Saba (gastronomia)

Disambiguazione – "Sapa" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Sapa (disambigua).
Saba (o sapa)
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioniEmilia-Romagna
Marche
Umbria
Puglia
Sardegna
Sicilia
Diffusionemultiregionale
Dettagli
Categoriadolce
RiconoscimentoP.A.T.
Settoreprodotti vegetali allo stato naturale o trasformati

La saba, o sapa, è un condimento tipico usato in Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Sicilia, Puglia e Sardegna.

È uno sciroppo concentrato d'uva che si ottiene dal mosto appena pronto, di uva bianca o rossa; è anche detta infatti "mosto cotto", "vino cotto" o "miele d'uva". Il mosto viene versato in un paiolo di rame insieme ad alcune noci intere che, rivoltandosi nel lento bollire, aiutano il mosto a non attaccarsi al fondo del recipiente. La saba è pronta quando si sarà ridotta ad un terzo della sua quantità iniziale.

Risulta molto dolce e si conserva bene proprio grazie al tenore zuccherino.

Il nome[modifica | modifica wikitesto]

I termini "saba" e "sapa" derivano dal termine latino sàpor.

Uso in cucina[modifica | modifica wikitesto]

«La sapa, ch'altro non è se non un sciroppo d'uva, può servire in cucina a diversi usi poiché ha un gusto speciale che si addice in alcuni piatti. È poi sempre gradita ai bambini che nell'inverno, con essa e colla neve di fresco caduta, possono improvvisar dei sorbetti.»

Era, assieme al miele e ad altri possibili succhi di frutta ridotti tramite cottura, il tipico dolcificante dei nostri antenati, quando lo zucchero di canna o di barbabietola era sconosciuto o molto costoso. Era utilizzata sia per i dolci casalinghi sia per dare più sapore a piatti poveri come la polenta o per intingervi la piadina o lo gnocco fritto.

Sembra anche che il mosto cotto potesse servire per "governare vini deboli", ovvero dare sapore, zucchero, colore a vini privi di queste caratteristiche. E l'utilizzo finale determinava anche l'uva da utilizzare, bianca, più dolce, come condimento e insaporitore dei piatti, rossa più scura di colore (in particolare l'ancellotta) per dare colore al vino.

Squisita insieme ai formaggi stagionati e saporiti, si usa anche come condimento per l'insalata e come salsa per i gelati di crema e di panna. In estate, aggiunta all'acqua, diventa un'ottima bevanda dissetante.

In Romagna

Aggiunta ad un bicchiere di neve fresca forniva tradizionalmente una gradevole granita per i bambini.

In Romagna si usa per inzuppare i sabadoni, gustose raviole di mele e pere cotogne.

Viene inoltre impiegata per mantenere morbido il tipico pane di Natale modenese.[2]

Nelle Marche

A Staffolo, Apiro e Cingoli, nel maceratese, viene usata per creare uno dei dolci caratteristici del periodo invernale: i cavallucci, cornetti ripieni di sapa e frutta secca che si conservano per molto tempo. A Rosora, in provincia di Ancona, nella seconda metà di ottobre viene svolta una festa tutta dedicata alla sapa.

In Umbria

La sapa, qui chiamata anche mosto cotto, viene utilizzata per la creazione di prodotti tipici. Ad esempio, a Terni è un ingrediente importante del panpepato (un dolce natalizio), mentre ad Assisi viene usata come condimento per molte pietanze, come gli arrosti.

In Sardegna

La saba, ricavata dal mosto, oppure dai frutti del fico d'India (Saba de figu morisca[3]), o più raramente di corbezzolo, viene frequentemente utilizzata nella preparazione dei dolci tipici. In Barbagia, Logudoro e Anglona la saba (o sapa) è ricavata dal mosto, a Oristano invece maggiormente utilizzata la saba di fico d'India.

In Puglia

La saba, chiamata "vincotto", può essere ricavata anche dai fichi che, raccolti appassiti direttamente dall'albero e mescolati a quelli maturi, sono fatti sbollentare fino a quando il liquido risulta ambrato. Il tutto viene messo in ampi canovacci a trama media e pressati per ricavare il liquido che viene ulteriormente addensato a fuoco lento. La saba trova ampio utilizzo anche nella pasticceria tradizionale pugliese, sia per intingervi cartellate e calzoncelli, sia come ingrediente per amalgamare sasanelli e mostacciuoli.

In Sicilia

Si usa nella preparazione di dolci natalizi come i mustazzali, le mugghiati tipiche del catanese, le cassatelle pasquali o come semplice condimento per assaporare la ricotta fresca. È possibile pure utilizzarlo per sostituire lo zucchero nella preparazione dell'agrodolce.

Pekmez turco[modifica | modifica wikitesto]

Simile ma ottenuto in modo diverso anche per il tipo di frutto usato è il pekmez turco, in uso sin dai tempi dell'impero ottomano. Questo succo (di uva, di fichi o altro) bollito viene usato come sciroppo dolce, abbinato alla tahina a colazione o come ingrediente per diverse ricette in pasticceria.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, pp.645,646.
  2. ^ Maria Pia Gavioli, Il pane di Natale, su Storie di terre e di rezdore, Provincia di Modena. URL consultato l'8 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2018).
  3. ^ Sapa di fico d'india (saba 'e figu morisca) - prodottitipici.com
  4. ^ Turchia: Cibo, alimentazione e ricette, su unimondo.org. URL consultato il 25 giugno 2019.
    «In Cappadocia si produce il pekmez, una sorta di marmellata fatta coi residui della pigiatura»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]