Monastero di Dechen Phodrang

Monastero di Dechen Phodrang
Nome del monastero Dechen Phodrang in caratteri tibetani
Veduta del complesso del monastero
StatoBandiera del Bhutan Bhutan
DzongdeyDistretto di Thimphu
LocalitàThimphu
Coordinate27°30′04″N 89°37′57″E / 27.501111°N 89.6325°E27.501111; 89.6325
ReligioneBuddismo tibetano

Il Dechen Phodrang (letteralmente, "Palazzo della Grande Beatitudine") è un monastero buddista situato a Thimphu, la capitale del Bhutan. È situato su un'altura poco fuori dal centro, nei pressi del più antico Tashichoedzong.

Un primo monastero fu edificato nel medesimo luogo nel 1216 dal lama Gyalwa Lhanapa (1164-1224), fondatore del ramo Lhapa del Drikung Kagyu. Nel 1641 lo Shabdrung Ngawang Namgyal acquistò lo dzong per insediarvi sia i monaci che i funzionari statali, ma l'edificio ben presto si dimostrò troppo piccolo per ospitare tutte quelle persone. Egli fece allora erigere un altro dzong più in basso nella valle per ospitarvi soltanto i laici. Il nuovo edificio fu poi per l'appunto ribattezzato Tashichoedzong. Il vecchio, invece, fu devastato da un incendio nel 1771 e fu di conseguenza abbandonato, salvo poi essere ricostruito negli anni successivi e indicato come Dechen Phodrang, nome che porta ancora oggi. Nel 1971 fu infine riconvertito in scuola monastica, dove attualmente sono offerti diversi corsi di durata pluriennale agli aspiranti monaci.[1][2]

Il monastero offre diversi manufatti di interesse storico-artistico risalenti al XII secolo, tra cui alcuni dipinti monitorati dall'UNESCO. Tra le sculture se ne segnalano in particolare due: una dedicata a Gautama Buddha e una allo Shabdrung.[3][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Dechen Phodrang History Archiviato il 19 giugno 2019 in Internet Archive. su mybhutan.com
  2. ^ Trashichoedzong e Dechen Phodrang su lonelyplanetitalia.it
  3. ^ Dechen Phodrang, su windhorsetours.com, 2008. URL consultato il 4 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2010).
  4. ^ Thimphu: Sights, su lonelyplanet.com, Lonely Planet. URL consultato il 4 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2013).

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