Partenio di Nicea

Partenio di Nicea (in greco antico: Παρθένιος ὁ Νικαεύς?, Parthénios ho Nikaéus; Nicea, ... – Roma?, dopo il 14 d.C.) è stato un grammatico e poeta greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Partenio, figlio di Eraclide ed Eudora, proveniente da Nicea in Bitinia, visse all'epoca delle Guerre mitridatiche. Secondo il lessico Suda, fu portato a Roma nel 72 a.C. da Cinna, In seguito si recò a Napoli, dove insegnò il greco a Virgilio, che ne avrebbe ripreso alcuni versi nelle Bucoliche e nelle Georgiche.[1]

Si pensa che Partenio sia vissuto all'incirca fino all'ascesa al trono di Tiberio nel 14 d.C., visto che l'imperatore lo ebbe a modello di stile,[2] probabilmente avendolo conosciuto direttamente alla corte augustea o, comunque, tramite Virgilio.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Partenio fu fecondo scrittore di elegie, specialmente di argomento funerario, e di brevi epilli. Il lessico Suda e vari grammatici citano i seguenti titoli, di cui sopravvivono solo 48 brevissimi frammenti: Afrodite; Arete (un elogio funebre per la moglie, in 3 libri); Archelaide (in distici elegiaci); Biante; Delo (forse un epillio sui culti di Apollo, tra i quali veniva menzionato Apollo Grinio); Crinagora; Leucadia; Antippe; Idolofane; Eracle; Ificlo; Telefo. Di queste opere, almeno a partire dagli scarni frammenti pervenuti, sembra fosse apprezzata la notevole raffinatezza formale e l'erudizione sulla scorta di Callimaco ed Euforione di Calcide, a cui Luciano di Samosata (De conscribenda historia, LVII) appunto lo unisce per l'estremizzazione formale.

L'unica sua opera giunta fino a noi, gli Erotikà Pathémata (Le pene d'amore), composta per il poeta Gaio Cornelio Gallo, è una raccolta mitografica di 36 storie d'amore dalla conclusione infelice, tratte da precedenti lavori di vari storici e poeti, tra i quali Euforione di Calcide, Filita di Cos o Nicandro di Colofone. L'operetta si apre con una breve prefazione in forma di lettera a Gallo, in cui spiega di aver raccolto storie d'amore infelici da diversi poeti e scrittori, in modo da offrire spunti al suo protettore ed amico:

«Ho pensato, mio caro Cornelio Gallo, che per te sopra tutti gli uomini ci sarebbe stato qualcosa di particolarmente gradevole in questa raccolta di romanzi d'amore, e li ho messi insieme e pubblicati nella più breve forma possibile. Le storie, come si trovano nei poeti che trattano questa tipologia di soggetti, di solito non sono raccontate con sufficiente semplicità; Mi auguro che, nel modo in cui le ho trattate, tu possa avere la sintesi di ognuna: e potrai, quindi, avere a portata di mano un magazzino da cui attingere materiale, come può sembrare meglio per te, sia per versi epici che per gli elegiaci. Sono sicuro che non penserai male di loro perché non hanno quella raffinatezza di cui sei tu stesso un maestro: io li ho solo messi insieme come aiuti alla memoria, il che è l'unico scopo per cui essi sono destinati a essere di servizio a te.»

Dopodiché, Partenio espone brevemente ogni singola storia, facendola precedere da una brevissima rubrica in cui espone la fonte di riferimento. Spesso la storia viene integrata con estratti poetici più o meno lunghi dell'autore di riferimento, o, in alcuni casi, di Partenio stesso. Queste le storie esposte dall'autore:

  1. Lyrco
  2. Polimela
  3. Evippe
  4. Enone
  5. Leucippo
  6. Pallene
  7. Ipparino
  8. Erippe
  9. Polycrite
  10. Leucone, moglie di Cianippo
  11. Biblide
  12. Calco
  13. Arpalice
  14. Anteo
  15. Dafne
  16. Laodice
  17. Periandro e sua madre
  18. Neaera
  19. Pancrato, figlia di Ifimedia
  20. Aëro, figlia di Enopione
  21. Pisidice
  22. Nanide
  23. Chilonide
  24. Ipparino
  25. Faillo
  26. Apriate
  27. Alcinoe
  28. Clite
  29. Dafni
  30. Celtine
  31. Dimete
  32. Antippe
  33. Assaone
  34. Corito
  35. Eulimene
  36. Arganthone

Dato che Partenio generalmente cita le proprie fonti, queste storie sono utili in quanto forniscono informazioni sui poeti e grammatici alessandrini, per quanto concerne almeno il contenuto delle loro opere.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Macrobio, Saturnalia, V 17.
  2. ^ Svetonio, Tiberio, LXX, 2.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN289787117 · ISNI (EN0000 0003 9516 7120 · BAV 495/44722 · CERL cnp00406525 · LCCN (ENnr90020302 · GND (DE119523558 · BNE (ESXX1723082 (data) · BNF (FRcb131978355 (data) · J9U (ENHE987007266478105171 · NSK (HR000329745 · CONOR.SI (SL7237475 · WorldCat Identities (ENviaf-289787117