Museo nazionale etrusco di Villa Giulia

Museo nazionale etrusco
La facciata del palazzo di Villa Giulia, sede del museo
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRoma
Indirizzopiazzale di Villa Giulia, 9
Coordinate41°55′07.09″N 12°28′34.55″E / 41.918636°N 12.476265°E41.918636; 12.476265
Caratteristiche
TipoArcheologia
Istituzione1889
FondatoriFelice Barnabei[1]
Apertura1889
DirettoreVincenzo Bellelli (ad interim)
Visitatori82 376 (2018)[2]
Sito web

Il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, noto anche come ETRU, è un museo statale italiano dedicato alle civiltà etrusca e falisca ospitato negli ambienti di villa Giulia e villa Poniatowski a Roma. Di proprietà del Ministero della cultura esso è annoverato dal 2016 tra gli istituti museali dotati di autonomia speciale.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Con la sede nella villa rinascimentale di Papa Giulio III[4] (costruita come residenza suburbana fra il 1551 e il 1553 da un progetto di Jacopo Barozzi detto il Vignola, Giorgio Vasari e Bartolomeo Ammannati[5]), il museo nazionale etrusco è stato fondato nel 1889 per raccogliere insieme tutte le antichità pre-Romane del Lazio, dell'Etruria meridionale e dell'Umbria appartenenti alle civiltà etrusca e falisca. Nel 2012, il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia ha aperto alcuni ambienti anche all'interno della vicina villa Poniatowski, storica dépendance papale. Gli interventi di ampliamento e adeguamento sono stati realizzati anche grazie al Gioco del Lotto, in base a quanto stabilito dalla legge 662/96[6].

Attraverso un bando internazionale istituito in seguito alla Riforma Franceschini, a maggio 2017 il direttore del museo è diventato l’archeologo umbro Valentino Nizzo[7], riconfermato nel 2021. Dal 22 dicembre 2023, il direttore ad interim è l'archeologo Vincenzo Bellelli.

Il museo rappresenta la storica sede della finale del Premio Strega[7].

Collezione[modifica | modifica wikitesto]

L'opera più famosa custodita nel museo è il monumento funerario di terracotta noto come il Sarcofago degli Sposi[8], che rappresenta una coppia di sposi a grandezza quasi naturale adagiata in una luminosa posa conviviale o simposiale.

Gli altri tesori custoditi sono[9]:

Collegamenti[modifica | modifica wikitesto]

È facilmente raggiungibile tramite le seguenti linee tranviarie di ATAC.

  • Linea 3: fermata “Flaminia/Belle Arti”
  • Linea 19: fermata “Museo Etrusco Villa Giulia”

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia del museo, su villagiulia.beniculturali.it. URL consultato il 14 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ Ministero della Cultura, Visitatori e introiti dei musei Archiviato il 21 giugno 2019 in Internet Archive.. Aggiornato al 15 febbraio 2019.
  3. ^ Cfr. DM 23 gennaio 2016, n. 43.
  4. ^ Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, su museionline.info. URL consultato il 26 settembre 2018 (archiviato il 27 settembre 2018).
  5. ^ Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, su beniculturali.it. URL consultato il 26 settembre 2018 (archiviato il 26 settembre 2018).
  6. ^ Il nuovo museo etrusco apre villa Poniatowski, su roma.repubblica.it. URL consultato il 30 novembre 2016 (archiviato il 30 novembre 2016).
  7. ^ a b Bella iniziativa al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Porte aperte a esercenti e commercianti, su Art Tribune. URL consultato il 26 settembre 2018 (archiviato il 26 settembre 2018).
  8. ^ Capolavori che “parlano”. Il Sarcofago degli Sposi al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, su artslife.com. URL consultato il 26 settembre 2018 (archiviato il 26 settembre 2018).
  9. ^ Selezione di opere, su villagiulia.beniculturali.it. URL consultato il 14 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2019).
  10. ^ Anche con i denti fu combattuta la celebre sfida dei sette contro Tebe, su repubblica.it. URL consultato il 26 settembre 2018 (archiviato il 26 settembre 2018).
  11. ^ OLPE CHIGI, Pittore dell', su treccani.it. URL consultato il 26 settembre 2018 (archiviato il 26 settembre 2018).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN138196945 · ISNI (EN0000 0001 2167 6753 · BAV 494/10592 · ULAN (EN500311294 · LCCN (ENn50054635 · GND (DE4135619-6 · BNF (FRcb123124749 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n50054635