Porta dei Greci

Porta dei Greci
Porta dei Greci
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPalermo
Coordinate38°06′58.16″N 13°22′26.38″E / 38.116156°N 13.373994°E38.116156; 13.373994
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXIV secolo
StileAragonese

Porta dei Greci è una porta di Palermo.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La porta viene edificata nel XIV secolo nei pressi della chiesa di San Nicolò dei Greci[3] (volgarmente detta chiesa di San Nicolò la Carruba),[4] ma presto viene distrutta e riedificata nel 1553 ispirandosi allo stile architettonico della Porta di Castro.

Nel lungo contesto delle Guerre del Vespro, Federico III d'Aragona con la nascita del primo figlio maschio Pietro, associò quest'ultimo al trono e lo designò erede, contravvenendo ai patti stipulati (restituzione alla sua morte della Sicilia alla Casa d'Angiò), violando di fatto la Pace di Caltabellotta. Nel 1316 insieme a Porta Termini subì gli assalti dell'esercito di re Roberto d'Angiò al comando di Tommaso Marciani, assalto che fu eroicamente respinto.[5] Presso questa porta Carlo d'Angiò, duca di Calabria, nel 1325 guidò gli scontri che coinvolsero altri tre accessi cittadini.[2][6] La guerra tra Napoli e Palermo durò fino al 1372, quando la Pace di Catania e il Trattato di Avignone sancirono e riconobbero definitivamente l'indipendenza della Sicilia, in cambio di un congruo risarcimento a favore degli Angiò.

In contrapposizione a Porta Nuova che ad occidente magnificava la Conquista di Tunisi, a oriente Porta de' Greci tesseva le lodi per l'impresa di Mahdia. Nel 1550 dopo essere sbarcato dall'ennesima campagna in terra tunisina contro il corsaro Dragut, attraverso questa porta effettuò l'ingresso trionfale Giovanni de Vega, viceré di Sicilia. Come bottino di guerra furono condotte a Palermo le porte di ferro della città conquistata, manufatti che furono installati nel 1556. L'orgoglio per tale impresa dettò la consuetudine d'arricchire i varchi con frasi commemorative.[4] Il Senato Palermitano invitò a celebrare in versi Antonio Veneziano, iscrizione e architetture decorative non più esistenti al presente.[7]

Nel 1580 il viceré Marcantonio Colonna, negli ambienti adiacenti vi fece trasferire i collettori delle gabelle ovvero gli esattori delle imposte da Porta Termini.[8]

L'intradosso era affrescato con sacre immagini realizzate da Giovanni Fernandez da Navarra, detto il Navarretto.[8]

La prima rivoluzione architettonica avviene nel 1754 con la demolizione di uno dei bastioni che la incorniciavano, mentre l'altro viene demolito nel 1783. In questo periodo la porta viene spostata più verso il mare seguendo il nuovo perimetro murario e sopra di esso viene edificato intorno al 1840 il Palazzo Forcella De Seta dagli architetti Nicolò Puglia e Emmanuele Palazzotto.

Decorazione[modifica | modifica wikitesto]

Porta dei Greci dall'interno delle mura cittadine

Sul lato mare la porta è decorata con un motivo a bugne che accentua il chiaroscuro, nella decorazione troviamo anche delle colonne con relativi capitelli. Sull'architrave invece troviamo festoni di fiori e frutta e delle figure umane sdraiate. In origine erano anche presenti un'iscrizione ed un'aquila armata simbolo della città, ma queste ultime sono andate perdute.[8] Il lato interno invece è quasi del tutto privo di decorazioni.

Ubicazione[modifica | modifica wikitesto]

La porta si trova in piazza Kalsa nel cuore del quartiere della Kalsa, tra i bastioni del Tuono e di Vega. Attualmente fronteggia il Foro Italico. Data la vicinanza al mare e al porto, come proposto da alcuni studiosi, in origine l'attuale piazza era abitata da mercanti orientali (balcanici, per lo più albanesi, e del vicino oriente), da questo trae origine il nome della porta e della chiesa limitrofa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pagina 491, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1], Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.
  2. ^ a b Gaspare Palermo Volume quinto, pp. 16.
  3. ^ La chiesa di San Nicolò detta "dei Greci" era una chiesa cattolica di "rito greco" (rito bizantino), luogo religioso nazionale dagli albanesi, comunità numerosa - che poteva comprendere anche altri orientali di diversa nazionalità sempre di rito non latino - definiti appunto come"greci" dai cattolici romani di Palermo.
  4. ^ a b Gaspare Palermo Volume quinto, pp. 17.
  5. ^ Gaspare Palermo Volume quinto, pag. 40.
  6. ^ Gaspare Palermo Volume quinto, pag. 41 e 92.
  7. ^ Gaspare Palermo Volume quinto, pp. 18.
  8. ^ a b c Gaspare Palermo Volume quinto, pp. 19.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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