Selim III

Selim III
Selim III ritratto da John Young
Sultano dell'Impero ottomano
In carica7 aprile 1789 –
29 luglio 1807
PredecessoreAbdül Hamid I
SuccessoreMustafa IV
TrattamentoPadiscià
Altri titoliCaliffo dell'Islam
Amir al-Mu'minin
Custode delle due Sacre Moschee
Qaysar-ı Rum (Cesare dei Romei)
NascitaIstanbul, 24 dicembre 1761
MorteIstanbul, 28 luglio 1808 (46 anni)
Luogo di sepolturaMoschea di Laleli, Istanbul
DinastiaOttomana
PadreMustafa III
MadreMihrişah Sultan
ConsorteNefizar Kadın[1]
Afitab Kadın
Zibifer Kadın
Tabisefa Kadın
Refet Kadın
Nüruşems Kadın
Hüsnümah Kadın
Demhoş Kadın
Gongenigar Kadın
Mahbube Kadın
Aynisefa Kadın
Pakize Hanım
Meryem Hanım
ReligioneIslam sunnita
Firma

Selim III, detto il Compositore (Istanbul, 24 dicembre 1761Istanbul, 28 luglio 1808), fu sultano dell'Impero ottomano dal 1789 al 1807.

Prima parte del regno[modifica | modifica wikitesto]

Esordi[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto del sultano Selim III

Selim era figlio di Mustafa III (sul trono dal 1757 al 1774) e quindi nipote del di lui successore e fratello, Abdül Hamid I (sul trono dal 1774 al 1789). Quest'ultimo morì il 7 aprile 1789, e Selim gli successe al trono[2].

La politica estera[modifica | modifica wikitesto]

L'ormai decrepito impero doveva affrontare la minaccia diretta di due grandi potenze cristiane: l'Impero austriaco e quello Russo. Ereditata dal predecessore la situazione di belligeranza contro la Russia della Guerra russo-turca (1787-1792), il cui svolgimento era stato fino ad allora tutt'altro che favorevole all'Impero ottomano, vi pose fine con la Pace di Iaşi del gennaio 1792. Con questa si riconosceva alla Russia l'annessione del khanato di Crimea del 1793 e la fondazione, nel 1794, della città fortificata e base navale di Sebastopoli da parte del principe Grigori Potemkin.

La Russia ottenne inoltre la fortezza di Otchakov, situata sulla riva destra della foce del Dniepr (circa 90 km ad ovest di Kherson) ed il litorale del Mar Nero fra il fiume Bug Meridionale e la foce del Dniestr. Subito dopo, molto più a sud, l'Impero dovette subire, sostanzialmente inattivo,[3] la travolgente conquista napoleonica dell'Egitto, seguita dalla invasione della Siria meridionale.

La politica interna[modifica | modifica wikitesto]

Yalı di Hatice Sultan, sorella di Selim, eretto su disegno dell'architetto francese Melling in stile neo-classico, declinato alla turca.

La guerra aveva nuovamente messo in evidenza l'inferiorità del sistema politico e militare dell'Impero ottomano. Questo spinse il sultano Selim III a prendere provvedimenti drastici per migliorare l'amministrazione statale e le forze armate. Selim III approfittò infatti degli anni di pace che seguirono per introdurre alcune riforme al corpo militare dell'impero, dando luogo alla riforma delle forze armate e facendo armare nuove unità strutturate sul modello degli eserciti europei. Il sultano, in contatto con i circoli stranieri di Costantinopoli, era d'altronde conosciuto come un sostenitore della necessità delle riforme: abolì la amministrazione militare dei feudi, introdusse cambiamenti nella amministrazione fiscale, compì, addirittura, alcuni tentativi nell'educazione.

Questo cosiddetto Nuovo Ordine condusse ad un maggior carico fiscale. Inoltre le tradizionali unità di giannizzeri si sentirono trascurate. Tutto ciò provocò una pesante crisi negli anni 1807 e 1808. Egli continuò nella antica tradizione ottomana di arruolare ufficiali e tecnici europei come istruttori, i quali contribuirono alla istituzione del corpo dei Nizam-ı Cedid che avrebbe, anni più tardi, costituito il nerbo dell'esercito imperiale. La costituzione di un nuovo corpo era resa necessaria non solo a causa delle costanti minacce militari ma, anche, per poter disporre di uno strumento fedele da utilizzare per controllare l'assai più numeroso corpo dei giannizzeri, che già aveva rovesciato più di un sultano.

L'esperimento sembrava avere successo, tanto che Selim si spinse ad emettere un decreto che prevedeva una regolare integrazione, anno per anno, di un dato numero di giannizzeri nei ranghi della nuova milizia. Ciò causò un "pronunciamento" di 10.000 giannizzeri ad Adrianopoli, il che spinse il sultano a più miti consigli. Con la istituzione poi di ambasciate permanenti presso le capitali europee Londra e Vienna (1794), Parigi (1795) e Berlino (1796) l'Impero ottomano si allineò anche formalmente al sistema degli stati europei.

La rinnovata alleanza con la Francia[modifica | modifica wikitesto]

La forzata alleanza con la Russia[modifica | modifica wikitesto]

La situazione era, infatti, particolarmente delicata, dal momento che la campagna d'Egitto del Bonaparte aveva lasciato Costantinopoli orfana della unica alleanza stabile con una potenza europea. Selim non venne travolto, unicamente poiché Austria e Russia erano impegnate nella guerra contro la Francia rivoluzionaria prima e l'Impero napoleonico poi. E, il 2 dicembre 1805, avevano dovuto subire il disastro di Austerlitz, quando Napoleone, in quella che forse fu la sua più brillante battaglia, sbaragliò le forze austro-russe.

La guerra franco-russa[modifica | modifica wikitesto]

Il successivo round del conflitto venne nel 1807, nel contesto della guerra della quarta coalizione, che coinvolgeva Gran Bretagna, Prussia, Russia, Sassonia e Svezia. Prima a cadere fu la Prussia, sconfitta a Jena e ad Auerstädt, nell'ottobre del 1806. Dopodiché Napoleone occupò Berlino (il 25 ottobre) ed avanzò verso la frontiera russa.

La ambasciata del Sebastiani[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Orazio Sebastiani nel 1793, in divisa da tenente di fanteria, Guérin (ca. 1835)

In preparazione della immensa sfida, Napoleone, aveva inviato presso la cosiddetta Sublime Porta il corso Orazio Sebastiani, giunto sin dal 2 maggio, con l'obiettivo di rompere l'alleanza del Gran Turco con la Russia e la Gran Bretagna. Tenuto conto dei rilevanti interessi russi fra Carpazi e Balcani, la minaccia era assai grave. Primo a reagire fu lo zar Alessandro I, che inviò a Costantinopoli un altro corso, il Pozzo di Borgo, latore della richiesta di cacciare il Sebastiani.

Guerra alla Russia ed all'Inghilterra[modifica | modifica wikitesto]

Il 7 dicembre 1806, dichiarò guerra a San Pietroburgo. Al che Londra reagì, inviando sotto Costantinopoli una grande flotta, giunta nel gennaio 1807, per imporre una revisione degli accordi. Essa, nel successivo febbraio, venne respinta dalle batterie costiere nel corso di una singolare battaglia e fu costretta a ritirarsi.

La crisi del 1807-1808[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Colpi di stato ottomani del 1807-1808.

Una cocente sconfitta diplomatica[modifica | modifica wikitesto]

La vittoria si tramutò, assai presto, in un cocente scacco diplomatico: nel febbraio 1807 Napoleone sconfisse i Russi ad Eylau e poi, definitivamente, a Friedland, il 14 giugno. Tre giorni dopo la Russia chiese una tregua.

Seguì la Pace di Tilsit, del 7 luglio 1807: Napoleone impose alla Prussia la cessione di quasi metà del suo territorio, annesso al Regno di Vestfalia (governato da Gerolamo Buonaparte) e la creazione del Granducato di Varsavia, destinato ad essere uno dei più fedeli alleati dell'Imperatore dei Francesi. Inoltre, dovette impegnarsi con Alessandro I a rinunciare all'alleanza con l'Impero ottomano nel contesto di una inedita mutua assistenza tra Francia e Russia, in chiave antibritannica ed antiturca. Sébastiani lasciò Costantinopoli il 27 aprile 1808, per ricevere la gran croce della Legion d'onore.

Finale: la rivolta dei giannizzeri[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto del sultano Mustafa IV, cugino e successore di Selim

Gli effetti a Costantinopoli non tardarono a manifestarsi, prevedibilmente nelle forme di una rivolta dei giannizzeri e di una apposita fatwā emessa dallo Sheikh-ul-Islam (un'alta autorità religiosa), che consentì la cattura del sultano e l'insediamento del di lui cugino Mustafa IV.

Selim, tuttavia, era ancora vivo ed un suo forte sostenitore, Mustafa Bayrakdar, pascià di Ruse, radunò un'armata di 40.000 uomini e marciò sulla capitale. Come prevedibile, i rivoltosi reagirono con l'esecuzione di Selim. A quel punto solo due erano i superstiti discendenti maschi del ramo legittimo degli Osmanidi: Mustafa IV, appunto, e suo fratello, Mahmud. Il primo commise l'errore di non giustiziare anche il secondo e così, quando giunse Bayrakdar, Mustafa IV venne giustiziato e Mahmud divenne sultano (regnando sino al 1839).

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Selim III ebbe numerose consorti, ma nessun figlio[4][5][6][7][8][9][10].

Consorti[modifica | modifica wikitesto]

Selim III ebbe almeno tredici consorti:

  • Nefizar Kadın. BaşKadin (prima consorte). Chiamata anche Nafizar, Safizar o Sefizar. Morì il 30 maggio 1792 e fu sepolta nella Moschea Laleli.
  • Afitab Kadın. Divenne BaşKadin dopo la morte di Nefizar. Morì nel 1807.
  • Zibifer Kadın. Chiamata anche Ziybülfer. Dopo l'assassinio di Selim, visse in un palazzo sul Bosforo. Morì 10 marzo 1817 e venne sepolta nella Büyük Selimiye a Üsküdar.
  • Tabisefa Kadın. Dopo l'assassinio di Selim III visse nel palazzo Fındıklı. Morì il 14 marzo 1855 e venne sepolta nella moschea Laleli.
  • Refet Kadın. Nacque nel 1777. Fu una delle due consorti che cercarono d'impedire l'assassino di Selim. Refet si gettò sul sultano per proteggerlo, ma venne scaraventata via e dovette guardare gli assassini finire il lavoro urlando e strappandosi i capelli. Morì il 22 ottobre 1867 e venne sepolta nel mausoleo Mihrişah Sultan a Eyüp.
  • Nüruşems Kadın. Morì nel maggio 1826 e venne sepolta nella moschea Laleli.
  • Hüsnümah Kadın. Riceveva le entrate di Tiro. Morì nel 1814 e venne sepolta nella moschea Laleli.
  • Demhoş Kadın. Divenne una delle consorti nel 1799. Morì probabilmente intorno al 1806.
  • Goncenigar Kadın. Morì dopo il 1806.
  • Mahbube Kadın. Morì dopo il 1806.
  • Aynısefa Kadın. Morì dopo il 1794.
  • Pakize Hanım. BaşIkbal e una delle maggiori favorite. Fu una delle due consorti che cercarono di impedire l'assassino di Selim. Pakize si gettò fra i sicari e il sultano e venne ferita a una mano nella lotta.
  • Meryem Hanim. Morì dopo il 22 agosto 1807.

Musicista e poeta[modifica | modifica wikitesto]

Grande amante della musica, il sultano Selim III fu un compositore ed un musicista di grande talento nell'ambito ottomano. Egli compose quattordici makam (melodie), tre delle quali sono ancora oggi utilizzate nella cultura araba. In totale si conoscono ad oggi sessantaquattro composizioni ad opera di Selim III, molte delle quali sono parte del repertorio regolare della musica classica turca. Oltre alla composizione musicale, Selim III suonava il ney (flauto a canna) ed il tanbur (liuto allungato).

L'interesse di Selim III per la musica iniziò quando ancora era principe ereditario (Şehzade) mentre si trovava a studiare sotto Kırımlı Ahmet Kamil Efendi e Tanburi İzak Efendi. Come patrono delle arti, Selim III incoraggiò i musicisti della sua epoca, tra cui spiccavano Dede Efendi e Baba Hamparsum, facendo rinascere il concetto della musica di corte ottomana. Selim III si dimostrò anche interessato alla musica occidentale e nel 1797 invitò una compagnia teatrale francese per la sua prima rappresentazione teatrale nell'Impero ottomano.

Sotto il nome d'arte di "İlhami″, Selim scrisse delle poesie oggi raccolte e che venivano lette pubblicamente a corte grazie alla complicità di Şeyh Galip, uno dei più importanti poeti della letteratura ottomana. Selim III fu membro della confraternita religiosa Mawlawiyya dei Dervisci rotanti e fu affiliato nella loggia di Galata col nome di ″Selim Dede″. Egli estese il suo patronato ad Antoine Ignace Melling, il quale venne nominato architetto di corte nel 1795. Melling costruì un gran numero di palazzi e altre strutture per il sultano e disegnò molte stampe della Costantinopoli a lui contemporanea.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anche Nafizar, Safizar o Sefizar
  2. ^ *Christophe Koch, Histoire abrégée des traités de paix, entre les puissances de l'Europe depuis la paix de Westphalie, tomo IV, capitolo LXX, Paris, 1817.
  3. ^ In effetti ci fu sì un intervento delle truppe turche, trasportate da navi inglesi, contro il corpo di spedizione comandato dal giovane Bonaparte, ma quest'ultimo inflisse alle truppe turche una cocente sconfitta proprio mentre sbarcavano in Egitto nella rada di Abulir
  4. ^ Bayrak, M. Orhan (1998). Istanbul'da gömülü meşhur adamlar: VIII. yüzyil-1998 . Mezarliklar Vakfi. pp. 44, 183.
  5. ^ Sema Arıkan, III. Selim sırkatibi Ahmet Efendi tarafından tutulan Ruzname (PDF), Istanbul University Institute of Social Sciences, 1988, pp. 104.
  6. ^ Hâluk Y. Şehsuvaroğlu, Asırlar Boyunca Istanbul, Cumhuriyet Gazetesi, 1953, pp. 168.
  7. ^ Haskan, Mehmet Nermi (2001). Yüzyıllar boyunca Üsküdar - Volume 1 . Üsküdar Belediyesi. pp. 307, 329. ISBN 978-9-759-76060-1.
  8. ^ Özlu, Zeynel (2011). Osmanlı saray şekerleme ve şekerlemecileri ile ilgili notlar . Türk Kültürü ve Hacı Bektaş Veli Araştırma Dergisi, edizione – 58. p. 178.
  9. ^ Bey, Mehmet Surreya (1969). Osmanli devletinde kim kimdi, Volume 1 . Kuğ Yayinı. p. 281.
  10. ^ Vakıflar dergisi, Volumi 17-19 . Il turco Tarih Kurumu Basimevi. 1983. pag. 28.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maurizio Costanza, La Mezzaluna sul filo - La riforma ottomana di Mahmûd II, Marcianum Press, Venezia, 2010 (cap. I.2).

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Sultano ottomano Successore
Abdül Hamid I 7 aprile 1789 - 29 luglio 1807 Mustafa IV
Predecessore Califfo dell'Islam Successore
Abdül Hamid I 7 aprile 1789 - 29 luglio 1807 Mustafa IV
Controllo di autoritàVIAF (EN39533215 · ISNI (EN0000 0000 8118 6580 · CERL cnp00587453 · Europeana agent/base/147854 · LCCN (ENn86034869 · GND (DE118750917 · BNF (FRcb135056965 (data) · J9U (ENHE987007280705805171 · WorldCat Identities (ENlccn-n86034869