Noto servizio

Con Noto servizio, detto anche Anello o SID parallelo, si indica un'organizzazione segreta italiana composta da industriali e da soggetti del mondo politico ed economico, fondato verso la fine della seconda guerra mondiale e sopravvissuto, con varie trasformazioni, fino agli inizi degli anni novanta.[1][2]

Si trattò di una sorta di servizio segreto parallelo, che fungeva da elemento di congiunzione tra gerarchie politiche e civili e gerarchie militari unite nella lotta al comunismo.[3][4][5]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«L’Anello fu un servizio segreto parallelo e clandestino... La storia di questo servizio si incrocia con molte delle vicende più oscure della storia del nostro paese: da piazza Fontana al caso Moro al caso Cirillo. Il termine Anello non compare in alcun atto ma è citato da alcuni appartenenti all’organizzazione che si attribuiscono il ruolo di anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile»

La scoperta dell'esistenza di questa struttura segreta venne alla luce nel 1996, grazie al lavoro dello storico e saggista Aldo Giannuli che, per conto del giudice milanese Guido Salvini e della Procura di Brescia, nell'ambito delle sue indagini sul terrorismo nero e sulle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, scoprì una serie di documenti in un archivio dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno abbandonato sulla via Appia Nuova, a Roma. Nel novembre del 2000, poi, la procura inviò tutti gli atti alla Commissione parlamentare sulle stragi e divennero di dominio pubblico.[7][8]

Dai documenti scoperti dalla Procura di Brescia, venne svelato che la struttura sarebbe stata fondata nel 1943 anno in cui, il generale Mario Roatta, ex capo del Servizio informazioni militare (SIM) fuggito a Brindisi dopo l'Armistizio di Cassibile insieme al re Vittorio Emanuele III,[9] riuscì a coinvolgere alcuni suoi vecchi sottoposti a seguirlo nella formazione del primo nucleo di questa nuova organizzazione nata con finalità anti-comuniste, che in seguito nel 1945 lo aiutò ad evadere dall'ospedale militare in cui era detenuto e a fuggire in Spagna.[9] Dopo la Liberazione, la struttura passò direttamente nelle mani degli Alleati e a dirigerla fu incaricato l'ufficiale di origine polacca Solomon Hotimsky, nome in codice "Otimsky", dell’armata del generale Władysław Anders[5].

Come risulta dalla documentazione, sembra che nel 1972 la struttura potesse contare su una rete di 164 uomini[10] e a dirigerla operativamente è probabilmente Adalberto Titta, ex aviatore della Repubblica di Salò e di professione geometra, morto per infarto nel 1981[11]. L’entità ebbe due gruppi, uno più numeroso composto da una cinquantina di elementi nel nord Italia e uno più piccolo nella zona di Roma. I due gruppi avrebbero avuto una certa autonomia l’uno dall’altro, pur essendo entrambi coordinati da Adalberto Titta[2]. L'organizzazione disponeva di un aereo e di un elicottero in un campo d'aviazione oltre il confine svizzero e di numerose armi e munizioni occultate presso una caserma dei carabinieri in via Moscova a Milano[4][5]. Sempre secondo le carte scoperte da Giannuli, fecero parte della struttura il celebre investigatore privato Tom Ponzi, l'estremista di destra Gianni Nardi, il deputato Massimo De Carolis e il giornalista e senatore del MSI Giorgio Pisanò[12]. Dall'inchiesta emerse che la stessa veniva utilizzata essenzialmente per operazioni di condizionamento politico anticomunista ed azioni che miravano ad avversare elementi e partiti della sinistra: dossieraggio, campagne di disinformazione ed interventi diretti in molti scandali economici e criminali della Repubblica quali rapimenti ed eliminazione degli avversari attraverso la simulazione di incidenti stradali, come nel caso di Eugenio Dugoni, sindaco socialista di Mantova, e Bruno Di Pol, segretario della Camera del Lavoro di Milano[12][13].

Potendo contare su una base operativa molto ristretta, il servizio era solito rivolgersi agli ambienti dell'eversione di destra e della malavita organizzata per reclutare manovalanza per le varie operazioni e facente comunque sempre capo ai vertici del SID[14] ed, informalmente, alle dipendenze della presidenza del Consiglio.[9]

Secondo gli inquirenti, l’Anello ebbe un ruolo in molte vicende oscure nell'Italia di tali anni. Dal rapimento di Aldo Moro, al caso Cirillo, l'assessore campano della Dc rapito dalle BR nel 1981, ai traffici di armi e di petrolio e anche nella vicenda della fuga dell'Obersturmbannführer Herbert Kappler, responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e fatto fuggire dall'ospedale militare del Celio nel 1977. Nel 1978, pochi giorni dopo il rapimento Moro, tramite l'intervento dell'Anello, sarebbe stato individuato il covo terrorista di via Gradoli, a Roma.[7]

Testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

Il ruolo di Andreotti[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni testimoni, a partire dal 1964, politicamente l'Anello faceva riferimento direttamente alla figura di Giulio Andreotti.[15] Durante gli interrogatori condotti dalla Procura di Brescia, Michele Ristuccia, uno degli aderenti alla struttura, dichiarò che l’Anello «dipendeva direttamente dalla presidenza del Consiglio. La sua gestione è stata monopolio democristiano, tranne che nell'ultimo periodo, nel quale suppongo che anche il Psi sapesse, in quanto mi risulta che avesse fatto alcune richieste». I componenti della struttura segreta, sempre secondo il supertestimone, avevano in dotazione «un tesserino sulla base del quale era dovuta a loro cooperazione e immunità da responsabilità penali in cui avrebbero potuto incorrere per motivi di servizio. Preciso che non so se tutti i membri dell'Anello avessero questo tesserino, ma Titta certamente lo aveva e io l'ho potuto personalmente vedere, ricordo che aveva l'intestazione della presidenza del Consiglio dei ministri».[7]

Alcune testimonianze contenute negli atti dell'inchiesta individuerebbero, nella figura di Giulio Andreotti, il principale referente politico dell’Anello. In un'intervista rilasciata il 15 febbraio 2011, a Raffaella Fanelli e Mauro Consilvio e pubblicata dal settimanale Oggi, anche l'ex maestro venerabile della loggia massonica P2, Licio Gelli, confermò in un certo qual senso questa indiscrezione dichiarando che: "io (Gelli, ndr) avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l'Anello".[16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Caprara, 2011, p. 414.
  2. ^ a b Matteo Lunardini, “Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro”: Aldo Giannuli riscrive la 'mala Italia', su Il Fatto Quotidiano, 9 novembre 2011.
  3. ^ Stefania Limiti, L'anello della Repubblica, Chiarelettere, 2009.
  4. ^ a b Aldo Giannuli, Il Noto Servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro, Marco Tropea Editore, 2011.
  5. ^ a b c Aldo Giannuli, Il noto servizio. Le spie di Giulio Andreotti, Castelvecchi, 2013.
  6. ^ Licio Gelli: “Berlusconi un debole, Andreotti a capo dell’Anello e Fini è senza carattere”, Oggi Archiviato il 20 giugno 2013 in Internet Archive.
  7. ^ a b c Paolo Cucchiarelli, Dissero: Cercate in via Gradoli Risposero: Moro non ci serve vivo, su Diario, 23 maggio 2003.
  8. ^ Scoperto il Sid parallelo la rete occulta delle stragi - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 19 marzo 2023.
  9. ^ a b c Di Giovacchino, 2005, p. 93.
  10. ^ Di Giovacchino, 2005, p. 92.
  11. ^ Adalberto Titta, la spia senza volto, su ilGiornale.it, 17 maggio 2022. URL consultato il 21 marzo 2023.
  12. ^ a b Sid parallelo, contro il Pci anche mafia e contrabbando - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 19 marzo 2023.
  13. ^ Il signore dell'Anello e quelle trame oscure - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 20 marzo 2023.
  14. ^ Giacomo Pacini, Il cuore occulto del potere: storia dell'Ufficio affari riservati del Viminale, 1919-1984, Nutrimenti, 2010, p. pp.156.
  15. ^ Caprara, 2011, p. 413.
  16. ^ Gelli: «Berlusconi? Un debole. E Fini è un uomo senza carattere», in Corriere della Sera, 15 febbraio 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rita Di Giovacchino, Il libro nero della Prima Repubblica, Fazi, 2005.
  • Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri! La storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Newton Compton, 2011.
  • Stefania Limiti. L'Anello della Repubblica. La scoperta di un nuovo servizio segreto. Dal Fascismo alle Brigate Rosse. Chiarelettere, 2009. ISBN 9788861900684.
  • Aldo Giannuli, Il Noto Servizio, Giulio Andreotti ed il caso Moro, Marco Tropea Editore, 2011.
  • Aldo Giannuli, Il Noto Servizio. Le spie di Giulio Andreotti, Roma, Castelvecchi, 2013 [2011, Tropea Editore], ISBN 978-8868260842.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]