Palazzo Arese Borromeo

Palazzo Arese Borromeo
Facciata sul giardino
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàCesano Maderno
Indirizzovia Borromeo 41
Coordinate45°37′42.78″N 9°08′51.68″E / 45.628549°N 9.14769°E45.628549; 9.14769
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1626 - 1670 circa
UsoUniversità San Raffaele - Facoltà di Filosofia
Realizzazione
AppaltatoreBartolomeo III Arese
ProprietarioComune di Cesano Maderno
CommittenteBartolomeo III Arese

Palazzo Arese Borromeo, è uno storico palazzo nobiliare situato a Cesano Maderno, in provincia di Monza e della Brianza in Lombardia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'ala nord del palazzo fu costruita nel cinquecento da Bartolomeo Senior, Giulio I Arese iniziò un ampliamento intorno al 1620, ma la parte preponderante di questa esemplare residenza nobiliare suburbana fu fatta costruire dal 1654 al 1670 circa dall'allora presidente del Senato di Milano, il conte Bartolomeo III Arese. A lui si deve il merito di aver trasformato la villa di campagna di Cesano Maderno nella sontuosa residenza odierna.

A questa politica di prestigio familiare contribuirono anche le iniziative del Conte Arese, di benefattore e di mecenate nonché la costruzione della cappella di famiglia in San Vittore al Corpo a Milano, del monastero domenicano di San Pietro martire a Seveso, dell'imponente Palazzo Arese ora Palazzo Litta a Milano, affidato a Francesco Maria Richino inoltre al rinnovamento della Chiesa di Santa Maria alla Porta a Milano e la Chiesa di San Nicolao (Milano).[1]

Attualmente il palazzo è di proprietà dell'amministrazione comunale.

Gli interni del palazzo sono visitabili grazie a visite guidate che si effettuano il sabato e la domenica. È privo degli arredi originali trasferiti nel 1987 nel Palazzo Borromeo dell'Isola Madre dei Principi Borromeo, diretti eredi degli Arese. Il parco invece è aperto tutti i giorni, con ingresso libero[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La loggia genovese nel cortile interno.
Veduta della facciata dall'esedra con la Torre esagonale.
La Galleria delle Arti liberali.
Una sala interna del piano nobile.
Il Salone dei Fasti Romani.
Il Ninfeo.

Anche se l'idea di costruire il palazzo di campagna a Cesano era stata del padre Giulio Arese, fu Bartolomeo a realizzarne il compimento. La residenza che ancora oggi è possibile ammirare fu il frutto delle sue scelte, dei suoi gusti, della sua cultura. Il progetto del palazzo va letto all'interno di un più complesso progetto urbanistico che aveva la funzione di dare il massimo risalto alla nobile dimora all'interno del borgo di Cesano.

Il cuore del complesso è il palazzo, in stile tardo-barocco lombardo, ed intorno ad esso ruotano una serie di elementi che contribuiscono ad esaltarne la presenza, il valore simbolico oltre che architettonico. A partire dalla Piazza ad esedra, già concepita come in stretta relazione con il palazzo, ed agli inizi del Settecento perfezionata come una sfarzosa quinta scenografica e come luogo ove ambientarvi feste e intrattenimenti per gli ospiti. Successivamente quest'area venne destinata ad area di mercato ed ancora nel Novecento fu profondamente modificata. Solo a seguito dei restauri compiuti nel 1997 l'Esedra del palazzo ha riacquistato le forme e le funzioni originarie mettendo ben in luce le sue valenze di luogo scenico ispirato alla tipologia architettonica dei Teatri d'acqua.[1]

Verso ovest si allunga un viale rettilineo, ora corso Libertà, nel quale troviamo la chiesa di santo Stefano antica, ora sconsacrata, e quella nuova del 1937. Dalla parte opposta, ad est, si estende un vasto giardino, interamente recintato. Da notare l'asse prospettico che dalla loggia genovese del palazzo, va a terminare alla fontana e con una piccola deviazione con il grande portale del muro di cinta.[1]

Non è chiaro a quale architetto possa essere attribuibile il progetto, né come si siano succedute le varie fasi della costruzione. Probabilmente fu avviato da Giulio Arese poi compiutamente realizzato grazie a Bartolomeo III Arese, che diede avvio al cantiere nel 1654. Dopo circa vent'anni il palazzo era pressoché finito.

Si tratta di una struttura elegante ma semplice, quadrangolare, anche se l'affiancamento dei corpi di servizio ne complica il disegno. Il palazzo ha il suo centro nel cortile interno impreziosito da una loggia alla genovese sul lato opposto all'ingresso, che si affaccia su un vasto giardino all'italiana.

La facciata principale, quella che dà sull'Esedra, è impostata su tre corpi a sviluppo verticale collegati da altri un poco più bassi, che si saldano con le ali adiacenti. Nell'ala nord troviamo la cappella, nell'ala sud vi è la torre esagonale, costruita sui resti di una torre medievale.

Nel complesso la facciata si evidenzia come sobria, nobile, che caratterizza tutto l'edificio. Solo il portale maggiore spicca, con le sue lesene doriche sovrapposte a bugnato con un balcone settecentesco in ferro battuto.

Dopo l'ingresso a doppio porticato nel cortile si erge la facciata orientale che assume un carattere monumentale grazie a porte e finestre impreziosite da ricchi cornicioni e da nicchie con i busti dei Cesari. e soprattutto alla loggia superiore a tre doppie campate che vivacizza ed arricchisce l'intera struttura.

La loggia alla genovese superiore è dunque la vera protagonista della scena nel cortile.[1]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

La struttura del palazzo è organizzata a quartieri. Il pianterreno è occupato da locali di servizio, mentre sul lato est si trovano i locali di rappresentanza, preceduti dal portico dei Cesari. Due scaloni poi collegano il pianterreno al piano nobile. Tra le sale di questo piano spicca il Grande salone dei ricevimenti incentrale rispetto alla facciata occidentale. Accanto a questo, verso sud, le sale destinate alla cultura e alle scienze, collegate alla grande Galleria del lato meridionale mentre, verso nord, si apre la serie di sale che precedono l'oratorio, con accesso pubblico anche dalla strada, dedicato ai Santi Angeli Custodi e a Sant'Antonio da Padova.

Il lato nord del cortile ospitava il quartiere delle donne, con gli appartamenti e i locali destinati alla Contessa e alle figlie, mentre dalla parte opposta collegabile con la loggia genovese, vi era l'appartamento del conte Bartolomeo III Arese, adiacente alla biblioteca oltre la quale vi era l'appartamento del figlio Giulio II.

Nelle sale del lato sud erano concentrate le raccolte artistiche e librarie del casato Arese Borromeo e la cappella privata di san Pietro martire, nonché la già citata galleria, arricchita un tempo da opere e sculture. Mentre al lato sud erano addossati il cortile e il Quartiere della servitù, al lato nord si affiancavano altri edifici organizzati attorno a tre cortili e destinati ad accogliere i servizi e le cucine.[1]

Apparato decorativo[modifica | modifica wikitesto]

L'apparato decorativo del palazzo, riportato recentemente all'antico splendore attraverso minuziosi restauri, fa del Palazzo uno dei casi di maggior interesse a livello regionale. Agli affreschi che interessarono trentatré ambienti lavorarono artisti del classicismo milanese del calibro di Ercole Procaccini il Giovane, i fratelli Montalto, Antonio Busca, Giovanni Ghisolfi, Giuseppe Nuvolone, Federico Bianchi. L'intero ciclo pittorico faceva parte di un ricco progetto complessivo che intendeva trasmettere messaggi di carattere politico-culturale. Gli affreschi del piano nobile rispondono, in particolare, ad un programma iconografico di esaltazione del potere economico politico del casato e l'impegno in campo culturale e scientifico. Caratteristiche del palazzo sono le Boscherecce, scene naturali che avvolgono lo spettatore attraverso un paesaggio ricreato e mitologico.[1]

Salone d'Onore dei Fasti Romani[modifica | modifica wikitesto]

L'ambiente più importante sul piano decorativo è certamente il Salone d'Onore, detto anche dei Fasti Romani. Nobilitato da una decorazione a due fasce: nella prima inferiore si hanno le scene della storia di Roma, e statue dipinte di re ed imperatori, mentre nella fascia superiore abbiamo dame e signori, musicisti, camerieri, mendicanti, che si affacciano idealmente da una balaustra dipinta ad osservare idealmente, come una sorta di pubblico virtuale, i festeggiamenti e gli sfarzi ai quali il salone soleva essere riservato.[1]

Giardino e ninfeo[modifica | modifica wikitesto]

Veduta del Parco Borromeo.

Accenniamo brevemente ad un ambiente tutto speciale, ideale raccordo tra il palazzo e la natura del parco del Palazzo: il ninfeo, ricavato in un prolungamento a pian terreno dell'ala settentrionale del complesso. La decorazione musiva, l'acqua e le piante che un tempo arricchivano la struttura, ne facevano un luogo atto alla meditazione, alla contemplazione, in una ideale unione tra ragione e natura.

Oltre il lato meridionale del palazzo si estende, sull'asse loggia-fontana (o "giochi d'acqua",voluti dal conte e realizzati nel 1755), il giardino all'italiana e sul lato nord di questo aree prative del parco.[1]

Ghiacciaia[modifica | modifica wikitesto]

Una scoperta è stata quella della ghiacciaia, recentemente recuperata e valorizzata, nel pieno rispetto delle forme originali, con particolare attenzione alle caratteristiche funzionali della antica struttura, semplice ma raffinata.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Tesori di Lombardia - La ghiacciaia ed il Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno - Bellavite Editore Missaglia

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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