Quadrato nero

Quadrato nero, 1915, olio su lino, 79.5 x 79.5 cm, Galleria Tret'jakov, Mosca[1]
Il quadro nella sala della Ultima mostra futurista «0,10

Quadrato nero o Quadrato nero di Malevič è un dipinto emblematico di Kazimir Malevič. La prima versione venne fatta nel 1915. Malevic ne fece quattro varianti delle quali l'ultima si pensa sia stata dipinta durante i tardi anni venti o primi anni trenta. Il Quadrato Nero venne mostrato per la prima volta alla Ultima mostra futurista «0,10» (in russo Последняя футуристическая выставка картин «0,10»?) tenutasi a Pietrogrado nel 1915. L'opera viene frequentemente evocata da critici, storici, curatori e artisti come il “punto zero della pittura", facendo riferimento al valore storico del dipinto e parafrasando Malevič.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Malevič dipinse il suo primo Quadrato Nero nel 1915.[2] Ne fece quattro varianti delle quali l'ultima si pensa sia stata dipinta durante i tardi anni venti o primi trenta, nonostante l'incisione "1913" dell'autore sul retro.[3][4][5] Il dipinto è comunemente noto come Quadrato nero o come Quadrato Nero di Malevič. Venne esposto per la prima volta alla Last Futurist Exhibition 0.10 nel 1915.

Dettagli investigativi rivelano come il Quadrato Nero fosse stato dipinto sopra una più complessa e colorata composizione.[4]

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Molti storici dell'arte, curatori e critici fanno riferimento al Quadrato Nero come una delle opere fondamentali dell'arte moderna e dell'astrattismo nella generale tradizione occidentale della pittura.

Malevič dichiarò il quadrato un'opera del Suprematismo, un movimento da lui proclamato ma il quale è associato quasi esclusivamente con il lavoro di Malevič e del suo apprendista Lissitzky oggi. Il movimento ebbe una manciata di sostenitori tra l'avanguardia russa, ma venne sovrastato dal fratello costruttivismo il cui manifesto si armonizzava meglio con le concezioni ideologiche del governo rivoluzionario comunista, durante i primi giorni dell'Unione Sovietica. Il Suprematismo potrebbe essere compreso come una fase di transizione nell'evoluzione dell'arte russa, coprendo il buco evoluzionistico fra il futurismo e il costruttivismo.

Il balzo in avanti più largo e universale rappresentato dal dipinto, tuttavia, è la frattura fra il dipinto rappresentativo e quello astratto — una transizione complicata con la quale il Quadrato Nero venne identificato e per il quale è divenuto una delle chiavi di abbreviazioni, riferimenti o simboli.[6]

Percezione[modifica | modifica wikitesto]

L'opera viene frequentemente evocata da critici, storici, curatori e artisti come il “punto zero della pittura",[7][8][9] facendo riferimento al valore storico del dipinto come una parafrasi di alcuni commenti che Malevič fece riguardo al Quadrato nero in lettere ai suoi colleghi e fornitori.

Malevič fece qualche osservazione riguardo al suo dipinto:

  • “È da zero, nello zero, che il reale movimento dell'essere comincia.”[10]
  • "Ho trasformato me stesso nello zero della forma e sono emerso dal nulla alla creazione, cioè, per il Suprematismo, al nuovo realismo nella pittura - alla creazione non-oggettiva."[10]
  • "[Il Quadrato Nero vuole evocare] l'esperienza della pura non-oggetività nel bianco vuoto di un nulla libero."[10]
Fotografia di Malevič

Peter Schjeldahl scrisse:[8]

«"Il tocco è succoso e brusco: riempie le forme, risuona con i bordi. Ma le forme sono senza peso, più come pensieri che come immagini. Non guardi l'immagine così tanto da lanciarti nel suo sublime senza tracce. Oltre la sua ovvia eleganza di design, l'opera sembra semplice perché lo è. Malevič è grandioso non per ciò che ha messo nello spazio pittorico ma per quello che ha omesso: esperienza corporea, il tema fondamentale dell'arte occidentale dal Rinascimento. Il suo ricorso agli Americani non è sorprendente. A parte da una particolarmente mistica tradizione russa, che egli sfrutta — evocando il significare compatto dell'icona, come un condotto del divino — la sua opera equivale ad una cosmica “Song of the Open Road.” Esso comunica assoluta, impetuosa, incondizionata possibilità. Questa qualità sembrava in sincronia con la Rivoluzione del 1917. Non lo era — di cui Malevič venne a sapere in maniera dolorosa, prima dai suoi rivali nell'avanguardia russa e poi, definitivamente, dal regime di Iosif Stalin."»

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La negligenza e il disprezzo da parte del governo sovietico, con il quale fu mantenuto per decenni l'originale Quadrato Nero, portò al considerevole degrado del dipinto.

Peter Schjeldahl scrive:[8]

«"Il dipinto ha un aspetto terribile: con crepe, rigato e scolorito, come se avesse speso gli ultimi 88 anni a rattoppare una finestra rotta. Infatti, ha passato molto di quel tempo negli archivi sovietici, classificato fra i più modesti tesori dello stato. Malevič, come altri membri dell'avanguardia russa dell'era rivoluzionaria, venne gettato nell'oblio sotto Stalin. La scure cadde su di lui nel 1930. Accusato di “formalismo,” venne interrogato e imprigionato per due mesi."»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Malevich, Black Square, 1915, Guggenheim New York, exhibition, 2003-2004, su archive.org. URL consultato il 18 marzo 2014.
  2. ^ John Milner, Suprematism, MoMA, Grove Art Online, Oxford University Press, 2009
  3. ^ Kasimir Malevich.
  4. ^ a b Catherine I. Kudriavtseva, The Making of Kazimir Malevich's Black Square, su digitallibrary.usc.edu, University of Southern California. URL consultato il 15 maggio 2015.
  5. ^ Johannes Meinhardt, The Painting As Empty Space, su allanmccollum.net. URL consultato il 15 maggio 2015.
  6. ^ Matthew Collings, The Rules of Abstraction, su bbc.co.uk, BBC.
  7. ^ Ira Mazzoni, Everything and Nearly Nothing: Malevich and His Effects, su db-artmag.com, DeutscheBank/Art. URL consultato il 15 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2016).
  8. ^ a b c Peter Schjehldahl, The Prophet: Malevich's Revolution, su newyorker.com, The New Yorker. URL consultato il 15 maggio 2015.
  9. ^ Peter Schjehldahl, The Shape of Things:After Kazimir Malevich, su newyorker.com, The New Yorker. URL consultato il 15 maggio 2015.
  10. ^ a b c K. Malevich, Kazimir Malevich: Suprematism, su archive.org, Guggenheim. URL consultato il 15 maggio 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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