Nazime Sultan

Nazime Sultan
Nazime Sultan da bambina
Sultana dell'impero ottomano
TrattamentoSua Altezza Imperiale
NascitaIstanbul, 25 febbraio 1867
MorteJounieh, Libano, 9 novembre 1947
Luogo di sepolturaMonastero di Solimano, Damasco, Siria
DinastiaCasa di Osman
PadreAbdülaziz I
MadreHayranidil Kadin
ConiugeAli Halid Pasha
(1889-1947)
ReligioneIslam sunnita

Nazime Sultan (turco ottomano: ناظمه سلطان, "nuvola" o "poetica"; Istanbul, 25 febbraio 1867Jounieh, 9 novembre 1947) è stata una principessa ottomana, figlia del sultano Abdülaziz e della consorte Hayranidil Kadin.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Nazime Sultan nacque il 25 febbraio 1867 a Istanbul, nel Palazzo Dolmabahçe. Suo padre era il sultano ottomano Abdülaziz e sua madre la consorte Hayranidil Kadin. Aveva un fratello minore, Abdülmecid II.

Il 30 maggio 1876 suo padre fu deposto e rinchiuso, con la sua famiglia, nel Palazzo Feriye, dove morì in circostanze sospette pochi giorni dopo, il 4 giugno.

Dopo che Abdülhamid II, cugino di Nazime, salì al trono, la famiglia di Abdülaziz venne liberata, anche se la maggior parte, fra cui Nazime, sua madre e suo fratello, rimasero a vivere nel Palazzo Feriye[1][2][3][4][5][6][7][8][9].

Anni dopo, intervistata da Adil Sulh Bey a proposito, dichiarò:[10]

Qualsiasi affermazione che mio padre si sia suicidato è una menzogna. Ho visto coi miei occhi che lo hanno ucciso.[11]

Matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Il 20 aprile 1889 Abdülhamid II la diede in sposa ad Ali Halid Pasha, figlio di Ibrahim Derviş Pasha. Le nozze si tennero a Palazzo Yıldız, insieme a quelle delle sue sorellastre Saliha Sultan ed Esma Sultan, e a quelle di Zekiye Sultan, figlia di Abdülhamid II.

La coppia visse a Palazzo Kuruçeşme, oggi noto come Palazzo Nazime Sultan, dove lei ospitava musici di musica classica. Non ebbero figli[12][4][3][5][13][14].

Beneficenza[modifica | modifica wikitesto]

Nazime Sultan faceva parte di due associazioni benefiche.

La prima era la Müdafaa-i Milliye Hanımlar Cemiyeti (Capitolo femminile della Società di difesa nazionale), fondata nell'ottobre 1912 per assistere profughi e feriti delle guerre balcaniche. Nel febbraio 1912 si tennero due riunioni presso l'aula magna di Darülfünun, presiedute da Nazime Sultan, Nimet Mukhtar, figlia di Khedive Isma'il Pasha, e Selma Hanım, sorella di Ahmed Rıza Bey, un importante membro del CUP e capo del parlamento[15][16][17].

La seconda era il "Centro per le donne Hilal-i Ahmer", fondato nel 1912 all'interno della pre-esistente "Associazione ottomana Hilal-i Ahmer", con lo scopo di fornire assistenza medica a Istanbul e nella provincia. Nel maggio 1915 Nazime donò 50 lire turche per fornire letti e altri beni ai soldati impegnati nella Campagna di Gallipoli.

Esilio[modifica | modifica wikitesto]

La dinastia ottomana venne esiliata nel 1924. Nazime Sultan e suo marito si trasferirono a Jounieh, in Libano. A differenza di molti membri della sua famiglia, che dopo l'esilio vissero in condizione precarie o addirittura di indigenza, Nazime e suo marito riuscirono a salvare anche i loro averi e a Jounieh vivevano in un grande palazzo con giardino.

Nel 1932, in occasione del matrimonio di sua nipote Dürrüşehvar Sultan, figlia di Abdülmecid II, col principe Azam Jah, figlio del Nizam Osman Ali Khan, Asif Jah VII, Nazime le donò una tiara di diamanti.

Quando poi Neslişah Sultan, nipote sia di Abdülmecid II sia di Mehmed VI, sposò nel 1940 il principe Mohamed Abdel Moneim, figlio del chedivè d'Egitto Abbas Hilmi, le offrì un magnifico bracciale con incastonati tre grossi diamanti.

In quell'occasione, Neslişah Sultan disse che la sua prozia era minuscola, e che, se da bambina e da ragazza era stata descritta come graziosa o addirittura bella, era invecchiata male ed era ora piuttosto bruttina, con labbra carnose, ma che aveva una grande personalità e carisma[5][18].

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Nazime Sultan morì il 9 novembre 1947 a Jounieh, ultima sopravvissuta dei figli di Abdülaziz. Venne sepolta nel monastero di Solimano, a Damasco, in Siria.

Suo marito morì l'anno dopo, mentre era a La Mecca per il pellegrinaggio sacro[5].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Nazime Sultan venne insignita delle seguenti onorificenze:[19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Uçan, Lâle (2019). Dolmabahçe Sarayı'nda Çocuk Olmak: Sultan Abdülaziz'in Şehzâdelerinin ve Sultanefendilerinin Çocukluk Yaşantılarından Kesitler. FSM İlmî Araştırmalar İnsan ve Toplum Bilimleri Dergisi. p. 232.
  2. ^ Brookes 2010, p. 40-43, 286
  3. ^ a b Uluçay 2011, p. 225
  4. ^ a b Sakaoğlu 2008, p. 645.
  5. ^ a b c d Adra, Jamil (2005). Genealogy of the Imperial Ottoman Family 2005. pp. 16.
  6. ^ Zürcher, Erik J. (October 15, 2004). Turkey: A Modern History, Revised Edition. I.B.Tauris. p. 73. ISBN 978-1-850-43399-6.
  7. ^ Shaw, Stanford J.; Shaw, Ezel Kural (1976). History of the Ottoman Empire and Modern Turkey: Volume 2, Reform, Revolution, and Republic: The Rise of Modern Turkey 1808-1975, Volume 11. Cambridge University Press. p. 164. ISBN 978-0-521-29166-8.
  8. ^ Davison, Roderic H. (December 8, 2015). Reform in the Ottoman Empire, 1856-1876. Princeton University Press. p. 341. ISBN 978-1-400-87876-5.
  9. ^ Şerofoğlu, Ömer Faruk (2004). Abdülmecid Efendi, Ottoman prince and painter. YKY. p. 24. ISBN 978-9-750-80883-8.
  10. ^ Ömer Faruk Yılmaz (27 September 2011), "Abdülaziz Han'ın kızı: Babamın katledilişini gördüm", www.timeturk.com, retrieved 22 October 2020
  11. ^ Harun Yahya, Adnan (2017). Mastermind: The truth of the British Deep State Revealed. Araştırma Publishing. p. 263.
  12. ^ Brookes 2010, p. 159.
  13. ^ Barillari, Diana (1 January 1996). Istanbul 1900: Art-nouveau Architecture and Interiors. Random House Incorporated. p. 88. ISBN 978-0-847-81989-8.
  14. ^ Fanny Davis (1986). The Ottoman Lady: A Social History from 1718 to 1918. Greenwood Publishing Group. p. 158. ISBN 978-0-313-24811-5.
  15. ^ Atamaz-Hazar, Serpil (2010). The Hands that Rock the Cradle will Rise: Women, Gender, and Revolution in Ottoman Turkey, 1908-1918. University of Arizona. pp. 94–95.
  16. ^ Hacker, Barton; Vining, Margaret (17 August 2012). A Companion to Women's Military History. BRILL. p. 199. ISBN 978-9-004-21217-6.
  17. ^ Os, Nicolina Anna Norberta Maria van (31 October 2013). Feminism, Philanthropy and Patriotism: Female Associational Life in the Ottoman Empire. Leiden University Institute for Area Studies (LIAS), Faculty of Humanities, Leiden University. pp. 449–450.
  18. ^ Bardakçı, Murat (2017). Neslishah: The Last Ottoman Princess. Oxford University Press. p. 176. ISBN 978-9-774-16837-6.
  19. ^ Yılmaz Öztuna (1978). Başlangıcından zamanımıza kadar büyük Türkiye tarihi: Türkiye'nin siyasî, medenî, kültür, teşkilât ve san'at tarihi. Ötüken Yayınevi. p. 165.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Brookes, Douglas Scott (2010). The Concubine, the Princess, and the Teacher: Voices from the Ottoman Harem. University of Texas Press. ISBN 978-0-292-78335-5.
  • Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu mülkün kadın sultanları: Vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık. ISBN 978-9-753-29623-6.
  • Uluçay, Mustafa Çağatay (2011). Padişahların kadınları ve kızları. Ankara: Ötüken. ISBN 978-9-754-37840-5.

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