Oceano (divinità)

Oceano
Oceano raffigurato come statua nel contesto della Fontana di Trevi, in cui si trova nella nicchia centrale
Nome orig.Ὠκεανός
Caratteristiche immaginarie
Epiteto"Origine degli dei"
SpecieTitano
Sessomaschio

Nella mitologia greca, Oceano (in greco antico: Ὠκεανός?, Ōkeanós) è un titano, figlio di Urano (il cielo) e di Gea (la terra)[1][2], sposo della sorella Teti, con cui generò le tremila ninfe marine o Oceanine e i tremila fiumi o Potamoi[3].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Oceano (Museo nazionale del Bardo, Tunisi)

Secondo il linguista olandese Robert S. P. Beekes, il nome Oceano deriva da una proto-forma pre-ellenica -kay-an-.[4]

Mitologia[modifica | modifica wikitesto]

Oceano
Oceano (Museo archeologico nazionale delle Marche, Ancona)

Omero chiama Oceano l'origine degli dei (θεῶν γένεσις)[5] e l'origine di tutti (γένεσις πάντεσσι)[6]; egli era una divinità fluviale e con lo stesso nome veniva designato sia il fiume (o corso d'acqua) che il dio, ciò che del resto si usava fare anche per le altre divinità fluviali[7]. Esiodo pare distinguere le acque fluviali dalle acque salate introducendo per quest'ultime Ponto, divinità non menzionata da Omero e in generale raramente citata.

Oceano aveva un'inesauribile potenza generatrice, non diversamente dai fiumi, nelle cui acque si bagnavano le fanciulle greche prima delle nozze, e che perciò erano considerati come i capostipiti di antiche famiglie. Oceano però non era un dio fluviale comune, perché il suo non era un fiume comune. Quando tutto aveva avuto già origine da lui, esso continuò a scorrere agli estremi margini della terra, rifluendo in se stesso, in un circolo ininterrotto. I fiumi, i torrenti e le sorgenti, anzi il mare stesso, continuavano a scaturire dal suo corso vasto e potente[8]. Anche quando il mondo stava già sotto il dominio di Zeus, egli solo poté rimanere al suo posto primitivo, oltre al quale si credeva si estendesse solo il buio, conosciuto col nome di Erebo.

Tuttavia non fu solo Oceano a rimanere nel suo luogo primitivo. Ad esso era legata la dea Teti, che giustamente veniva chiamata madre. Possiamo dunque capire perché Omero dice che questa prima coppia già da molto tempo si asteneva dal procreare[9]. Che i due lo facessero per ira reciproca, è una motivazione naturale in quel genere di racconti antichissimi; ma se la procreazione primordiale non avesse avuto fine, neanche il nostro mondo avrebbe avuto consistenza, né un limite rotondo, né un corso circolare che rifluiva in se stesso. Ad Oceano rimase dunque soltanto la facoltà di fluire in circolo, di alimentare le sorgenti, i fiumi e il mare - e la subordinazione al potere di Zeus.

Oltre che da Omero e da Esiodo, Oceano è ricordato da diversi autori classici greci, tra i quali Pindaro ed Eschilo[10]. Oceano è anche uno dei protagonisti del poema La Trasimenide di Matteo dall'Isola.

Un ramo della mitologia moderna (meno approfondita ma anche più conosciuta) attribuisce a Oceano e Teti anche la discendenza di Stige e Asopo (anch'esso dio fluviale) e attribuisce a Oceano il ruolo di "più antico dei titani". In questo ruolo, è a volte assimilato a Ofione, primo re dei titani in alcune versioni della mitologia[11].

A differenza dei suoi fratelli, Oceano non prese parte alla titanomachia, e non fu quindi imprigionato nel Tartaro.

Iconografia[modifica | modifica wikitesto]

Oceano è raffigurato nei mosaici romani come un uomo barbuto e anziano a torso nudo, semicoperto da un manto e con due chele di granchio tra i capelli bagnati. A volte è accompagnato dalla sposa Teti. La testa di Oceano con la bocca aperta è spesso raffigurata nei tombini di raccolta delle acque, di cui il più famoso rimasto è la romana bocca della verità[12]. Oceano persiste anche nell'iconografia cristiano-bizantina del battesimo di Cristo, di cui un esempio è la cupola del Battistero degli ariani a Ravenna, Oceano era di solito raffigurato presso i piedi immersi del Cristo, come simbolo del fiume Giordano e di tutte le acque fluviali.

Genealogia (Esiodo)[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Esiodo, Oceano e Teti ebbero i tremila fiumi (tra i quali nomina il Nilo, il Po, il Danubio e diversi fiumi greci più corti), e le tremila Oceanine[13][14].


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Esiodo, Teogonia, 116 e 134 su theoi.com. (In inglese)
  2. ^ Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, libro I. 1. 3 su theoi.com. (In inglese)
  3. ^ Esiodo, Teogonia 337–345, 366–370.
  4. ^ Robert S. P. Beekes, Etymological Dictionary of Greek, Brill, 2009, p. xxxv.
  5. ^ Iliade, XIV, 201
  6. ^ Iliade, XIV, 246
  7. ^ Tanto nell'Iliade (XIV, 245-246) che nell'Odissea (XII, 1) s'incontra l'espressione ποταμοῖo Ὠκεανοῦ o ποταμοῖo Ὠκεανοῖo = "del fiume Oceano"
  8. ^ Iliade, XXI, 196-197: "Oceano, dal quale scaturiscono tutti i fiumi e tutto il mare e tutte le fonti e i grandi pozzi"
  9. ^ Iliade, XIV, 206-207
  10. ^ Eschilo - Prometeo Incatenato - trad.italiana on-line di Ettore Romagnoli Eschilo: Prometeo incatenato (testo completo) (cercare nel testo "Ocèano"; Prometeo era un discendente di Oceano)
  11. ^ Okeanos, su theoi.com. URL consultato il 22 dicembre 2021.
  12. ^ (EN) Fabio Barry, The ‘Mouth of Truth’ and the Forum Boarium: Oceanus, Hercules, and Hadrian, in The Art Bulletin, vol. 93, n. 1, 2011, pp. 7–37.
  13. ^ Esiodo - Teogonia - trad.italiana on-line di Adalinda Gasparini - v.534-583 Copia archiviata, su alaaddin.it. URL consultato il 25 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2010).
  14. ^ Esiodo - Teogonia - trad.italiana on-line di Patrizio Sanasi, su readme.it. URL consultato l'8 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

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