Mitsuoka Orochi

Mitsuoka Orochi
Descrizione generale
CostruttoreBandiera del Giappone Mitsuoka Motors
Tipo principaleCoupé
Altre versioniSpider
Produzionedal 2006 al 2014
Altre caratteristiche
Dimensioni e massa
Lunghezza4560 mm
Larghezza2035 mm
Altezza1180 mm
Massa1580 kg
Altro
Stessa famigliaHonda NSX

La Mitsuoka Orochi (光岡大蛇) è un'autovettura sportiva giapponese prodotta dalla Mitsuoka Motors dal 2006 al 2014.

Sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

La vettura è stata presentata come concept car derivata dalla Honda NSX al salone dell'automobile di Tokyo del 2001 e, dato l'interessamento del pubblico, il design è stato aggiornato tra il 2003 ed il 2005. La versione definitiva è stata commercializzata a partire dal 2006. Il nome trae ispirazione della creatura mitologica della cultura nipponica "Yamata no Orochi"[1].

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2006 venne commercializzata la prima versione con il motore Toyota 3MZ-FE V6. Era gestito da un cambio automatico a cinque marce e sviluppava una potenza di 233 cv e 328 Nm di coppia[2]. Così configurata, la vettura passava da 0 a 100 km/h in 7 secondi, con una velocità massima di 241 km/h. Le sospensioni erano a doppio braccio oscillante. L'impianto frenante posto dietro i cerchi in lega è stato ripreso da quello equipaggiato sulla Honda Legend. Le componenti assemblate erano tutte di derivazione Honda e Lexus. Gli interni sono stati realizzati utilizzando il cuoio.

Versioni speciali[modifica | modifica wikitesto]

Nude Top Concept[modifica | modifica wikitesto]

La Mitsuoka Orochi Nude Top

Nel 2005 venne presentata una versione scoperta della Orochi, denominata Nude Top Concept. Condivideva le stesse soluzioni meccaniche del modello coupé[3]. Non venne prodotta in serie e rimase esemplare unico.

La Mitsuoka Orochi Kabuto concept

Kabuto[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2007 è stata presentata Al Motor Show di Tokyo la concept car Orochi Kabuto, che, rispetto al modello di serie, adotta una nuova carrozzeria realizzata in fibra di carbonio e nuove appendici aerodinamiche per migliorare l'aerodinamicità complessiva del mezzo[4].

Nel 2009 venne realizzato il modello di serie, che esteticamente è pressoché identico al prototipo, con una produzione di cinque esemplari.

Zero[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2008 viene lanciata la Orochi Zero, variante più economica del modello base. Aveva infatti meno parti accessorie placcate in metallo, pelle sintetica per i rivestimenti interni e una minore insonorizzazione del vano motore per ridurre i costi[5]. Anche la personalizzazione dell'auto (verniciatura, interni) era più limitata. La produzione venne limitata a un massimo di venti unità per anno.

Una Mitsuoka Orochi Gold Premium

Gold Premium[modifica | modifica wikitesto]

Lanciata nel 2010, era dotata di uno spoiler anteriore e posteriore aggiuntivo e un sistema di scarico modificato con quattro tubi rispetto ai due del modello standard. Gli interni sono rivestiti di alcantara. È dotata anche di due piccoli stemmini dorati accanto alle portiere, dove c'è scritto in modo stilizzato "Premium Gold". Ne vennero costruite venti[6].

Final Edition[modifica | modifica wikitesto]

La Mitsuoka Orochi è uscita di produzione nel 2014[7]. Per celebrare gli 8 anni di produzione viene lanciata la Final Edition, edizione finale limitata a sole cinque vetture. Questa vettura presenta due tonalità di vernice esclusive, una tonalità bianca denominata "Gold Pearl" e una viola denominata "Fuyoru"[8]. Tre auto vennero dipinte del bianco Gold Pearl, con rifiniture interne rosse, mentre le altre due del viola Fuyoru, con rifiniture interne violacee. È inoltre dotata di esclusivi cerchi in lega neri. Anch'essa è dotata di spoiler anteriore e posteriore. L'interno è rivestito in pelle e alcantara, con delle rifiniture in metallo[9].

La Mitsuoka Orochi Devilman

7 Eleven Evangelion[modifica | modifica wikitesto]

Sempre nel 2014, a novembre, viene lanciata un'ultima versione della Orochi, la Evangelion, con una particolare verniciatura multicolore che si ispira a dei robot dell'anime Neon Genesis Evangelion. Ne venne costruito un solo esemplare, che è stato venduto dalla catena di convenience store 7-Eleven[10].

Devilman[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2018, a distanza di quattro anni dalla fine della produzione, viene costruito un altro esemplare, la Devilman. Venne realizzata in collaborazione con il designer Takanori Aoki e Takahisa Atsuji, direttore artistico dell'anime Devilman Crybaby, per omaggiare la serie animata, dove una Mitsuoka Orochi viene pilotata da Ryo Asuka, principale antagonista di Devilman. Anche questa venne prodotta in esemplare unico[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mitsuoka Orochi Roadster - Come ti rifaccio la Honda NSX..., su automoto.it, 19 ottobre 2005. URL consultato il 25 ottobre 2016.
  2. ^ (EN) Mitsuoka Orochi specs, pricing announced, su autoblog.com, 3 ottobre 2006. URL consultato il 25 ottobre 2016.
  3. ^ (EN) Mitsuoka Orochi Nude Top Concept, su ultimatecarpage.com, 31 ottobre 2005. URL consultato il 25 ottobre 2016.
  4. ^ Tokio 2007: Mitsuoka Orochi Kabuto concept, su autoblog.it, 26 ottobre 2007. URL consultato il 25 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2016).
  5. ^ (EN) Wayne Cunningham, Mitsuoka Orochi Zero special edition, su Roadshow. URL consultato il 25 giugno 2020.
  6. ^ Mitsuoka Orochi Premium Gold, su Autoblog.it, 7 giugno 2010. URL consultato il 25 giugno 2020.
  7. ^ (EN) Pagina della Orochi sul sito ufficiale, su mitsuoka-motor.com. URL consultato il 25 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2016).
  8. ^ (EN) Mitsuoka Orochi Production Coming To An End, su Motor Authority. URL consultato il 25 giugno 2020.
  9. ^ Mitsuoka Orochi: va in pensione la coupé più brutta al mondo, su Autoblog.it, 24 aprile 2014. URL consultato il 25 giugno 2020.
  10. ^ La Evangelion Edition è l’ultima Orochi. E si compra al supermercato, su evomagazine.it. URL consultato il 25 giugno 2020.
  11. ^ Postato da Go Nagai World, Devilman Orochi: il bolide dell'uomo diavolo corre sulle highway giapponesi, su Go Nagai World, 7 settembre 2018. URL consultato il 25 giugno 2020.

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