Notobasis syriaca

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Cardo siriano
Notobasis syriaca
Creta
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Carduoideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Carduinae
Genere Notobasis
(Cass.) Cass., 1822
Specie N. syriaca
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Carduinae
Genere Notobasis
(Cass.) Cass., 1825
Specie N. syriaca
Nomenclatura binomiale
Notobasis syriaca
(L.) Cass., 1822
Sinonimi

Carduus syriacus
L.
Cirsium syriacum
(L.) Gaertn.
Cnicus syriacus
(L.) Roth
Carduus obvallatus
Salzmann

Il cardo siriano (Notobasis syriaca (L.) Cass.) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae, distribuita nel bacino del Mediterraneo.[1][2] È l'unica specie del genere Notobasis (Cass.) Cass., 1822.[3][4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Capolino
Aspetto estivo

È una pianta annuale terofita scaposa, ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. La pianta è alta 40–150 cm.[5][6][7][8][9][10]

I fusti, di colore verde-grigiastro con venature biancastre (sono ragnatelosi alla base; glabrescenti all'apice), con spine robuste lungo il margine e all'apice, sono eretti. Si presentano da uno a molti per pianta con ramificazione oppure no. Non sono alati. La superficie è profondamente striata.

Le foglie, semi-amplessicauli, lunghe 4–8 cm, sono disposte a spirale lungo il fusto. La consistenza è carnosa, la superficie inferiore è bianco-lanosa chiara con nervi bianchi alla base della foglia. Il contorno delle foglie inferiori è lanceolato, quello delle foglie superiori è pennatosetto ridotte alle nervature circondate da pochi millimetri di lamina. Terminano con robuste spine di 3 – 6 mm.

L'infiorescenza è formata da capolini discoidi sessili (circa 2 cm di diametro) e composti da molti fiori. I capolini possono essere solitari o multipli con formazioni racemose in genere disposti all'ascella di foglie bratteali patenti. I capolini, come in tutte le Asteraceae, sono formati da un involucro a forma di bicchiere composto da squame (o brattee) al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori (quelli periferici del raggio – assenti nelle specie di questo genere - e quelli interni del disco). Le squame, embricate e scalate, sono disposte su più serie; quelle più interne sono senza spine e piatte con forme ovate; quelle più esterne hanno forme strettamente lanceolate con spine patenti. Il ricettacolo è piatto o convesso, senza pagliette a protezione della base dei fiori. Dimensione dell'involucro: 20 – 25 mm. Dimensione delle brattee interne: 3 x 8 mm; quelle esterne 3 x 15 – 17 mm.

I fiori del tipo tubuloso sono ermafroditi (raramente sono unisessuali), tetraciclici (calicecorollaandroceogineceo) e pentameri. I fiori centrali sono tutti fertili e attinomorfi, mentre quelli più periferici sono sterili e zigomorfi.

  • Formula fiorale: */x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti al minimo (una coroncina di scaglie).
  • Corolla: la corolla, colorata di rosa, ha la forma tubolare con 5 stretti lobi con una profonda fenditura. I tubi sono lunghi e sottili (lievemente piegati nella zona distale). La gola è breve. Lunghezza della corolla: 20 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 ed hanno dei filamenti liberi (distinti) e papillosi che possiedono la particolarità di compiere dei movimenti per liberare il polline. Le antere sono caudate alla base (hanno una coda corta) con appendici apicali lineari-oblunghe.
  • Gineceo: l'ovario è infero; lo stilo ha un stimma bifido che sporge notevolmente dalla corolla; gli stigmi sono glabri (hanno un ciuffo di peli solo all'apice dello stilo). La superficie stigmatica è posta all'interno degli stigmi.[12]
  • Fioritura: da maggio a giugno.

Il frutto è un achenio a forma generalmente obovoide e fortemente compresso (di forma bislunga). La superficie può essere liscia e glabra. Nella parte apicale è presente un anello (subnullo) senza nettare. Caratteristico è il pappo persistente (o caduco) formato da più serie di piume giallastre saldate alla base (pappo piumoso). Lunghezza del pappo: 17 mm.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La specie si riproduce per impollinazione entomogama ad opera di varie specie di farfalle diurne e notturne, coleotteri e api.
I semi, dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo (disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto dalle formiche (mirmecoria).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Per l'areale completo italiano Notobasis syriaca appartiene alla seguente comunità vegetale:[14]

Macrotipologia: vegetazione erbacea sinantropica, ruderale e megaforbieti
Classe: Artemisietea vulgaris Lohmeyer, Preising & Tüxen ex Von Rochow, 1951
Ordine: Carthametalia lanati Brullo in Brullo & Marcenò, 1985
Alleanza: Onopordion illyrici Oberdorfer, 1954

Descrizione. L'alleanza Onopordion illyrici è relativa alle comunità nitrofile di emicriptofite spinose, di grossa taglia dei piani bioclimatici temperati mediterranei. Questa alleanza colonizza gli incolti, i margini stradali e le zone di sosta degli animali di allevamento. La distribuzione è relativa ai territori tirrenici e del Mediterraneo orientale. Si trova in Italia centrale, meridionale e nelle Isole.

Specie presenti nell'associazione: Carduncellus coeruleus, Carduus macrophalus, Carthamus lanatus, Centaurea calcitrapa, Cirsium echinatus, Daucus maximus, Echinops strigosus, Eryngium campestre, Phlomis herba-venti, Nicotiana glauca, Notobasis syriaca, Scolymus hispanicus, Tirimnus leucographus, Atractylis gummifera, Cynara cardunculus, Onopordum illyricum e Scolymus grandiflorus.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[3][8][9]

La tribù Cardueae a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Carduinae è una di queste).[9][18][19][20]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Il genere di questa voce è inserito nel gruppo tassonomico della sottotribù Carduinae. In precedenza provvisoriamente era inserito nel gruppo tassonomico informale "Carduus-Cirsium Group".[8][9] La posizione filogenetica di questo genere nell'ambito della sottotribù, è piuttosto "basale" vicino al genere Picnomon.[19][20][21]

In base ad analisi di tipo filogenetico combinata sul DNA nucleare e sui cloroplasti il genere Notobasis risulta inserito nel gruppo interno alla sottotribù denominato "Carduus-Cirsium Group" insieme ai seguenti generi:[21]

  • Carduus-Cirsium group:

Questo gruppo, le cui specie distribuite sono soprattutto nella regione mediterranea, è caratterizzato da piante erbacee spinose (raramente senza spine) a ciclo biologico annuale, bienne e perenne. Le foglie sono decorrenti e spesso i fusti sono alati. I capolini sono caratterizzati da fiori omogamici (raramente quelli esterni sono sterili). Il colore delle corolle è generalmente porpora, ma anche giallo o bianco (meno spesso giallo). Le antere hanno delle corte code con filamenti papillosi. I frutti acheni hanno una superficie liscia e sono strettamente ob-ovoidi, ob-lunghi o orbicolati.[8] In base alle ultime ricerche di tassonomia filogenetica Notobasis è collegato strettamente al genere Cirsium.[10]

Principali differenze con i due generi più importanti del gruppo:[10]

con il genere Carduus:
  • i fiori periferici sono sterili e zigomorfi;
  • il pappo degli acheni è formato da peli piumosi.
con il genere Cirsium:
  • la pagina inferiore delle foglie si presenta con nervi bianchi;
  • gli acheni hanno delle forme globose.

Il numero cromosomico di Notobasis syriaca è 2n = 34.[10][22]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  2. ^ Notobasis syriaca [collegamento interrotto], in Global Compositae Checklist. URL consultato il 27 settembre 2011.
  3. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1-20.
  4. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  5. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.131.
  6. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  7. ^ Judd 2007, pag.517.
  8. ^ a b c d Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 134.
  9. ^ a b c d Funk & Susanna 2009, pag. 300.
  10. ^ a b c d Pignatti 2018, vol.3 pag.943.
  11. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. ^ Judd 2007, pag. 523.
  13. ^ Flora Europaea: Notobasis
  14. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 7 luglio 2021.
  15. ^ Judd 2007, pag. 520.
  16. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  17. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  18. ^ Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 129.
  19. ^ a b Barres et al. 2013.
  20. ^ a b Herrando et al. 2019.
  21. ^ a b Ackerfield et al. 2020.
  22. ^ Kamel E.A.R, Chromosome counts and karyological studies on six taxa of the Egyptian Asteraceae (PDF) [collegamento interrotto], in Compositae Newsletter 2001; 36: 87.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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