Raffaele Cadorna (1815-1897)

Raffaele Cadorna
Foto del generale Cadorna tratta dal libro Il Generale Raffaele Cadorna nel Risorgimento italiano di Luigi Cadorna pubblicato nel 1922.

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato20 dicembre 1871 –
6 febbraio 1897
Legislaturadalla XI (nomina 15 novembre 1871) alla XIX
Tipo nominaCategoria: 14
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato18 febbraio 1861 –
17 marzo 1861[1]

Durata mandato10 giugno 1866[2] –
15 novembre 1871[3]
LegislaturaVIII, IX, X, XI
Gruppo
parlamentare
Destra
Collegio
  • VIII: Pallanza
  • IX, X, XI: Pontremoli
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
Durata mandato1º febbraio 1849 –
20 novembre 1849

Durata mandato19 dicembre 1853 –
16 marzo 1859[4]

Durata mandato17 aprile 1859 –
17 dicembre 1860
LegislaturaII, III, V, VI, VII
Gruppo
parlamentare
Centro-sinistra
Collegio
Sito istituzionale

Dati generali
Prefisso onorificoConte
Partito politicoIndipendente
Titolo di studioAccademia militare
UniversitàAccademia militare di Pallanza
ProfessioneMilitare di carriera
Raffaele Cadorna
Il generale Cadorna in un dipinto di Carlo Ademollo
NascitaMilano, 9 febbraio 1815
MorteTorino, 6 febbraio 1897
Cause della morteNaturale
EtniaItaliana
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoBandiera del Regno di Sardegna Regno di Sardegna
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataArmata Sarda
Regio Esercito
ArmaFanteria
GradoTenente generale
GuerreGuerre d'indipendenza italiane e Brigantaggio postunitario
CampagneCampagna piemontese in Italia centrale
BattagliePresa di Roma
Comandante diEsercito sabaudo
Altre carichePolitico
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Raffaele Alessandro Cadorna (Milano, 9 febbraio 1815[5]Torino, 6 febbraio 1897[5]) è stato un generale e politico italiano. Fu al servizio prima del Regno di Sardegna e poi del Regno d'Italia.[6]

Il figlio Luigi fu capo di stato maggiore del Regio Esercito nel corso della prima guerra mondiale.
L'omonimo nipote Raffaele fu il comandante del Corpo Volontari della Libertà durante la Resistenza italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Discendente da antica e nobile famiglia di Pallanza, fu fin da giovanissimo avviato dal padre Luigi all'arte militare. Gli era fratello maggiore Carlo, ministro sotto Carlo Alberto e presidente del Consiglio di Stato sotto Vittorio Emanuele II[6] e figlio il Maresciallo d'Italia Luigi Cadorna.[7] Il padre aveva lasciato il Piemonte rifugiandosi a Milano in seguito alla presa del Piemonte da parte dei francesi; la madre, sposata da Luigi a Milano nel 1808, era Virginia dei marchesi Bossi, sorella del patriota Benigno.[8]

Inviato nel 1825, a dieci anni, all'Accademia militare di Torino, ne fu espulso per indisciplina, poi reintegrato e poi nuovamente espulso; grazie al padre fu quindi ammesso il 13 luglio 1833 nel 1º reggimento della Brigata Savoia con il grado di soldato distinto (una sorta di cadetto), l'anno dopo venne nominato sottotenente di brigata a Pinerolo[6] e, dopo una lunga gavetta militare, nel 1846 divenne capitano e nel 1848 fu maggiore dell'esercito regio.[6]

Con questa carica prese parte alla prima guerra di indipendenza (1848-1849).[6] Il 12 marzo 1849, su incarico di Carlo Alberto, recò al feldmaresciallo Radetzky a Milano la denuncia dell'armistizio di Salasco.[6] Dopo la tragica sconfitta di Novara, Cadorna ottenne di potersi aggregare alla spedizione che, nel quadro della conquista dell'Algeria, i francesi condussero in Cabilia nel 1851, dove si distinse ottenendo la nomina a cavaliere della Legione d'Onore. Ottenne notevole popolarità a corte dopo la sua partecipazione alla guerra di Crimea (1855-1856) e soprattutto alla seconda guerra di indipendenza (1859-1861), nella quale si distinse nella battaglia di San Martino, in cui conquistò il grado di tenente colonnello.[9][5][6]

Comandante militare nel 1860 prima durante la campagna piemontese in Italia centrale e poi nelle appena conquistate Sicilia e Abruzzo, si adoperò con durezza nel tentativo di arginare il fenomeno del brigantaggio postunitario.[6] Venendo così a scemare il brigantaggio nel 1865, l'anno successivo prese parte alla Terza guerra d'indipendenza.[6] Fu a capo delle truppe inviate nel 1866 a Palermo a sedare la cosiddetta rivolta del sette e mezzo (ebbe infatti a durare dalla sera di sabato 15 settembre al pomeriggio del sabato successivo).[6] La rivolta palermitana fu domata dalla Marina del regno, dopo un feroce cannoneggiamento dal mare durato quattro giorni. Le vittime furono numerosissime.[6] Nel 1869 ottenne da Menabrea pieni poteri per reprimere le rivolte scoppiate in tutta Italia a seguito dell'introduzione della tassa sul macinato e nel 1870 guidò il V Corpo d'armata alla presa di Roma.[6]

Eletto deputato e, in seguito, nominato senatore nel 1871, nel 1873 fu comandante del Corpo d'armata a Torino, ma si ritirò da tale carica nel 1877, al fine di dedicarsi esclusivamente alla politica. Parlamentare di destra, fu negli ultimi anni della sua vita un acerrimo rivale della Sinistra storica e del garibaldinismo, nonostante fosse affiancato da un suo ex generale (Nino Bixio).

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
«Le Gouverneur général de l'Algérie m'a signalé Monsieur de Cadorna, Major de l'armée Sarde, qui a pris part à la dernière campagne de la Kabilie, comme ayant mérité pendant toute la durée de l'expédition les éloges du General Commandant par sa belle conduite et sa bravoure. Je (il generale Randon, ministro della guerra francese) me suis empressé d'appeler sur lui la bienveillance de Monsieur le Président de la République, qui, sur ma proposition, a décerné à cet officier la décoration de Chevalier de la Légion d'Honneur»
— 30 ottobre 1851

Araldica[modifica | modifica wikitesto]

Stemma Descrizione Blasonatura
Raffaele Cadorna
Conte
D'oro al castello di rosso, merlato alla ghibellina, aperto e finestrato di nero, sormontato da un'aquila coronata, di nero. Ornamenti esteriori da conte cavaliere della Santissima Annunziata.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giovanni Battista Cadorna Carlo Cadorna  
 
Giulia Felice Franci  
Carlo Zaccaria Giovanni Battista Cadorna  
Francesca Bianchini Michele Bianchini  
 
 
Luigi Cadorna  
Michele Bianchini  
 
 
Laura Bianchini  
 
 
 
Raffaele Cadorna  
Galeazzo Bossi di Musso Fabrizio Benigno Bossi di Musso  
 
Silvia Fossano  
Giovanni Bossi di Musso  
Eleonora Della Porta Giovanni Della Porta  
 
Virginia Calderari  
Virginia Bossi di Musso  
Carlo Rossini  
 
 
Clara Rossini  
Bellasio  
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cessazione per promozione a tenente generale.
  2. ^ Elezione in corso di legislatura.
  3. ^ Cessazione per nomina a Senatore del Regno.
  4. ^ Cessazione per nomina a tenente colonnello.
  5. ^ a b c Cadorna, Raffaele Alessandro, su Fondazione Camillo Cavour. URL consultato il 19 ottobre 2023 (archiviato il 28 novembre 2022).
  6. ^ a b c d e f g h i j k l Cadorna Raffaele, su Galileum Autografi. URL consultato il 19 ottobre 2023 (archiviato il 27 ottobre 2021).
  7. ^ Francesco Maria Cicogna Mozzoni, Genealogia Cicogna Mozzoni e famiglie correlate, su Geneanet. URL consultato il 19 ottobre 2023 (archiviato il 19 ottobre 2023).
  8. ^ Cadorna, p. 2.
  9. ^ Cadorna, Raffaele Alessandro, su Fondazione Camillo Cavour. URL consultato il 19 ottobre 2023 (archiviato il 28 novembre 2022).
  10. ^ a b c d e Raffaele Cadorna, su Patrimonio dell'Archivio storico Senato della Repubblica - senato.it. Modifica su Wikidata
  11. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Comandante generale delle truppe alpine Successore
Agostino Petitti Bagliani di Roreto 1870 Umberto di Savoia, principe di Piemonte
Controllo di autoritàVIAF (EN75661511 · ISNI (EN0000 0000 6121 808X · SBN RAVV045068 · BAV 495/72362 · CERL cnp02122052 · LCCN (ENn2001060533 · GND (DE106997093X · J9U (ENHE987007347052605171 · WorldCat Identities (ENlccn-n2001060533