Rupicapra rupicapra tatrica

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Camoscio dei Tatra
Rupicapra rupicapra tatrica
Stato di conservazione
Critico[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseEutheria
SuperordineLaurasiatheria
(clade)Ungulata
OrdineArtiodactyla
SottordineRuminantia
InfraordinePecora
FamigliaBovidae
SottofamigliaCaprinae
GenereRupicapra
SpecieR. rupicapra
SottospecieR. r. tatrica
Nomenclatura trinomiale
Rupicapra rupicapra tatrica
Blahout, 1971

Il camoscio dei Tatra (Rupicapra rupicapra tatrica (Blahout, 1971)) è una sottospecie di camoscio diffusa nei Monti Tatra.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Simile al camoscio alpino, di colore marrone scuro durante i mesi invernali e più chiaro nei mesi estivi. I maschi sono più grandi delle femmine e hanno le corna più grandi e uncinate. Le dimensioni sono di circa 90 cm di altezza al garrese per 24-36 kg di peso e nei maschi le corna raggiungono una lunghezza compresa tra i 17 e i 26 cm.[2]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le femmine adulte e i giovani formano piccoli gruppi di 5-30 individui, mentre i maschi adulti conducono una vita solitaria. Il camoscio dei Tatra è principalmente diurno nutrendosi durante le prime e le ultime ore del giorno, mentre riposa nel resto del tempo. È predato principalmente da linci, lupi, orsi e volpi.[2]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il camoscio dei tatra è riscontrabile nelle zone alpine dei Monti Tatra in Polonia e Slovacchia. Contrariamente ad altri camosci non abita mai zone boscose.[2]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

L'IUCN considera la sottospecie come in pericolo critico, in quanto la popolazione è molto ridotta e in continuo calo ed inoltre esiste il rischio di ibridazione.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Aulagnier, S., Giannatos, G. & Herrero, J., Rupicapra rupicapra tatrica, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c José R. Castelló, Bovids of the World, Princeton University Press, 2016, p. 416-417, ISBN 978-0691167176.

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