Melinoe

Melinoe (in greco antico: Μηλινόη?, Mēlinòē) è una ninfa o dea ctonia invocata in uno degli Inni Orfici e rappresentata come portatrice di incubi e follia.[1] Il nome appare anche su una tavoletta di metallo in associazione a Persefone.[2][3] Gli inni sono di data incerta ma probabilmente furono composti nel II o III secolo. Nell'inno, Melinoë ha caratteristiche che sembrano simili a Ecate e alle Erinni,[4] e talvolta si pensa che il nome sia un epiteto di Ecate.[5] I termini in cui è descritta Melinoë sono tipici delle dee lunari nella poesia greca.

Nome[modifica | modifica wikitesto]

Melinoe potrebbe derivare dal greco μήλινος mḕlinos, "dal colore di mela cotogna", da μῆλον mḕlon, "mela/mela cotogna".[6] I frutti di colore giallo-verde evocano, per i greci, il pallore della malattia e della morte. Il nome che deriva da μέλας mèlās, "nero", sarebbe melan-, non melin-.[7]

Inno[modifica | modifica wikitesto]

The Souls of Acheron (1898) di Adolf Hirémy-Hirschl
(GRC)

«Μηλινόην καλέω, νύμφην χθονίαν, κροκόπεπλον,
ἣν παρὰ Κωκυτοῦ προχοαῖς ἐλοχεύσατο σεμνὴ
Φερσεφόνη λέκτροις ἱεροῖς Ζηνὸς Κρονίοιο
ᾗ ψευσθεὶς Πλούτων᾽ἐμίγη δολίαις ἀπάταισι,
θυμῷ Φερσεφόνης δὲ διδώματον ἔσπασε χροιήν,
ἣ θνητοὺς μαίνει φαντάσμασιν ἠερίοισιν,
ἀλλοκότοις ἰδέαις μορφῆς τὐπον έκκπροφανοῦσα,
ἀλλοτε μὲν προφανής, ποτὲ δὲ σκοτόεσσα, νυχαυγής,
ἀνταίαις ἐφόδοισι κατὰ ζοφοειδέα νύκτα.
ἀλλἀ, θεά, λίτομαί σε, καταχθονίων Βασίλεια,
ψυχῆς ἐκπέμπειν οἶστρον ἐπὶ τέρματα γαίης,
εὐμενὲς εὐίερον μύσταις φαίνουσα πρόσωπον.»

(IT)

«Invoco Melinoe, fanciulla ctonia, dal peplo color croco,
che presso la foce del Cocito l'augusta
Persefone generò ai sacri letti di Zeus Cronide,
alla quale l'ingannato Plutone si unì con scaltre astuzie,
e con l'ira di Persefone tirò fuori un'apparenza dal doppio corpo,
che rende folli i mortali con apparizioni brumose,
rivelando l'impronta della forma con visioni strane,
talora ben visibile, talora oscura, si accende di notte
in attacchi ostili nella notte tenebrosa.
Ma, dea, ti supplico, regina di sotterra,
di far uscire dall'anima la follia verso i confini della terra,
mostrando agli iniziati il sacro volto benevolo.»

Nascita[modifica | modifica wikitesto]

Melinoe era la figlia di Persefone e aveva come padre sia Zeus che Ade nel loro duplice ruolo orfico.[9].

Un importante fattore che contribuisce alla nascita di Melinoe è il fatto che a volte Ade e Zeus erano sincretizzati tra loro[10][11]. Gli orfici in particolare credevano che Zeus e Ade fossero la stessa divinità e li ritrassero come tali[12][13]. Zeus era raffigurato come se avesse una incarnazione negli inferi identificandolo come Ade e portando a Zeus e Ade essenzialmente due rappresentazioni, due diverse sfaccettature dello stesso dio ed esteso potere divino.[14][15]. L'inno orfico a Melinoe fa riferimento anche a questo menzionando che era stata concepita da Persefone sul letto di Zeus Cronion, negli Inferi, presso il fiume Cocito. L'inno di Zeus, che assumeva la forma di Plutone prima di unirsi a Persefone, era molto legato alla natura stessa del modo in cui gli dei venivano rappresentati e venerati nella religione orfica, così come la spiegazione del perché sia Ade che Zeus erano considerati essere il padre di Melinoe; inoltre si ritiene che la conseguente rabbia di Persefone derivi da diverse ragioni: la separazione da sua madre[16], la perdita della sua verginità[17],[18][19], portando così alla nascita di un bambino da quella unione.[20][21].

Melinoe nacque alla foce del fiume Cocito, uno dei fiumi dell'Ade, dove si trovava Mercurio nel suo aspetto ctonico.[22] Nella tradizione orfica, il Cocito è uno dei quattro fiumi dell'aldilà.[23]

Sebbene alcuni miti greci trattino temi di incesto, nelle genealogie orfiche le linee di parentela esprimono concetti teologici e cosmogonici, non le realtà delle relazioni familiari umane.[24] Il termine greco νύμφη nýmphē nel primo verso può significare "ninfa", ma anche "moglie" o "giovane donna".[7] Come una regina dell'aldilà (βασίλεια basìleia) Melinoe è, almeno in parte, sincretizzata con Persefone stessa.[25]

Attributi e funzioni[modifica | modifica wikitesto]

Melinoe è descritta, nell'invocazione dell'Inno orfico, come krokopeplos, ovvero "vestita di zafferano" (vedi peplo), un epiteto nell'antica poesia greca per indicare le dee lunari.[26] Negli inni, solo due dee sono descritte come krokopeplos, Melinoe ed Ecate.[27]

Il collegamento di Melinoe con Ecate e Mercurio suggerisce che ha esercitato il suo potere nel regno del passaggio dell'anima, e in quella funzione può essere paragonata al portatore di torcia Eubuleo nelle religioni misteriche.[28]

Secondo l'inno, è portatrice di terrori notturni ai mortali manifestandosi in forme strane, "ora alla vista, ora in ombra, ora splendente nell'oscurità", e può far impazzire i mortali. Lo scopo dell'inno è di placarla dimostrando che l'iniziato orfico comprende e rispetta la sua natura, evitando così il danno che ha la capacità di causare.

La traduzione di Thomas Taylor (1887) ha dato origine a una concezione di Melinoe come mezza nera e mezza bianca, a rappresentare la dualità dello Zeus celeste e dell'infernale Plutone. Questa era stata l'interpretazione di Gottfried Hermann nel suo testo annotato degli inni del 1805.[29] Questa dualità può essere implicita, come nella spiegazione offerta da Servio sul perché la foglia di pioppo ha un lato chiaro e uno oscuro per rappresentare Leuce ("Bianco"), una ninfa amata da Plutone. Il testo orfico pone sfide interpretative per i traduttori in questo passaggio.[30]

Iscrizioni[modifica | modifica wikitesto]

Tavoletta di bronzo (III secolo), da Pergamo, invocante Melinoe insieme a Persefone e Leucofrine; le tre dee nella foto sono etichettate come Dione, Febe e Niche

Melinoe appare su una tavoletta di bronzo da utilizzare nel tipo di rituale privato comunemente noto come "magia". Lo stile di lettere greche sulla tavoletta, scoperta a Pergamo, risale alla prima metà del III secolo. L'uso del bronzo era probabilmente destinato a scacciare gli spiriti maligni e a proteggere il praticante. La costruzione della tavoletta suggerisce che è stata utilizzata per divinazione. È di forma triangolare, con un foro al centro, presumibilmente per appenderla ad una parete o per fermarla su una superficie.

Il contenuto della tavoletta triangolare reitera la triplicità. Raffigura tre dee incoronate, ognuna con la testa rivolta verso un angolo e i piedi rivolti al centro. Il nome della dea appare sopra la sua testa: Dione (ΔΙΟΝΗ), Febe (ΦΟΙΒΙΗ) e l'oscura Niche (ΝΥΧΙΗ). Amibousa, una parola che si riferisce alle fasi lunari, è scritta sotto i piedi di ogni dea. Incantesimi densamente inscritti incorniciano ogni dea: le iscrizioni intorno a Dione e Nyche sono voces magicae, sillabe incantatorie ("parole magiche") che sono per lo più non traducibili. Melinoe appare in una tripla invocazione che fa parte dell'iscrizione intorno a Febe: O Persefone, O Melinoe, O Leucofrine. I simboli esoterici sono incisi sui bordi del triangolo.[31]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Inno orfico 70 o 71 (la numerazione varia), da Richard Wünsch, Antikes Zaubergerät aus Pergamon (Berlin, 1905), p. 26:
    Μηλινόην καλέω, νύμφην χθονίαν, κροκόπεπλον,
    ἣν παρὰ Κωκυτοῦ προχοαῖς ἐλοχεύσατο σεμνὴ
    Φερσεφόνη λέκτροις ἱεροῖς Ζηνὸς Κρονίοιο
    ᾗ ψευσθεὶς Πλούτων᾽ἐμίγη δολίαις ἀπάταισι,
    θυμῷ Φερσεφόνης δὲ διδώματον ἔσπασε χροιήν,
    ἣ θνητοὺς μαίνει φαντάσμασιν ἠερίοισιν,
    ἀλλοκότοις ἰδέαις μορφῆς τὐπον έκκπροφανοῦσα,
    ἀλλοτε μὲν προφανής, ποτὲ δὲ σκοτόεσσα, νυχαυγής,
    ἀνταίαις ἐφόδοισι κατὰ ζοφοειδέα νύκτα.
    ἀλλἀ, θεά, λίτομαί σε, καταχθονίων Βασίλεια,
    ψυχῆς ἐκπέμπειν οἶστρον ἐπὶ τέρματα γαίης,
    εὐμενὲς εὐίερον μύσταις φαίνουσα πρόσωπον.
  2. ^ (EN) Ken Dowden e Niall Livingstone, A Companion to Greek Mythology, John Wiley & Sons, 21 marzo 2011, p. 100 n. 58, ISBN 978-1-4443-9693-5. URL consultato il 6 luglio 2023.
  3. ^ (EN) The Orphic Hymns, JHU Press, 31 luglio 2013, p. 195, ISBN 978-1-4214-0881-1. URL consultato il 6 luglio 2023.
  4. ^ (EN) Ken Dowden e Niall Livingstone, A Companion to Greek Mythology, John Wiley & Sons, 21 marzo 2011, pp. 84-85, ISBN 978-1-4443-9693-5. URL consultato il 6 luglio 2023.
  5. ^ Ivana Petrovic, Von den Toren des Hades zu den Hallen des Olymp (Brill, 2007), p. 94; W. Schmid and O. Stählin, Geschichte der griechischen Literatur (C.H. Beck, 1924, 1981), vol. 2, pt. 2, p. 982; W.H. Roscher, Ausführliches Lexikon der griechischen und römischen Mythologie (Leipzig: Teubner, 1890–94), vol. 2, pt. 2, p. 16.
  6. ^ Morand, p. 127, citing H. Bannert, RE suppl. 15, voce "Melinoe" (1978), p. 135.
  7. ^ a b Morand, p. 182.
  8. ^ Inni orfici n. 71.
  9. ^ Melinoe è spesso considerata la figlia di Zeus e di Ade, come spiegato nell'inno che menziona che Melinoe ha tratti sia di Ade che di Zeus. La ragione di ciò è dovuta al ruolo del doppio dio che Zeus ebbe con Ade nella mitologia orfica.
  10. ^ David C. A. Hillman, Hermaphrodites, Gynomorphs and Jesus: She-male Gods and the roots of Christianity, Classics Ph.D, Ronin Publishing, 2013, ISBN 1-57951-171-6.
  11. ^ David Hillman “Ade e Zeus sono la stessa cosa. Persefone e Semele sono la stessa cosa. Dioniso non è solo Dioniso, ma Zagreo, Iacco e Dioniso insieme, come un'unità…” (Hermaphrodites, Gynomorphs and Jesus: She-male Gods and the roots of Christianity)
  12. ^ Andrzej Wypustek, Images of Eternal Beauty in Funerary Verse Inscriptions of the Hellenistic Period, BRILL, 2012, ISBN 90-04-23318-0.
  13. ^ Andrzej Wypustek rev=search Andrzej Wypustek (Ph.D)] "Le iscrizioni votive citavano spesso Plutone, ma molto raramente Ade. Soprattutto ad Eleusi, il culto di Plutone era per una divinità che, come Persefone e Demetra, era disposta favorevolmente verso gli umani. Spesso veniva ritratto come un anziano maestoso con uno scettro, una cornucopia, un melograno o con in mano un recipiente per bere; a volte era accompagnato da un'aquila. La sua iconografia assomigliava a quella di Zeus, e in particolare a quella di una personificazione ctonia del sovrano degli dei, soprattutto Zeus Meilichios. Ora possiamo fare un ulteriore passo avanti. L'equivalente più vicino al contrasto tra Ade e Plutone, presentato nell'epigramma Teofilo, si trova negli Inni orfici, che si presume abbiano avuto origine dal Τελεται dei circoli mistici dionisiaci in Asia Minore del I - III secolo. L'Inno 41 adora Antaia, cioè Demetra, la dea che aveva cercato sua figlia nell'Ade e l'aveva scoperta nel "sacro letto del sacro Zeus ctonio". Questa formulazione in sé non è sorprendente perché il nome Zeus (come sinonimo di divinità e sovrano) è stato usato in riferimento ad Ade-Plutone come sovrano degli inferi. In un'interessante iscrizione dell'Appia Murathanlar nella Valle Tembris (nella Frigia del III secolo), solo in parte conservata, il defunto fa appello a "Zeus ctonio, dio dei morti [φθιηένων *], Plutone" per proteggere la sua tomba. Il termine "Zeus" potrebbe, tuttavia, significare qualcosa di più di un semplice eufemismo per il nome Ade. L'idea di definire Zeus come χθόνιος, κατα (χθόνιος) ἄλλος o semplicemente Ade era stata presente nella letteratura greca antica da Omero a Nonnos. Questa era una sorta di estensione, aspetto o 'ombra' del potere universale di Zeus nel regno dei morti, dove era il giudice dei morti e anche il consorte di Persefone-Kore. Inoltre, era il fornitore di ricchezza, Πλουτοδότης; una personificazione che è stata abbreviata in Πλούτων. Tra le altre cose, controllava le colture ed era a lui (oltre che Demetra) a cui i contadini si rivolgevano per la promessa di un buon raccolto. Queste sono tradizioni poco conosciute oggi. Alcuni studiosi sostengono che la loro oscurità è dovuta al ruolo segreto che hanno svolto nei misteri.... Perciò gli orfici adoravano Plutone come il salvatore e il giudice del defunto, come Zeus χθόνιος. Probabilmente presumevano che Zeus avesse un'altra sorta di incarnazione negli inferi. L'effetto di questo presupposto fu il mito, a noi noto in diverse versioni, di come Zeus fosse giaciuto con Persefone (anche se era sua figlia). La cosiddetta grande tavoletta orfica di Thurii si riferisce al rapimento di Persefone da parte di Zeus, poi padre di Dioniso. Il loro figlio era venerato dagli orfici come Dioniso Zagreo, Dioniso Iacco, che dimostra quanta importanza attribuivano alla relazione amorosa di quella particolare coppia." (Images of Eternal Beauty in Funerary Verse Inscriptions of the Hellenistic Period)
  14. ^ Timothy Gantz, Early Greek Myth, Johns Hopkins University Press, 1996, ISBN 978-0-8018-5360-9.
  15. ^ Timothy Gantz - "Sembra quindi che a volte Zeus e Ade rappresentassero semplicemente diverse sfaccettature di un unico potere divino esteso.” (Early Greek Myth)
  16. ^ Apostolos N Athanaassakis, The Homeric Hymns, Johns Hopkins University Press, 2004, ISBN 0-8018-7983-3.
  17. ^ Bill Thayer, Claudian's Rape of Proserpina, su LacusCurtius. URL consultato il 13 agosto 2018.
  18. ^ Marguerite Rigoglioso, Virgin Mother Goddesses of Antiquity, Palgrave Macmillan, 2010, ISBN 978-0-230-11312-1.
  19. ^ Marguerite Rigoglioso "Persefone stessa era destinata ad essere una madre partenogenetica, ma fu interrotta nel suo compito dall'avvento di un dio maschio che volontariamente e senza permesso la usò per creare il suo "doppio". ... Diodoro Siculo menziona che Persefone aveva già fatto la stessa scelta di verginità di Atena e Artemide. ... Altre prove evidenziano il fatto che Persefone è collegata al melograno, all'ape e alla tessitura. Tutti questi oggetti rappresentano partenogenesi, una forma di riproduzione asessuata che non ha bisogno di fertilizzazione; nell'orfico Persefone stava tessendo un peplo quando è stata violentata, il peplo è un altro simbolo di verginità e concezione asessuata. ... Dato che a volte Zeus veniva anche rappresentato come un'incarnazione negli inferi che era strettamente identificata con Ade, possiamo leggere qui che Zeus e Ade erano essenzialmente due rappresentazioni dello stesso dio. ... L'idea di Ade uguale a Dioniso, e che questo doppio dio ha ingravidato Persefone nella tradizione eleusina, è in perfetto accordo con la storia che Zeus l'ha ingravidata di Dioniso nel mito orfico, dato che anche Ade è uguale a Zeus. Inoltre, ciò che vediamo da questo complesso esoterico è che, inseminando Persefone, Zeus/Ade/Dioniso ha creato ciò che Kerenyi chiama percettivamente "un secondo, un piccolo Dioniso", un "Zeus sotterraneo". Questa intuizione, presa nel contesto della teoria partenogenetica che ho esposto, consente una realizzazione improvvisa e sorprendente: la divinità maschile ha usato Persefone come mezzo non solo per procreare, ma per auto-replicarsi, per raddoppiarsi, cosa che una dea avrebbe potuto fare da sola. Poiché gli mancava il potere attribuito alla sola dea-abilità partenogenetica, poteva solo rivolgersi al corpo della dea per emettere la generazione successiva di se stesso. Lo ha fatto volontariamente e senza permesso." (Virgin Mother Goddesses of Antiquity)
  20. ^ Apostolos N, Benjamin M Athanaassakis, Wolkow, The Orphic Hymns, Johns Hopkins University Press, 2013, ISBN 978-1-4214-0882-8.
  21. ^ Apostolos N Athanaassakis & Benjamin M Wolkow "Nella mitologia orfica, ha assunto la forma di un serpente quando generò Dioniso da Persefone. Dato che Dioniso ha la stessa parentela negli "Inni", è possibile che questo atto sia stato compreso, dagli iniziati, per aver prodotto anche Melinoe. Il serpente, come simbolo dei poteri ctonici, sarebbe una forma appropriata per produrre una creatura così infernale, e sia Dioniso che Melinoë sono collegati alla follia."
  22. ^ Hymn to Chthonic Hermes (57); Morand, p. 182.
  23. ^ In altre tradizioni mitologiche, viene considerato un ramo dello Stige; Morand, p. 182.
  24. ^ Morand, pp. 184–185.
  25. ^ Morand, p. 185.
  26. ^ Nell'Iliade (8.1 e 19.1), la dea dell'alba Eos è una krokopeplos; Eva Parisinou, "Brightness Personified: Light and Divine Image in Ancient Greece," in Personification In The Greek World: From Antiquity To Byzantium (Ashgate, 2005), p. 34.
  27. ^ Morand, pp. 127, 182; Pierre Brulé, La fille d'Athènes: la religion des filles à Athènes à l'époque classique (CNRS, 1987), p. 242.
  28. ^ Morand, pp. 182, 185.
  29. ^ Gottfried Hermann, Orphica (Leipzig, 1805), p. 340.
  30. ^ Hermann, Orphica, p. 340.
  31. ^ Morand, p. 185ff.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Athanaassakis, Apostolos N. e Benjamin M. Wolkow, The Orphic Hymns, Johns Hopkins University Press; First Printing edition (May 29, 2013). ISBN 978-1421408828.
  • Edmonds, Radcliffe G., "Orphic Mythology", in A Companion to Greek Mythology, edited by Ken Dowden and Niall Livingstone. Wiley-Blackwell; 1 edition (January 28, 2014). ISBN 978-1118785164.
  • Morand, Anne-France, Études sur les Hymnes Orphiques Brill, 2001. ISBN 9789004120303.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]