Museo Cernuschi

Museo Cernuschi
Il Museo Cernuschi – Ingresso e facciata principale
Ubicazione
StatoBandiera della Francia Francia
LocalitàVIII arrondissement di Parigi
Indirizzoavenue Vélasquez n. 7
Coordinate48°52′48″N 2°18′43″E / 48.88°N 2.311944°E48.88; 2.311944
Caratteristiche
TipoReperti di arte asiatica
Istituzione1898
Apertura1898
Visitatori46 028 (2019)
Sito web
L'interno del museo

Il museo Cernuschi è un museo parigino dedicato alle arti dell'Asia orientale e più specificatamente a quelle dell'Estremo Oriente: Cina, Giappone, Corea e Vietnam. È il secondo museo dedicato alle arti asiatiche in Francia (il primo è il Museo Guimet, anch'esso a Parigi) ed il quinto dedicato all'arte cinese in Europa. Esso si trova al n. 7 di avenue Vélasquez, nell'VIII arrondissement (stazione del Métro di Villiers). Il fabbricato fu eretto dall'architetto William Bouwens van der Boijen (1834-1907).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Questo museo nacque a Parigi nel 1896 dal finanziere di origine italiana Enrico Cernuschi. Inaugurato nel 1898, è uno dei musei più antichi della città. Viene visitato mediamente da 60.000 persone l'anno. Dal 2001 al 2005 il museo è stato integralmente rinnovato.

È uno dei 14 musei di Parigi che, dal 1º gennaio 2013, sono gestiti dall'ente pubblico amministrativo Paris Musées.

Le collezioni[modifica | modifica wikitesto]

Il museo conserva più di 12.000 opere, di cui più di mille riguardano i bronzi, per i quali il museo Cernuschi è uno dei più importanti al mondo.[1] Esso possiede una collezione unica in Europa di dipinti rappresentativi della Cina imperiale sotto le dinastie Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911), ma anche un bell'insieme di dipinti cinesi moderni della prima metà del XX secolo.[2] Un certo numero di questi sono pittori moderni che hanno fatto la scelta di vita di pittori che dipingono a Parigi e le loro sono opere di transizione fra l'arte cinese antica e quella moderna.

Più di 900 opere fanno parte dell'esposizione permanente, dedicata all'arte cinese. Ma il pezzo più imponente visibile nel museo è il Buddha di Meguro, un bronzo giapponese del XVIII secolo[3] che è il reperto monumentale al centro del museo nella sala n. 5.[4] Si tratta di una statua colossale giapponese della fine del XVIII secolo, acquistata da Enrico Cernuschi nel corso di un suo viaggio in Estremo Oriente.

Gli altri reperti di arte giapponese provengono essenzialmente da questa prima collezione di Cernuschi.[5]

Il museo possiede inoltre collezioni coreane e vietnamite di grande qualità. Le collezioni tenute di riserva dal museo, principalmente giapponesi, coreane e vietnamite, vengono puntualmente presentate all'ora del conservatore, una domenica al mese, alle ore 15.[6]

Altre esposizioni permanenti comprendono:

Il Giappone
Questa grande statua di Budda Amida proviene da un piccolo tempio del quartiere di Meguro a Tokyo, il Banryûji. Questo tempio dipendeva da un monastero, lo Enzanji, della setta Jôdo, del buddismo amidista[7] Era Tempô (1829-1844). Questa sala è per altro dedicata alla arti della Cina degli Han.
La Cina e le dinastie reali dell'antichità (2200 a.C. – 221 a.C.)
La Cina imperiale (221 a.C. – 1912)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bronzes de la Chine impériale du Xe au XIXe siècle. | Musée Cernuschi | Paris.fr, su web.archive.org, 3 dicembre 2013. URL consultato il 16 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  2. ^ Six siècles de peintures chinoises | Musée Cernuschi, su web.archive.org, 9 luglio 2017. URL consultato il 16 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2017).
  3. ^ Théodore (1838-1927) Auteur du texte Duret, Voyage en Asie : le Japon, la Chine, la Mongolie, Java, Ceylan, l'Inde... / par Théodore Duret, 1874. URL consultato il 16 luglio 2022.
  4. ^ Wayback Machine (JPG), su web.archive.org, 23 settembre 2015. URL consultato il 16 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  5. ^ (FR) Collections japonaises, su Musée Cernuschi. URL consultato il 16 luglio 2022.
  6. ^ (FR) Ateliers et événements, su Musée Cernuschi. URL consultato il 16 luglio 2022.
  7. ^ (FR) Extrait du site des amis du musée. amis-musee-cernuschi.org/visite/buddha.html Archiviato il 29 maggio 2015 in Internet Archive.
  8. ^ Danielle Elisseeff, Art et archéologie: la Chine du néolithique à la fin des Cinq Dynasties (960 de notre ère), p=160
  9. ^ (FR) Notice du Musée Cernuschi rédigée par Gilles Béguin, su cernuschi.paris.fr (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2011).
  10. ^ (FR) Musée Cernuschi: Collection: Bouteille Hu Archiviato il 29 ottobre 2013 in Internet Archive..
  11. ^ (FR) Musée Cernuschi: Collection: Oie couchée.
  12. ^ (FR) Musée Cernuschi: Collection: Bodhisattva Archiviato il 18 maggio 2015 in Internet Archive..
  13. ^ (FR) Musée Cernuschi: Collection: Stèle bouddhique Archiviato il 29 maggio 2015 in Internet Archive.
  14. ^ (FR) Musée Cernuschi: Collection: Bouddha Amitābha Archiviato il 28 settembre 2013 in Internet Archive..
  15. ^ (FR) Musée Cernuschi: Collection: Bodhisattva Archiviato il 29 maggio 2015 in Internet Archive..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Marie-Thérèse Bobot, Musée Cernuschi - Guide général, Parigi, Paris Musées, 1993, p. 47, ISBN 2-87900-153-6.
  • (FR) Gilles Béguin, Musée Cernuschi - Guide, Parigi, Paris Musées, 2005, p. 62, ISBN 2-87900-894-8.
  • (FR) Eric Lefebvre, Six siècles de peintures chinoises, Parigi, Paris Musées, 2008, p. 251, ISBN 978-2-7596-0075-5.
  • (FR) Gilles Béguin, Le petit peuple des tombes, Parigi, Paris Musées, 2010, p. 71, ISBN 978-2-7596-0135-6.

Sono state realizzate numerose esposizioni temporali come:

  • (FR) Michel Maucuer, Bronzes de la Chine impériale du Xème au XIXème siècle, Parigi, Paris Musées, 2013, p. 224.
  • (FR) Eric Lefebvre, L'école de Shanghai (1840-1920), Parigi, Paris Musées, 2013, p. 251, ISBN 978-2-7596-0217-9.
  • (FR) Michel Maucuer, Donald Jenkins, Taizo Kuroda, Julie Nelson Davis, Splendeurs des courtisanes, Parigi, Paris Musées, 2008, p. 170, ISBN 978-2-7596-0058-8.

Opere di riferimento sull'arte cinese:

  • (FR) Danielle Elisseeff, Art et archéologie: la Chine du néolithique à la fin des Cinq Dynasties (960 de notre ère), Parigi, École du Louvre, Éditions de la Réunion des musées nationaux (Manuels de l'École du Louvre), 2008, p. 381, ISBN 978-2-7118-5269-7. Manuel de référence, bibliographie et Sites Internet.
  • (FR) Danielle Elisseeff, Histoire de l'art : De la Chine des Song (960) à la fin de l'Empire (1912), Parigi, École du Louvre, Éditions de la Réunion des musées nationaux (Manuels de l'École du Louvre), 2010, p. 381, ISBN 978-2-7118-5520-9. Manuel de référence, bibliographie et Sites Internet.
  • (FR) Danielle Elisseeff, Hybrides chinois: la quête de tous les possibles, Parigi, Hazan, 2011, p. 224, ISBN 978-2-7541-0540-8, Desroches1995.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN129146731 · ISNI (EN0000 0001 2323 6196 · ULAN (EN500293964 · LCCN (ENn50055341 · BNF (FRcb11864918f (data) · J9U (ENHE987007265754505171 · WorldCat Identities (ENlccn-n50055341