Minerali e rocce, Mondadori, 2009”

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Webmin, su webmineral.com.
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