Rotocalco (giornalismo)

Per rotocalco si intende oggi una rivista illustrata a larga diffusione che tratta principalmente argomenti di attualità.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Pagina della rivista «Cine-Romanzo» (5 aprile 1931, n. 156) con al centro una foto di Charlot. «Cine-Romanzo» fu la prima grande rivista italiana stampata in rotocalcografia.

La stampa a rotocalco, ovvero la rotocalcografia, venne adottata dagli editori italiani negli anni venti del XX secolo. La nuova tecnica, che abbandonava le rotative dalle lastre di piombo per passare ai cilindri di rame, consentì di poter riprodurre le mezzetinte con grande fedeltà. Il risultato era che le immagini fotografiche erano molto più vivide[2].

Nel 1923 Arnoldo Mondadori acquistò il settimanale «Il Secolo Illustrato», fondato nel 1913[3]. Due anni dopo iniziò a stamparlo in rotocalco: fu, di fatto, il primo rotocalco nazionale[4][5]. L'inizio del grande successo dei rotocalchi italiani appartiene alle pubblicazioni cinematografiche. Nel 1929 nacque la rivista «Cine-Romanzo», pubblicata dall'Editrice Popolare Milanese (ceduta poi alla Rizzoli). Seguirono: «Films» (1930), «Cinema Illustrazione presenta» (1930) e «Stelle» (1933)[6]. La presenza di fotografie divenne rilevante nei giornali di alta fascia, mentre i periodici popolari continuarono a pubblicare prevalentemente disegni[7].

Nella seconda metà degli anni trenta apparvero i rotocalchi di attualità. Uno dei primi fu «Omnibus», fondato da Leo Longanesi nel 1937 e pubblicato da Rizzoli. Fu il primo periodico a dare grande risalto al corredo fotografico, attribuendo alle immagini la stessa importanza del testo. I titoli degli articoli apparivano in grande evidenza. La rivista ebbe vita breve in quanto il regime fascista ne ordinò la chiusura nel febbraio del 1939. Dopo la chiusura imposta dal regime, Rizzoli ideò una nuova rivista: «Oggi». Nello stesso anno nacque «Tempo», pubblicato dalla concorrente Mondadori.

Nel secondo dopoguerra apparvero i seguenti settimanali a rotocalco:

«Epoca» impresse una svolta: fu il primo settimanale che pubblicò servizi giornalistici fatti interamente di fotografie, corredate da un breve testo. In poco tempo l'editoria a larga diffusione se ne impossessò; tutte le riviste popolari (romanzi, fotoromanzi, cinema) vennero stampate a rotocalco.

Dal 1947 al 1952 i settimanali d'attualità a rotocalco raddoppiarono la loro diffusione: la tiratura complessiva dei rotocalchi arrivò a 4 500 000 copie settimanali, seconda solo a quella dei quotidiani[8]. Una differenza importante tra rotocalchi e quotidiani era che, mentre questi ultimi rispondevano soprattutto a logiche di appartenenza politica, assumendo come riferimento un determinato schieramento politico, i rotocalchi rispondevano precipuamente a logiche di mercato[9]. Negli anni cinquanta gli italiani divennero i primi lettori di rotocalchi in Europa. Nacque un genere: il termine "rotocalco" divenne sinonimo di rivista popolare a larga diffusione i cui contenuti spaziavano dall'attualità al costume alla cronaca.

Alla fine del 1956 passò alla stampa a rotocalco anche la popolarissima «Domenica del Corriere»[10]. Nel 1957 nacque «Gente» di Edilio Rusconi, stampato in rotocalco sin dal primo numero.

Nel 1967 «Panorama» fu il primo rotocalco italiano ad adottare il formato tabloid. Negli anni settanta venne imitato dagli altri settimanali d'attualità[11].

Il genere rotocalco è rimasto inalterato fino ad oggi ed è stato assimilato da un altro mass medium, la televisione, con il rotocalco televisivo. In Italia la trasmissione che fornito una prima caratterizzazione al genere fu RT Rotocalco Televisivo condotto da Enzo Biagi, apparso sul Primo canale nel 1962.

Diffusione dei principali rotocalchi italiani nel 1971
Attualità Popolari Femminili Famiglie Fotoromanzi Novelle
Epoca 344 461 Stop 546 531 Amica 477 994 Famiglia Cristiana 1 743 121 Grand Hotel 1 115 855 Intimità 522 106
Tempo 300 827 Novella 2000 416 982 Annabella[12] 470 753 Sorrisi e Canzoni TV 1 085 067 Bolero Teletutto[13] 522 206 Confidenze 316 414
L'Europeo 214 338 ABC 353 442 Gioia 425 016 Oggi 951 626 Sogno 421 955
L'Espresso 140 832 Eva Express 237 744 Grazia 410 014 Domenica del Corriere 846 653
Panorama 118 052 Cronaca Vera 111 789 Alba 215 747 Gente 584 810
Il Mondo Bella 179 304
Il Borghese
Fonte: AA.VV., La bella addormentata: morfologia e struttura del settimanale italiano, Università di Parma, 1972.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ rotocalco, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 1º novembre 2018.
  2. ^ Raffaele De Berti, Il nuovo periodico. Rotocalchi tra fotogiornalismo, cronaca e costume (PDF), in Università di Milano. URL consultato il 2 ottobre 2021.
  3. ^ La testata assunse il nome definitivo nel 1917. Dal 1913 al 1917 si chiamò «Lo Sport Illustrato».
  4. ^ La settimana del mondo su un metro quadrato di carta, su academia.edu. URL consultato l'8 ottobre 2021.
  5. ^ Barbara Cinelli et alii, Arte moltiplicata. L'immagine del '900 italiano nello specchio dei rotocalchi, Bruno Mondadori, 2014, p. 330. In quegli anni «Il Secolo Illustrato» fu diretto dapprima da Enrico Cavacchioli, cui successe nel 1926 Casimiro Wronowski.
  6. ^ Raffaele De Berti, Dallo schermo alla carta: romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici. Il film e i suoi paratesti, Vita e Pensiero, 2000, pp. 33-34.
  7. ^ Uliano Lucas e Tatiana Agliani, La realtà e lo sguardo. Storia del fotogiornalismo in Italia, Giulio Einaudi editore, Torino 2015, pp. 34-35.
  8. ^ Silvia Pizzetti, I rotocalchi e la storia, Bulzoni, Roma 1982, p. 22.
  9. ^ Nello Ajello, "Il settimanale di attualità", in Storia della stampa italiana, vol. VI, La stampa italiana del neocapitalismo, a cura di V. Castronovo, N. Tranfaglia, Laterza, Roma-Bari 1976, pp. 173-249.
  10. ^ Silvia Pizzetti, op.cit., p. 32.
  11. ^ Silvia Pizzetti, op.cit., p. 175.
  12. ^ Fondata nel 1933 come «Lei», diventò «Annabella» nel 1938. Nel 1983 il nome fu accorciato in «Anna»; dal 2007 «A». La testata ha cessato di esistere nel 2013.
  13. ^ Nato nel 1947 come «Bolero Film», assunse tale denominazione nel 1966. Negli anni ottanta cambiò testata in «Tele Bolero». Fu chiuso nel 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Silvia Pizzetti, I rotocalchi e la storia, Bulzoni, Roma 1982.
  • AA.VV., Arte moltiplicata. L'immagine del '900 italiano nello specchio dei rotocalchi, Milano, Bruno Mondadori, 2014 (versione digitalizzata)
  • Giovanna Calvenzi, Italia: ritratto di un paese in sessant'anni di fotografia, Contrasto 2003

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