Osservatorio Karl Schwarzschild

Osservatorio Karl Schwarzschild
L'osservatorio Karl Schwarzschild nel 1981
Codice033
StatoBandiera della Germania Germania
Coordinate50°58′48.36″N 11°42′40.32″E / 50.9801°N 11.7112°E50.9801; 11.7112
Altitudine341 m s.l.m.
Fondazione1960
Sitowww.tls-tautenburg.de/TLS
Telescopi
Alfred JenschTelescopio riflettore da 2 metri
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Germania
Osservatorio Karl Schwarzschild
Osservatorio Karl Schwarzschild

L'osservatorio Karl Schwarzschild è un osservatorio astronomico situato nella foresta di Teutoburgo in Turingia, Germania.

Diretto da Artie Hatzes, fu fondato nel 1960 come istituto affiliato all'ex Accademia tedesca delle scienze di Berlino e intitolato all'astronomo e fisico Karl Schwarzschild. Nel 1992, l'istituto è stato rinominato Osservatorio di Stato della Turingia (Thüringer Landessternwarte, TLS)[1]

Il telescopio Alfred-Jensch all'interno dell'osservatorio
Il telescopio Alfred-Jensch all'interno dell'osservatorio

Il più importante strumento di osservazione astronomica dell'osservatorio, commissionato nel 1960, è il telescopio riflettore Alfred Jensch con uno specchio primario da 2 metri prodotto dalla Zeiss. È il più grande telescopio in terra tedesca insieme al telescopio di Fraunhofer, dell'osservatorio universitario di Monaco. Può essere utilizzato per la fotografia astronomica abbinato ad una fotocamera Schmidt, con un angolo d'immagine di 3,3° x 3,3°. In modalità fotocamera pur con apertura ridotta a 1,38 metri è la configurazione Schmidt più ampia al mondo. In alternativa, in modalità Cassegrain ad apertura piena di 2 metri ha un angolo di campo di 10-20 secondi d'arco.

L'osservatorio ha studiato diverse nane brune e esopianeti, tra cui quelli delle stelle HD 8673, 30 Arietis, 4 Ursae Majoris, HD 13189 e Polluce.[2] L'osservatorio ospita anche una stazione internazionale per il radiotelescopio interferometrico LOFAR[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Institute: A bit of history, su tls-tautenburg.de. URL consultato il 30 dicembre 2017.
  2. ^ (EN) Artie Hatzes et al., Detecting extrasolar planets by means of precise radial velocities measurements, su tls-tautenburg.de. URL consultato il 30 dicembre 2017.
  3. ^ (EN) German LOFAR stations, su lofar.org. URL consultato il 30 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2017).

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Controllo di autoritàVIAF (EN147264920 · ISNI (EN0000 0004 0646 0278 · LCCN (ENn87115095 · GND (DE2126817-4 · WorldCat Identities (ENlccn-n87115095
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