Mondìo

I Mondìo (o Mondjo) sono una famiglia nobile italiana originaria della Spagna e trapiantata a Messina nel XVI secolo, durante la terza dominazione spagnola.

Mondìo
StatoBandiera della SpagnaRegno di Spagna

Regno di Sicilia

Bandiera delle Due SicilieRegno delle Due Sicilie

Regno d'Italia

Bandiera dell'ItaliaItalia

Titoli
  • Marchesi di Navarri

Data di fondazioneXVI secolo
EtniaIspanico Siciliana
Rami cadettiMondìo-Crisafulli-Ragno

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Tra gli esponenti della famiglia si contano vari senatori messinesi, un console del Regio Consolato dell’Arte della Seta[non chiaro], Cavalieri dell'Ordine di Malta, numerosi Consoli del Mare, avvocati fiscali, notari e giudici straticoziali. Un Don Paolo Maria, dottore in sacra teologia e in diritto canonico, fu nominato nel 1850 abate, prelato di Santa Lucia del Mela e vescovo di Miriofidi in partibus[1].

Tra i discendenti della famiglia Mondìo che si sono distinti nell'ultimo secolo si ricordano il Prof. Guglielmo Mondìo Tricomi (1862-1960), docente universitario di malattie nervose e mentali nelle università di Messina e di Napoli; il Dott. Umberto Mondìo Landi (1902-1981), figlio di quest'ultimo, cavaliere magistrale dell'Ordine di Malta e cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, che fu prefetto di Rovigo[2] di Latina[3] di Salerno[4] e di Parma, e che si trovò a dover fronteggiare l'emergenza dell'alluvione del Polesine nel 1951 e il disastro di Salerno nel 1956.

Dalla famiglia Mondìo discendevano anche, per parte di madre, i politici messinesi Michele Crisafulli Mondìo, sindaco di Santa Teresa di Riva e podestà di Messina durante il Fascismo, e Vincenzo Michele Trimarchi, giurista, docente universitario, senatore della Repubblica per il PLI e giudice della Corte Costituzionale.

Palazzi[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo dei Mondio, situato nel villaggio Contesse, risale al XVI secolo ed ha subito nel corso dei secoli vari rifacimenti; nel 1735 ospitò per quasi un mese Carlo III di Borbone in visita a Messina e nel 1860 ospitò per venti giorni Nino Bixio durante la guerra per l'Unità d'Italia[5].

Parentele[modifica | modifica wikitesto]

I Mondìo si imparentarono, a Messina, con le nobili famiglie La Corte, Laudamo, Gordone, Crisafulli e, in tempi recenti, con la famiglia Crisafi.

Arma[modifica | modifica wikitesto]

Blasonatura: d'azzurro, al mondo d'oro centrato in banda, caricato sopra da una corona all'antica e sotto da un volo spiegato nel secondo, sostenuto da due leoni sulla fascia in divisa; il tutto d'oro col mare al naturale, fluttuoso, movente dalla punta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Galluppi, Nobiliario della città di Messina
  • G.B. di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, Pisa, 1886-90, vol. II, p. 154
  • G. Mondio, La famiglia Mondio, Messina, 1907
  • S. Calleri, Messina Moderna, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1991

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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