Renzo Bergamo

Renzo Bergamo, 1980

Renzo Bergamo (Portogruaro, 2 novembre 1934Milano, 10 maggio 2004) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia e adolescenza[modifica | modifica wikitesto]

Renzo Bergamo nasce il 2 novembre 1934 a Portogruaro.

Grazie al padre che riconosce in lui una spiccata dote artistica, espone le sue prime opere a soli 13 anni.

Rimasto orfano ancora adolescente, instaura con lo scrittore Giovanni Comisso un rapporto molto stretto che durerà per sempre. Negli stessi anni comincia a frequentare la cerchia di intellettuali di quel “Veneto felice”, tra cui Andrea Zanzotto, Pier Paolo Pasolini, Mario Soldati e Gian Francesco Malipiero. La frequentazione di questi ambienti sarà determinante per la formazione della sua personalità artistica.

Il trasferimento a Milano[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver vissuto e lavorato, sempre da autodidatta, a Parigi e a Zurigo, nel 1960 si stabilisce a Milano e dove Comisso lo introduce ad esponenti del mondo culturale come Giorgio Strehler, Bruno Munari e Franco Grignani. Vive e lavora in via Madonnina, a due passi da quel Bar Giamaica dove con Lucio Fontana, Piero Manzoni, Gianni Dova, Emilio Scanavino, Cesare Peverelli e Roberto Crippa, discute delle forme concettuali dell’arte.

In questi anni la sua pittura si orienta verso la ricerca che diventerà la sua costante intellettuale: affascinato dalle scienze e dalla matematica, Renzo Bergamo definisce un mondo che anticipa immagini e concetti dinamici come le esplosioni cosmiche, gli scontri tra particelle, le trasformazioni della materia, la genesi delle galassie, la biogenesi delle cellule.[1]

Tra campi gravitazionali, atomi e galassie Renzo Bergamo descrive la forza delle esplosioni cosmiche, immagina una sua personale grammatica delle origini del mondo, riuscendo a rappresentare nelle sue tele l'infinitamente grande dell’universo e l'infinitamente piccolo dell’atomo[1].

A metà degli anni Sessanta la sua carriera compie un passo significativo: le sue opere vengono esposte a New York in una collettiva dal titolo “Avanguardia italiana”, patrocinata dal Ministero degli Esteri e promossa dal Comune di Milano.

Serie Galassie, 1965

Il movimento Astrarte[modifica | modifica wikitesto]

Agli inizi degli anni Settanta, con altri artisti e intellettuali partecipa alla formazione di un movimento che prenderà il nome di Astrarte, dove si discute sul rapporto tra Arte e Scienza. Il gruppo viene presentato nel 1979 in una mostra dedicata alle avanguardie del Novecento: Futurismo - Spazialismo – Astrarte. L’anno successivo, Bergamo sente la necessità di staccarsi dal gruppo e matura l’idea che esporre sia divenuta un’operazione puramente commerciale; si ritira così definitivamente dal circuito pubblico[1].

Nonostante ciò non abbandona la pittura e continua a produrre alla ricerca di una sincerità di pensiero, destinando le sue opere a un selezionato collezionismo privato.

Renzo Bergamo nel suo studio a Milano

Il trasferimento in Sardegna[modifica | modifica wikitesto]

Agli inizi degli anni ottanta, cinquantenne, sente la necessità di trasferirsi in Sardegna, alla ricerca di una vita a contatto con la natura.

Qui prosegue la sua sperimentazione pittorica in un contesto ambientale ricco di natura, di colori e di luce, sperimenta una serie di opere sul tema del caos, indagando il colore che sta dietro e dentro la materia.

Scrive ed esegue al pianoforte musiche che tradurrà in immagini, in estrema libertà, dedicandosi a quella che chiama la ricerca di una "sincerità di pensiero” esente da contaminazioni. La sua pittura è impossibile da imprigionare: passa dall’acquarello alla china, dall’acrilico all’olio, mescolando materiali e tecniche assieme, pur prediligendo l’uso del pastello. Sperimenta in continuazione, attingendo da qualsiasi cosa e in particolare da un’attenta osservazione di quello che lo circonda, alla ricerca continua alla continua ricerca dell’essenza della vita[1].

Gli anni Duemila[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2000 ha inizio una nuova fase della sua evoluzione artistica da lui stesso definita “Archeologia Cosmica”: affascinato dal fenomeno della radioattività sperimenta un nuovo linguaggio fatto di segni.

Nel 2004 muore improvvisamente.

Qualche giorno prima della sua morte alla richiesta di un consiglio da parte di una giovane artista risponde: "Per fare l’artista ci vuole grande amore, grande forza di volontà, grande coraggio e sincerità. L’Arte insegna il coraggio di osare"[1]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Mostre e progetti[modifica | modifica wikitesto]

Dagli anni sessanta al ritiro dal circuito pubblico, le opere di Renzo Bergamo sono state esposte in numerose mostre nazionali e internazionali di grande rilievo.

Tra le più importanti, la collettiva “Avanguardia italiana” tenutasi a New York nel 1965 e la personale allestita al Castello Sforzesco di Milano nel 2013[2], nove anni dopo la sua scomparsa. Tra le altre esposizioni, in ordine cronologico:

  • 1986 - disegna l’illustrazione per la Campagna Istituzionale Sirio “La vostra chiave del potere”
  • 1991 - Immagine e Somiglianza, Galleria Gariboldi – Milano. A cura di Monique Sartor
  • 1997 - La Posteria, Spazio Mazzotta – Milano. A cura del Prof. Paolo Biscottini
  • 2000 - Installazione L’uomo pneumatico, Prestige Cars – Monaco
  • 2000 - Installazione IL Diavolo, Faust 3.0 Fura del Baus, Teatro Smeraldo - Milano
  • 2007 - Festival Scienza, Estetica del Caos, Palazzo DoriaGenova. A cura del Prof. Stefano Morigi[3]
  • 2013 - Atomo, Luce, Energia, Castello Sforzesco – Milano. Promossa dal Comune di Milano e a cura di Claudio Cerritelli[4].
  • 2014 - Ordine e Immaginazione, Officina delle Zattere – Venezia. A cura di Valerio Dehò[5]
  • 2016 - Opere anni Settanta, Spazio Maimeri. A cura di Angelo Crespi[6]
  • 2017 - The Aesthetic of Chaos, Brun Fine Art - Londra
  • 2022 - L'arte della Fisica, Palazzo Vescovile - Portogruaro - Venezia. A cura di Roberta Semeraro

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Diversi studiosi, scienziati e critici d'arte hanno mostrato interesse per Renzo Bergamo. Tra questi, Giulio Giorello, filosofo ed epistemologo, lo ha definito "un artista di grande potenza rappresentativa che ha dato forma visibile alle componenti del mondo esplorato dalla scienza"[6].

Anche Gillo Dorfles riconosce in lui una "vena pittorica molto acuta" definendola un "tramite tra una matrice espressionista del primo Novecento e una visione proiettata verso il futuro"[7].

Simona Morini, docente di teoria delle decisioni razionali e dei giochi presso l’Università IUAV di Venezia, invece, si sofferma sulla forza espressiva delle sue opere affermando: "Davanti ai quadri di Bergamo sembra che qualcuno abbia tolto l’audio. Tutti i sensi sono chiamati in causa. Verrebbe perfino voglia di sentire dei sapori. [...] Le forme, nelle sue opere, escono dal quadro, dal suo spazio chiuso e circoscritto, e lo spettatore sente calore, energia, luce, suono."[8]

Tra gli esponenti del mondo della scienza Stefano Sandrelli, ricercatore, evidenzia nella produzione artistica di Renzo Bergamo il tentativo di coltivare e comunicare una propria visione del cosmo riproponendo "forme, colori, strutture che saranno poi confermate nei decenni successivi da telescopi come il Telescopio Spaziale Hubble, che ha definitivamente modificato l’immaginario popolare e la rappresentazione scientifica dell’universo"[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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