Offensiva dei cento reggimenti

Offensiva dei cento reggimenti
parte della seconda guerra sino-giapponese
Un soldato comunista cinese sventola la bandiera della Repubblica di Cina durante l'offensiva dei cento reggimenti
Data20 agosto - 5 dicembre 1940
LuogoCina del Nord
EsitoVittoria cinese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Ottava Armata della Strada
  • 200 000 soldati e guerriglieri[1]
Armata della Cina settentrionale
  • 270 000 truppe giapponesi[2]
  • Esercito collaborazionista cinese

    • 150 000 soldati[2]
    Perdite
    22 000 - 100 000 (contando le diserzioni)[3]
    Dati cinesi (solo Ottava Armata della Strada): 17 000 vittime e più di 20 000 avvelenati[1]
    Diversi rapporti da diverse fonti:

    1. Due rapporti comunisti cinesi: il primo è di 12 645 morti e feriti, 281 prigionieri di guerra. Il secondo rapporto: 20 645 giapponesi e 5 155 collaborazionisti cinesi uccisi e feriti, 281 giapponesi e 18 407 collaborazionisti cinesi catturati.[4][5]

    2. Rapporto militare giapponese: nessuna cifra sulle vittime totali, 276 uccisi della 4ª Brigata Mista Indipendente.[6] 133 uccisi e 31 dispersi dalla 2ª Brigata Mista Indipendente.[7]

    3. Fonti occidentali: 20 900 vittime giapponesi e circa 20 000 vittime collaborazioniste

    4. Stima di Peng: 30 000 giapponesi e collaborazionisti[8]
    Voci di battaglie presenti su Wikipedia

    L'offensiva dei cento reggimenti (in cinese: 百團大戰) (20 agosto - 5 dicembre 1940)[9] fu un'importante campagna dell'Ottava Armata della Strada (parte dell'Esercito Rivoluzionario Nazionale del Kuomintang e forza armata del Partito Comunista Cinese) comandata da Peng Dehuai contro l'esercito imperiale giapponese nella Cina del Nord.

    La battaglia è rimasta a lungo al centro della propaganda nella storia del Partito Comunista Cinese, ma diventò il "crimine" di Peng Dehuai durante la Rivoluzione culturale. Alcune questioni riguardanti il suo lancio e le conseguenze sono ancora controverse.

    Contesto strategico[modifica | modifica wikitesto]

    Nel 1939-1940, i giapponesi lanciarono più di 109 piccole campagne che coinvolgevano circa 1 000 combattenti ciascuna e 10 grandi da 10 000 uomini per spazzare via i guerriglieri del Partito Comunista nelle pianure di Hebei e Shandong. Anche l'esercito del governo nazionale riorganizzato collaborazionista di Wang Jingwei prese parte all'offensiva contro di loro.

    Dal lato delle forze di resistenza anti-giapponesi vi era un sentimento generale, particolarmente forte nel Kuomintang (KMT), che riteneva che il PCC non stesse contribuendo abbastanza allo sforzo bellico e che i comunisti fossero interessati solo ad espandere la loro base di potere. Fu in queste circostanze che il Partito Comunista pianificò di organizzare una grande offensiva per dimostrare che stava effettivamente aiutando lo sforzo bellico e per riparare le relazioni con il KMT.

    Battaglia[modifica | modifica wikitesto]

    L'Armata della Cina settentrionale giapponese stimò che la forza dei regolari comunisti fosse di circa 88 000 nel dicembre 1939. Due anni dopo rividero la stima a 140 000. Alla vigilia della battaglia le forze comuniste crebbero fino a 200 000 - 400 000 uomini, in 105 reggimenti. Lo straordinario successo e l'espansione dell'Ottava Armata della Strada contro i giapponesi fecero sperare Zhu De e il resto della leadership militare di poter ingaggiare l'esercito giapponese e vincere.

    Nel 1940 la crescita fu così impressionante che Zhu De ordinò un'offensiva coordinata dalla maggior parte dei regolari comunisti (46 reggimenti dalla 115ª divisione, 47 dalla 129ª e 22 dalla 120ª) contro le città controllate dai giapponesi e le linee ferroviarie che li collegavano. Secondo la dichiarazione ufficiale del PCC, la battaglia iniziò il 20 agosto. Dal 20 agosto al 10 settembre le forze comuniste attaccarono la linea ferroviaria che separava le aree della base comunista, principalmente quelle da Dezhou a Shijiazhuang nell'Hebei, da Shijiazhuang a Taiyuan nello Shanxi centrale e da Taiyuan a Datong nel nord dello Shanxi. Originariamente l'ordine di battaglia di Peng era composto da 20 reggimenti ma il 22 agosto scoprì che allo scontro ne partecipavano più di 80, per lo più senza che ne fosse al corrente.[10]

    Riuscirono a far saltare in aria ponti e gallerie e a rompere i binari, e per il resto di settembre attaccarono frontalmente le guarnigioni giapponesi. 600 mi (970 km) circa di ferrovie furono distrutte e la miniera di carbone di Jingxing (che era importante per l'industria bellica giapponese) fu resa inattiva per sei mesi. Fu la più grande vittoria che il PCC abbia colto durante la guerra.

    Tuttavia, da ottobre a dicembre, i giapponesi risposero con veemenza, riaffermando il controllo delle linee ferroviarie e conducendo aggressive "operazioni di rastrellamento" nelle aree rurali circostanti. Il 22 dicembre Mao Zedong disse a Peng Dehuai «Non dichiarare ancora la fine dell'offensiva. Chiang Kai-shek sta diffondendo retorica anti-comunista e abbiamo bisogno dell'influenza della Battaglia dei Cento Reggimenti per battere la propaganda.»[11]

    Risultati[modifica | modifica wikitesto]

    L'Ottava Armata rilasciò due rapporti entrambi basati su statistiche prima del 5 dicembre, uno che rivendicava l'uccisione o il ferimento di 12 645 giapponesi e 5 153 soldati collaborazionisti; la cattura di 281 truppe giapponesi e 1 407 collaborazionisti; la defezione di 7 giapponesi e 1 845 truppe collaborazioniste; 293 postazioni catturate. L'altro affermava l'uccisione o il ferimento di 20 645 giapponesi e 5 155 truppe collaborazioniste; la cattura di 281 truppe giapponesi e 18 407 collaborazioniste; la defezione di 47 soldati giapponesi e 1 845 collaborazionisti; 2 993 postazioni catturate.[12] Questi due rapporti erano entrambi basati sulla stessa cifra ma separati in due rapporti diversi per motivi sconosciuti. Ciò ammontava rispettivamente a 21 338 e 46 000 perdite arrecate al nemico. Nel 2010 un articolo cinese di Pan Zeqin affermò che il risultato della vittoriosa offensiva dovrebbe essere di un numero di perdite arrecate superiore a 50 000.[13][14] Non ci sono dati riguardanti le vittime totali nei registri militari giapponesi, ma furono registrate 276 uccisioni per la 4ª Brigata Mista Indipendente e 133 uccisioni e 31 dispersi per la 2ª Brigata Mista Indipendente.[15] Una fonte occidentale registrò 20 900 vittime giapponesi e circa 20 000 vittime di collaborazionisti.

    In più i cinesi registrarono 474 km di ferrovia e 1502 km di strade sabotate, 213 ponti e 11 tunnel fatti saltare e 37 stazioni distrutte. Ma i rapporti giapponesi danno 73 ponti, 3 tunnel e 5 torri d'acqua fatti saltare in aria; 20 stazioni bruciate e 117 episodi di sabotaggio ferroviario (pari a 44 km). Il danno arrecato ai sistemi di comunicazione consistette in 1 333 pali del cavo abbattuti e 1 107 ribaltati, fino a 146 km di cavo tagliato. Inoltre un sito minerario della miniera di carbone di Jingxing fu reso inattivo per sei mesi.[16]

    Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

    Quando il generale Yasuji Okamura prese il comando dell'Armata della Cina settentrionale nell'estate del 1941, la nuova strategia che adottò fu "Tre Tutto", che significa "uccidi tutti, brucia tutto e distruggi tutto" in quelle aree contenenti forze anti-giapponesi. A causa di ciò Mao non avrebbe più organizzato alcuna grande campagna di guerriglia durante la guerra.

    Controversie[modifica | modifica wikitesto]

    Peng e Mao erano in disaccordo su come affrontare direttamente i giapponesi almeno sin dalla Conferenza di Luochuan dell'agosto 1937, con Mao preoccupato per le possibili perdite comuniste contro i giapponesi ben equipaggiati. Dopo l'istituzione della Repubblica Popolare, Mao disse a Lin Biao che «permettere al Giappone di occupare più territorio è l'unico modo per amare il proprio paese. Altrimenti, sarebbe diventato un paese che amava Chiang Kai-shek.»[17] Così, l'offensiva dei cento reggimenti divenne l'ultimo dei due principali scontri frontali ingaggiati dai comunisti contro i giapponesi durante la guerra. Ci fu polemica sul fatto che Peng non avesse l'autorizzazione, e che né la Commissione militare centrale né Mao Zedong fossero al corrente. Già nel 1945 apparve l'accusa di aver lanciato attacchi senza preannuncio a Mao alla Conferenza della Cina settentrionale.[18] Durante il Grande balzo in avanti l'opposizione di Peng alle politiche di Mao portò alla sua destituzione e quindi il lancio dell'offensiva divenne di nuovo un'azione criminale successivamente durante la Rivoluzione culturale. Nel 1967 il gruppo delle Guardie rosse dell'Università Tsinghua, con il sostegno del Comitato Centrale della Rivoluzione Culturale, pubblicò un volantino con su scritto: «Il ladro Peng, insieme a Zhu De, lanciò l'offensiva per difendere Chongqing e Xi'an... Rifiutò le istruzioni del presidente Mao e mobilitò 105 reggimenti in un impulso avventuristico...Il presidente Mao ha detto: Come può Peng Dehuai fare una mossa così importante senza consultarmi? Le nostre forze sono completamente rivelate. Il risultato sarà terribile.»[19]

    Peng ammise nelle sue memorie "彭德怀 自述" di aver ordinato il lancio a fine luglio, senza attendere il via libera dalla Commissione militare centrale e di essersene pentito. Ma Pan Zeqin disse che si trattava di un ricordo errato di Peng in quanto la data di inizio corretta avrebbe dovuto essere ufficialmente il 20 agosto, quindi Peng ebbe effettivamente il via libera.[20] Nie Rongzhen difese Peng, affermando che «c'è una leggenda secondo cui la Commissione militare centrale non è stata informata in anticipo dell'offensiva. Dopo le indagini, abbiamo scoperto che il quartier generale dell'Ottava Armata ha inviato un rapporto al vertice. Il rapporto menzionava che avremmo colpito e sabotato la Ferrovia Zhentai. Sabotare una o l'altra ferrovia è molto comune nella guerriglia, quindi è il nostro lavoro di routine. Non è una questione strategica e la Commissione non dirà di no». Non menzionò alcuna data esatta di lancio.[21] Dopo la fine della Rivoluzione culturale, il consenso in Cina è stato ed è generalmente a sostegno della battaglia. Ma un articolo cinese più moderno affermò che «Liu Bocheng aveva un'altra opinione sul lancio arbitrario della battaglia da parte di Peng».[22]

    Nonostante fu una campagna vittoriosa, Mao in seguito la considerò la principale provocazione per la devastante strategia dei Tre Tutto adottata dai giapponesi, e la usò per criticare Peng alla Conferenza di Lushan.

    Note[modifica | modifica wikitesto]

    1. ^ a b Copia archiviata, su cpc.people.com.cn. URL consultato il 18 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
    2. ^ a b (ZH) 中国抗日战争史(中), 中国人民解放军军事科学院军事历史研究部, 1993.
    3. ^ Tower of Skulls: A History of the Asia-Pacific War, Vol 1: July 1937-May 1942'; Frank, Richard B.; p. 161.
    4. ^ Questi due rapporti erano entrambi basati sulla stessa cifra ma separati da due rapporti diversi per motivi sconosciuti
    5. ^ 王人广《关于百团大战战绩统计的依据问题》(Wang Renguang <Problema della base delle statistiche dei risultati dell'offensiva dei cento reggimenti>),《抗日战争研究 (Il giornale degli studi della guerra di resistenza della Cina contro il Giappone ISSN 1002-9575)》1993 numero 3, p. 243
    6. ^ Senshi Sosho 支那事変陸軍作戦Shina Jihen Rikugun Sakusen<3>(Volume 88) Asagumo Shinbun-sha, Luglio 1975 ASIN: B000J9D6AS, p. 256
    7. ^ 『北支の治安戦(1)』ASIN: B000J9E2P6, p. 316
    8. ^ 彭德怀自述 (L'autobiografia di Peng Dehuai) Stampa del Popolo 1981 ASIN: B00B1TF388 p. 240
    9. ^ Peasant Nationalism and Communist Power: The Emergence of Revolutionary China 1937–1945; Johnson, Chalmers A.; p. 57.
    10. ^ Copia archiviata, su news.ifeng.com. URL consultato il 18 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2019).
    11. ^ Copia archiviata, su news.ifeng.com. URL consultato il 18 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2018).
    12. ^ 王人广《关于百团大战战绩统计的依据问题》(Wang Renguang<Problema della base delle statistiche dei risultati dell'offensiva dei cento reggimenti>),《抗日战争研究》1993年第3期, p. 243
    13. ^ 《说不尽的百团大战》 Archiviato il 29 novembre 2014 in Internet Archive. (2) 中国共产党新闻>>资料查询>>档案·记忆>>史海回眸2007年06月04日08:43
    14. ^ 《中国人民解放军全史》军事历史研究部 编,军事科学出版社,2000年,ISBN 7-80137-315-4,卷“中国人民解放军战役战斗总览”
    15. ^ 『北支の治安戦(1)』ASIN: B000J9E2P6, p. 316
    16. ^ 森松(1982), 136頁。
    17. ^ Andrew Bingham Kennedy, Can the Weak Defeat the Strong? Mao’s Evolving Approach to Asymmetric Warfare in Yan’an The China Quarterly Volume 196 (Dicembre 2008), pp. 892-893.
    18. ^ news.ifeng.com, http://news.ifeng.com/history/zhongguojindaishi/detail_2011_09/05/8935820_0.shtml.
    19. ^ Parole originali::1940 年 8 月——12 月,彭贼伙同朱德等发动了‘百团大战’,公然提出要‘保卫大后方’‘保卫重庆’‘保卫西安’……拒不执行毛主席提出的我军‘基本的是游击战,但不放弃有利条件下的运动战’的方针,大搞冒险主义、拼命主义,先后调动了一百零五个团,共四十万兵力……全线出击,打攻坚战、消耗战。百团大战,过早暴露了我军力量……毛主席早在百团大战进行时就严厉地批评了彭德怀等的错误做法,毛主席说:‘彭德怀干这么大事情也不跟我商量,我们的力量大暴露了,后果将是很坏。’---浙江省革命造反联合总指挥部:《毛主席革命路线胜利万岁--党内两条路线斗争大事记(1921-1968)》(Quartier generale combinato dell'insurrezione rivoluzionaria della provincia di Zhejiang: Lunga vita alla vittoria della strada rivoluzionaria del presidente Mao - Cronache del conflitto di due strade all'interno del Partito 1921-1968) Maggio 1969, p. 79
    20. ^ I testi originali sono 实际上,百团大战发起日期是8月20日,比原定日期8月10日左右(《战役预备命令》中规定的)推迟了10天,而并非是提前了10天,这当是彭德怀记忆之误。此点说明百团大战不是彭德怀背着中共中央军委擅自发动的。
    21. ^ Parole originali:有种传说,说这个战役事先没有向中央军委报告。经过查对,在进行这次战役之前,八路军总部向中央报告过一个作战计划,那个报告上讲,要两面破袭正太路。破袭正太路,或者破袭平汉路,这是游击战争中经常搞的事情,可以说,这是我们的一种日常工作,不涉及什么战略问题。这样的作战计划,军委是不会反对的
    22. ^ Copia archiviata, su history.people.com.cn. URL consultato il 18 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 1º settembre 2014).

    Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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