Monastero di Ktuts

Monastero di Ktuts
StatoBandiera della Turchia Turchia
RegioneAnatolia Orientale
LocalitàÇarpanak
Coordinate38°36′34.64″N 43°05′05.95″E / 38.609622°N 43.084985°E38.609622; 43.084985
ReligioneChiesa apostolica armena
Titolaresan Giovanni il Precursore
Stile architettonicoarchitettura armena
Completamentotradizionalmente IV secolo
Demolizioneprima parte del XX secolo

Il monastero di Ktuts (in armeno Կտուց Անապատ, o "eremo di Ktuts") è un antico monastero armeno, situato su un'isola del lago di Van. Si trova nell'antica regione armena del Vaspurakan, nell'odierna Turchia.

Il monastero è di incerta origine: la sua esistenza, e in particolare l'esistenza del suo scriptorium, è attestata nel XV secolo. Fu ricostruito nel Settecento e servì da rifugio in occasione dei massacri hamidiani del 1894-1896. Fu abbandonato a seguito del genocidio armeno del 1915-1916. Si è conservata solo la chiesa di San Giovanni il Precursore (Sourp Karapet) con il suo gavit (sorta di nartece sul lato occidentale dell'edificio sacro).

Situazione geografica[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di San Giovanni il Precursore del monastero di Ktuts, vista da nord-est

Il monastero si trova su una delle quattro isole del lago di Van, l'isola di Ktuts ("del Becco"), oggi Çarpanak, a circa 1,5 km da un promontorio sulla riva orientale del lago e a 25 km a nord est della città di Van.

La zona fa parte oggi nella provincia di Van (regione dell'Anatolia Orientale, in Turchia e storicamente faceva parte del cantone di Arberani della provincia del Vaspurakan, una delle quindici storiche province armene descritte nel Ashkharatsuyts (Geografia) del geografo armeno Anania di Shirak (VII secolo).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione, il monastero sarebbe stato fondato nel IV secolo da san Gregorio Illuminatore, al ritorno da un suo viaggio a Roma[1]. Vi avrebbe fatto deporre la reliquia di un braccio di san Giovanni Battista, per la quale venne realizzato un reliquiario oggi conservato presso il patriarcato armeno di Gerusalemme[2].

L'esistenza del monastero è tuttavia storicamente accertata solo nel XV secolo, epoca in cui ospita un importante scriptorium[3] di cui si conservano alcuni manoscritti presso il Matenadaran (biblioteca) della capitale armena Erevan[4].

Il monastero fu probabilmente distrutto da un terremoto nel 1648[5] e venne ricostruito nel Settecento a spese degli abitanti della città di Baghesh, oggi Bitlis[3]. Divenne una delle due sedi della diocesi della Chiesa apostolica armena di Lim e Ktuts[6] (due delle isole del lago di Van) e fu inoltre sia eremo, sia luogo di villeggiatura[4].

In occasione dei massacri hamidiani del 1894-1896 ospitò numerosi rifugiati, mentre in occasione del genocidio armeno del 1915-1916 l'accesso all'isola venne impedito dai gendarmi[4]. Successivamente il monastero venne abbandonato e si conservano solo la chiesa con il suo gavit[7]. Nel 2010 il vice-governatore della provincia di Van ha annunciato lavori di restauro al monastero.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Giovanni il Precursore[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale edificio della chiesa (Sourp Karapet, cioè San Giovanni il Precursore, oppure Sourp Hovhannes, cioè "San Giovanni") fu eretto nel 1712-1713 ad opera dell'architetto Khoshkhabar[3].

La chiesa ha pianta a croce greca con due annessi occidentali liberi e con abside pentagonale.

Chiesa di San Giovanni il Precursore del monastero di Ktuts, particolare del portale di ingresso

La facciata orientale presenta due marcapiani orizzontali. È decorata con medaglioni a croce e khachkar (rilievi in pietra con croci). Il portale occidentale, aperto con arco a tutto sesto, è decorato da stalattiti e trecce dipinte in rosso e verde[8].

L'interno è decorato da nicchie a conchiglia

La copertura è costituita da una cupola piramidale, con tamburo ottagonale nella parte superiore e cilindrico nella parte inferiore che poggia per mezzo di pennacchi su archi a sesto acuto. L'annesso occidentale è insolitamente coperto da nervature che sorreggono una piccola cupola con erdik (locale lanterna)[8].

Gavit[modifica | modifica wikitesto]

A ovest davanti alla chiesa è presente un gavit in tufo nero a quattro colonne e con nove volte sostenute da archi a sesto acuto. L'interno era in origine decorato con affreschi[8].

Davanti al gavit si trova un piccolo campanile, costituito da una nicchia a stalattiti che inquadra il portale al piano terra e un'apertura al piano superiore e che a sua volta era sormontata da una lanterna oggi scomparsa[8].

Edifici in rovina[modifica | modifica wikitesto]

Dall'angolo nord-est del gavit si poteva accedere a una cappella dedicata ai Santi Arcangeli e a una biblioteca, entrambe in rovina[8]. Il monastero era completato da un cimitero e da ambienti per abitazione, oggi scomparsi[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Guréghian 2008, p. 13.
  2. ^ Durand-Rapti-Giovannoni 2007, p. 280.
  3. ^ a b c Donabédian-Thierry 1987, p. 549.
  4. ^ a b c Guréghian 2008, p. 14.
  5. ^ Donabédian-Thierry 1987, p. 306.
  6. ^ ((EN) ) Robert H. Hewsen, "'Van in this world, Paradise in the next'. The historical geography of Van/Vaspurakan", in Hovannisian 2000,  p. 37.
  7. ^ (EN) Anahide Ter-Minassian, "The Self-Defense of Armenian Van in 1915" , in Hovannisian 2000,  p. 219.
  8. ^ a b c d e Donabédian-Thierry 1987, p. 550.
  9. ^ Nairy Hampikian, "The architectural heritage of Vaspurakan and the preservation of memory layers", in Hovannisian 2000,  p. 101.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Patrick Donabédian e Jean-Michel Thierry, Les arts arméniens, Paris, Éditions Mazenod, 1987, ISBN 2-85088-017-5.
  • (EN) Richard G. Hovannisian (a cura di), Armenian Van/Vaspourakan, Costa Mesa, (California), Mazda Publishers (collana Historic Armenian Cities and Provinces), 2000, ISBN 978-1-568-59130-8.
  • (FR) Jannic Durand, Ioanna Rapti e Dorota Giovannoni (a cura di), Armenia sacra. Mémoire chrétienne des Arméniens (IVe – XVIIIe siècle), Paris, Somogy / Musée du Louvre, 2007, ISBN 978-2-7572-0066-7.
  • (FR) Jean V. Guréghian, Les monuments de la région Mouch - Sassoun. Van en Arménie historique, Alfortville, Sigest, 2008, ISBN 978-2-917329-06-1.

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