Sertorio Orsato

Sertorio Orsato

Sertorio Orsato (Padova, 1º settembre 1617Venezia, 3 luglio 1678) è stato uno storico ed erudito italiano. Nobile padovano, professore di fisica all'Università di Padova, fu famoso esperto di epigrafia latina. Fu accademico dei «Ricovrati» con il nome di Disingannato.[1] Fu amico e corrispondente di molti filologi e studiosi italiani ed europei, come Carlo Roberto Dati, Antonio Magliabechi e Charles Patin.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Orsato Orsati e di Elisabetta Buzzaccarini e cugino del poeta Carlo de' Dottori[1], Sertorio ereditò nel 1617 una ricca sostanza da uno zio paterno, dalla cui vedova venne allevato.[2] Si laureò in filosofia a 17 anni, nel 1635 e nel 1638 sposò Irene Mantova Benavides, pronipote del celebre giureconsulto e collezionista Marco (1489-1582) e sorella di Andrea, autore di un Inventario della Collezione Mantova Benavides, ricca di oggetti antichi e reperti archeologici, di cui Orsatto fu un assiduo frequentatore.[3] Rimasto vedovo di Irene, sposò Francesca Sforza, ricca gentildonna, dalla quale non ebbe figli. Morì il 3 luglio del 1687, all'età di sessantun'anni. Orsato ha contribuito al progresso della scienza epigrafica soprattutto con due importanti lavori: Li marmi eruditi (Padova, 1669), dedicato allo studio dei monumenti da un punto di vista filologico e il De notis Romanorum (Padova, 1672), un manuale per la lettura delle iscrizioni dedicato alla spiegazione degli acronimi e delle abbreviazioni epigrafiche.[4]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Una Apologia delle opere di Sertorio Orsato contro le accuse mossegli da Scipione Maffei fu pubblicata da Giandomenico Polcastro nel 1752.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Alfonso Mirto (2016).
  2. ^ Irene Favaretto, Arte antica e cultura antiquaria nelle collezioni venete al tempo della Serenissima, L'Erma di Bretschneider, 2002, p. 167, ISBN 9788882652234.
  3. ^ Irene Favaretto, Un'urna di alabastro della collezione Mantova Benavides al Museo dell'Ermitage, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova, vol. 3, Leo S. Olschki, 1978, p. 99.
  4. ^ (FR) R. de la Blanchère, Histoire de l'épigraphie romaine depuis les origines jusqu'à la publication du "Corpus" : rédigées sur les notes de Léon Renier, Paris, E. Leroux, 1887, pp. 28-29.
    «Orsato a travaillé au progrès de l'épigraphie comme science par deux ouvrages importants. L'un, I marmi eruditi (Padoue, 1669), est consacré à l'étude des monuments au point de vue philologique. L'autre, De notis Romanorum (Padoue, 1672), est une explication des sigles et abréviations épigraphiques, espèce de Manuel du lecteur d'inscriptions, où Orsato a réuni et mis en ordre tout ce que l'on savait alors.»
  5. ^ Gino Benzoni, La storiografia e l'erudizione storico-antiquaria. Gli storici municipali, in Aa Vv., Storia della cultura veneta, a cura di G. Arnaldi e M. Pastore Stocchi, IV/2: Il Seicento, Vicenza, Neri Pozza, 1984, p. 86.
  6. ^ (LA) Johann Georg Graeve (a cura di), Sertorii Ursati eq. De notis Romanorum commentarius, in Thesaurus antiquitatum Romanarum, vol. 11, François Halma, Pieter van der Aa, 1699, pp. 507 ss. URL consultato il 30 gennaio 2020.
  7. ^ (LA) Humphrey Prideaux, Marmora Oxoniensia ex Arundellianis: Seldenianis aliisque conflata, Oxford, e theatro Sheldoniano, 1676.
  8. ^ Limentani, Degrassi (1968), p. 63.
  9. ^ Giandomenico Polcastro, Apologia in difesa del conte Sertorio Orsato contra le censure dell'autore del museo Veronese, Padova, Giuseppe Comino, 1752.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Antonio Volpi, Vita del Conte Sertorio Orsato, premessa all'edizione cominiana dei Marmi eruditi (Padova, 1719).
  • (FR) Joseph-François Michaud, Louis-Gabriel Michaud, Orsato (Sertorio), in Biographie universelle, ancienne et moderne, vol. 32, Paris, chez Michaud frères, libraires, 1822, pp. 170-171.
  • Alfonso Mirto, Lettere di Sertorio Orsato a Carlo Roberto Dati e ad Antonio Magliabechi, in Studi secenteschi, vol. 57, Firenze, Leo S. Olschki, 2016, pp. 291-315.
  • Ida Calabi Limentani e Attilio Degrassi, Epigrafia latina, Istituto editoriale cisalpino, 1968, pp. 63-64, 72, 99.

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