Otto Ciliax

Otto Ciliax
L'ammiraglio di squadra Otto Ciliax
NascitaNeudietendorf, 30 ottobre 1891
MorteLubecca, 12 dicembre 1964
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Impero tedesco
Bandiera della Germania Repubblica di Weimar
Bandiera della Germania Germania nazista
Forza armata Kaiserliche Marine
Reichsmarine
Kriegsmarine
Anni di servizio1910-1945
GradoAmmiraglio di squadra
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra civile spagnola
Seconda guerra mondiale
BattaglieOperazione Cerberus
Operazione Sportpalast
Comandante diincrociatore da battaglia Admiral Scheer
Decorazionivedi qui
Studi militariAccademia navale di Murwik
dati tratti da Germany at War: 400 Years of Military History[1]
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Otto Ciliax (Neudietendorf, 30 ottobre 1891Lubecca, 12 dicembre 1964) è stato un ammiraglio tedesco. Ufficiale della Marina imperiale imbarcato sui sommergibili durante la prima guerra mondiale, venne decorato con la Croce di Ferro di I classe. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si trovava al comando dell'incrociatore da battaglia Scharnhorst e prese parte a numerose azioni navali. Nel giugno del 1941 assunse il comando delle navi da battaglia (Befehlshaber der Schlachtschiffe)[2] mantenendolo fino al giugno 1942. Fu protagonista del forzamento della Manica (Operazione Cerberus) da parte della squadra navale tedesca.[3] Dal 1º gennaio 1943 fino all'aprile del 1945 fu comandante in capo delle forze navali presenti in Norvegia (Marinekommando Norwegen).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Neudietendorf il 30 ottobre 1891,[1] allora parte del Ducato di Sassonia-Coburgo Gotha integrato nell'Impero tedesco. Si arruolò nella Kaiserliche Marine in qualità di Allievo ufficiale (Seekadett)[4] il 1 aprile 1910, imbarcandosi sull'incrociatore protetto SMS Victoria Luise il 7 aprile successivo. Dopo l'addestramento iniziale, il 13 maggio fu ammesso a frequentare l'Accademia navale di Murwik,[5] entrandovi in qualità di allievo ufficiale il 1º aprile 1911.[5] Il 1º ottobre 1912 si imbarcò sulla nave da battaglia SMS Hannover, venendo promosso guardiamarina (Leutnant zur See) il 27 settembre 1913.[4]

Allo scoppio della prima guerra mondiale rimase imbarcato sulla corazzata, passando poi sugli U-Boat[1] con il grado di Oberleutnant zur See.[6] A bordo dell'U-52 il 19 agosto 1916 prese parte all'affondamento dell'incrociatore leggero HMS Nottingham. Completato il corso per comandante di sommergibile, assunse il comando dell'UB-96 nel maggio 1918 e dell'UC-27 nel settembre dello stesso anno.

Al termine del conflitto passò nella Reichsmarine,[1] servendo come comandante di torpediniera[7] e poi come ufficiale di Stato maggiore. Il 29 giugno 1920 fu promosso Kapitänleutnant,[4] il 1º ottobre 1928 capitano di corvetta (Korvettenkapitän),[4] il 1º ottobre 1933 capitano di fregata (Fregattenkapitän)[4].

La sua carriera militare continuò anche dopo l'ascesa al potere del partito nazionalsocialista,[1] avvenuta nel 1933. Il 1º luglio 1935 fu promosso al grado di Kapitän zur See.[4] Nel corso del 1936 assunse il comando del dipartimento operazioni (Operationsabteilung) dell'Alto Comando della Kriegsmarine (Oberkommando der Marine), passando il 22 settembre dello stesso anno al comando della corazzata tascabile Admiral Scheer. Durante il corso della guerra civile spagnola comandò la Squadra navale tedesca che incrociò al largo della costa spagnola.[8] Il 30 ottobre 1938 lasciò il comando della Admiral Scheer e allo scoppio della seconda guerra mondiale, il 1º settembre 1939, si trovava al comando dell'incrociatore da battaglia Scharnhorst, venendo promosso contrammiraglio (Konteradmiral) il 1º novembre successivo.

Nel giugno 1941 fu promosso al grado di Ammiraglio di divisione (Vizeadmiral), e assunse il comando delle navi da battaglia (Befehlshaber der Schlachtschiffe).

Tra l'11 ed il 12 febbraio 1942 diresse l'operazione Cerberus, condotta per riportare la squadra navale composta dagli incrociatori da battaglia Scharnhorst e Gneisenau,[9] dall'incrociatore pesante Prinz Eugen e da altri vascelli[10] nei porti della Germania settentrionale.

La squadra, salpata dal porto francese di Brest, attraversò da ovest ad est il Canale della Manica,[1] forzando il blocco britannico e rientrando, senza perdite e senza gravi danni alle navi. Per questo successo fu menzionato nel Wehrmachtbericht[11] del 13 febbraio 1942 e il 21 marzo ricevette la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro (Ritterkreuz).[4][12] Il 1 gennaio 1943 fu elevato al rango di Ammiraglio di squadra (Admiral), e a partire dal successivo mese di marzo, e fino all'aprile 1945, fu comandante in capo delle forze navali presenti in Norvegia (Marinekommando Norwegen).[13]

Si spense a Lubecca il 12 dicembre 1964.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze tedesche[modifica | modifica wikitesto]

Croce di ferro (I classe) - nastrino per uniforme ordinaria
— 6 novembre 1916[5]
Croce di ferro (I classe) - nastrino per uniforme ordinaria
— 13 giugno 1916[5]
Croce di ferro (I classe) - nastrino per uniforme ordinaria
— aprile 1940[4]
Croce di ferro (II classe) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di ferro (II classe)
— gennaio 1940[5]
Croce spagnola in oro con spade - nastrino per uniforme ordinaria
— 6 giugno 1939

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Zabecki 2014, p. 262.
  2. ^ Zetterling, Tamelander 2009, p. 107.
  3. ^ Zetterling, Tamelander 2009, p. 23.
  4. ^ a b c d e f g h i j Dörr 1995, p. 130.
  5. ^ a b c d e Dörr 1995, p. 128.
  6. ^ Conseguito il 22 marzo 1916.
  7. ^ Servì a bordo della torpediniere T 92, T 107, T 140, T 145, T 181.
  8. ^ Dal 22 marzo al 26 giugno 1938.
  9. ^ Murfett 2009, p. 81.
  10. ^ Al comando della flottiglia di cacciatorpediniere, composta dalle unità Z 29 (nave ammiraglia), Paul Jacobi, Richard Beitzen, Friedrich Ihn, Z 25, e Hermann Schoemann, vi era il capitano di vascello Erich Bey.
  11. ^ Die Wehrmachtberichte 1939–1945 Band 2, p. 33.
  12. ^ Scherzer 2007, p. 260.
  13. ^ Hildebrand, Henriot 1988, pp. 207-208.
  14. ^ Fellgiebel 2000, p. 154.
  15. ^ Patzwall, Scherzer 2001, p. 73.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Manfred Dörr, Die Ritterkreuzträger der Überwasserstreitkräfte der Kriegsmarine—Band 1: A–K, Osnabrück, Biblio Verlag, 1995, ISBN 978-3-7648-2453-2.
  • (DE) Fellgiebel, Walther-Peer, Friedberg, Podzun-Pallas, 2000, ISBN 978-3-7909-0284-6.
  • (DE) Hans H. Hildebrand, Ernest Henriot, A-G. Deutschlands Admirale 1849–1945. Die militärischen Werdegänge der See-, Ingenieur-, Sanitäts-, Waffen- und Verwaltungsoffiziere im Admiralsrang, Osnabrück, Biblio Verlag, 1988, ISBN 3-7648-1499-3.
  • (EN) Malcolm H. Murfett, Naval Warfare 1919–45: An Operational History of the Volatile War at Sea, Abingdon, Routledge, 2009, ISBN 0-203-88998-3.
  • (DE) Klaus D. Patzwall, Veit Scherzer, Das Deutsche Kreuz 1941 – 1945 Geschichte und Inhaber Band II, Norderstedt, Verlag Klaus D. Patzwall, 2001, ISBN 978-3-931533-45-8.
  • (EN) John Deane Potter, Breakout, Toronto, Bantam Books, 1982, ISBN 978-0-553-20749-1.
  • (DE) Clemens Range, Die Ritterkreuzträger der Kriegsmarine, Stuttgart, Motorbuch Verlag, 1976, ISBN 978-3-87943-355-1.
  • (DE) Veit Scherzer, Die Ritterkreuzträger 1939–1945 Die Inhaber des Ritterkreuzes des Eisernen Kreuzes 1939 von Heer, Luftwaffe, Kriegsmarine, Waffen-SS, Volkssturm sowie mit Deutschland verbündeter Streitkräfte nach den Unterlagen des Bundesarchives, Jena, Scherzers Miltaer-Verlag, 2007, ISBN 978-3-938845-17-2.
  • (EN) David T. Zabecki, Germany at War: 400 Years of Military History, Santa Barbara, ABC CLIO, 2014, ISBN 1-59884-981-6.
  • (EN) Niklas Zetterling, Michael Tamelander, Tirpitz: The Life and Death of Germany's Last Super Battleship, Havertown, CASEMATE, 2009, ISBN 1-935149-18-0.
  • (DE) Die Wehrmachtberichte 1939–1945 Band 2, 1. Januar 1942 bis 31. Dezember 1943, München, Deutscher Taschenbuch Verlag GmbH & Co. KG., 1985, ISBN 978-3-423-05944-2.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Nico Sgarlato, Lo Z-Plan della Kriegsmarine, in Eserciti nella Storia, n. 36, Parma, Delta Editrice, luglio-agosto 2006, pp. 20-28, ISSN 1591-3031.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Otto Ciliax, su Geocites. URL consultato il 19 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2009).
  • (DE) Otto Ciliax, su Ritterkreuzträger 1939–45. URL consultato il 18 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
  • (DE) Kriegsbriefe von der "Tirpitz", su Spiegel Online. URL consultato il 18 agosto 2015.
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