Mesomede di Creta

Mesomede di Creta (in greco Μεσομήδης ὁ Κρής; Creta, I secolo – dopo il 138) è stato un poeta e compositore greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Mesomede era un liberto dell'imperatore Adriano, sul cui preferito Antinoo si dice che abbia scritto un panegirico, specificamente chiamato "Inno citaredico" [1]. Egli continuò ad operare nel Museo di Alessandria d'Egitto anche dopo la morte di Adriano (138); lì la Historia Augusta riporta che durante il regno di Antonino Pio (138–161) il suo stipendio statale fu ridotto[2]. L'imperatore Caracalla (212–217) onorò Mesomede con un cenotafio circa mezzo secolo anni dopo la sua morte.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Prima della scoperta dell'epitaffio di Sicilo alla fine del XIX secolo, gli inni di Mesomede erano l'unica musica scritta sopravvissuta del mondo antico[3]. Gli inni (Al Sole, a Nemesi e Calliope ed Apollo) furono pubblicati da Vincenzo Galilei nel suo Dialogo della musica antica e della moderna (Firenze, 1581), durante un periodo di intenso interesse sulla musica degli antichi greci.

Di Mesomede abbiamo, comunque, altre 10 poesieː un indovinello su una Sfinge[4] e un frammento in cui si descrive la fabbricazione del vetro[5]; otto componimenti in dialetto dorizzante[6], senza notazioni musicali ma con scolii metrici, che comprendono un inno alla Natura (εἰς την Φύσιν), uno a Iside, una preghiera al mare Adriatico, due descrizioni di un orologio solare, la descrizione di una spugna, due favole.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Suda, s.v., vol. III, p. 367, 8-14 ed. Adlerː «Mesomede, di Creta, poeta lirico, vissuto al tempo di Adriano, di cui fu liberto e amico intimo. Perciò scrisse in lode di Antinoo, che era il compagno di Adriano; [scrisse anche] varie altre canzoni. Quando Antonino (Caracalla) cercò il monumento di Silla e lo restaurò, eresse un cenotafio per Mesomede che aveva scritto nomoi citaredici; per quello [cioè Mesomede] perché stava imparando a suonare la cetra; per l'altro [cioè Silla] perché stimava la sua crudeltà.» (trad. A. D'Andria)
  2. ^ Antonino Pio, 7,3-7, 8.
  3. ^ Le note di un'ode di Pindaro presentate in un il libro di Athanasius Kircher sono ora considerate non autentiche.
  4. ^ Antologia Palatina, XIV, 63; cfr. O. Musso, La Sfinge di Mesomede alla luce di un mosaico del Monferrato, in "Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik", Bd. 120 (1998), pp. 35-38.
  5. ^ XVI, 323.
  6. ^ Nel codice vaticano Ottoboniano greco, 59.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Martellotti, Mesomede, Roma, Scuola di filologia classica dell'università di Roma, 1929.
  • O. Musso, La Sfinge di Mesomede alla luce di un mosaico del Monferrato, in "Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik", Bd. 120 (1998), pp. 35-38.
  • E. Heitsch, Die griechischen Dichterfragmente der römischen Kaiserzeit, Gottingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1961, Band II, pp. 24-32 (edizione critica).

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